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Autore: Fonissa    29/08/2015    1 recensioni
"Il rosso è il mio colore preferito. Ma non il rosso di un pennarello o il rosso del tramonto, ma il vivido rosso del sangue che scorre. Quel bel colore che esce quando il mio coltello affonda nella carne delle mie vittime. Mi sento così bene quando lo faccio, mi sento finalmente me stessa.
Questo lato di me appena conosciuto... perchè non è venuto fuori prima? Eppure è questo che io sono. Non posso scappare a me stessa, devo accettarlo e andare avanti.
Io sono un'assassina"
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi avvicino lentamente a Hiroji, con ancora il coltello in mano. Gli accarezzo la guancia guardandolo negli occhi, mentre lui sbianca al mio colpo.

"Io ti ho salvato" gli sussurro. Lui non mi risponde e si limita a distogliere lo sguardo.

"Ti ho salvato la vita. Rispondimi" ripeto.

"M-mia sorella..." dice lui, guardando il corpo di Taniko.

"Mi dispiace..."

"Perchè non hai salvato lei?!" domanda arrabbiato.

"Io..."

"PERCHE' HAI LASCIATO CHE MORISSE?!"  Hiroji sembra disperato. Senza che io possa fare niente, si fionda sul corpo della sorella in lacrime. Lo guardo per qualche minuto, poi noto che tutti gli altri mi stanno fissando impauriti e tramanti.

"Non ti muovere o chiamo la polizia!" urla uno degli insegnanti, con il telefono già poggiato all'orecchio. Che io mi muova o no, la polizia arriverà. Mi alzo in piedi e mi dirigo verso il tavolino. Tutti si allontanano da me, qualcuno urla, ma io mi limito a prendere il mio zaino, cacciare fuori la lunga felpa che mi porto sempre dietro e coprirmi con quella, posando il coltello in una delle tasche interne e tirandomi su il cappuccio. Poi, zaino in spalla, lascio un'ultima carezza a Hiroji, prima di scattare verso la finestra e uscire. Fortunatamente, le mensa si trova al piano terra. Qualcuno prova a seguirmi, inutilmente. Sono troppo veloce e loro sono ancora shoccati.

Per prima cosa corro a casa mia e tolgo immediatamente i vestiti sporchi di sangue, comprese le scarpe, per poi gettarli. Prendo il mio borsone da palestra e inizio a metterci dentro qualche cosa da mangiare, un paio di bottiglie d'acqua, un pò di soldi e alcuni vestiti. Mentre sono impegnata a scegliere quali vestiti prendere, mi trovo davanti una scatola e un ricordo invade la mia mente.

 

Mia madre aveva appena iniziato un nuovo hobby: confezionare abiti. Era ancora alle prime armi e decise di fare un vestito solo per me. Alla fine del lavoro il risultato era semplice e bellissimo: una camicia nera a maniche lunghe con dei bordi rossi e dei fori che mostravano le spalle e l'avambraccio, con dei nastrini lilla vicino al collo e ai gomiti. Abbinata c'era una minigonna a pieghe rossa. Ma sbagliò le misure, facendo il tutto di un paio di taglie più grandi. Per rimediare all'errore, mise lacamicia e la gonna in una scatola dentro il mio armadio.

"Questo sarà il nostro vestito speciale. Lo indosserai quando ti farai più grande in un'occasione particolare" mi disse, sorridendomi.

 

Ritorno al presente, sospirando. Non è il momento di pendermi in ricordi, la polizia mi verrà a cercare presto. Metto in borsa la scatola, mi vesto con jeans, t-shirt e scarpe da ginnastica coprendomi con la stella felpa di prima che fortunatamente non si era macchiata molto. Il coltello è ancora li, appoggiato al mio petto. Con la faccia nascosta dal cappuccio e il borsone a tracolla, esco velocemente da casa. Non so dove andare, ma non posso rimanere li. E' il primo posto dove i poliziotti mi verrebbero a cercare. Proprio in quel momento, alcune auto della polizia mi sfrecciano affianco con la voce delle sirene che mi rimbomba nelle orecchie.

'E' finita' penso. E invece quelle mi sorpassano, non fermandosi nemmeno davanti casa mia. Vanno dritto, molto probabilmente verso la scuola. Ne approfitto e corro via. Non so per quanto tempo corro, forse per un'ora. Il mio corpo non vuole fermarsi e l'adrenalina mi scorre nelle vene. Arrivo davanti a una vecchia casa a due piani abbandonata. Decido che sarà la mia abitazione per il momento. Scavalco il vecchio recinto di legno. L'erba è molto alta e qualche gatto ha approfittato del posto per riposarsi. La porta principale pende su un tendine. Facendo attenzione a non romperla, entro. L'interno è totalmente buio, così uso la torcia del mio cellulare per farmi luce. Il pavimento è ricoperto di moquette e la vernice si sta togliendo dai muri. Alla mia destra c'è la cucina e alla mia sinistra il bagno, entrambi totalmente inutilizzabili. Affianco le scale che conducono al piano di sopra e in fondo una porta chiusa. La apro, rivelando una camera da letto con un letto a due piazze. Butto a terra il borsone, stendendomi sul letto. Alla fine mi addormento. 

Mi sveglio la mattina dopo a causa della luce del sole che entra da una finestra rotta. Accendo il mio cellulare e controllo l'orario: 10:30. Sospiro, iniziando a pensare. Come sta Hiroji? Dove si trova ora? Vorrei chiamarlo. Qualche tempo fa sbirciando dal cellulare di una mia compagna, riuscii a ottenere il suo numero. Ma dopo quello che è successo ieri, non credo sia il caso. Di sicuro la polizia mi starà cercando. Fortunatamente la vecchia casa dove mi trovo ora è nascosta da case più grandi e alberi, credo che potrò restarci ancora per un pò. La cosa che mi preoccupa sono i telegiornali. E se facessero un servizio su di me? E se mostrassero la mia faccia?

All'improvviso mi viene un'idea. Prendo il cellulare, un pò di soldi, la felpa e il coltello e esco fuori. Mentre correvo, ieri, mi era sembrato di scorgere un negozio che vendeva prodotti di bellezza non molto lontano da qui. Lo cerco per un pò, ripercorrendo i miei passi, fino a che non lo trovo dopo una ventina di minuti. Entro, stando ben attenta a non guardare nessuno. Il mio piano è molto semplice.Afferro una tinta per capelli bianca latte e delle lenti a contatto rosse. Non le ho scelte a caso: sono l'esatto contrario di come sono adesso. Pago il tutto e mi dirigo verso la mia nuova casa, se così posso definirla. Ma quando sono quasi arrivata, sento il mio nome. Mi giro verso la fonte del rumore e vedo un negozio di elettronica. I televisori esposti in vetrina stanno mostrando il notiziario. 

"Il noto criminale Akira Arata è morto in una scuola vicina, dopo aver ucciso la tredicenne Kouda Taniko. La colpevole della morte del criminale è la quindicenne Kojima Hikaru che ha ucciso l'uomo a coltellate per difendere un suo compagno di classe, fratello della piccola vittima. Ora la polizia è alla ricerca di Hikaru..."

Nel mentre, passano alcune foto mie, del criminale e di Taniko.

Non riesco a sentire altro poichè inizio a correre verso casa. Velocemente prendo sue secchi e li riempio grazie a una fontanella nel giardino, stranamente ancora funzionante. Vado nel bagno e inizio a tingermi i capelli. Mezzora dopo i miei capelli sono completamente bianchi come la neve. Indosso le lenti a contatto, poi mi guardo allo specchio.

Eccola, la nuova me.

  
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