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Autore: Fenice_blu    25/08/2015    3 recensioni
«Allora… che ne dici Bea? Ti andrebbe di uscire con me?»
Ci riflettei un attimo e lo guardai. I capelli un po’ scompigliati, gli occhi verde smeraldo che mi fissavano speranzosi in attesa di una risposta, il sorriso caldo e gentile…
Sorrisi e dissi «sì, mi piacerebbe molto Ale».
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Sono stufa della scuola!» sbuffai sull’orlo di una crisi di nervi.
«Anch’io non ne posso più» disse la mia amica e compagna di classe Jasmine, con un espressione imbronciata.
Eravamo sul pullman di linea per tornare a casa, dopo una giornata scolastica particolarmente lunga e pesante.
«Già siamo indietro con le interrogazioni, ci mancava solo il compito di latino nello stesso giorno di quello di scienze!» aggiunsi. Di solito cercavo di essere positiva, purtroppo al momento mi risultava difficile. Mancava meno di un mese all’arrivo delle vacanze, ma sembrava che i professori avessero intenzione di farci penare fino alla fine. Tra interrogazioni, compiti in classe, lavori di gruppo e voti da recuperare l’estate sembrava solo un fantastico miraggio!
La rossa seduta alla mia destra, con voce ansiosa si lamentò ancora «per non parlare del test di fisica di oggi! Sono certa che è andato malissimo… Non ci voglio pensare!»
Sospirai, pensando che avrei dovuto passare il fine settimana a studiare.
Dato che era inutile continuare a lamentarsi, cercai di distrarmi ascoltando un po’ di musica. Era una delle poche cose che riusciva sempre a ridarmi il buon umore, anche in giornate come quella.
Mi ero persa a guardare il susseguirsi di case, alberi e strade, con le mie canzone preferite per sottofondo, quando Jasmine richiamò la mia attenzione toccandomi la spalla.
«Ci vediamo lunedì» disse con un tono rassegnato.
 «D’accordo... resisti Jas! Qualche altra settimana e poi saremo libere!»
Mi rivolse un ultimo sorriso e si affrettò verso l’autista, il quale fermò l’autobus per farla scendere.
Dopo qualche altro minuto scesi anch’io alla mia fermata, che si trovava a un centinaio di metri da casa mia. Quest’ultima era una villetta a tre piani, con un piccolo giardino davanti, una stradina laterale che portava al garage sul retro e che separava la mia da un’altra abitazione, mentre a sinistra si affacciava su una piazzetta. Stavo per entrare, quando senti una voce «Ehi!»
Mi girai ma non vidi nessuno . Pensai di essermelo immaginato, quando qualcuno parlò di nuovo.
«Aspetta! Sono qua sopra!» mi girai in direzione della voce e vidi, affacciato alla finestra della casa affianco, un ragazzo dai capelli castani lisci e un po’ arruffati, un sorriso tra l’imbarazzato e il divertito e due occhi di uno stupefacente verde smeraldo: il mio vicino, Alessandro.
«Ah ciao Alessandro!» lo salutai, abbastanza confusa sul perché ci avesse tenuto tanto a chiamarmi, visto che da quando avevamo finito le elementari, di solito, ci limitavamo a salutarci in mezzo alla strada. Questo non perché non andassimo d’accordo, ma ci eravamo persi di vista, soprattutto quando avevamo iniziato il liceo, io scientifico e lui linguistico.
«Ciao Beatrice! Senti mi faresti un favore?» Sempre più sconcertata dalla piega della conversazione risposi con una domanda «E sarebbe?»
«Ecco… mi prenderesti quel foglio? L’avevo messo sul davanzale per un attimo, ma la finestra era aperta e il vento l’ha fatto cadere» così indicò la stradina di casa mia. Raggiunsi il pezzo di carta, mosso da una lieve brezza e lo presi, ma guardandolo notai che non era un foglio normale: era uno spartito.
Riflettendoci la cosa non avrebbe dovuto sorprendermi più di tanto. Sapevo che era un grande pianista. La mia camera era praticamente davanti alla sua e l’avevo sentito suonare tantissime volte, e spesso mi fermavo e rimanevo ad ascoltare la melodia del piano. Per alcune canzoni cantava anche, e bisognava ammetterlo: era proprio bravo! La sua voce era calda, solare, ma allo stesso tempo dolce, in più aveva la straordinaria capacità di trasmettere le sue emozioni e in qualche modo a calmare il mio spirito sempre inquieto. Ascoltarlo era un' esperienza incredibile.
Inutile dire che non l’avrei ammesso in faccia a nessuno, specialmente a lui!
Alzai lo sguardo e con fare scherzoso dissi «E adesso? Ci faccio un aereo di carta e te lo lancio? »
Lui ridacchiò e si sporse leggermente «No, mettilo nella cassetta della posta!»
Feci il giro e intanto riconobbi il titolo del brano sullo spartito: “All of me” di John Legend, una delle mie canzoni preferite.
Lo in filai nella cassetta e per farmi sentire gridai «FATTO!»
«Perfetto! Grazie!» urlò in risposta.
Tornado verso la porta lo salutai, ancora lievemente in imbarazzo per quella strana situazione «Ok… allora.. ci vediamo»
«Certo, ciao!» Così entrai e chiusi la porta.
 
 
Dopo pranzo salii in camera e mi chiusi dentro.
Sabato pomeriggio, bloccata a casa con una marea di compiti da fare… che bella prospettiva!
Mi sedetti pesantemente sul letto, pensando da cosa avrei dovuto iniziare a studiare. All’improvviso qualcosa mi sfiorò il braccio, facendomi sobbalzare sul letto dallo spavento!
Che cavolo era stato!?!
Sul pavimento individuai il colpevole: un aeroplanino di carta.
Per un attimo lo fissai stupita. Poteva essere entrato da un solo posto. Andai alla finestra e trovai Alessandro appoggiato al davanzale della sua camera.
«MI HAI FATTO VENIRE UN INFARTO! » gli urlai contro, ma con un tono più sconcertato che arrabbiato, col solo risultato di farlo scoppiare a ridere, facendo iniziare anche me.
«Scusa, non pensavo che ti spaventassi per così poco»
«Non mi sono spaventata, mi hai colto di sorpresa!» ribattei decisa, cercando di non fare la figura della fifona, ma probabilmente senza riuscirci troppo perché lui commentò in tono sarcastico con «Sì, certo!».
«Piuttosto come mai hai lanciato quell’aereo?»
«Ecco, volevo ringraziarti per prima »
«Non ce n’è bisogno, l’hai già fatto. A proposito… bel pezzo! Mi piace molto quella canzone! »
Sorrise e con uno sguardo divertito disse «Lo so, ti ho sentito cantarla!»
Rimasi del tutto sbigottita e risposi con qualcosa come «T-tu mi hai sentito?»
«In effetti, sì» A quel punto Arrossii, maledicendomi mentalmente, perché avrei dovuto saperlo che poteva sentirmi. Non mi piaceva cantare in pubblico, se non con i miei amici, ma solo facendo cori improvvisati, e in macchina (solo quando ero in giornata) davanti ai miei genitori e a mio fratello, tutto qui…
«Te la cavi davvero bene, sai?»
Il suo commento mi distolse dall’imbarazzo, lasciandomi di nuovo stupita.
«Lo pensi davvero?»
«Certo! Scommetto che non hai mai studiato canto. Vero?» mi chiese serio.
«No, ma mi sarebbe piaciuto tanto!»
«Allora il tuo è un vero talento! Forse ti manca un pochino di tecnica ma non è affatto un problema. Puoi sempre lavorarci sopra.» si spiegò sorridendo.
Arrossi ancora «Bé, ecco.. grazie davvero! È gentile da parte tua, ma non credo di essere così in gamba. Tu invece sei senza dubbio un grande artista!»
«Anche tu sei gentile.. io non ne sono così sicuro. È solo che mi piace la musica!» rispose con fare modesto.
Non potei fare a meno di sorridere. Le sue parole mi avevano lusingata, soprattutto perché sembravano davvero sincere e in più, nonostante la sua bravura non se ne vantava minimamente. Era proprio incredibile!
In quel momento cambiò discorso «Che fai oggi pomeriggio?»
«Studio!» dissi con una smorfia. «E tu?»
«No io no. La mia classe è in gita di più giorni, io non sono potuto andare, perciò per un po’ non dovrò studiare»
«Beato te!»
«E invece stasera?»
«Stasera? Mmm… sì sono libera»
Un po’ titubante mi chiese «Allora… che ne dici di uscire?»
Cercai di non sembrare troppo sorpresa. Mi stava chiedendo un appuntamento? Non riuscivo a crederci!
Poi scherzando aggiunse in fretta «Oppure ti nascondi nella tua stanza?»
«Non mi nascondo affatto!» ribattei subito.
«Davvero? Eppure ti vedo sempre lì…» proseguì lui, lanciandomi uno sguardo scherzoso.
Decisi di stare al gioco e con un mezzo sorriso replicai «Bè anche tu ti nascondi. Se mi vedi sempre, vuol dire che anche tu stai sempre in camera tua no?» Un po’ debole come difesa ma lui resse il gioco.
«Oooooh, touché!» e si mise a ridere, contagiando anche me.
«Allora… che ne dici Bea? Ti andrebbe di uscire con me?»
Ci riflettei un attimo e lo guardai.  I capelli un po’ scompigliati, gli occhi verde smeraldo che mi fissavano speranzosi in attesa di una risposta, il sorriso caldo e gentile…
Sorrisi e dissi «sì, mi piacerebbe molto Ale».
 
 
 
 
 
L'angolo di fenice blu  
 
  Salve a tutti! :) Volevo solo dire che questa è la mia prima storia e sono molto emozionata! Non pretendo di ricevere chissà quali apprezzamenti, ma se potete mettere un piccolo commento ne sarei felice, anche per una critica, mi aiuteranno a migliorare! Ancora grazie! E dedico questa storia a Francesca, Jas e soprattutto Miki, che mi ha convinto a pubblicare! :) vi voglio bene! Grazie ancora A presto, Fenice_blu
   
 
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