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Autore: Uni    23/08/2015    4 recensioni
[Storia partecipante al contest "L'arte di Morire" indetto da Fear.]
La vita è qualcosa di imperscrutabile: la si vive affrontando mille dubbi e come
nulla, finisce. L'unico conforto che ci viene concesso è sperare in un aldilà, ma, in fondo, tutti
sappiamo che è solo un modo per non avere paura della morte. Allora, perché non arguire conforto
nelle certezze? Perché non lasciarsi assuefare dall'eleganza dell'angoscia?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lisa Mishima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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♦ Titolo storia: Quel giorno nel quale, ricordando il tuo sorriso, mi persi nel profumo delle foglie
umide;
♦ Nickname sul forum e EFP: Uni;
♦ Fobia utilizzata: counterfobia;
♦ Fandom: Zankyou no Terror;
♦ Personaggi + eventuali coppie: Lisa Mishima;
♦ Genere: drammatico;
♦ Rating: arancione;
♦ Avvertimenti + note: nessuno;

 

Quel giorno nel quale, ricordando il tuo sorriso, mi persi nel profumo delle foglie umide.


La paura. Da sempre affermata come la maledizione degli uomini, ma questa non è altro che una lama a doppio taglio poiché questa, principalmente, ha due effetti: o ti costringe all'immobilità, o ti
agita. Se ti fai dominare dalla paura, questa ti immobilizzerà, ti logorerà e ti porterà alla morte; se la padroneggi, questa ti darà il potere di reagire. 
Da sempre sono stata a contatto con la paura. Questa è diventata mia amica, mia alleata, ma sopratutto, mi ricordava di non essere ancora morta. Con il tempo, il mio nesso con la pura
divenne sempre più stretto e morboso: ogni volta che questa mi si proponeva d'inanzi, il mio corpo fremeva di timore e l'insicurezza s'impossessava di me. Ogni giorno una nuova scarica di adrenalina mi scuoteva da capo a piedi e mi faceva reagire. Ma non era mai abbastanza.
La piattezza delle mie giornate iniziava con il pianto isterico di mia madre, che puntualmente finiva con la mia fuga verso la scuola. Ma neanche lì la situazione migliorava, ricordi? Come quel giorno: l'agitazione mi faceva tremare le gambe anche se queste continuavano a muoversi: correvano svelte; l'aria si arginava in gola bloccando il mio respiro. “Mi seguono, vogliono farmi male”. I corridoi sembravano tutti uguali e avevo paura di aver perso la ragione. Tra un affanno e l'altro, a volte intercorreva un sorriso tra le mie labbra, e me ne stupii – c'è qualcosa che non va in questa paura. Sentivo i loro respiri affannosi, il riecheggio dei loro passi ormai poco distanti da me, “stanno per catturarmi”. Una delle loro mani sfiorandomi la schiena provò a catturarmi, così un gemito, tanto simile ad una risata che è stata trattenuta a lungo, si diffuse dalla mia bocca e rimbalzando sulle pareti si perse in mille voci.
I miei piedi non si fermavano e raggiunsero le scale: l'entrata dei bagni era proprio lì; con le ultime forze rimaste riuscii a darmi lo slancio sull'ultimo scalino e a rifugiarmi silenziosamente dietro una delle porte in legno, scarabocchiata dalle alunne che, secondo la loro brillante logica, volendo lasciare il segno, avevano inciso il loro nome e i loro pensieri su questa. Una delle quattro ragazze, che quotidianamente effondevano i loro tormenti su di me, aprì la porta e quasi sussurrando mi incitò ad uscire: – Lisa! Lisa, dove sei?
Accovacciata ai piedi del wc, coprii la bocca con entrambe le mani cosicché il mio affanno non rivelasse la mia posizione. Tremavo vedendo da sotto la porta l'ombra della mia esecutrice; quel tremare mi logorava. Sentivo la pelle vibrare e il cuore battere per la pressione, “sta aprendo le porte dei bagni una ad una”. Aprì quella dietro la quale ero io, quasi come se volesse distruggerla, e vedendo la mia figura tremante iniziò a ridere senza ritegno e beffeggiandomi del fatto che mi fossi bagnata. Mi trascinò fuori dal bagno tirandomi per i capelli: le mie urla non raggiunsero nessuno; mi portarono nella piscina scolastica ed è lì che ti ho incontrato, mio sguardo caloroso come il sole.
Da quel giorno tutto è cambiato, ma soprattutto da quando hai pronunciato una semplice frase: – hai due possibilità: o muori, o decidi di allearti con noi. Così, una nuova paura ogni giorno sempre più forte mi sollecitava ad avventure incredibili e a violazioni che il mio ingegno non avrebbe mai neanche ideato. Ricordo di aver pianto chissà quante volte, e ogni volta che la paura mi immobilizzava, c'eri tu a trasformare quella paura in energia ed eccitazione. Come quella volta sulla ruota panoramica, quando corresti in mio soccorso e mi hai fatto comprendere che vivere fosse qualcosa di prezioso.
Anche ora che sono qui a pensarti vicino la tua tomba, ricordando il tuo viso, la voglia di vederti e di porre fine alla mia vita diviene sempre più poderosa, ma allo stesso tempo, la vita mi possiede e dunque continuo questa salita finché non sarà l'ora di raggiungerti. – Lo faccio per te, che mi hai insegnato il significato di ogni respiro e di ogni battito: aspettami – mi alzo dalla terra umida con in mano i fiori secchi e mi allontano da quel posto dove per l'ultima volta Nine ha ascoltato le sue preziose melodie.
Attraversando la strada guardo il firmamento pensando che il paradiso si trovi lassù da qualche parte e mi chiedo se anche i terroristi riescano a raggiungerlo. Ridacchio a questo folle pensiero. Tossisco e porto una mano alla bocca che in poco si asperge di sangue. Qualcosa di freddo si fa largo nel mio ventre: una chiazza fulva, un coltello. Cado sulle ginocchia per poi abbattermi sulla terra umida di quel vicolo tacito; sento odore di foglie marce nonostante il dolore offuschi i miei sensi; vorrei urlare ma la gola è colma di sangue, le lacrime iniziano a scendere: non voglio morire. Non voglio morire. Non voglio morire. Non voglio morire. Non voglio morire. Il mio aggressore mi fissa per poco: sta cercando qualcosa nella mia borsa, ma ora fugge via. Sonosola, ho freddo, tremo: non voglio morire. Sento le lacrime marcare le gote che ormai sono destinate al pallore: non riesco a fermarle, non voglio morire. Con le ultime forze rimaste, immaginando il tuo volto, sussurro sorridendo: – ho paura.  

Ammetto di aver scritto la flash fic solo nell'ultima settimana prima della
consegna. Certo, ci ho messo tutto il mio impegno, ma sarà stato abbastanza? Non sono così agile nel mantenere il
controllo di un character senza sviare nell'OOC.. spero di aver fatto un buon lavoro.
Lisa è da sempre un personaggio che mi ha affascinato: è una persona normale ed è proprio per questo
che ha meritato la mia attenzione. Ringrazio Miku per avermi permesso di partecipare al suo
contest: spero che apprezzi!
   
 
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