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Autore: AverySwan    29/08/2015    1 recensioni
One shot sulla scena finale, scritta dal punto di vista di Will Graham.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Will allungò la sua mano in direzione di Hannibal aveva già le idee chiare su quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

Era tutto nella sua mente nei minimi dettagli eppure quando Hannibal afferrò la sua mano per un attimo tentennò, tutti piani tremarono e lui si ritrovò in piedi sul ciglio dell’oceano Atlantico, la capacità di restare in piedi non compromessa solo dal fatto che lui lo sostenesse.

Erano pieni di sangue, entrambi feriti, ognuno ancorato all’altro, Will sapeva di doversi sbrigare perché di lì a poco sarebbe arrivata l’FBI ed allora sarebbe tutto finito perché avrebbero ripreso Hannibal, nelle migliori circostanze, o lo avrebbero ucciso esattamente come d’accordo.

Ma lui non voleva nessuna di quelle cose, non voleva che lui ritornasse chiuso in una cella, statica e immobile ma in continuo movimento nella sua mente: non voleva che Hannibal vivesse e non voleva che qualcuno, chiunque, si azzardasse a ucciderlo.

Era stato lo stesso con il Drago, quasi sul punto di lasciarglielo ammazzare alla fine Will aveva ritrovato la forza per rialzarsi ogni volta, fino a finirlo, solo quando l’altro sembrava avesse preso il sopravvento su Hannibal.

Will non voleva che Hannibal vivesse e non voleva che morisse, un paradosso inestricabile.

Spostò appena il viso dalla spalla di lui dove si era appoggiato, stanco e sfinito, e quella situazione gliene ricordò un’altra, simile a quella in un sacco di punti; gli ricordò la cucina di Lecter, gli ricordò di quando in quella cucina Hannibal lo aveva accarezzato, gli occhi lucidi, e poi lo aveva attraversato da parte a parte col proprio coltello prima di ammazzare Abigail davanti ai suoi occhi.

E lui allora si era sentito tradito, addolorato, umiliato e nello stesso momento aveva visto negli occhi di lui le stesse cose, lo stesso tradimento, lo stesso dolore e la stessa umiliazione che gli erano propri.

Finiva sempre così tra loro, sempre l’uno a provare ciò che sentiva l’altro, se fosse per empatia, per contagio emotivo o solo perché erano identici Will non lo aveva mai capito.

Sapeva, quello per certo, che la sua vita era tutta speculare, tutta un’immagine riflessa di quella di Hannibal che era a sua volta un riflesso della sua.

Erano entrambi scuri, alla luce della luna, entrambi ricoperti di macchie che sembravano nere come la pece dando a quella situazione un’aria quasi eterna.

Il silenzio era rotto solo dallo sciabordio delle onde in basso e persino il cadavere del Drago a pochi metri da loro serviva a creare atmosfera.

“E’ questo che ho sempre voluto per te, Will.”

Disse d’un tratto Hannibal interrompendo il silenzio che doveva essersi protratto tra loro per un po’.

Will lo sapeva, sapeva cosa intendeva lui; aveva sempre voluto che lui fosse ciò che realmente era, che tirasse fuori quella parte di se che teneva sempre soffocata, che temeva, che temeva sempre tranne quando era con lui.

Hannibal aveva sempre voluto quello, voluto che lui fosse …

“Per entrambi.”

… ed ecco la dichiarazione, ciò che Will sapeva prima che gli venisse detto; Hannibal aveva sempre voluto che lui fosse l’uomo di cui era innamorato.

Era un po’ un’attrazione irregolare la loro, ognuno attratto dai tratti dell’altro che sapeva di possedere ma teneva taciuti, alla fine Hannibal aveva finito per sviluppare un’ossessione per il Will paladino della giustizia al punto da voler tirare fuori in ogni momento l’altro, l’anti-eroe e lo stesso valeva per Will che ossessionato dal suo carnefice tentava disperatamente di tirar fuori di lui l’essere umano, l’uomo e non il mostro.

Lo capiva, Will, lo aveva sempre capito e si sentì libero, come sempre si sentiva quando era con lui, in quel modo diverso dalla libertà sperimentata con la sua assenza.

Ancora un paradosso, ancora qualcosa di irrisolvibile; libero con e senza di lui, vivo con e senza di lui, Will ritornò di nuovo al suo piano originale, quello del principio, con animo più leggero.

Sorrise, quei rari sorrisi che di solito nascevano spontanei solo per Hannibal.

“E’ bellissimo.”

Disse, per farlo contento, per far in modo che non lo lasciasse, perché lo era davvero, bellissimo, e perché adesso capiva, profondamente, il tipo d’amore che Hannibal provava per lui, una forma esasperata e primordiale d’amore, quello in cui non ne esci se non a pezzi, in quel caso letteralmente.

Un po’ come l’amore che lui provava per Hannibal, il bisogno costante di ucciderlo solo per poi tirare un sospiro di sollievo nello scoprirsi impossibilitati dal farlo davvero, uccidere l’altro che è un po’ più di una semplice parte di se, ma è praticamente e completamente te.

Sapeva di dover agire subito approfittando non tanto del momento di debolezza di Hannibal quanto di quello di forza che gli era proprio; probabilmente era l’unico dei due ad avere il coraggio di finirla, e quel coraggio non ce lo aveva neanche sempre, ma in quel momento si, e quel momento era perfetto.

Will affondò di nuovo la testa nella sua spalla, era stanco, avrebbe solo voluto dormire, per sempre.

Si strinse un po’ più a lui prima di voltarsi con la schiena verso l’ignoto.

Hannibal capì, lui già sapeva e non oppose resistenza, non voleva farlo, la scelta di Will era anche la sua e si limitò ad aggrapparsi un po’ di più a lui, come per non lasciarlo andare nella caduta che sapevano entrambi sarebbe seguita.

E caddero, il tempo di un passo nel vuoto e poi furono risucchiati di sotto.

Le loro mani restarono artigliate alla camicia dell’altro senza lasciarsi un attimo e Will, quando si accorse di quanto fosse lungo il cadere chiuse gli occhi affondando la testa nella spalla di Hannibal.

“Resta con me”

Pronunciò Hannibal, la voce appena udibile ad un passo dalla fine quando la presa di Will sembrò allentarsi.

Ma Will non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare.

“Dove altro potrei andare?”

Chiese, retorico, non era mai potuto andare davvero da nessuna parte, sempre così legato a lui da catene che si trascinava indietro in tutti i giorni della sua vita.

Percepì che l’altro stava sorridendo, poi sentì, chiaro, l’impatto con l’acqua, la collisione, lo schianto.

Poi fu tutto buio, buio e freddo, con la sola consapevolezza che Hannibal era lì con lui.

Andava bene cosi.
  
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