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Autore: lapoetastra    26/08/2015    0 recensioni
Un colpo.
Forte, improvviso.
Qualcuno bussava alla porta di ingresso.
Il sonno svanì come un ladro colto in flagrante dalla mente di Richard, il quale si mise di colpo a sedere sul morbido letto imbottito, assonnato e confuso.
Con l’unico occhio che gli rimaneva – aveva perso il sinistro a causa di una granata scoppiatagli di fronte al viso… quando? Una vita prima? O forse erano passati solo pochi giorni? – guardò l’orologio a pendolo situato a pochi passi dal letto.
Non vide nulla, tutto era buio di fronte a lui.
Buio ed indecifrabile.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un colpo.
Forte, improvviso.
Qualcuno bussava alla porta di ingresso.
Il sonno svanì come un ladro colto in flagrante dalla mente di Richard, il quale si mise di colpo a sedere sul morbido letto imbottito, assonnato e confuso.
Con l’unico occhio che gli rimaneva – aveva perso il sinistro a causa di una granata scoppiatagli di fronte al viso… quando? Una vita prima? O forse erano passati solo pochi giorni? – guardò l’orologio a pendolo situato a pochi passi dal letto.
Non vide nulla, tutto era buio di fronte a lui. Buio ed indecifrabile.
Solo allora si rese conto di non aver ancora acceso la luce.
Quando l’oscurità fu illuminata da un tenue chiarore, Richard riuscì finalmente a leggere l’ora.
Erano le sei di pomeriggio, ma nonostante fosse ancora relativamente presto, il Sole aveva già salutato l’Orizzonte con un leggero bacio della buonanotte.
Il sonno minacciò di invadere di nuovo il suo corpo spossato - era stata una giornata davvero stancante, quella che era quasi finita, e Richard, una volta tornato a casa dopo i lavori giornalieri in giro per il Boardwalk, non aveva resistito e si era buttato sotto le coperte – ma improvvisamente il battito alla porta ricominciò, facendogli ricordare il motivo della sua preoccupazione.
Si maledisse di aver acceso la luce: se solo fosse rimasto al buio avrebbe potuto far finta di non esserci e questo, anche se ne dubitava fortemente, avrebbe magari indotto lo sconosciuto a desistere e ad andarsene.
Ora, però, non poteva far altro che recarsi ad aprire la porta.
Con la mano stretta sul suo inseparabile fucile, Richard si sentì improvvisamente più tranquillo, e finalmente si decise ad alzarsi.
Il contatto del pavimento freddo con la pelle nuda dei suoi piedi lo fece rabbrividire, ma non se ne accorse .
La sua mente era altrove, adesso, ed in un secondo percorse la distanza che lo separava dalla pesante porta riverniciata da poco.
La aprì con un gesto fulmineo della mano sinistra, brandendo saldamente il fucile con quella destra, pronto a difendersi in caso di un attacco improvviso.
Non successe niente.
E non era un estraneo colui che aveva turbato il suo sonno.
Era una donna.
Julia.
Probabilmente l’unica amica che Richard avesse avuto da… da sempre.
La ragazza lo fissò, nervosa ed appena un po’ tremante nel suo elegante soprabito blu abbottonato storto, come se avesse avuto fretta di uscire.
Un leggero cappello le pendeva sui capelli color paglia, dandole un’aria sbarazzina e raffinata allo stesso tempo.
E i suoi occhi azzurro chiaro, sempre dolci ed allegri, erano ora puntati sul fucile che Richard ancora stringeva convulsamente.
Questi, notando il suo sguardo spaventato, abbassò immediatamente l’arma, tranquillizzato e sorpreso di quella visita lieta ma inaspettata, e la invitò ad entrare.
< Scusa il disordine. Io… non aspettavo nessuno >, mormorò con la sua solita voce roca, cercando frettolosamente di rifare il letto.
< Non ti preoccupare, anzi, sono io a dovermi scusare per essere piombata qui senza alcun preavviso >, rispose Julia, abbozzando un sorriso. < È solo che… >, si fermò, indecisa su come continuare.
Richard la guardò dolcemente.
< C’è qualcosa che ti preoccupa? Hai di nuovo litigato con tuo padre? >, le domandò, facendole cenno di sedersi accanto a sé sul piccolo letto.
Julia accettò l’invito, e lo guardò con aria assente.
Rimase in silenzio per un po’, come se stesse cercando le parole adatte per esprimere i propri pensieri.
< No, mio padre non c’entra nulla >, disse infine, tremando impercettibilmente.
< Cosa c’è, allora? >
Adesso Richard iniziava ad essere davvero preoccupato e la sua voce suonò più dura di quanto avesse voluto.
Nell’udire quel tono irritato, Julia si riscosse e lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
< Io… ho capito una cosa. Una cosa di cui avevo il bisogno impellente di parlarti, e se avessi aspettato anche solo fino a domani mattina sarei di sicuro impazzita >, enunciò tutto d’un fiato.
Richard la fissò ma non disse nulla, attendendo che continuasse.
Quando però lei rimase in silenzio, la incitò gentilmente con un sorriso appena accennato.
< Mi sono innamorata di te >, mormorò dunque la ragazza, con lo sguardo basso e le guance color porpora.
Il silenzio, cupo e denso, calò tra loro.
< Allora, non dici niente? >, domandò dopo un po’ Julia, cercando di scrutare sul viso dell’altro un segno che le rivelasse il suo pensiero.
Niente.
Era impenetrabile.
Richard sospirò.
< Io non ti amo, Julia. >
Di nuovo silenzio, ma questa volta carico di significato.
< Io non ti amo. Non ti ho mai amata e mai succederà >, ripeté Richard, come se volesse rafforzare la propria dura sentenza.
Altri pugnali lacerarono il cuore già ferito di Julia, la quale per un singolo fugace attimo aveva sinceramente sperato di poter essere ricambiata.
Si era sbagliata, però, si era illusa come una stupida bambina, ed ora ne pagava le conseguenze.
Se solo fosse rimasta a casa, se solo fosse stata zitta, non avrebbe perso l’amicizia di Richard, perché essa era ora inevitabilmente rovinata per sempre.
< Capisco >, rispose semplicemente, e si recò con passo tremante verso la porta di ingresso.
Una volta giunta, si voltò appena, con ancora una vaga speranza annidata nel cuore, ma Richard non l’aveva seguita.
Non la guardava neanche.
Rimaneva seduto lì, con lo sguardo perso nel vuoto ed un’espressione arrabbiata sul viso.
< Ti amo tanto >, sussurrò Julia, talmente piano che Richard quasi sicuramente non la udì.
Se anche lo avesse fatto, comunque, non si girò, e solo quando sentì la porta chiudersi con uno scatto secco, si mise a piangere.
Pianse, pianse e pianse ancora, ed una volta che le lacrime terminarono, evaporando nell’aria tersa insieme alla tristezza, giunse la rabbia.
Perché era andata così? Perché andava sempre tutto nel modo sbagliato? Si chiedeva senza sosta, ma come accade con tutte le domande davvero importanti, non trovò alcuna risposta.
Con i pugni stretti fino ad affondare le unghie nella morbida carne dei palmi, Richard sentiva ancora la voce di Julia che gli rivelava che lo amava – nessuno glielo aveva mai detto in tutta la sua vita, nemmeno prima che andasse in guerra e venisse sfigurato – e non riusciva a smettere di pensare al suo viso dolce, gentile e.. bellissimo.
Eppure, nonostante solo pochi attimi prima l’avesse avuta talmente vicina da potersi beare del suo delicato profumo di donna, l’aveva cacciata via, affermando freddamente che i suoi sentimenti non erano corrisposti.
Era vero? Certo che no, Richard non poteva ingannarsi a tal punto.
Anche lui amava Julia, l’amava fin dal primo momento in cui l’aveva vista.
Tuttavia l’aveva rifiutata in così malo modo, rovinando per sempre la loro solida amicizia.
Calde lacrime caddero nuovamente dal suo unico occhio.
Ecco qual era il vero problema.
Richard era brutto, orribilmente devastato, un mostro.
Julia l’aveva visto solamente con la maschera che costituiva la parte sinistra del suo viso nascondendo la cavità vuota che un tempo ospitava il suo occhio e le profonde cicatrici e bruciature che lo sfiguravano, rendendo la pelle perlopiù carbonizzata un ammasso di carne informe e rivoltante.
Richard sapeva che se fosse divenuto l’uomo della sua vita – come lei stessa desiderava – prima o poi sarebbe giunto il momento di mostrarsi realmente ai suoi occhi, senza più maschere che potessero coprire la sua bruttezza ed era sicuro che quando quel giorno sarebbe arrivato, Julia lo avrebbe guardato con un’espressione spaventata e disgustata, la stessa espressione apparsa sul viso di sua sorella - cielo, sua sorella! - e del suo migliore amico, Jimmy Darmody.
Non avrebbe sopportato di vedere di nuovo quella smorfia di disprezzo, non sul viso della donna che più amava al mondo.
Il suo cuore sicuramente non avrebbe retto.
Tanto valeva allora rompere subito, quando la separazione sarebbe stata meno dolorosa e meno… umiliante.
Nonostante ciò, però, Richard continuava ad avercela a morte con se stesso.
Avrebbe almeno potuto trattare meglio Julia, rifiutarla con gentilezza e non in modo così freddo ed insensibile.
Ora sicuramente, oltre a non essere più sua amica - ovviamente -, Julia non gli avrebbe neanche più parlato.
Con ancora le lacrime che gli solcavano la guancia sinistra ed il cuore spezzato, Richard si ridistese sul letto che profumava di lei.
Solo allora se ne accorse.
La maschera, la sua inseparabile compagna, giaceva sola ed abbandonata sul comodino a pochi passi di distanza.
Non la indossava da quel pomeriggio.
Non la indossava da quando si era coricato per riposarsi dopo la lunga giornata estenuante.
Non la indossava quando c’era Julia.
 
 
 
   
 
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