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Autore: Mushroom    28/08/2015    4 recensioni
Clarke ha lasciato il campo. Tutti gli altri devono vivere con ciò che hanno fatto.
(Post 2x16)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Non betata. Per niente. Scritta di getto perché ieri ho finito lo show e sto male.
Disclaimer: niente è mio, niente mi appartiene. 

___

 

«Clarke ha lasciato il campo.» dice, senza sprecarsi in annunci o cerimonie.

I ragazzi non battono ciglio e, se lo fanno, Bellamy non ha abbastanza occhi per osservare ognuno di loro. Monty ha gli occhi grandi, e Jasper – al suo fianco, come sempre – gli stringe un gomito, come per scoraggiarlo dal fare domande. Fissa in basso, verso i googles che gli ha restituito Raven.

Octavia non si ferma ad ascoltare, stringe i pugni e esce dalla stanza marciando con ira, come se Clarke, andandosene, le avesse arrecato un'offesa personale.

Abby è quella che lo sorprende di più. Stringe braccia e labbra, e lo guarda come se Bellamy fosse responsabile.

Certo, non conosce il Cancelliere. Di Abby, sa che è la donna che votava per espellere le persone dall'arca e la dottoressa dal viso stanco all'ambulatorio e la mamma che ha mandato la figlia a morire. Niente di più. Eppure, sbilanciandosi, sa che significa quello sguardo.

Potevi farla rimanere.

Bellamy abbassa la testa. La guerra è finita.

 

*

Nei giorni successivi non si combatte per la sopravvivenza.

Il campo è tranquillo. Provato, si può dire. Ci sono ancora feriti di cui prendersi cura; i ragazzi sopravvissuti da sottoporre a uno screen medico. Abby si rifiuta di riposare e – nonostante la perseveranza con cui ha tentato di prolungare il suo soggiorno a letto – Kane si rassegna, lasciandola lavorare.

L'organizzazione del campo è ciò che segue i primi soccorsi.

Ora che non devono salvare i ragazzi, che i Terrestri sono una minaccia non immediata, possono decidere cosa fare. Vogliono tentare di cercare il resto dei sopravvissuti dell'arca. Costruire delle case. Tentare un impianto idrico. Tutti grandi progetti. Se Bellamy non fosse rannicchiato e nascosto – due cose che sa fare molto bene – direbbe che la preoccupazione principale è il cibo. Che sono inverno. Che hanno bisogno di un sistema di riscaldamento.

Ma, come mette amaramente in chiaro uno degli uomini del consiglio, «Non abbiamo le risorse, Cancelliere.»

Il giorno dopo, qualunque cosa ne dicessero, iniziano a progettare la costruzione di abitazioni.

La cosa che lo sorprende maggiormente è come tutti cooperino. Sarà la paura che, da quando è tornato, diversamente da quanto ricordava accadesse nello spazio, fa da collante a tutte le persone intorno. Qualsiasi cosa lo renda possibile, agevola il lavoro e crea una parvenza di normalità.

Bellamy si scopre devoto alle proprie mansioni. Non può fare altro, dopotutto non è più il leader di nessuno.

**

È Lincoln a cucire i pezzi mancanti della storia. Lo aiuta a capire cosa si è perso mentre era dentro Mount Weather. A giudicare dalle facce dei suoi compagni, davvero troppo.

Parla dell'alleanza con i Terrestri. Racconta della morte di Finn (Raven trattiene il respiro) e Bellamy si ritrova a pensare, nel mezzo della notte, l'unico momento in cui non può fare niente e sfuggire a ciò che ha in testa, al ragazzo sorpreso dalla nube acida, non troppo tempo prima.

Non aveva avuto il coraggio di ucciderlo; Clarke gli aveva conficcato un coltello in gola.

Anche gli altri sembrano avere difficoltà ad adattarsi.

Dopo i primi tempi, vengono affidati a diverse mansioni. Tutti devono fare qualcosa, come sull'arca. Nessuno, tranne Miller, si offre volontario per le guardie. Monty torna in ingegneria, ricevendo un abbraccio caloroso da Wick, che passa il suo tempo a punzecchiarlo. Crede che lui e Raven, di quel passo, finiranno per adottarlo.

Harper da' una mano in infermiera, cerca di imparare quello che può. Non sa molto altro, se non che Lincon sta lavorando fianco a fianco dei medici dell'arca.

Octavia – lei è, beh, arrabbiata. È una condizione costante. Spogliata del trucco e dei vestiti di una guerriera, non sa a cosa appartiene, perché di tutto quello lei non ha mai fatto parte, e tra le persone ci sono poche facce familiari a cui far riferimento. Un tempo, Bellamy non avrebbe si sarebbe preoccupato per quel comportamento. Adesso, sa che se la caverà. La sua sorellina è forte, più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

Jasper è quello che lo preoccupa maggiormente.

Maya non è la prima che perdono in battaglia. Era una brava ragazza. Una delle migliori. Bellamy, in quel poco tempo passato insieme, aveva sinceramente imparato a volerle bene e l'avrebbe presa con loro, se le cose fossero andate diversamente. E Jasper sembra essere bloccato a quel diversamente. È silenzioso, schivo. Pensa, andrà avanti. Ma il tempo passa, e inizia a supporre che a disturbarlo non sia solo Maya.

 

**

«Abby, devi ascoltarmi.»

Sta origliando, di nuovo. Questa volta non di proposito. Si ferma come se si fosse appena scontrato con un muro di vetro e smette di respirare. Dalla porta, riesce appena a vedere le spalle di Marcus Kane.

«Non è colpa tua.» insiste, e segue un sospiro «So che pensi che avresti potuto fermare Clarke ma -»

Abby lo interrompe. Non sa se con un gesto o con uno sguardo, ma la schiena di Kane si raddrizza improvvisamente.

«Avrei potuto trattenerla con la forza. Niente di più.» parla, causando una brutta immagine nella testa di Bellamy. Stringe le dita intorno all'arma. «Ma non mi avrebbe ascoltato. Ha smesso di farlo, ricordi?»

No.

«Questo l'ha preso da te.»

No, pensa ancora, contrariato e irritato. Non è vero. Clarke ascolta. E impara. Per di più, Clarke ricorda. Quando l'aveva conosciuta, non è la prima cosa a cui aveva pensato – ragazza privilegiata e amica del figlio del Cancelliere e vagamente snob. Ma poi anche lui era cresciuto, e aveva scoperto che Clarke è disponibile a cambiare idea, di fronte a un'offerta ragionevole.

Aveva ascoltato Finn parlare di pace quando nessun altro l'aveva fatto.

«Al ragazzo.» commenta poi Abby, dopo una lunga pausa «Al ragazzo da' ascolto.»

**

Viene portato di forza in infermeria dopo la seconda settimana. Il tutti devono sottoporsi a controllo medico non era solo un consiglio gentile. L'unica consolazione sta nel non essere visitato da Abby.

La maggior parte del tempo, Bellamy cerca di confondersi con la massa e non dare nell'occhio. Gli sembra di essere tornato a quando nascondeva sua sorella sotto il pavimento, facendo di tutto per passare inosservato mentre sgattaiolava dalla mensa con porzioni di cibo che non avrebbe mai dovuto portare con sé. Forse è per questo – e perché la vita dei suoi amici dipendeva da lui – che non aveva avuto nessun problema a mimetizzarsi dentro la montagna.

Presto iniziano a pensare di organizzare una spedizione a Mount Weather. Il bunker, per quanto ne sanno, è abitato solo dai morti. Hanno bisogno di armi e cibo.

«Parlano di cercare libri.» dice Monty, mentre si scaldano intorno al fuoco «Libri di storia e geografia. Per ricordare il passato. E poi hanno chiesto del reparto informatico, quindi credo vogliano reperire i file, nella speranza che ci siano informazioni su, sai – quello che è successo negli ultimi cento anni.»

Sente Jasper sbuffare. Ha smesso di somigliare al ragazzo che si è buttato nel lago per salvare sua sorella e che ha guidato i suoi amici alla resistenza contro gli uomini della montagna. Sente che non sarà mai capace di perdonare nessuno di loro.

«Cosa vuoi che sia successo.» Octavia ha le mani sotto il mento, seduta a terra «Il mondo si è adattato. È andato avanti.»

Però vogliono risposte, tutti loro. Quindi Bellamy sa che tornerà indietro il prima possibile, per vedere cosa ancora è nascosto dentro quel posto.

Per un lungo momento, l'unico rumore che si sente – in mezzo al parlare del campo e le ombre riflesse sul terreno – è lo scoppiettio del fuoco. È Miller, serio, composto, sembrando quasi suo padre, che parla. «A volte vorrei che Clarke fosse qui.»

Si voltano tutti a guardarlo.

Nessuno di loro ha fatto domande su Clarke. Non hanno chiesto dove fosse andata, o perché, prima di tutto, avesse scelto di abbandonarli. Ovviamente, Bellamy non avrebbe saputo cosa rispondere, quindi da un lato è grato che abbiano accettato la decisione senza fiatare.

«Se la conosco.» dice allora, per rompere la tensione «Tornerà.»

È la risposta che riceve a spiazzarlo. Parlano di lei come se fosse morta; per quanto ne sanno, potrebbe esserlo. Jasper è quello che lo dice, sprezzante. «Non sai niente di lei.» e Octavia, per tutto ciò che c'è di buono al mondo, fa una smorfia.

Bellamy si ferma, corrugando la fronte, e non saprà niente di che accidenti hanno dovuto fare in battaglia, dei missili, del dannato comandante. Ma di Clarke. «Non ci abbandonerebbe mai.» insiste, e se la sua voce non fosse dura come quella che si è abituato a usare in comando, le sue parole suonerebbero come quelle di un bambino.

«Jasper ha ragione.»

«Octavia

Lei alza gli occhi, lapidaria. Lo stesso sguardo di sfida che gli rivolgeva quando cercava di controllare ogni cosa che le succedeva. «Non la conosci, Bellamy, non più. Non hai visto cosa - »

«L'ho vista incenerire trecento uomini e chiudere il cancello lasciandomi indietro.» sbotta, stringendo la mascella, pericolosamente arrabbiato, e non aggiunge non osate dirmi che è diverso, che non vi sareste aspettati Tondc o le radiazioni.

Prende un profondo respiro, su per il naso, pieni polmoni, e sa come deve essere il suo aspetto. Lo sa perché vede come gli altri lo stanno guardando, come si guarda un cane che morde il padrone. Non biasima Clarke per averlo lasciato indietro. Non l'ha fatto allora, e non lo farà adesso. Abbassare la leva era semplicemente la cosa giusta da fare. Sapeva quello che stava facendo, per Dio, non era una bambina che si divertiva a giocare con le vite delle persone.

Perché lì – lì le regole devono farle loro e, indovina, fare le regole fa schifo. Era necessario. Ogni cosa.

Il viso di Octavia si rilassa, gli occhi di inscuriscono.

«Ciò che ha fatto, ogni cosa, l'ha fatta per noi.»

«Bellamy.» sua sorella ci prova, ma ha chiuso. Se ne va girando la schiena, non ha intenzione di ascoltare quella merda un minuto di più.

**

«Ho sentito che stai tornando a Mount Weather.»

Bellamy alza le spalle e lascia che sua sorella si sieda a fianco a lui.

«Nessuno degli altri si è offerto.» continua Octavia.

«Non credo che uno solo di loro riuscirà mai più a mettere piede lì dentro.»

Sospira. Per la prima volta, non è arrabbiata. È priva del rancore della sera prima. Nonostante abbia provato di conoscere i boschi meglio di tutti, quelli dell'arca non accettano di farla andare con loro nelle missioni di ricognizione. Prevalentemente, non riescono ancora a fidarsi di lei.

«Tu non c'eri, al villaggio.» spiega dopo un attimo, senza guardarlo «Non hai visto tutti quei morti, tutto quel - » il suo respiro si blocca, poi scuote la testa «Indra stava morendo, un cecchino era su di noi, e Clarke si nascondeva

Eccetto per la parte dove poi l'ha ucciso, quel cecchino. E ha salvato sua sorella.

«Okay, ho capito perché sei –.»

«E lei diceva di averlo fatto perché non poteva permettersi che il nemico sapesse.» sta giocando con un filo d'erba, le labbra piegate in una smorfia «Ho capito solo dopo che non si trattava solo di un vantaggio militare.»

Bellamy la guarda senza capire.

«Tu eri la spia. Se avessero saputo, e ti avessero catturato... »

Oh.

«Mi stava proteggendo.»

Octavia annuisce. «Non credo che la perdonerò mai per questo. Per aver messo te di fronte alla vita di tutte quelle persone.»

**

Quando lo aprono, Mount Weather non ricorda la prigione di quarantasette ragazzi. Puzza di morto, il cibo lasciato sui tavoli ha iniziato ad ammuffire e le pattuglie setacciano area per area con precisione.

Per quasi cento anni, quel posto è stato il terrore degli abitanti del luogo. Ora è destinato ad essere saccheggiato e abbandonato. Torna nella sala comandi al fianco di Monty, che digita e scarica file e parla senza respirare. Lo fa quando è nervoso.

Bellamy è distratto, risponde con cenni del capo, attento perché da dietro quella porta si aspetta di veder comparire uno degli uomini con le tute di contenimento.

«Questo è strano.»

Si sente un bip, poi il picchiettio dei tasti.

«Sembra che qualcuno sia stato qui di recente, l'ultimo accesso è... » smette di parlare e riprende a digitare, mentre Bellamy sente la gola stringersi e forse qualcuno è sopravvissuto, in quel posto, qualche civile (sebbene sappiano che è impossibile.).

L'idea che qualcun altro possa aver -

«Clarke.» Monty sbatte le palpebre e Bellamy sente il suo cuore fare una brutta accelerata. Sullo schermo, in bianco e nero, Clarke rovista tra qualcosa, con uno zaino in mano.

«Sono le telecamere di sicurezza.» spiega velocemente, tanto sorpreso quanto contento, fermando lo schermo. «Sembra che sia passata a prendere delle provviste.»

Bellamy si avvicina, stringe la spalla di Monty.

Per un attimo, entrambi non parlano e non lavorano. Come se stessero guardando a chissà rivelazione – eppure sapere che è viva, che sta bene, che è – insomma, Bellamy crede di premere un po' troppo sulla spalla di Monty, perché sente un «Ahi!» abbastanza esplicito.

Lo lascia «Scusa.»

Monty fa spallucce «No problem.» fa, riprendendo a digitare. Vede che crea una cartella (Nome: Per il cancelliere) e Clarke.mkv viene copiato al suo interno.

«Sai.» riprende, tirando su col naso. «Non importa cosa dicono Octavia e Jasper.» fa una pausa senza nessun bisogno, solo come per assicurarsi che Bellamy lo stia ascoltando. «Io credo a quello che hai detto. Tornerà, amico.»

«Certo che sì.» fa, rilassando le spalle per la prima volta in settimane «Mi deve ancora un drink.»

 

 

   
 
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