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Autore: HermioneEverlark    28/08/2015    0 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima ff, spero vi piaccia! H-
Gli Hunger Games raccontati dal punto di vista di Clove, Distretto 2.
Nulla è come sembra.
Dal primo capitolo:"“Signorina Salter Clove, giusto?” mi domanda con voce profonda. “Si” rispondo. “Quest’anno il Presidente di Panem le chiede di partecipare alla settantaquattresima edizione degli Hunger Games. È certo che non potrà rifiutare la sua allettante proposta”. No, certo che non posso rifiutare. Io non devo rifiutare."
Dal Capitolo 13:" (...) Lei cade a terra sotto di me, e il suo sangue scorre giù verso il fiume per unirsi a quello delle altre persone a cui ho fatto del male. Il fiume straripa e prende il suo corpo, lasciandomi sola sulla riva. Mi lascio cadere anche io, le lacrime che ancora si legano al rosso che ho sul viso per poi mescolarsi insieme alla terra.
Fisso gli occhi sul cielo che brilla per il sole che sta sorgendo.
L'ultima cosa che sento prima di sprofondare nel buio è il suono di un cannone e mi trovo a sperare che sia per me."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Deve essere già passato mezzogiorno quando Marvel urla:”là! Guardate là! C'è del fumo tra gli alberi!”
Tutti ci voltiamo, stupiti dalla stupidità del tributo che ha acceso il fuoco a quest'ora e dalla novità dell'evento. Non aspettiamo un secondo di più per metterci in azione: prendiamo ognuno un arma a testa, io mi metto in tasca il regalo ricevuto dagli sponsor quasi all'inizio dei Giochi, Cato la spada più lunga che riesce a trovare e Marvel una lancia.
“Tu rimani qui e fai la guardia” apostrofa Cato a Jude sottolineando pericolosamente le ultime tre parole. Il ragazzino è talmente terrorizzato dal suo tono di voce e sconvolto dal velocizzarsi degli eventi che riesce a muovere solo la testa in segno di assenso. 'Poveraccio...' penso con un sorriso mentre con gli altri corro dentro il bosco in direzione della prossima preda.
Arriviamo dopo poco all'origine del fumo; ci fermiamo dietro dei cespugli di bacche nere per controllare la situazione, ma non c'è nessuno, solo una catasta di legna verde che brucia e produce del fumo bianco e denso. Cato esce allo scoperto, senza alcuna paura di venire attaccato. Lo seguo mentre Marvel rimane indietro a guardarci le spalle, ma tengo pronto il mio coltello.
“C'è qualcosa che non va...” sussurra il mio compagno setacciando il posto con lo sguardo. “Che senso avrebbe accendere un fuoco con dei rami verdi che non fanno fiamme? Non serve assolutamente a nulla una cosa del genere..” dice stizzito, e si avvicina alle legna. “Sono rami abbastanza pesanti...” osserva. Improvvisamente alza gli occhi al cielo e sembra cercare qualcosa tra le fronde. “Eccolo là” afferma con tono trionfante. Io e Marvel ci avviciniamo e guardiamo verso il punto nel cielo che ci indica: un'altra colonna di fumo non distante da qui. “Ma cosa cavolo...” sbotta Marvel ma io ho già capito: è una trappola. “Qualcuno di quelli rimasti voleva attirarci qui, non c'è altra spiegazione. E dalla pesantezza dei rami direi che chi ci ha voluto fregare non era solo, sarebbero stati troppo pesanti da trasportare... deve essere nata un'altra Alleanza”, afferma Cato sicuro. “ Ma a che scopo Cato? Qui non è rimasto nessuno ad aspettarci”, dico, confusa da tutta quella situazione. “Dobbiamo andare a vedere cosa c'è dall'altra parte” se ne esce Marvel indicando con il mento la seconda colonna di fumo. Ci avviamo tutti e tre in silenzio attraverso il sottobosco.
Non son molto sicura che questa sia la decisione più giusta, ma non lo dico a nessuno: l'ultima cosa che voglio è apparire debole, un'altra volta; e adesso che non c'è il buio a nascondermi devo cercare di farmi coraggio e di non perdere il passo con gli altri.
Siamo quasi a metà del tragitto per arrivare al secondo fuoco quando un boato cupo e profondo ci fa voltare contemporaneamente verso il lago e il nostro accampamento. Rimaniamo qualche secondo interdetti a guardarci negli occhi, gli uccelli volano sopra le nostre teste spaventati dal rumore che ha interrotto il loro quieto vivere. “Ecco lo scopo”, dice Cato rabbioso guardandomi.
Adesso è tutto chiaro: devono averci spiato giù al lago e ci hanno fatto allontanare di proposito. Il rumore che abbiamo sentito sono le nostre provviste e le armi che volano a metri da terra sotto la spinta delle bombe che abbiamo dissotterrato. E probabilmente anche il corpo di Jude è con loro.
“Maledetti... maledetti...” continua a ripetere Cato in preda alla rabbia e al nervosismo mentre corre verso il lago, talmente veloce che io e Marvel riusciamo appena a stargli dietro.
Lo spettacolo che ci attende è desolante: la terra saltata in aria è sparsa dappertutto, i rimasugli delle provviste si mischiano con quello che rimane delle casse di armi, frecce e lance sono spezzate. L'unico rimasto intero è Jude, che si aggira spaesato tra quelle macerie, non riuscendo a capire nemmeno lui cosa sia effettivamente successo, nonostante sia rimasto qui tutto il tempo. O no?
Le prime a raggiungerlo sono le grida di un Cato totalmente fuori di sé, che poi gli si avventa contro e lo strattona.”Cos'è successo? COS'È SUCCESSO?”, gli sputa addosso. “Non c'è rimasto nulla...nulla...” sento dire a Marvel mentre si mette le mani nei capelli. È vero. Abbiamo perso tutto. Mi allontano da Cato per cercare tra la terra qualche arma ancora utilizzabile o un po' di cibo che non sia stato toccato dall'esplosione. Trovo solo delle borracce àammaccate e uno zaino bruciacchiato, ma per il resto è tutto andato; ci rimane solo quello che ci siamo portati dietro per la “caccia” di questa mattina.
'Ci vorrebbe un miracolo adesso' penso tra me e me, prendendo in mano il dono degli sponsor e immaginando Titus, il mio mentore, a trattare di nuovo con loro per mandarci qualcosa; a questo punto dei Giochi i prezzi si saranno alzati a livelli altissimi.
Sento ancora Cato urlare contro Jude, e faccio appena in tempo a girarmi per vederlo mettergli le mani intorno al collo e spezzarglielo con una mossa veloce. Parte il colpo di cannone. Inizia ad urlare con tutta la voce che ha, calciando quello che si ritrova davanti.
Ci risiamo. È di nuovo preda della sua rabbia, come dopo il risveglio dalle punture degli Aghi Inseguitori, quando mi ha strattonata per aver messo in dubbio il fatto che avesse davvero ferito Peeta. Il ricordo del brivido di paura che ho sentito in quel momento è ancora vivido dentro di me, così mi avvicino a Marvel, che sembra abbastanza calmo e ci mettiamo a cercare una contromossa. “Dobbiamo andarli a cercare Clove” mi dice alla fine. “Lo so Marvel, e lo farei subito se avessimo delle armi o del cibo da portare con noi. Non possiamo girare per il bosco con quelle poche cose che abbiamo salvato, lo sai, siamo troppo vulnerabili anche se siamo i...” “Favoriti. È questo che siamo” Mi interrompe Cato con gli occhi sbarrati iniettati di sangue. “E continuiamo ad esserlo anche a mani nude. Ci faremo bastare le armi che abbiamo. Noi dobbiamo trovarli.” Solo guardandolo capisco che non c'è modo di farlo ragionare a meno di rimetterci la pelle, così sospiro un “va bene” e mi attengo al nuovo piano, odiandomi per questo.
 

                                                                        ***

Il bosco è di nuovo silenzioso e sono sola. Nonostante sia mezz'ora che cammino non ho ancora incontrato né un Tributo né un qualsiasi animale da fare arrosto stasera; perchè oltre che a difenderci adesso dobbiamo pensare anche a come sfamarci, dato che è andato tutti frantumi fino all'ultima scatola di carne essiccata.
Rappresentiamo i Favoriti, Cato ha ragione, ma siamo incredibilmente deboli adesso. Anzi, mi rendo conto che lo siamo sempre stati: abbiamo fondato la nostra superiorità nell'Arena solo sulle armi e sul cibo fornitoci da Capitol, senza mai preoccuparci di cosa avremmo fatto se fosse venuto a mancare. Come in questo caso, che dobbiamo rimboccarci le maniche e pensare a come scuoiare un dannato animale. Spero che Marvel o Cato ne sappiano qualcosa più di me, altrimenti non so davvero come finiremo.
Mi appoggio ad un albero per riposare e asciugarmi il sudore della salita; ho lasciato gli altri a pochi chilometri dalla prima catasta di legna e mi sono diretta verso nord, su per quella che sembra una collina, mentre Cato e Marvel si devono essere divisi sulla strada per la seconda. Cerchiamo di circondare chi ci ha teso la trappola, sperando che siano ancora nei paraggi convinti che non saremmo mai ritornati. Anzi, a sentire Cato “devono essere per forza ancora lì”. Era così convinto delle sue parole e così arrabbiato che se avesse potuto credo avrebbe dato fuoco a tutta la foresta per stanarli e ucciderli a forza di pugni. Cato piromane... beh, ce lo vedo, con quegli scatti da pazzo e le reazioni esagerate.
Insomma, anche a me ha dato fastidio vedermi presa in giro in quel modo, ma non mi sono messa a dare spettacolo davanti a tutto il paese calciando e quasi strappandomi i capelli. Deve essere sempre così... “prima donna” e spropositato in tutte le cose che fa. 'Almeno ti ha tolto dalle scatole Jude in meno di tre secondi', penso, il che è vero in effetti: l'omicidio più veloce della storia dei Giochi. Il pensiero che forse a Capitol City stilino davvero una classifica delle morti più veloci in settantaquattro anni di arene mi strappa un sorriso amaro. Umani deviati, Capitolini.
Mi stacco con un sospiro dalla corteccia rugosa dell'albero, ma prima che inizi di nuovo a camminare per la salita sento un rumore alle miei spalle. Entro in allarme all'istante, ma mi rendo conto che è solo una lepre... o almeno credo, dalle immagini che mi ricordo di aver visto a scuola quando ero piccola. Questa è la prima vera volta che ne vedo una viva ed intera: nel Distretto non ce ne sono di animali selvatici come questo, solo quelli da compagnia; il resto li troviamo già pronti in macelleria. Ah, come mi servirebbe adesso un macellaio! C'è così tanto silenzio che la piccola lepre mi si avvicina abbastanza affinché possa colpirla al collo con il coltello. Lei rimane impalata a terra e io cerco di legarle le zampe insieme il meglio possibile con la cinta per portarmela dietro. Abbastanza soddisfatta del mio bottino, e sperando che nel frattempo anche gli altri siano riusciti a trovare qualcosa per la cena, torno a camminare in silenzio.
Inizio a pensare che sia meglio tornare verso il lago dopo aver percorso almeno un altro chilometro e non aver trovato nessuna traccia di passaggio umano che sento suonare distinti in quella calma i suoni di due cannoni, a distanza ravvicinata. Senza pensare ancora corro giù dal pendio il più veloce che posso, cercando di non perdere la lepre attaccata alla cintura.
Ci eravamo accordati che se avessimo sentito qualcosa o trovato qualcuno ci saremmo rivisti all'accampamento e aspettato gli altri. Sono la prima ad arrivare, ma dopo poco mi raggiunge anche Cato, con il fiato corto. “Cosa è stato?” ci diciamo contemporaneamente, ma nessun dei due ha una risposta per l'altro, così rimaniamo muti, aspettando anche Marvel. Quando il silenzio che si crea è troppo snervante cerco di fare conversazione con il mio compagno di Distretto:”hai trovato qualcosa, tu?”. “Si”, annuisce, “delle tracce di un fuoco... un fuoco vero, ecco, e dei resti di cibo” e indica un punto sulla sinistra dell'Arena. “Ma di loro nessuna traccia. Tu invece ti sei data da fare in altro modo vedo”, dice notando la lepre che tengo ancora in mano. Sento un non so che di stupito nella sua voce; non mi credeva in grado di fare una cosa del genere? Non so perchè, ma mi metto subito sulla difensiva e rispondo:”oh si, non è stato difficile. Come vedi anche le donne possono essere delle cacciatrici...”. Pronuncio l'ultima frase con un non voluto tono di sfida, e lui lo nota, perchè vedo che ne rimane sorpreso. In realtà lo sono anche io, ma non so, mi sono sentita accusata dalle parole che mi ha diretto quando ha notato l'animale.
“E sai anche cucinarlo?” ribatte. Odioso e patetico. Vuole la guerra? Non c'è problema. “Ero sicura che avresti potuto farlo tu, ma se non sei capace “ sottolineo con il tono di voce, ”posso sempre chiedere a Marvel, lui saprà dove mettere le mani sicuramente”. Cato non sa che a parole posso infierire dieci volte più forte di lui. “No, lo faccio io, dammi qua” dice altezzoso e mi prende dalle mani la lepre. “Bene” rispondo; l'ultima parola deve essere la mia.
Pessimo tentativo di conversazione, direi. Ma io e Cato siamo così incompatibili, non riusciremo mai a non stuzzicarci o a sottometterci l'uno all'altra senza prima azzannarci.
Passa un'ora, in cui io raccolgo dell'acqua nelle borracce sopravvissute all'esplosione e Cato scuoia e pulisce la lepre, ma di Marvel nemmeno l'ombra. “Dovremmo andare a cercarlo” propongo ad un certo punto, “magari gli è successo qualcosa, ho sentito...” ”ti preme così tanto eh?” mi schernisce Cato, con una strana sfumatura nella voce. Rabbia? Delusione? Rimango di sasso.
“In ogni caso, si, dovremmo andare a cercarlo”. Si alza senza guardarmi, mettendo la cena nello zaino incartata alla meglio con delle foglie e si incammina verso il punto da dove si è alzato il secondo fuoco, lasciandomi indietro con gli occhi sbarrati.
Sono scioccata da quello che ha detto. Cosa diavolo intendeva con quel “ti preme così tanto” ? E poi non ha usato il suo solito tono di voce, sembrava quasi... ferito, dalla mia richiesta. Ma no, è impossibile, devo essermelo immaginato.
Eppure ne sono sicura: quelle parole, quelle quattro parole, non le ha buttate lì per caso. Più ci penso più mi sembra di essermi immaginata tutto, nonostante sia successo solo pochissimo temo fa. È strano come i ricordi più recenti a volte si annebbino così velocemente. Però...
Il dubbio del significato di quella frase continua a tormentarmi anche quando mi riscuoto e lo raggiungo quasi sul limitare degli alberi. Non so perchè mi prema così tanto riuscire a capirlo, ma non posso fare a meno di pensarci, mentre guardo il mio compagno di soppiatto camminandogli accanto in mezzo al bosco. Oltrepassiamo una radura e un raggio di sole che non faccio in tempo a schermare mi ferisce gli occhi. Accecata per qualche momento inciampo in una zolla rialzata nel terreno e sto per cadere a faccia avanti quando mi sento sorreggere per il braccio da una stretta forte. “Fai attenzione Clove”, mi dice Cato e la sua voce... la sua voce è di nuovo diversa. Non è un rimprovero, sembra... gentile.
Il mio nome, pronunciato con quel tono e dalla sua bocca, mi turba. Alzo lo sguardo su di lui che sposta subito il suo in avanti. Mi sento arrossire lentamente, perciò cerco di rialzarmi il più veloce possibile per togliermi dall'imbarazzo, pur non trovando le parole per rispondergli, come farei di solito.
Cosa gli sta succedendo? Cosa mi sta succedendo?! Non riesco a capirlo, non è mai stato così con me, o tra noi. E prima poi... d'un tratto mi è tutto chiaro, ma stento a darmi ragione.
Lui... lui... ha voluto insinuare che tra me e Marvel...? Non ci posso credere. Che grandissimo idiota! Come può pensare una cosa così profondamente sciocca e superflua in un momento simile? In un luogo simile, poi? Cosa crede, che cerchi di usare la stessa tecnica di Katniss e Peeta, che poi era anche la sua con Lux, per accaparrarmi sponsor? Pensa che sia così meschina , o peggio, debole, da aggrapparmi a una cosa del genere?! Non mi servono queste stupidaggini per ricevere doni dalla Capitale, io valgo di più di qualche smanceria sulla riva di un fiume finto!
Vorrei urlargli addosso tutta la rabbia per questa scoperta, mi frena solo il fatto che potrebbe esserci davvero qualche Tributo qui intorno e scappare alle mie urla. L'indignazione mi porta a camminare più velocemente, così da riuscire a stare perfettamente al passo con il mio stupido compagno. Per questo ha detto quella frase – ti preme così tanto – perchè pensa di avermi capito, di avermi scoperta prevedibile. Maledetto, stupido gorilla! Mi preme di metterti le mani intorno al collo, ecco cosa! Sono così frustrata che tutto quello che mi verrebbe da dirgli mi muore in gola, soffocato.
Camminiamo in silenzio e veloci, io non mi volto più a guardarlo, lui non abbassa mai la testa verso di me. Reprimo tutto. Siamo incompatibili . E io che pensavo addirittura...
Arriviamo senza accorgermene a quella che doveva essere la seconda catasta di legna, ma non notiamo nulla di particolare. Poi il mio sguardo si sposta su una macchia di colore a qualche metro più in là: una corona di fiori bianchi ben ordinata, come fosse un'aureola. A qualche passo di distanza la lancia di Marvel insanguinata e la borraccia che gli avevo dato prima che mi separassi da lui e Cato.

Capisco immediatamente che uno di quei cannoni era per lui.

 


ANGOLO DELL'AUTRICE:

Cari lettori,

eccovi un aggiornamento (quasi)  lampo!

Devo dire che sono soddisfatta di questo capitolo, che è venuto bello lungo (*^*) e pieno di cose u.u
Mi è davvero piaciuto scriverlo, forse perchè si parla di uno degli episodi mai raccontati nel libro/film. E spero che piaccia anche a voi, ecco.
Ringrazio le nuove fantastiche personcine che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate dall'ultimo capitolo pubblicato. Questo è anche per voi.

Aspetto di sentire la vostra voce,
un bacione,
H-

 

  
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