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Autore: Mizu_The little kiseki    25/08/2015    3 recensioni
Mizu è una cagnolina randagia di Mosca, si sente sola ma un ragazzino le dará l'amore che non ha mai avuto.
Un giorno però verrá portata via e le verrá assegnato un nuovo nome: Laika
.......................
In memoria di Laika, la cagnolina usata come cavia e che nel 1957 venne lanciata con lo Sputnik 2 nello spazio... purtroppo però per il satellite non c'era possibilitá di ritorno.
Genere: Drammatico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XX/XX/1957
Ciao a tutti, il mio nome è...beh, in realtá non ho un nome ma qui a Mosca, nella zona in cui vivo molti mi chiamano Kudrjavka che significherebbe “ricciolina” a causa del mio pelo, che è bianco e nero.
Sono una piccola cagnolina randagia e ho tre anni, non avendo mai nulla da fare, scorrazzo per le strade elemosinando cibo, alcuni umani sono così gentili e mi danno un po’ del loro cibo, mentre altri mi cacciano.
Avvolte mi capita di passare davanti a quelle case da ricconi e dentro ci sono cani tirati a lucido che non fanno altro che vantarsi della loro vita.
Sinceramente piuttosto che avere una vita come la loro preferirei rimanermene per le strade, e poi scommetto che tipi del genere amano la loro cuccia più dei loro padroni; io non mi comporterei mai così, avere un padroncino è la cosa più bella che possa accadere, io ne desidero così tanto uno.
La mia casa è una scatola vicino ad un bidone per la spazzatura, non sará una villa ma molte volte c’è qualcuno che butta via qualcosa di commestibile, e mi tocca lottare con i topi per averla, ma nonostante tutto la mia vita procede bene.
Oggi è un nuovo giorno e come sempre, mi avviai verso la macelleria di fronte, di solito il proprietario aveva sempre qualche avanzo da darmi.
-Ooooh, ricciolina, anche oggi qui, eh? Stai diventando un po’ troppo ruffiana, sai?- in risposta abbaiai due volte con fare offeso e lui si mise a ridere.
-Ho capito, ho capito! Tieni, mangia- mi lanciò una piccola salsiccia che afferrai al volo e me la portai fuori; mentre me la stavo gustando, vidi passare davanti a me una pallina di gomma; non so se fosse l’istinto ma fulminea mi misi a rincorrerla e appena la presi, cominciai a masticarla.
Non mi rendo conto di un bambino di circa 10 anni dai capelli castani e gli occhi bordeaux che mi guardava sorpreso.
Rimasi a guardarlo pure io, poi però lui cominciò ad avvicinarsi e io allora scattai all’indietro, non mi piacevano molto gli sconosciuti, ma a quanto pare non ero io il suo bersaglio, ma la palla, dato che gentilmente me la richiese indietro.
-Dai, per favore, posso riaverla indietro?- continuava a dirmi, mentre io lo fissavo immobile; alla fine decido di avvicinarmi e gli lasciai la palla sulle mani, lui sorrise, capii subito che era un bambino gentile perchè non appena gli ridetti la palla, lui comincio ad accarezzarmi sulla testa.
-Io mi chiamo Donatello, e tu?- ovviamente non potevo rispondergli, lui non era un cane e non credo capisse la mia lingua.
All’improvviso sentii una voce da dietro e mi spaventai, lui mi tranquilizzò dicendomi che va tutto bene e che quella voce era suo padre.
-Devo andare, tornerò presto!- non so perchè ma quelle parole le presi sul serio; il giorno dopo rimasi ad aspettarlo, rimando seduta nello stesso posto, ma lui non tornò.
Finalmente credevo di aver trovato un amico...e invece mi aveva abbandonato anche lui, come avevano fatto tutti.
Ero decisa a tornarmene indietro ma quando sentii il suo odore e mi girai verso la provenienza di quest’ultimo, lui stava correndo verso di me.
-Ciao bella, scusa se ho fatto tardi- da sotto il cappotto prende delle salsicce, rubate di nascosto dalla cucina di casa sua.
Lo guidai verso la mia tana e lì iniziai a mangiare; Donnie guardava me dentro lo scatolone con sguardo triste; allungò una mano e cominciò ad accarezzarmi la testa.
-Vorrei tanto portarti a casa, ma non possiamo tenere animali, il mio fratellino Mikey ne è allergico, mi dispiace- presi a fissarlo con i miei occhi blu e lui mi prese in braccio, abbracciandomi.
-Però tu mi stai simpatica, verrò sempre a trovarti e staremo insieme, sarai la mia compagna...ti chiamerò Mizu! Mizu significa acqua, blu come i tuoi occhioni, ti piace?- avevo finalmente un nome, un vero nome e per quanto mi sforzai non riuscii più contenere la felicitá e quindi lo leccai sulla faccia, scodinzolando come una pazza.
Forse non potevo vivere con lui, ma oramai lui era il mio padroncino e io gli volevo giá un bene dell’anima.
Come promesso, venne a trovarmi ogni giorno, sempre alla stessa ora e sempre con qualche snack da darmi; mi diede addirittura una scatola nuova e più grande di quella vecchia e dentro ci mise una vecchia coperta con una ciotola d’acqua vicino.
Donatello fu la cosa migliore che mi sia mai capitata nei miei 3 anni di vita, ormai eravamo inseparabili.
Ogni volta che veniva a trovarmi mi raccontava dei suoi fratelli, e di quanto lui fosse il più intelligente; infatti lui adorava la fisica, la chimica e tutto ciò che riguardava la scienza in generale.
Un giorno mi portò di nascosto il suo telescopio e mi fece vedere le stelle, mi disse che avrebbe tanto voluto vederne una dal vivo, nello spazio; a me questo pensieeo non era mai venuto in mente ma se lui adorava così tanto lo spazio, allora lo adoravo anch’io, e se quello era il suo sogno, allora era anche il mio.
-In giorno diventerò astronauta e andremo insieme nello spazio! Saremo solo noi due nel cielo, e potremo finalmente vedere il mondo da lassù, sará bellissimo, giusto, Mizu?- usava sempre tante parole difficili per spiegarmi le cose ma io abbaiai entusiasta saltando di qua e di lá come una matta e Donnie si divertiva a guardarmi.
xx/02/1957
Un mese con lui era volato e come ogni mattina io mi svegliai presto per aspettarlo davanti la mia cuccia.
Ma improvvisamente sentii dei rumori provenire dalla strada e oncuriosita andai a controllare; erano degli uomoni vestiti in nero che curiosavano in giro, non mi piacevano per niente.
Uno di loro mi fissò per qualche secondo, e poi disse qualcosa al suo collega accanto che prese a camminare verso di me, a quel punto ringhai, avvertendolo di non avvicinarsi; provai anche a morderlo ma mi afferrò per la pelle del collo facendomi guaire.
-Pensì che questa vada bene?- chiese girandosi verso l’altro uomo.
-Non so, sembra in gran forma rispetto agli altri cani che abbiamo preso, secondo me è la più adatta- mi spinsero in una gabbia dent ro un auto e io iniziai ad abbaiare rumorosamente.
-Nooooo!! Lasciatela! Lasciatela andare!- quella voce, era il mio padroncino! Abbaiai ancora più forte, volevo andare da lui.
Donnie cercava di farsi strada tra alcuni di quegli uomini che però lo spingevano indietro, dicendogli di andarsene.
-Lasciatela, lei è mia! È il mio cane, ridatemela!- Donatello si mise a piangere, allungando una mano per cercae di afferrarmi senza successo.
Gridavo “lasciatemi andare, lasciatemi andare!” ma loro non mi capivano e dopo aver sentito il rombo del motore, la macchina si mosse, andando avanti.
-Miiizuuuuuuuu!- Donatello era tra le braccia del suo papá e piangeva, non potei mai dimenticare quel suo sguardo colmo di tristezza.
...
-Professor Oleg, le abbiamo portato ciò che aveva richiesto- la mia gabbia fu messa vicino a dslle altre e un uomo camminava di fanco ad ognuna, dandoci un’occhiata all’interno; quando arrivò il mio turno, aprì la gabbia e iniziò ad esaminarmi, disse che ero in buona salute per essere un randagio.
-...È anche abbastanza piccola, è perfetta per lo Sputnick 2...piccola mia, da oggi il tuo none sará Laika- affermò l’uomo rimettendomi dentro alla gabbia e passando a quelle successive.
Oltre a me scelse altre due cagnette e insieme, nelle nostre piccole gabbiette, venimmo lasciate in una stanza.
-...Secondo voi che ci faranno? Io ho paura- disse una di loro, tremando come una foglia.
-Tranquille, vedrete che andrá tutto bene, secondo me ci libereranno presto...io comunque mi chiamo Mizu anche se qui hanno deciso di chiamarmi Laika, e voi?- essendo anche loro delle randage, non avevano un none e quindi usarono quello che le era stato assegnato.
-Io sono Albina-
-Io invece mi chiamo Muschka- parlammo tutta la notte, cercando di capire perchè fossimo finite in un posto del genere, di sicuro non era un accalappiacani visto che eravamo le uniche tre cagnoline rimaste mentre gli altri sentii che erano stati liberati.
Quell’uomo, Oleg Gazenko, scoprii che era il responsabile di un programma per il quale io fui la prima scelta, all’inizio non capii cosa fosse ma più avanti capii che era qualcosa riguardo ad un’astronave ed un viaggio nello spazio.
Da quel giorno in poi io e le mie amiche fummo sottoposte ad un allenamento intensivo; Albina fu la prima ad assolvere un volo suborbitale e sarebbe stata usata in caso di necessità come mia sostituta, mentre Muschka venne usata per testare i sistemi vitali di una capsula nella quale sarei dovuta entrare io.
Durante la fase di addestramento venivamo abituati a spazi angusti e rimanevamo anche per 20 giorni consecutivi in gabbie strettissime.
Cio fece sì che noi soffrissimo notevolmente sotto un punto di vista psicologico e fisiologico, tanto che io iniziai a divenire sempre più irrequieta e a causa mia per un certo periodo l'addestramento dovette essere sospeso.
In una seconda fase venimmo sottoposte a simulazioni di lancio in centrifughe, all'interno delle quali si riproducevano le vibrazioni ed i rumori che avrebbero poi caratterizzato il lancio; dissero che dopo quell’allenamento, il mio battito cardiaco fosse accellerato del doppio.
Ogni giorno lo passavo in mezzo a quelle torture, ma cercavo di rialzarmi sempre, perchè sapevo che molto presto sarei tornata da Donnie, e avremmo sicuramente giocato di nuovo insieme, e questo mi bastava per andare avanti.
-Padroncino, aspettami-
7/11/1957
Aprirono la gabbia e mi presero per il guinzaglio e mi portarono in una grande stanza, per loro quello era il grande giorno...il giorno in cui sarei andata nello spazio.
-Ti prego Mizu, non metterci troppo- dissero Albina e Muschka prima che me andassi.
-Tranquille, sarò presto di ritorno-
C’erano tante persone intorno a me, che mi guardavano, che mi fissavano, e quando fui messa dentro quella capsula cominciarono ad attaccarmi addosso una miriade di fli che a me davano molto fastidio. Il portone si spalancò e un uomo entrò dentro, accompagnato da quattro bambini...uno cominciò a corrermi incontro e io lo riconobbi all'istante!
Iniziai ad abbaiare gioiosa, era il mio Donnie, allora la sua famiglia era così importante da poter assistere al lancio.
Si avvicinò a me e mi accarezzò la testa.
-Buona fortuna, piccola mia- mormorando, tirò fuori dalla tasca un collare con un ciondolo a cuore con su inciso il mio nome e me lo mise....aveva delle lacrime che scendevano ma mi sorrise.
-Perchè piangi, padroncino? Vedrai che tornerò, e saremo di nuovo insieme....guarda! Sto portando avanti il nostro sogno!- gli leccai la mano.
Poi la navicella venne chiusa, con me dentro e iniziò un conto alla rovescia...10..9..8.7.6.5 4 3.2.1...e io decollai, sotto gli occhi di tutti.
-Torna da me...ti prego- sussurrò Donnie osservando la mia navicella che si allontanava
La mia paura iniziale sparì non appena raggiunsi lo spazio e lo vidi in tutto il suo splendore, ero felice! Donnie sicuramente sarebbe stato fiero di me, ero andata nello spazio! Lui aveva ragione, era bellissimo, fantastico, tutte quelle luci, la luna, il sole, tutto!
-Ehi, Donnie...quanto vorrei che lo vedessi anche tu! È un posto meraviglioso!-
Il tempo passava ma io non me accorgevo, non sapevo se a casa fosse giorno o notte, ma non vedevo l’ora di ritornarci.
Ma poi all’improvviso iniziò a far freddo...poi tornava il calore e poi di nuovo il gelo, era fastidioso; successivamente una lucina rossa iniziò a brillare e una voce disse “problema nell’impianto di aerazione” cosa significavano queste parole? Perchè ogni secondo che passava mi sentivo sempre più debole? Perchè non riuscivo a respirare? Perchè non ero di nuovo a casa?
...
-Che sta succedendo?! Qual è il problema!?- urlò Oleg alzandosi in piedi.
-Il satellite ha un problema all'impianto di aereazione! Non riesce più a dare ossigeno!- rispose un tecnico premendo pulsanti su pulsanti
-Non possiamo fare niente, lo Sputnick 2 ha giá attraversato l'exosfera!...ormai non ci resta che aspettare...-
Donnie guardò il padre spaventato e quest'ultimo gli rimandò l'occhiata preoccupato. -Che vuol dire padre, che significa che non può tornare? Cosa succederá a Mizu?!-
-Figliolo...mi dispiace ma...la navicella non è programmata per un ritorno..- rispose l'uomo a malincuore; Donnie spalancò gli occhi incredulo, poi si alzò e corse verso i tecnici, ma invano, perchè venne fermato da alcuni della sicurezza.
-Cosa le avete fatto!? Che avete fatto al mio cane?! Non potete portarmela via!? Ridatemela! Non potete! Non potete ucciderlaaa!...non poteteeee!- provò a divincolarsi ma il padre lo fermò, prendendolo per il braccio.
-Non è giusto...non è giustooooo!!-
...
Il mio sarebbe stato un viaggio senza ritorno...
La mia sorte era dunque segnata fin dall’inizio, io non sarei mai più tornata a casa e non avrei mai più rivisto Donatello...
-Incredibile, io avevo così tanti sogni da condividere con lui....e invece me ne andrò così, dentro una scatola...mi dispiace Donnie...a quanto pare non sarò più in grado di stare con te....ma nonostante ciò ti starò sempre vicino... anche se non mi vedrai....io volerò con il tuo sogno...non importa quanto spazio ci divide, le mie parole riusciranno a raggiungerti!...Io non riesco a respirare bene...non ce la faccio-
Mi sdraiai, non avevo più molto tempo, ma non so perchè ero lo stesso felice...anche se tra poco me ne sarei andata.
“Grazie Donnie, è durata poco ma mi hai reso veramente felice, grazie per avermi coccolato, per aver giocato con me, per essere stato il mio padroncinoo, grazie di tutto amico mio....ci vediamo in paradiso"
Laika: tempo di sopravvivenza:5h
La capsula rientrò nell'orbita 5 mesi dopo ma, essendo sprovvista di uno scudo termico, il rientro nell’orbita la distrusse e Mizu con lei.
...
-Anche se verrai ricordata come Laika...per me sarai sempre la mia piccola, dolce e coraggiosa Mizu- disse un ragazzo di circa sedici anni posando dei fiori nella scatola della cagnolina.
La memoria di Laika non fu dimenticata e molte persone continuarono a ricordarla, a ricordare il sacrificio di quella piccola creatura per il sapere di noi umani.
   
 
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