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Autore: MaggieMary    23/08/2015    2 recensioni
× Quando sei solo un'unità ×
Una grandezza è una quantità che può essere misurata con strumenti di misura.
Non è quindi possibile misurare la bontà, la felicità, l’amore o perfino la bellezza di una persona.
“Ciao, mi presento. Mi chiamo Lee Sungjong e ho una bellezza pari a 5,5 unità di bellezza.”
[MyungJong] ~ [ + Possibili future nuove OTP /? ]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L/Kim Myungsoo, Lee Sungjong
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Respiriamo un'aria che non sia rarefatta

Apriamo gli occhi ai raggi del vero sole

Insieme torniamo a sorridere

Ricominciamo a vivere

 

 

 

Proprio come quando si comincia a vivere, seduti su una panchina di legno in quel piccolo parco di periferia, Kim Myungsoo e Lee Sungjong respiravano. Vicini l'uno all'altro, senza alcun muro concreto o invisibile a dividerli, i due giovani ragazzi stavano trascorrendo quelle ultime ore pomeridiane in quel felice e caotico luogo. Con gli occhi fissi davanti a loro, fissavano quelle scenario che gli veniva presentato davanti: quel gruppo di bambini che sorridenti correvano da tutte le parti, si arrampicavano sulle diverse attrazione che quel parco giochi offriva, ridendo senza alcuna preoccupazione.

Myungsoo e Sungjong erano giunti in quella città anni prima, giunti per caso, giunti senza un piano, spaesati di fronte a quel nuovo mondo che si presentava così diverso e sconosciuto. Quella era una realtà che non conoscevano, di cui nemmeno avevano mai sentito parlare prima, era un luogo che non si avvicinava neanche lontanamente a quello in cui erano nati e avevano passato la loro giovinezza. Forse, appena arrivati, i loro occhi quasi si era inumiditi. Ma questo non lo avrebbero mai ammesso.

Mentre il sole pomeridiano batteva sulle loro teste, Myungsoo e Sungjong non avevano voglia di rattristarsi ma solo respirare a pieni polmoni quell'ossigeno, quel buon ossigeno. I due ragazzi se n'erano andati dal loro precedente paese spavaldi, mano nella mano, con la schiena dritta e i sorrisi tirati in volto, ma il loro cuore non aveva mai smesso di tremare di fronte a quel loro futuro che si presentava così incerto. Ma era un futuro in cui avrebbero potuto vivere insieme, un futuro in cui avrebbero potuto sorridersi l'un l'altro dalla mattina alla sera, anche e soprattutto sotto la luce del sole. Insieme avevano cercato un nuovo luogo a cui appartenere e quel paesino di modeste dimensioni li aveva accolti in un battito di ciglia. Myungsoo e Sungjong ora avevano un loro mondo ed era un mondo tutto nuovo, ancora tutto da costruire. Una vita appena cominciata e tutta da vivere.

Gli 0 sui loro volti erano finiti per scomparire, svanendo dopo a malapena una manciata di giorni, abbandonandoli e lasciandoli da soli senza più un Unità, senza più un numero che li contraddistinguesse o li rendesse diversi. In quel momento erano solo due persone, due ragazzi che se ne stavano seduti in quel parco cittadino, apparentemente senza una ragione precisa.

Senza preoccupazioni, senza fretta, i due ragazzi stavano vivendo quella nuova vita che gli era stata indirettamente offerta, quella nuova vita che era nata per essere una punizione per i loro comportamenti ma che alla fine era diventata solamente un regalo per loro. Myungsoo e Sungjong avrebbero voluto ringraziare chi aveva permesso tutto quello, ma si erano velocemente resi conto che nessuno meritasse davvero i loro "grazie" e così, giustamente egoisti, si erano semplicemente ringraziati a vicenda. In silenzio si erano ringraziati l'un l'altro per aver fatto si che quel loro primo incontro avvenisse, ma sopratutto esprimevano gratitudine a vicenda per essere stati coraggiosi ed aver deciso di vivere la loro esistenza insieme.

A distanza di anni, Sungjong e Myungsoo erano cresciuti, avevano maturato una nuova personalità e un nuovo modo di pensare e riflettere sulle cose. Avevano acquisito un loro nuovo - e finalmente personale - senso del giudizio e avevano iniziato a ragionare con la loro testa, senza costrutti precedenti, senza essere influenzati da niente e nessuno. Erano semplicemente Sungjong e Myungsoo e ora erano finalmente fieri di annunciarlo al mondo intero.

Non sapevano esattamente come fosse la situazione in quel momento nel loro precedente paese; non uscivano troppe notizie al riguardo e quelle che uscivano mostravano solamente il lato migliore della medaglia, con un filtro estremamente selettivo e incoerente. Sapevano però che qualcosa fosse successo, che qualcosa era scattato e stava portando a un cambiamento. I due ragazzi avevano pensato per qualche istante di essere stati quella molla che aveva scatenato tutto, ma poi avevano presto smesso di rifletterci ed erano tornati a sorridersi. Erano semplicemente felici di sapere che i loro cari non stavano più vivendo nella stessa realtà di prima.

Forse se avessero aspettato ancora qualche anno sarebbero potuti tornare indietro, forse avrebbero potuto addirittura trascorrere metà della loro vita nel paese in cui erano nati. Nessuno li avrebbero più giudicati e avrebbero potuto vivere in un bel mondo, in una bella e nuova realtà. Eppure, sapevano entrambi che la strada per il cambiamento non sarebbe stata così facile da percorrere, erano certi che tutto non sarebbe cambiato dal giorno alla notte e ci si sarebbe sempre portati dietro i residui di una vecchia storia vissuta, una storia carica di ingiustizie e numeri.

Per il momento Myungsoo e Sungjong volevano semplicemente vivere in quel posto.

Continuando a respirare, i due giovani osservavano il divertimento di quei bambini. Senza proferire parola stavano trascorrendo quel pomeriggio senza impegni, quando una scena si presentò davanti a loro dandogli così modo di riflettere sul passato e confrontarlo col presente, in quello scambio di battute che aveva del malinconico, che aveva di già sentito.

Tre bambini si erano avvicinati a un quarto che, accovacciato, stava giocando con la sabbia creando qualcosa con le sue mani, o così aveva cercato fino a quel momento. Senza ritegno, quel piccolo gruppo appena arrivato calpestò quella costruzione che sarebbe rimasta incompiuta, prima di indicare il bimbo che era rimasto ad osservare la sabbia sotto i suoi piedi e le sue mani sporche.

« Che brutto - gli sputò in faccia uno dei tre bambini - Quel castello di sabbia era brutto proprio come te! »

Myungsoo e Sungjong spalancarono gli occhi di fronte a quelle crudeli parole e all'espressione sottomessa della "vittima" stessa. Quelle parole erano come un lontano dejà-vu, come le parole di un disco rotto che aveva funzionato perfettamente prima a poco prima ma che poi aveva smesso di andare, rimandando solamente spezzoni confusi di alcune parti.

Dal mondo in cui provenivano i due ragazzi quello scambio di battute non era qualcosa di inusuale e quella loro consapevolezza li faceva tremare appena. Erano passati alcuni anni da quando si erano trasferiti in quel paese, eppure a distanza di tempo si era presentata quella situazione, quella situazione che in qualche modo avevano vissuto anche i due ragazzi, anche se per parti diverse, anche se per versioni completamente opposte. Quando ancora erano solo due Unità, Myungsoo si era ritrovato a fare come quel trio di bambini, mentre Sungjong avevano finito per abbassare lo sguardo, guardando altrove incapace di fissare fieramente davanti a sé.

Anche in quel luogo diverso si era presentata una stessa identica situazione, una stessa ingiusta e crudele situazione. Un'altra persona era stata criticata per il suo aspetto che era stato usato solamente come un mezzo di passaggio per demolire lo spirito di una persona. Probabilmente, quel trio di bambini erano solamente invidiosi, forse erano solamente infastiditi di non essere in grado di fare un castello di sabbia anche loro e avevano finito per criticare la prima cosa che gli era passata sotto mano. Avevano criticato l'aspetto di quel bambino, puntando sulla componente più esteriore e che di conseguenza avrebbe fatto più effetto.

Sungjong e Myungsoo avevano i pugni stretti lungo i loro fianchi mentre - seduti - mandavano giù un faticoso groppo alla gola. Avrebbero voluto alzarsi, domandare a quel trio che cosa ci trovassero brutto nell'aspetto di quel bambino, cosa ci trovavano di brutto nell'aspetto di quella persona, quell'aspetto unico e irriproducibile, già ammirabile solamente per il suo essere esclusivo e incomparabile.

Eppure, non ce ne sarebbe stato bisogno e infatti due bambini - un maschio e una femmina entrambi intorno ai 5 anni - arrivarono al fianco del bimbo ancora accovacciato sulla sabbia. Con le braccia conserte e gli occhi seri, fu la bambina la prima ad aprire bocca:

« Non si dice! - ribatté ad alta voce con le codine che si muovevano appena con i movimenti della sua testa - "Brutto" non si dice! »

« Non siete dei bambini intelligenti se dite queste cose! - intervenne il bambino con i capelli mossi che gli ricadevano sulla fronte - Andate via di qui! »

Utilizzando la stessa sfrontatezza di quel trio, i due nuovi arrivati fecero strabuzzare gli occhi agli altri tre bambini che, senza più nulla di dire, se ne andarono via di lì sbuffando e scalciando un po' di sabbia con i piedi.

Myungsoo e Sungjong avevano osservato l'intera scena con gli occhi sorpresi e la bocca socchiusa, per poi rilassare il volto e stendere un sorriso sui loro volti. I due ragazzi erano sorpresi, non tanto dalle parole che erano state scambiate, ma più che altro dal semplice fatto che quei due bambini fossero intervenuti e avessero parlato. Sarebbe accaduta una simile cosa anche nel loro vecchio paese? Di fronte a un'ingiustizia ci si sarebbe schierati contro gli ingiusti a spalle larghe?

I due ragazzi erano certi nel dire che quei due bambini erano stati più coraggiosi di qualsiasi adulto del loro precedente paese.

Sorridendo amaramente di fronte a quella situazione, Sungjong e Myungsoo non potevano che essere felici di essere giunti in quel posto, quel posto in cui non si veniva giudicati per nessuno strano preconcetto riguardante il proprio apparire. In quel paese era permesso essere unici.

Era permesso vivere come persone.

Myungsoo e Sungjong erano orgogliosi di quei bambini, orgogliosi del fatto che non avessero voltato lo sguardo altrove di fronte a quella situazione ingiusta ma avessero invece fatto sentire la loro voce, forte e chiara.

Persi nei loro pensieri, i due ragazzi rimasero seduti sulla panchina, mentre il sole calava e il tramonto colorava il cielo di arancione.

Continuando a pensare ad altro, Myungsoo e Sungjong si erano separati momentaneamente da quella realtà, fin quando una parola pronunciata in coro non li fece ritornare al presente, rammentando a loro di essere ancora in quel parco e di avere la testa tra le nuvole.

« Papà! »

I due giovani adulti sobbalzarono di fronte a quella parola espressa ad alta voce, riprendendosi dal loro precedente stato di trance. Ora erano lì, erano in quel parco giochi di periferia pieno di sorrisi e persone che camminavano fieramente, non dovevano sprecare tempo rimuginando sul passato.

Sempre al suono di quella precedente parola, sia Myungsoo che Sungjong avevano finito per voltarsi verso quelle due voci, in modo automatico, in modo incontrollato.

« Perché ti sei girato? Ti senti chiamato in causa per caso? » lo beffeggiò il minore tra i due ragazzi, con una smorfia infastidita dipinta sul suo volto, per una ragione che solo loro sapevano ma che presto Myungsoo avrebbe espresso ad alta voce.

« Non ci eravamo detti che avrebbero chiamato me papà? »

Sungjong strinse gli occhi di fronte a quella domanda, fissandolo di traverso: « Dammi una buona ragione per cui io dovrei fare la parte della mamma... ALT, FERMO! Kim Myungsoo non azzardarti ad aprire bocca se non vuoi che castri definitivamente la tua virilità! »

Il maggiore tra i due bofonchiò qualcosa riguardo al fatto che avessero già avuto mille volte una simile discussione e del cosiddetto essere "passivo" di Sungjong, meritandosi così un pugno in pieno ventre da quest'ultimo.

Ad interrompere i due giovani e bloccando sul nascere un ennesimo pugno da parte del minore dei ragazzi, tornarono di nuovo quelle due voci in coro, questa volta più vicini alla panchina del parco.

« Papà!!! »

Fermandosi, Myungsoo e Sungjong guardarono di fronte a loro, incontrando così i volti della bambina con i codini e dell'altro bambino suo coetaneo, in piedi di fronte a loro che fissavano entrambi i due giovani adulti dritti negli occhi.

Con un sospiro, i due ragazzi dovettero ammettere una cosa.

Dovettero ammettere ancora una volta che i due bambini si stessero riferendo ad entrambi.

 

 

Tenendoli per mano, Myungsoo e Sungjong stavano rincasando insieme ai due bambini, quei due bambini che prima si erano opposti ad un'ingiustizia e di cui andavano fieri. Sereni, continuando a camminare, i due bimbi presero a parlare della giornata appena trascorsa, raccontando semplicemente dei giochi che avevano fatto e degli amici che avevano rincontrato.

Era estate e quella famiglia stava trascorrendo un'abituale sabato pomeriggio.

E mentre i due bimbi continuavano a muovere le loro bocche, Sungjong continuava ad ignorare lo sguardo di Myungsoo fisso su di lui.

« Eddaiii~ Ti ho già detto che mi dispiace! - prese a lamentarsi il maggiore tra i due ragazzi, prima di peggiorare ulteriormente la situazione - Anche se devi ammettere che alla fine, sotto certi punti di vista, la tua figura si avvicina di più a quella di una madre... »

Sungjong si bloccò di colpo, voltando la testa verso Myungsoo con gli occhi arrabbiati e con la bocca aperta, per poi accelerare trascinando il bambino con la mano, lasciando così indietro l'altro ragazzo e la bambina.

« Eddaiiiiii~ - riprese ad implorare mentre cercava di raggiungere quell'altra metà della famiglia aumentando il passo - Sungjong! - prese a chiamarlo - Sungjonggg! Jongie-ah~! »

Ignorando quella voce lamentosa che proveniva da dietro, Sungjong continuava a tenere stretta la mano del bambino.

« Papà, sei arrabbiato? - gli domandò quell'ultimo - Avete litigato? »

Senza essere in grado di rispondere, la voce dell'interpellato fu superata da quella di Myungsoo che, con il fiato mozzato e la bambina tra le braccia, era riuscito a raggiungere i due.

« No no, non abbiamo litigato - si affrettò di correggere giungendo al loro fianco - Stiamo solamente scherzando, non è così tesoro? »

Sungjong mugugnò un verso in bilico tra il ribrezzo e la noia.

« E poi... - tornò a parlare Myungsoo, questa volta avvicinandosi al suo orecchio e sussurrando solamente all'interessato - E poi chi meglio di me può sapere quanto tu sappia essere virile? »

Il giovane fece l'ennesima smorfia di disgusto, non riuscendo però a camuffare completamente il suo imbarazzo e le guance che stavano diventando sempre più simili al colore del cielo.

E, approfittando di quello, Myungsoo riuscì a depositargli un bacio sulla guancia.

Colto di sorpresa, Sungjong non poté far altro che sobbalzare, allontanandosi di scatto dall'altro giovane adulto che lo guardava ora con un sorrisetto estremamente soddisfatto. Soddisfatto di aver potuto sfiorare quella guancia con le sue labbra o forse solamente dal semplice fatto di poterlo fare. Perché lì non c'era nessuno che glielo impediva, nessuno sarebbe saltato su commentando a sproposito quel gesto, nessuno li avrebbe giudicati per le loro azioni. Nessuno avrebbe più detto nulla.

Perché loro non erano numeri e le loro Unità non gli impedivano di vivere la vita insieme.

Erano solo due persone che si stavano amando.

Dal fianco di Sungjong però arrivò presto un ennesimo verso di disgusto. Gli altri 3 componenti della famiglia si voltarono verso il bambino che, osservando altrove, aveva espresso apertamente il suo parere:

« Bleah! »

« Non è bleah! - si affrettò però presto a correggere la bambina in braccio a Myungsoo - È amore! » lo ammonì, aggrappandosi forte al collo del padre, o per meglio dire di uno dei due padri.

I due giovani adulti si scambiarono un'occhiata sorpresa di fronte a quello scambio di battute, prima di ridere teneramente mentre Myungsoo cominciava a tempestare di baci la fronte della bambina. Il bambino dal canto suo calciò un sassolino che era finito sotto i suoi piedi, continuando a borbottare qualcosa di confuso e a guardare in basso con il viso infastidito. Lui era il primogenito della famiglia, seppur fossero gemelli in quegli anni aveva sempre voluto mantenere la figura del figlio più grande, atteggiandosi da maturo, cercando di apparire come un vero e proprio fratello maggiore che mai si lasciava andare ad eccessive dolcezze e carezze. Ma i due genitori erano perfettamente in grado di vedere in lui, vedere in lui e comprendere quello che in realtà volesse davvero.

Continuando a sorridere, Sungjong prese in braccio quel bambino che strabuzzò gli occhi sentendosi mancare improvvisamente la terra da sotto i piedi.

E la sua maschera da sostenuto cominciò a sgretolarsi quando il padre iniziò a riempirlo ugualmente di baci, proprio come aveva fatto Myungsoo precedentemente con la bambina, e finì per svanire completamente quando anche quell'altra metà della famiglia si avvicinò a lui per aggregarsi a quello scambio di affetto.

« Bene! - finì per esclamare Sungjong, ritornando a camminare con il bambino che ora si teneva forte stretto al suo collo con un pollice messo in bocca, avendo rinunciato all'idea di fare l'adulto - Allora vorrà dire che la cena stasera l'offrirà il papà, non è forse così, caro? »

 

La sera stava arrivando ma - ancora per un po' - i raggi del sole avrebbero continuato a risplendere su quella famiglia, proteggendola affettuosamente insieme ai suoi sorrisi.

 

 

Il sole saluta il cielo

Tutte le persone sorridono

Il vento ancora soffia leggero

L'odore di pizza rallegra l'aria

 

 

Quando ancora non si conoscevano, Myungsoo e Sungjong avevano vissuto vite separate. I loro giorni li avevano trascorsi lontani l'uno dall'altro, continuando a respirare in luoghi diversi, continuando a respirare una stessa aria rarefatta che però - allo stesso tempo - sembrava in un qualche modo diversa. L'aria di Myungsoo era sempre stata spacciata per più buona, anche se alla fine faceva ugualmente schifo.

Costretti in quel luogo, circondati da troppi numeri, la matematica aveva regolato i giorni, facendoli passare in modo regolare, fin troppo regolare e programmato. Ma la vita non ha nulla di oggettivo e quello era stato un modo sbagliato di vivere.

Le Unità si erano sempre solo accontentate di sopravvivere.

Però a Myungsoo e Sungjong quello non era piaciuto, non era mai piaciuto fin dall'inizio solo che se n'erano accorti un po' dopo, non troppo tardi. Così camminando a testa alta avevano salutato il loro passato, senza rinnegarlo, senza cercare forzatamente di dimenticarlo, cominciando solo a vivere di nuovo.

Al fianco l'uno dell'altro, i due giovani adulti continuavano a vivere, insieme.

Il presente che ora li circondava era luminoso, luccicante come i raggi del sole che si riflettono nell'acqua del mare, quella distesa grande, quasi infinita, tutta da esplorare. I due ragazzi erano rimasti accecati dal sole quando si erano fissati negli occhi per la prima volta, e alla fine non erano riusciti ad allontanarsi, non erano riusciti a separarsi da quella visione accecante ma allo stesso così luminosa. Erano stati in grado di scorgere una realtà che pareva ancora molto lontana ma non irraggiungibile.

E, tornando a casa con le mani che stringevano forte i loro bambini, Sungjong e Myungsoo avevano finalmente raggiunto il loro futuro, quel futuro che avevano sbirciato da lontano, ma che ora li circondava.

Ora erano in grado di respirare quel buon ossigeno.

I due ragazzi non rinnegavano il loro passato e mai lo avrebbero fatto. Non sarebbero stati in gradi di crescere, non sarebbero stati in grado di incontrarsi senza quelle Unità. Non si sarebbero innamorati senza quel 9,9 e quel 5,5.

Forse alla fine dovevano essere grati di quei numeri, ma solo un pochino.

Senza dimenticarsi di ciò che era accaduto, quella famiglia tornava a casa, ricongiungendosi con altre persone che facevano parte del loro presente, ma che avevano fatto parte anche del loro presente.

« Siamo a casaaaa!! - urlarono i due bambini felici - Zii, c'è la pizzaaa!! »

Sungjong e Myungsoo sorrisero quando 5 giovani adulti accorsero alle parole dei bambini.

 

In quella casa dove il presente e il passato si mischiavano, un nuovo futuro stava venendo creato.

 

 

La volta in cui Myungsoo era stato ospitato in casa Lee era subito rimasto catturato da una cosa. Da un particolare presente in quella abitazione che gli aveva scaldato il cuore e aveva catturato la sua attenzione da fotografo.

Così, a distanza di anni e di luogo, Myungsoo era riuscito a creare la sua parete con le foto.

In quella casa, erano state accolte tante persone i cui ricordi ora erano tutti affissi a quel muro colorato. Tante cornici circondavano quelle foto che il giovane adulto aveva scattato col tempo e avrebbe continuato a scattare per il resto della sua esistenza. Bloccando il tempo, fermando momentaneamente quegli attimi di vita, Myungsoo era in grado di ricordarsi quale emozioni avesse provato in quegli istanti, tornando a rivivere quelle esperienze.

E lo stesso successe anche quella sera.

Dopo aver messo i bambini a dormire, Myungsoo era di ritorno da una doccia e come suo solito finì per passare davanti a quella fatidica parete, bloccandosi davanti a essa.

Sorridendo soddisfatto, asciugandosi appena i capelli con un asciugamano bianco appoggiato sulle spalle, Myungsoo faceva scorrere i suoi occhi su quelle foto che ormai conosceva a memoria. Quando aveva sognato quella parete tanti anni prima, il ragazzo non si sarebbe davvero aspettato di poterne realizzare una con le sue mani. Ma quella che vedeva di fronte a lui era opera sua, quella che stava rivivendo attraverso le sue foto era davvero la sua vita.

Myungsoo si era lasciato alle spalle un futuro ricco e prospero, una vita fatta di nuove conquiste facilmente raggiungibili. Si era lasciato alle spalle una vita comoda, per una che sarebbe sempre stata in salita. Ma dopotutto è così la vita, no?

Il giovane adulto era consapevole che la scelta che aveva fatto non sarebbe mai stata accettata facilmente, forse non avrebbero mai smesso di giudicarlo, ma a Myungsoo questo importava poco e niente.

Al centro della parete, troneggiava la foto più grande e appariscente tra tutte le presenti.

Quella foto mostrava i componenti di quella famiglia, famiglia che continuava a crescere e probabilmente sempre l'avrebbe fatto. Myungsoo forse non avrebbe mai smesso di scattare quella nuova foto centrale, forse alla fine sarebbe stato necessario cambiarne addirittura posizione per le dimensioni eccessive che avrebbe raggiunto.

Quella casa era occupata da tante persone, persone che erano giunte col tempo in quel posto, senza alcun preavviso, senza alcun invito, semplicemente spinte da un bisogno comune. Ad eccezione forse dei due bambini che erano nati fin dal principio come persone, tutti avevano varcato quel luogo con uno 0 disegnato sulle loro guance e in quella casa quel numero era finito per scomparire definitivamente.

Alla scomparsa di quel numero, tutti avevano tremato, alcuni avevano addirittura pianto.

Travolti in quella nuova situazione, quei 7 ragazzi si erano trovati spaesati in un primo momento: non appartenevano più a nessuna Unità, nulla li contraddistingueva o indicava loro chi essere. Come si sarebbero dovuti comportare allora? Chi sarebbero dovuti essere?

Quei 7 ragazzi non avevano mai vissuto come persone ma presto avrebbero cominciato a farlo. Prendendo scelte spontanee, decidendo individualmente cosa fare, stringendo la mano a chi volevano loro, quei 7 ragazzi erano cresciuti ed erano diventati adulti.

Quel gruppo di persone appeso alla parete era confuso e sembrava non avere un filo conduttore. Eppure, qualcosa che li univa c'era eccome.

Osservando quelle foto, Myungsoo non si accorse dei passi leggeri di una persona, fin quando essa non giunse alle sue spalle, abbracciandolo da dietro.

« Cosa stai facendo? - gli domandò un assonnato Sungjong, appoggiandogli il mento sulla spalla - Non vieni a dormire? »

Myungsoo alzò una mano, in modo da accarezzare una guancia dell'altro ragazzo: « Tra un momento. Voglio stare qui ancora un po'. »

Stringendosi a lui, Sungjong gli rispose appoggiandogli un bacio sul collo, prima di cominciare a fissare anche lui quella parete.

Passando in rassegna quei ricordi, i due ragazzi non poterono che domandarsi se tutto ciò che era successo fosse davvero accaduto a loro. Davvero erano loro quei ricordi? Davvero avevano vissute così tante esperienze? Davvero non erano più delle Unità?

Certe mattine, quando si svegliavano presto, i due ragazzi sentivano come una sorta di malinconia. Una malinconia amara che poteva avvicinarsi molto a una mancanza. Era una mancanza dolorosa che non avrebbero voluto colmare nuovamente, ma che comunque riuscivano a percepire chiaramente. Era il ricordo di un ciclo che si era concluso e che mai si sarebbe più riaperto. Lontani dalla loro città natale, Sungjong e Myungsoo non sarebbero mai più potuti tornare indietro e mai più avrebbero appeso una targhetta sui loro vestiti. E lo stesso valeva anche per gli altri 5 ragazzi che lì vivevano insieme.

Certe volte, seduti tutti insieme a tavola, a qualcuno scappava qualche battuta saccente. Qualcuno si ritrovava a proclamare una sua naturale superiorità nei confronti degli altri, senza farlo apposta, senza voler davvero ferire qualcuno ma solamente abituato a tale comportamento. Erano stati educati per quello, erano nati per dire quelle cose, era solo naturale che una simile cosa accadesse. In quei momenti, i volti delle persone finivano per farsi più cupi e, senza dire altro, si smetteva di mangiare, incapaci di fare nient'altro.

Sarebbero mai stati in grado di vivere diversamente? Sarebbero mai stati in grado di relazionarsi in modo differente?

A quel silenzio però rispondevano sempre due voci, due voci delicate e infantili che finivano per smorzare quel clima, quel clima che loro non conoscevano e mai avrebbero conosciuto. E così, tra le parole dei bambini, quei 7 ragazzi tornavano ad alzare gli sguardi e sorridendosi ricominciavano a mangiare.

Forse la strada verso quella nuova realtà non sarebbe stata così facile da raggiungere, forse ci sarebbe voluto tempo, molto molto tempo. Non tutti avrebbero affrontato allo stesso modo quella situazione, ma tutti si trovano d'accordo su una cosa. Tutti avevano lasciato quel luogo fatto di numeri ed erano giunti lì perchè era ciò che avevano voluto.

Nuove persone sarebbero forse giunte in quella casa, col tempo quella famiglia avrebbe continuato ad allargarsi a dismisura, accogliendo amici, cari, sconosciuti. Non era importante sapere chi fossero, da dove venissero o come avessero vissuto precedentemente, chiunque sarebbe giunto in quel luogo con uno 0 disegnato sulla guancia sarebbe stato accolto tra gli abbracci di quella famiglia.

Nessuno sapeva se sarebbero mai cambiate le cose nel loro precedente paese, nessuno sapeva quanto ancora ci sarebbe voluto prima di cancellare per sempre quei numeri, ma forse per il momento andava bene anche solo ritrovarsi in quella casa, per quel momento andava bene anche solo poter ridere e respirare in quel posto.

Per chi giungeva lì cominciava una nuova vita, una vita in cui la loro felicità non sarebbe più stata definita da un numero ma solamente dalla grandezza dei loro sorrisi.

E quella foto che trionfava sulla parete ne era un esempio. Insieme ai due bambini e con sfondo la loro casa, c'erano 7 ragazzi.

 

I 7 ragazzi un tempo erano stati diversi. Erano stati unità diverse. Ma in quella foto erano solo persone. In quella casa in quel lontano paese, erano solamente Kim Sunggyu, Jang Dongwoo, Nam Woohyun, Lee Howon, Lee Sungyeol, Kim Myungsoo e Lee Sungjong.

 

 

 

 

0,0

- Quando sei solamente una persona, una persona molto felice -

 

 

 


 

Note dell'autrice

Buongiorno/Buon Pomeriggio/Buona Sera a tutti (?).~

Maggie è qui con il cosiddetto "piccolo sequel" di 5,5 che però al posto di concludere la storia ne apre un'altra (...) Chiedo scusa, la mia intenzione era solamente parlare un po' del loro futuro ma alla fine scrivendo sono saltate fuori altre mille mila idee... e quindi scusatemi ç w ç

Vi chiedo anche scusa perché è forse uno dei capitoli con meno dialoghi in assoluto, quindi vi giustifico se avete saltato molte (tutte le) descrizioni ; - ; Non ho il dono della sintesi, ma ormai questo si sapeva già.

La Myungjong alle prese con i bambini era qualcosa che sognavo di scrivere da sempre, e il fatto che alla fine tutti gli Infinite si ritrovino a vivere insieme è un po' strano, si. Due poveri bambini che vivono con 7 gay ragazzi.... che clima meraviglioso deviato, però sono un gruppo quindi ci stava ai fini della fanfiction *coff coff*.

Anche il paese in cui sono andati a vivere è piuttosto utopico, proprio come quello in cui vivevano precedentemente, anche se entrambi presentano molte somiglianze con il mondo di oggi nonostante ne abbia enfatizzate alcune caratteristiche-- ... che sto dicendo.

Ancora una volta... Grazie grazie grazie per aver letto fino alla fine questa mia fanfiction. ♡♡♡ Grazie per tutto il sostegno che mi avete dato e per avermi sempre supportato ; u ; Possono esistere dei lettori più meravigliosi di voi? Non credo proprio, vi amo tanto tanto. ♡♡♡

Finalmente posso mettere questa storia tra le completate e avevo pensato di andarmene un po' in hiatus.. ma come dire? Ho tremila idee in cantiere (leggasi, abbandonate nei meandri del mio pc), quindi staremo a vedere che fare ~ Abbandonare questa sezione non mi va affatto (considerando che è praticamente vuota ç ç) quindi.. a presto!

Grazie, miei zeri. (da pandashipper a zeri, di male in peggio...)

 

Love you,

Maggie

   
 
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