Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: _valy    28/08/2015    0 recensioni
Tre volte in cui Brittany S. Pierce si ritrova nel loft Lopez-Hummel-Berry in Bushwick, New York.
O, Rachel Berry rimane senza parole per la quarta volta in tutta la sua vita; Quinn Fabray è totalmente disinteressata nei confronti di chiunque non sia Rachel; Kurt Hummel ha scoperto un nuovo locale gay e Santana Lopez non può credere ai suoi occhi.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Disclaimer: Non possiedo Glee, né i suoi personaggi.
 
Avvertenze: Questa racconta mira a fornire uno spaccato della vita newyorkese dei coinquilini del loft Lopez(-Hummel)-Berry  – ciò che succede in questo primo capitolo a parte, non verrà ulteriormente sviluppata né raccontata una relazione tra Brittany Pierce e Santana Lopez.
Inoltre, la storia è canon per i primi episodi della quarta stagione. Alcuni elementi degli episodi successivi verranno (probabilmente) citati o inseriti, ma con taglio differente.
 
A Simona, la mia Santana Lopez personale – nel migliore dei sensi possibili.
(Come se esistesse un senso in cui essere Santana Lopez non è un complimento.)
 

 
 
 (5-7 aprile, 2013)
 
La prima volta che succede, Rachel impiega un paio di minuti a rendersi conto che sta succedendo.
E pressoché un intero weekend a realizzare esattamente che cosa sta succedendo.
E almeno tre mesi a far sì che tutto torni com’era prima che succedesse.
 
 
Quando, quella stessa mattina, Rachel Berry si è svegliata, concessa una doccia (calda, grazie a Dio!) e un’abbondante colazione prima di uscire in direzione NYADA, tutto era normale. Ossia, Kurt dormiva e, se il profondo russare che proveniva dal suo angolo di appartamento era di qualche indicazione, avrebbe dormito per le ore a venire – e Santana si rigirava nel letto, lamentandosi del rumore del traffico.
 
Nove ore dopo Brittany S. Pierce è nella sua cucina, apparentemente intenta a cucinare dei waffles da ricoprire di gelato al lampone e a spiegare a Kurt tutte le iniziative della sua campagna di sensibilizzazione nei confronti dell’uso eccesivo di gel per capelli.
Brittany emette uno squittio che suona vagamente come un “Rachie!”, prima di allontanarsi dalla piastra e saltellare verso l’ingresso e abbracciare l’ultima arrivata. La bionda profuma di shampoo al cocco e di vaniglia, quindi Rachel ricambia l’abbraccio con affetto e decide tra sé e sé di posticipare la richiesta di spiegazioni.
(D’altronde, questa è la prima volta che Santana non rispetta la regola numero 5 del loro contratto di convivenza - “L’arrivo e la permanenza nell’appartamento di uno o più ospiti devono essere comunicati con un preavviso di almeno tre giorni” – quindi Rachel è disposta, per ora, a chiudere un occhio. E la bocca.)
 
Brittany non fornisce alcuna spiegazione circa la sua presenza a New York (e nel loro appartamento) fino a cena. Dopo tutto, ha molto da raccontare su Lima, sulle infinite lotte tra Will Schuester e Sue Sylvester per il controllo della scuola, su tutti i vecchi compagni del Glee Club e i nuovi arrivati di cui non importa nulla a nessuno, quindi Rachel crede che nessuno possa biasimare la bionda per aver passato le ultime ore del pomeriggio a farli ridere e a far loro ricordare com’era avere Brittany a meno otto ore di auto di distanza.
 Quando le vaschette del take-away sono state ripulite e Kurt si è offerto di aprire quella bottiglia di spumante che teneva nascosta sotto il letto, è Santana a cedere e a chiedere, con tono quasi supplichevole, “Britt, che cosa ci fai qui?”.
La risposta è totalmente assurda da lasciare Kurt e Rachel senza parole (e Rachel può dire che, almeno da parte sua, questo succede molto raramente). Brittany parla ininterrottamente per due minuti esatti, per poi fermarsi di colpo quando Santana le getta le braccia al collo e inizia a ripetere, probabilmente singhiozzando, “Te l’ho sempre detto che sei un genio”. Rachel ritrova l’uso della parola e si complimenta con lei proponendo un brindisi, poi ancora un altro e un altro ancora - e finge di non notare le guance arrossate e umide della sua coinquilina.
 
Impiega tutto il giorno e la notte seguenti a riprendersi dall’incredibile notizia che è Brittany S. Pierce, (probabile) futura borsista in fisica applicata alla Columbia University.
(È soltanto grazie ad una provvidenziale chiamata di Quinn domenica mattina che si convince che tutto ciò sta succedendo veramente. “A quanto pare Britt è un genio incompreso – ad esempio, sai tutte quelle volte in cui raccontava di voler costruire una macchina del tempo e andava in giro mostrando fogli su fogli ricoperti di strani simboli che lei sosteneva essere calcoli matematici ma tutti credevano essere i nomi dei personaggi di quei cartoni  giapponesi che solo lei guardava? Ecco, a quanto pare erano veramente calcoli matematici”. Segue una pregnante pausa per fare assorbire il tutto – Rachel, che ha sempre amato la predisposizione alla drammaticità di Quinn Fabray, attende il seguito in silenzio, finché, “Così il MIT e la Columbia le hanno offerto una borsa di studio e stanno facendo praticamente di tutto per averla. So che lo scorso weekend è stata a Cambridge a visitare il campus e le aule e i laboratori del MIT, ma non sapevo che questo weekend avrebbe visitato la Columbia”.)
 
Nonostante abbia molto tempo per pensare, con Santana e Brittany impegnate nel loro tour della Columbia e Kurt ad un meeting d’emergenza a Vogue.com e poi ad un appuntamento, Rachel non si rende conto che Brittany dovrà scegliere una delle due opzioni finché Quinn non le fa notare che “Il MIT e la Columbia non aspetteranno per sempre. Credo che entro un paio di settimane al massimo Britt dovrà decidere”. (Non a caso Quinn Fabray è a Yale mentre lei vive con Santana.)
 
Quando alle sette di domenica sera Santana torna a casa con gli occhi rossi e la testa bassa, dopo aver accompagnato la sua ex-fidanzata ma ancora migliore amica all’aeroporto, Rachel non ha bisogno di chiedere per sapere.
Si alza dal divano e va a prendere due cucchiai e il gelato al pistacchio che tengono in freezer (in più di quattro mesi di convivenza ha visto Santana mangiarlo innumerevoli volte, dopo ogni colloquio di lavoro o esame andato male, quindi sa che è la cosa giusta da fare). Quando torna in quell’angolo dell’appartamento che lei e Kurt si ostinano a chiamare sala, Santana è già seduta sul divano, con la coperta rosa di Rachel a coprirle gambe e petto a mo’ di scudo. Passano tutta la sera (e buona parte della notte) a guardare repliche di Law and Order: SVU – una a piangere e l’altra a fingere di non notare che l’altra sta piangendo.
(Che Santana sia una persona molto orgogliosa e che non ami farsi vedere in lacrime è cosa risaputa. Rachel non ama fingere che i problemi non esistano e trova fisicamente estenuante non parlare di ciò che sta succedendo, ma sa che Santana parlerà e si sfogherà con lei e Kurt quando sarà pronta. È tacitamente orgogliosa dei progressi che la sua coinquilina ha fatto in termini di comunicazione ed espressione dei propri sentimenti. Kurt sostiene che sia anche merito loro – e lei è completamente d’accordo con lui.)
 
Il mattino seguente Rachel ha mal di schiena e due osceni segni neri sotto gli occhi, ma decide di accorciare il suo rituale mattutino per cucinare i pancakes alla banana che piacciono tanto a Santana. Non è molto – Rachel sa che ci vorranno settimane prima che la sua coinquilina torni ad essere la Santana che era prima di questa inaspettata visita, e probabilmente mesi prima che ritorni a sorridere come sorrideva l’ultimo anno di liceo – ma è un inizio.
 

 
 
Santana Lopez non può credere ai suoi occhi quando venerdì mattina, nel bel mezzo di una noiosissima lezione di scrittura creativa (sta mentendo, adora quel corso e metà delle studentesse che lo frequentano. E la professoressa, anche.), il suo I-phone si illumina e compare l’icona che la informa che ha un nuovo messaggio - da “Britt”.
Il suo pollice scivola sulla tastiera e l’indice inserisce il codice per sboccare il telefono. È praticamente certa che il suo cuore abbia perso un paio di battito nell’attesa che il messaggio si apra, perché non si sentono da un mese intero e ha una paura fottuta di qualunque cosa Brittany voglia dirle.
“Devo andare, scusate.”, è tutto quel che dice prima di raccogliere la tracolla dalla sedia accanto alla sua e precipitarsi fuori dall’aula. Brittany le ha appena scritto che sta per salire su un aereo per New York, e anche se Santana sa – perché lo sa – che c’è qualcosa sotto, che la sua migliore amica e probabilmente amore della sua vita non sta venendo a New York (solo) per lei, non può fare a meno di abbandonare quel corso come se fosse niente e sorridere per l’intero viaggio verso l’aeroporto La Guardia.
E soprattutto non può fare a meno di sorridere quando vede Brittany – perché è così bella e saltellante e dolce e profumata, ed è tutto quello di cui ha bisogno per stare bene. Brittany è la differenza tra tirare avanti come ha fatto in questi cinque mesi – ed essere felice.
(Per tutto il tragitto La Guardia-loft ignora la voce nella sua testa -che suona un po’ troppo come quella della Berry- che le fa notare che nelle ultime settimane era quasi lì, al traguardo che fino a cinque mesi prima nemmeno sapeva fosse un’opzione: essere se stessa e felice senza Britt costantemente al suo fianco.)
 
Cucinano dolci sporcando di farina tutta la cucina – ed è quasi come essere tornate ai tempi del liceo, quando si amavano e questo bastava.
Ma dopo cena, quando Brittany le spiega perché è a New York e Santana si rende conto che di qui a qualche mese loro due potrebbero essere in questo loft insieme, ogni giorno – a cucinare e mangiare e dormire insieme -, è tutto molto meglio del liceo. Perché questo é il futuro che ha avuto nella testa sin dalla prima volta che ha ammesso a se stessa di essere innamorata di Brittany S. Pierce: lei e Britt a New York, insieme.
Fatica ad addormentarsi quella sera, perché il fatto che il suo futuro possa finalmente diventare realtà implica che possa anche non diventarlo.
 
Il giorno dopo è sabato e Santana non ha lezioni (non ci sarebbe andata, in ogni caso), quindi possono uscire e prendersi per mano e fingere ancora per un po’ che Brittany non abbia Sam a casa e che Santana non abbia New York e che tutto non finirà (temporaneamente, si ripete Santana) di lì a 36 ore.
Alla fine del tour di presentazione della Columbia il senior che le ha accompagnate in giro per il campus per tutta la giornata, cercando in ogni modo di convincere Brittany ad accettare la loro borsa di studio, ringrazia di cuore Santana, facendole notare che “Se sceglierà la Columbia, sarà solo per te”.
(Santana sorride come una deficiente per ore – perché Brittany non può non scegliere New York se New York vuol dire Santana, giusto?)
La sera vanno a ballare in uno dei pochi locali in cui Santana è certa di entrare anche senza la sua finta carta di identità e da cui è certa di saper tornare a casa anche se notte – e quando alle due tornano al loft, ubriache e traballanti sui loro tacchi, fanno l’amore  e si sussurrano “Ti amo”e Santana si sente per la prima volta da mesi veramente ad un passo dal paradiso. (Soltanto quando ubriaca e tra le braccia di Brittany può pensare queste cose senza vergognarsi dei suoi pensieri fino alla morte.)
 
La mattina seguente i postumi della sbornia sono troppo lividi e lei è troppo stanca per cogliere qualunque tipo di segnale Brittany le possa lanciare.
Il pomeriggio è troppo innamorata per capire che c’è qualcosa che non va.
Così accompagna Brittany all’aeroporto e la bacia e la tiene stretta a sé - e le sorride come un’idiota in attesa di un altro “Ti amo”.
E invece si sente dire “Ho deciso per il MIT”.
Brittany glielo sussurra all’ultimo secondo, giusto prima di incamminarsi con la sua valigia gialla in mano - e forse Santana le è grata almeno di questo, perché non vuole che proprio lei, tra tutti, assista al suo crollo emotivo. Non vuole che la veda stringersi le braccia attorno al corpo e chiudere le mani a pugno, e restare lì immobile e in silenzio finché uno ragazzo in giacca e cravatta e con i dreads più lunghi che lei abbia mai visto non la prende per mano e la accompagna all’uscita, chiamando un taxi per lei e poi spronandola a dare all’autista il suo indirizzo.
Non lo ringrazia – anche se vorrebbe farlo.
Non insulta l’autista del taxi – in qualunque altra occasione lo avrebbe fatto.
Paga, apre la porta del condominio e sale quei maledetti tre piani di scale – e soltanto quando entra in casa e Rachel si alza dal divano, per tornarci un minuto dopo con una confezione di gelato al pistacchio, ecco – soltanto in quel momento piange.
Piange perché Brittany non c’è ora e non ci sarà domani, perché ha impiegato più di cinque mesi per riprendersi dalla fine della loro storia e sono bastati due giorni con lei perché tutto tornasse come prima.
 
(Ma forse non è esattamente come prima -le dice quella fastidiosa voce nella sua testa- perché prima piangevi di notte, coprendoti la bocca con una mano nella speranza che Rachel e Kurt non ti sentissero, mentre ora piangi sul divano di fronte alla tv, ed è Rachel che ti passa i fazzoletti e Kurt che cerca di tirarti su il morale lasciandoti decidere che cosa guardare.)
 
 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: _valy