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Autore: Moge_k0_02    25/08/2015    1 recensioni
Songfic su Yume Nikki basata sulla canzone "Missing - Evanescence" e sulla teoria dell'omosessualità, con la relativa spiegazione che io mi sono data secondo il perché Madotsuki identifichi Poniko come un mostro.
La ff è ambientata durante il suicidio della protagonista.
Dalla canzone:
"Isn't something missing?
Isn't someone missing me?"
Dal testo:
"AVEDI DETTO CHE AVREMMO COMBATTUTO INSIEME! L'AVEVI PROMESSO!"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Madotsuki, Poniko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Soundtrack: missing nightcore-evanescence

"Ti prego, perdonami"
"È da tanto tempo che va avanti così."
Guardò una seconda volta il baratro sotto di lei. Così grigio, sembrava un enorme abisso di vuoto.
Vuoto. Come l'involucro che lei era diventato, lasciato ormai da tutte quelle emozioni accavallate che avevano cominciato a litigare dentro la sua testa facendola impazzire.
Di tutto quel dolore, o della vana speranza, non vi era ormai più nulla, lasciando spazio alla rabbia.
"Da troppo tempo, ormai."
Cercava solo una giustificazione di quello che stava per fare, l'ultima chance rimasta. Era così difficile da capire che avrebbe voluto solo una mano? O qualcuno che aspettasse con lei finché non sarebbe riuscita a trovare il coraggio di rialzarsi da sola?
"Nessuno ha bisogno di me. Non gli mancherei comunque."
Nella sua testa scorsero veloci le immagini di quel maledettissimo pomeriggio.
Loro lo sapevano.
Mamma e papà l'avevano vista.
Nel cortile, dopo la scuola. Con lei.
Poniko che piangeva, su una panchina di legno isolata dalle altre da una siepe.
Lei che le correva incontro e la abbracciava asciugandole le lacrime.

Madotsuki sapeva che non sarebbe stato così facile. Forse aveva più paura di lei, ma non lo dava a vedere. Doveva essere forte per tutte e due, visto il carattere fragile della compagna di classe.


Madotsuki le sollevò il mento accarezzando la guancia con il pollice.

Poniko incrociò il suo sguardo dolce. Era l'unica cosa che le desse ancora speranza.

Mamma e papà le avevano viste scambiarsi un bacio casto, colmo di tutto l'amore del mondo.
Ed odiavano la loro figlia per questo.
Per amare una persona più della sua vita.
Madotsuki strinse i pugni stropicciando la gonna rossa.
Non poteva farci niente, era parte di lei! È come dire che un bambino nasce intollerante al lattosio. Non c'è un motivo né una scelta dietro. È così, punto!
Ma nessuno rimprovera un bambino di essere intollerante al lattosio.
Nessuno.

La ragazza contorse le labbra in un amaro sorriso, mentre le lacrime non accennavano a smettere di sgorgare.
"CHE SENSO HA ESISTERE SE NESSUNO TIENE PIÙ A TE? CONTINUARE A LOTTARE PER UN QUALCOSA CHE SI HA GIÀ PERSO IN PARTENZA?"
Un'altra immagine si ricompose nella sua mente.
"AVEVI DETTO CHE AVREMMO COMBATTUTO INSIEME! DANNAZIONE, LO AVEVI PROMESSO!"
Continuò ad urlare verso il cielo. Non le importava che fossero le tre di notte, nessuno sarebbe andato a disturbarla più.
Si portò le mani ai capelli in un movimento isterico, sciogliendo le trecce che la rappresentavano più di ogni altra cosa. Si inginocchiò sul cornicione in calcestruzzo che circondava tutta attorno la sua terrazza.
"Perchè..? Perché mi hai abbandonata..." sussurrò in un pianto silenzioso che squarciava il silenzio della notte più di quanto lo facessero le sue urla.

I suoi avevano chiamato i genitori di Poniko e gli avevano invitati a casa, per poi fissarla con odio e costringerla a confessargli cosa avessero "commesso" Madotsuki e la loro figlia di nascosto.

"L'avevi... promesso... e non piangerai della mia assenza... lo so."

<È vero quello che dice questa ragazzina, Poniko?>

"No, mamma, i-io non l'ho mai vista prima d'ora"

"Ma.. Poniko...!




"Mi avrai già dimenticata da tempo."

Una miscela di odio e dolore le scorrevano nelle vene. Non vedeva l'ora di farla finita con tutto. Nulla aveva più un senso.
"E nel caso in cui fossi io il sacrificio, tu non proveresti a salvarmi, non ora... non più...
L'unica cosa in cui speravo era sul tuo amore, ma sono rimasta sola."
Volse un'ultimo sguardo alla sua stanza, che nell'ultimo periodo era stato il suo unico rifugio. Poi alla strada del suo quartiere spoglio, l'abisso che avrebbe messo fine a tutto quanto, diventando il suo nuovo
rifugio. Sentì per l'ultima volta la voce dolce di Poniko che pronunciava il suo nome.

"C'è qualcosa che manca qui?
....c'è nessuno a cui manchi io?"

Poi lasciò che il vento la rendesse parte di sé e la accogliesse accarezzandola.
In un certo senso era salva, ora.

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"Madotsuki!" Continuò ad urlare, con il fiatone. Doveva arrivare al più presto al quinto piano a piedi. Si piegò sulle ginocchia e riprese fiato. Non doveva desistere. Riprese a correre mentre gli occhi cominciavano a lacrimare.
"Mado! Dove sei?" I gradini cominciavano a pesarle e sentiva i crampi a i polpacci.
Diamine, perché proprio ora? Non era questo il momento!
Spalancò la porta del monolocale di Madotsuki. Una folata di aria gelida colpì in pieno il suo volto accaldato e sudato.
La finestra sbatteva freneticamente.
La ragazzina bionda ebbe la sensazione di precipitare nel vuoto.
Non poteva essere.
"Madotsuki... sei lassù?" Cominciò ad arrampicarsi sulla scala di corda con gli stivaletti col tacco che rendevano il tutto più complicato.
Raggiunse la cima del grattacielo il più velocemente possibile e si fermò per guardarsi intorno. Dall'altro lato de grattacielo c'era un'ombra nera sporta dal cornicione del terrazzo. Fece appena in tempo a mettere a fuoco quell'immagine per vedere infine i capelli sciolti e castano chiaro di Madotsuki, scivolare verso il basso trasportati dal vento gelido di quella notte.
Fece uno sbalzo in avanti tendendo il braccio verso di lei, riuscendo appena a sfiorare le ciocche marroni.
Un lungo urlo pungente ed ovattato dal tempo seguì il "Nooooooooooooooo!" della ragazza bionda.

"MADOTSUKI...!" sembrò di udire il suo nome pronunciato dalla dolce voce di Poniko. Poi si lasciò andare al vento.
Era salva, ora.


   
 
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