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Autore: LadySissi    26/08/2015    0 recensioni
Raccolta di racconti ispirati ai testi delle canzoni della cantautrice americana Taylor Swift. Storie che indagano le relazioni, l'amore, i cambiamenti, le scelte...e tutto ciò che può riservare la vita.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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NOTA AUTORE: Cari lettori, ecco a voi una nuova one-shot, ispirata all'ultimo singolo di Taylor, Bad Blood. Il tema è in linea con il testo della canzone, quindi non credo che avrete grosse sorprese. La narrazione di questo capitolo è un po' diversa dalla maggior parte dei precedenti, perché la storia verrà raccontata da più punti di vista. Si tratta solo di un esperimento... spero che vi piaccia! Aspetto comunque i vostri pareri. Grazie in anticipo a tutti voi.

Perché, cara, ora abbiamo sangue cattivo

sai che una volta era amore folle

quindi dai un'occhiata a quello che hai fatto

perché, cara, ora abbiamo sangue cattivo

ehi! Ora abbiamo problemi, e non penso li possiamo risolvere

tu hai fatto un taglio molto profondo

e cara, ora abbiamo sangue cattivo

 

La vetrina del negozio era discreta, elegante e, soprattutto, ricolma di oggetti per la casa. C'erano vassoi di porcellana dipinti a fiori che lei avrebbe scelto immediatamente per casa sua, coppette per gelato quasi identiche a quelle di sua madre ed una serie infinita di candele profumate che lei non utilizzava mai ma che sembravano piacere tanto a parecchia gente. Distolse lo sguardo e varcò la porta del negozio. Era lì per un altro motivo, ed era sicura che avrebbe trovato quello che cercava. Appena voltato lo sguardo verso destra, ebbe una conferma di quel che aveva pensato: una serie di cornici d'argento scintillava su alcuni ripiani di vetro poco distante. Non appena le vide, sorrise soddisfatta: quella boutique era una delle migliori, e l'idea, per quanto classica, non avrebbe sfigurato, dal momento che gli sposi avevano optato per fare a meno della lista nozze. Dal momento che era ormai estate e l'ultimo contratto di supplente le era stato chiuso da un mese, Stella non aveva avuto problemi a cercare, in quegli afosi giorni di luglio, il regalo per il matrimonio di Milena. Tuttavia, era felice di essere giunta ad una soluzione, perché alla cerimonia mancavano davvero pochi giorni.


 

“Pochi giorni che lavoro qui, ma mi sento già un po' stanca. Facesse solo meno caldo...” Questi erano i pensieri di Marina, mentre scendeva dalla moto quel mattino di luglio. Era molto presto e la temperatura sembrava gradevole, ma Milano in estate non era mai stata il luogo più vivibile, e sicuramente il clima sarebbe diventato meno sopportabile con il trascorrere delle ore. Fortunatamente l'archivio dove aveva iniziato da poco a lavorare, anche se in un luogo storico, era tutt'altro che obsoleto ed era dotato di aria condizionata. Guardando il suo abbigliamento (bermuda e t-shirt), decisamente adatto per una corsa in moto ed uno dei suoi preferiti, si chiese, per l'ennesima volta in quelle settimane, se l'abito scelto per il matrimonio di Milena fosse una scelta giusta. Sapeva che il nero non era il colore più consigliato in queste situazioni, ma sperava che il pizzo, il disegno sbarazzino a fiori e qualche accessorio un po' ricercato avrebbero valorizzato la sua mise.

Non avrebbe certo potuto scegliere l'altro abito elegante che aveva nell'armadio: le stava molto bene, ma era avorio, troppo simile all'abito della sposa, ovviamente bianco.


 

Bianco per i confetti, bianco per i fiori, bianco per gli inviti e, naturalmente, un mare di bianco su se stessa. Queste tonalità candide non erano sempre state le sue preferite in assoluto (aveva sempre amato anche la sobrietà dei colori più scuri), eppure, da quando il suo matrimonio aveva iniziato a prendere lentamente forma, Milena aveva iniziato a vederle ovunque. Quella mattina si era riprovata per l'ennesima volta l'abito, e si era vista costretta ad ammettere che quel colore contrastava magnificamente con i capelli scuri, che per quel giorno avrebbe raccolto.

Soltanto cinque giorni alla cerimonia, ed ancora così tanti pensieri per la testa! L'anno appena trascorso era passato in un lampo, per via dei numerosi impegni che l'avevano travolta. Perfino in quei giorni le era stato difficile tenere fede a tutte le ultime incombenze dovute al termine di un anno di lavoro, alla casa ed a molto altro.

La verità era che, più quella data si avvicinava, più sembrava che ci fossero troppe cose da fare.


 

Troppe cose da fare per mesi e mesi, e poi, d'un tratto, l'estate si era presentata, magnifica e liberatoria come l'aveva sempre aspettata. Dopo mesi e mesi di studio, Sam si sentiva davvero ad un passo dalla laurea. Era stato piuttosto difficile, per lui, quando, rimasto un po' indietro negli studi rispetto alle sue amiche, aveva dovuto proseguire da solo. Queste ultime avevano cercato di venirlo a trovare in Università, di stargli accanto, ma non sempre erano riuscite. Inoltre, per quanto tutti loro potessero illudersi in proposito, era iniziata una diversa fase della loro vita, ed i tempi in cui facevano colazione ogni mercoledì nell'ora buca occupando il tavolino in fondo al loro bar preferito erano rimasti soltanto un bel ricordo. Tuttavia, in quei giorni Sam si sentiva sollevato. Stava anche lui per concludere il lungo percorso che aveva intrapreso con le sue amiche, e la sua soddisfazione personale lo avrebbe ricompensato di tutte le rinunce, specie di quelle fatte in quegli ultimi due anni.


 

Due anni. Era già passato così tanto tempo dal giorno in cui aveva festeggiato la seconda e più importante delle sue lauree. Quella mattina, quando si era svegliata, un pensiero l'aveva colta: avrebbe tanto voluto ripensare con intensità a quella ricorrenza, riguardare le fotografie, telefonare agli amici con cui aveva condiviso l'esperienza. Peccato che non potesse farlo.

Già, perché non c'erano foto goliardiche dell'evento che testimoniassero una sua corsa per l'Università con una coroncina in testa o una sua ubriacatura rituale, ma soltanto qualche rigido ritratto di famiglia con la Tesi in mano. E poi, purtroppo, non c'erano nemmeno degli amici. Era rimasto soltanto un breve elenco telefonico con quattro numeri che non sapeva se avrebbe mai più richiamato.

Non era proprio di Camilla fermarsi a rimuginare su quello che era stato, soprattutto se riguardava altre persone e non lei, ma, in quel momento, con il telefono in mano, si rese conto, per la prima volta, che il problema che lei stessa, ai tempi, aveva creato era ormai irrisolvibile. Due anni prima le era sembrato semplicemente di chiudere una porta, ma non si era resa conto di aver inferto una coltellata.

 

hai dovuto proprio fare questo?

Io pensavo di potermi fidare di te

dovevi proprio rovinare quel che brillava?

Ora è tutto arrugginito

dovevi colpirmi dov'ero debole?

Cara, non potevo respirare, ho strofinato così forte

sale sulle mie ferite, come se tu stessi ridendo davanti a me

oh, è così triste pensare ai bei tempi, io e te

 

Se c'era qualcosa che Marina non poteva tollerare erano le persone che, senza alcun rimorso, infrangevano la sua fiducia. Per quanto, con il suo carattere forte e risoluto, le costasse ammetterlo, lei si era molto fidata di Camilla. Le era sembrata una ragazza introversa e riservata, fin troppo presa dallo studio, ed era stato naturale, per lei, prenderla sotto la sua ala protettiva. Sapeva dei problemi di nervi e di alimentazione della ragazza, e, insieme a Milena ed a Stella, la portava sempre in qualche bel locale, dopo le lezioni, per convincerla a pranzare, oppure la persuadeva a tornare a casa quando il suo mal di testa era troppo forte, o ancora portava per tutti delle barrette di cioccolato che le amiche consumavano ridendo nei chiostri dell'Università. Se chiudeva gli occhi poteva ancora rievocare l'allegria di quei giorni luminosi.


 

“Luminoso” era la parola giusta per descrivere il loro rapporto. Lei, Marina, Stella, Sam e Camilla, in quegli ultimi due anni di Università, erano stati davvero inseparabili. Lei, Marina e Sam erano amici da anni; Stella si era aggiunta in seguito, desiderosa di fare nuove conoscenze oltre alle sue amiche storiche della Triennale, che per la Specialistica avevano preso altre strade; nel loro gruppo, infine, era entrata Camilla. A Milena sarebbe sempre rimasta in mente l'immagine del gruppetto per intero, di fronte ad un caffè ed una brioche, che chiacchierava, ora più tranquillamente, ora in modo molto animato. Una parte di queste piacevoli memorie, però, si era arrugginita con il tempo, in modo forse irreversibile. Il dispiacere che in quel momento provava le faceva pensare che quei momenti di quotidianità condivisa fossero stati in realtà una sorta di prezioso brillante.


 

Brillante era l'aggettivo che più rappresentava Marina, con la sua creatività e le sue molte idee. Milena era rassicurante, una vera roccia per il gruppo. Stella era gentile, di compagnia, a volte fin troppo paziente con gli altri. Lui, Sam, si riteneva il confidente preferito di quelle che ormai era abituato a considerare le “sue” donne. Tuttavia, quando era stato evidente che Camilla sarebbe stata la prima a terminare i due anni di Specialistica, e le altre tre ragazze, parlando con lui, avevano fatto commenti come “Sam, sono così contenta, a luglio festeggiamo!” oppure “Alla laurea di Camilla, non voglio che lei faccia storie, le faremo una festa come si deve!”, lui aveva iniziato ad avere un brutto presentimento.

Già, perché, negli ultimi tempi, era riuscito ad ascoltare anche le confidenze di Camilla, e le era sembrato strano che la ragazza, che avrebbe dovuto essere emozionatissima, visto anche il suo amore per gli studi, non nominasse mai l'imminente laurea, e, anzi, evitasse l'argomento con un certo fastidio.

Sam non avrebbe mai voluto smorzare l'entusiasmo delle altre sue tre amiche, ma, a giudicare dall'atteggiamento di Camilla, sarebbe già stato un miracolo se le avrebbe rese partecipi.
 

 

Non li aveva resi partecipi... nemmeno uno di loro quattro. Camilla ricordava bene quei giorni: la sua soddisfazione personale al pensiero di avercela quasi fatta, la sensazione che un mare di porte le si sarebbero schiuse davanti. In quel luglio di due anni fa aveva già dichiarato la sua intenzione di proseguire a tutti i costi nella carriera accademica, con il Dottorato ed altri lunghi anni di ricerca. Era il suo sogno, e non avrebbe consentito che altri glielo portassero via. Per questo motivo, aveva ritenuto opportuno tagliare i ponti con gli amici.

Non li aveva informati della Laurea, si era resa pressoché irreperibile, e, dopo la cerimonia, aveva mandato a loro un sms di congedo, che riportava soltanto: “Ho preso 110 e lode. Grazie per questi anni meravigliosi.”

Subito dopo la laurea, si era sentita troppo felice per poter pensare ad altro che non fosse il suo fantastico trofeo. Solo ora, a due anni di distanza, rileggendo un asettico sms inviato da un cellulare miseramente vuoto ed un po' inutile, si sentiva come se non potesse più respirare.


 

Respira, si era ripetuta tante volte. Quando aveva letto il gelido annuncio di Camilla, Stella era rimasta diversi minuti a fissare il telefono, immobile. Anche se i toni del messaggio erano distaccati, quasi cordiali, le sembrava quasi di sentire una sinistra risata dell'amica in sottofondo. In pochi minuti, avevano iniziato a tornarle in mente una serie di episodi che aveva precedentemente accantonato: l'espressione di superiorità di Camilla quando qualcuno di loro veniva rimandato ad un esame o prendeva un voto inferiore al suo; la maggiore disponibilità della ragazza proprio quando aveva bisogno degli appunti; la sua tendenza a tenere nascosta al gruppo gran parte della quotidianità...

ma perché li aveva presi in giro a quel modo? Li aveva sempre considerati inferiori a lei senza che loro se ne accorgessero?

 

hai pensato che saremmo state bene?

Ho ancora cicatrici sulla mia schiena dal tuo coltello

quindi non penso che sia il passato

questo genere di ferite durano e durano

quindi pensi che sia tutto passato?

Tutte queste cose si ritorceranno contro di te

ed il tempo può curare, ma non questo

quindi, se mai ti avvicini a me, non farlo e basta

oh, è così triste pensare ai bei tempi, io e te

 

Da quel giorno in avanti, sarebbe stata bene. Erano passati sei mesi dalla sua laurea ed aveva vinto il Dottorato. Camilla aveva coronato il suo sogno: era stata l'unica e la migliore. Per questo motivo, quando, poche ore dopo aver ritirato il suo risultato, aveva incontrato per puro caso Milena in Università, le era sembrato spontaneo raccontarle gli ultimi avvenimenti. Quest'ultima, forse per gentilezza, forse (lo sperava) per ammirazione nei suoi confronti, l'aveva invitata ad unirsi a lei, Stella, Marina e Sam per il pranzo.

Quella giornata si sarebbe rivelata un balsamo per la sua autostima. In poche ore aveva scoperto che Milena cercava lavoro, che Marina e Stella erano alle prese con la Tesi, che Sam era ancora piuttosto indietro con gli studi. Lei era sempre la prima. Era tutto perfetto.


 

“Perfetto! Di una perfetta inutilità!” era stato il pensiero di Milena non appena era salita sul treno per tornare a casa. A che le era servito essere disponibile ancora una volta ed invitare Camilla a pranzo? Non aveva fatto altro che vantarsi. Milena si sarebbe data della stupida per non averlo capito subito, ma era evidente che il suo obiettivo fosse stato fin dall'inizio quello e non il puro e semplice piacere della loro compagnia. Aveva creduto per un attimo che il torto subito fosse ormai nel passato, ma era chiaro che Camilla non si era ancora resa conto del male che aveva compiuto. Era come se quel giorno avesse lanciato loro nella schiena un ennesimo coltello.


 

Un coltello tra le scapole avrebbe fatto meno male. Stella ne aveva parlato parecchio, anche con le sue amiche di più vecchia data, ma non si era ancora fatta una ragione. Continuava a ripensare alla vacanza fatta non molto tempo prima con i suoi amici, nella casa in Toscana di Marina. Avrebbe potuto esserci anche Camilla a posare davanti alla grotta Byron, a mangiare gelato in spiaggia, a scambiarsi confidenze durante il viaggio in automobile. La sua scelta, però, era stata un'altra, e lei non poteva fare a meno di augurare ugualmente all'ex-amica un futuro sereno, anche se la lasciava piuttosto sgomenta il fatto che come unica compagnia avesse scelto i libri.


 

Libri, libri e libri. Sam non vedeva altro. I volumi erano disposti in pile ordinate all'interno della Sala di Consultazione, e moltissimi di essi erano talmente grossi che Sam dubitava che sarebbe riuscito a sollevarli. Era lì per una ricerca piuttosto urgente, ed aveva intenzione di cominciare subito, ma, ad un tratto, si era bloccato. Ad un banco solitario, sommersa da scartoffie ed appunti, c'era Camilla. Sam sapeva che non era più lì in qualità di studentessa, bensì di dottoranda ed assistente, ma ebbe lo stesso una piccola fitta al cuore. Camilla aveva un aspetto stressato, un volto pallido ed un'espressione piuttosto sofferente: per essere una persona che aveva raggiunto il suo obiettivo, dava l'impressione di una consistente infelicità.

Sam aveva previsto che la decisione della ragazza di escludere tutto e tutti le si sarebbe ritorta contro, ed avrebbe desiderato salutarla, parlarle come se niente fosse, chiederle come andava. Tuttavia, c'era qualcosa che gliel'aveva impedito, ed era il sangue cattivo che in quel momento correva tra di loro e che Camilla non aveva fatto nulla per evitare.


 

Evitarla sarebbe stata la scelta migliore, ma Marina si era ben presto resa conto che non ce n'era bisogno. Dopo quel pranzo pre-natalizio in cui aveva annunciato di aver vinto il posto in Università, Camilla era di nuovo scomparsa. Sam aveva detto di averla vista qualche volta in biblioteca, ma di non averle parlato. Marina non aveva più la forza né il coraggio di illudersi. La sua ex-amica non l'avrebbe cercata mai più. E, in ogni caso – si scoprì a pensare – nemmeno lei l'avrebbe voluta nuovamente incontrare.

 

i cerotti non curano fori di proiettile

tu dici “mi dispiace” solo per fare scena

tu vivi così, tu vivi coi fantasmi

i cerotti non curano fori di proiettile

tu dici “mi dispiace” solo per fare scena

tu vivi così, tu vivi coi fantasmi

se tu ami così, il sangue scorre freddo

 

“Che dirvi, ragazzi? La prossima settimana sono un po' occupata! Devo firmare gli ultimi documenti per la fine della scuola, e poi ho il matrimonio...”

“Milena, sei unica!” scoppiò a ridere Sam. “Solo tu puoi parlare del tuo matrimonio così, come se non fosse niente!”

“Ma sì, in fondo... cosa vuoi che sia?!?” ribadì l'amica con un sorrisetto.

“In ogni caso” si intromise Marina “spero che noi tre arriveremo in tempo e nella chiesa giusta. Se ci sono io a fare da navigatore, chissà che cosa potrebbe succedere.”

“Non ti preoccupare” intervenne Stella sollecita “sei sempre meglio di me.”

“Ragazzi, mi fa davvero piacere che veniate...” iniziò Milena cautamente.

“Oh, Milena, per favore” tagliò corto Sam. “A noi fa ancora più piacere. Ci mancherebbe altro!”

“Però io sabato mattina vorrei proprio che facessimo una bella foto di gruppo dei fantastici quattro, che ne dite?” propose Stella.

“Ma certo!” si accalorò Marina. “Sarà una splendida giornata.”

Stella alzò gli occhi dal suo gelato. Come al solito, era stata l'unica ad ordinare il dolce a fine pasto, e non si era nemmeno accontentata del più piccolo. Sì, avevano ragione. Sarebbe stata una giornata davvero splendida.


 

“Splendida giornata, vero?”

Camilla annuì in direzione della madre, distratta. Quel sabato mattina di luglio il sole era scintillante ed il cielo terso. Lei aveva appena iniziato la sua pausa estiva ed aveva portato a termine tutti i suoi impegni, persino con anticipo, proprio come suo solito. Tutti si erano dichiarati entusiasti della sua carriera accademica e forse avrebbe addirittura terminato il Dottorato prima del tempo.

C'era però qualcosa che continuava ad angustiarla, qualcosa che si presentava con fastidiosa intensità in tutti quei momenti in cui non dormiva, divorata dallo stress per i suoi studi, oppure digiunava per ore, restando sui libri e fermandosi solo per un caffè e, se proprio voleva premiarsi, una fettina di melone. Quel qualcosa aveva l'aspetto di un abbraccio in fondo ad un'aula dell'Università, di una brioche alla marmellata offerta in un mattino freddo, di una barretta di cioccolato messa nella sua mano con un sorriso.

Quel mattino, poi, aveva proprio la sensazione di starsi perdendo un evento importante, anche se probabilmente era soltanto suggestione. Si chiese che cosa stessero facendo Milena, Marina, Sam e Stella in quel momento.

Forse erano alle prese con il lavoro, con la famiglia, con altri amici... non ne aveva idea. Dopo essersi ripetuta più volte un “mi dispiace, non posso farci niente, io ho scelto un'altra strada” che sapeva essere soltanto una giustificazione, si era del tutto disinteressata alle loro vite. In quel momento, però, capì di provare un'intensa nostalgia per quello che era stato e che ora le pareva soltanto una lunga teoria di fantasmi. Curiosamente, nonostante il clima e la stagione, l'unico suo compagno rimasto in quella mattina silenziosa era soltanto il freddo.

 

Perché, cara, ora abbiamo sangue cattivo

sai che una volta era amore folle

quindi dai un'occhiata a quello che hai fatto

perché, cara, ora abbiamo sangue cattivo

ehi! Ora abbiamo problemi, e non penso li possiamo risolvere

tu hai fatto un taglio molto profondo

e cara, ora abbiamo sangue cattivo

 

  
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