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Autore: Lady I H V E Byron    29/08/2015    1 recensioni
[Infamous: Second Son]
Prima della sua battaglia contro Augustine, capo del D.U.P, Delsin Rowe ha perso suo fratello maggiore Reggie, deceduto nel tentativo di salvarlo; in realtà, Reggie è più vivo che mai e scopre di essere diventato improvvisamente un Conduit primario!
Ma il fatto di essere un Conduit sarà l'ultima cosa a cui Reggie dovrà pensare: il D.U.P. è stato sgominato con la morte di Augustine, ma Seattle, ormai, è governata dai Conduit e il capo dei Conduit è proprio Delsin, che ha avviato una vera e propria tirannia dei Conduit. Non sembra più lui. Reggie dovrà aiutare il fratello a ritrovare il senno e riportare la pace a Seattle.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: oggi fanfiction su uno dei giochi che ha attirato la mia attenzione: Infamous: Second Son. Gli altri due capitoli li avevo già giocati e mi sono piaciuti il giusto, ma il "Second Son" ha qualcosa che negli altri due Infamous (o tre, includendo "Festival of Blood) manca, ovvero l'amore fraterno, l'elemento che mi è piaciuto in questo gioco. No, quella tra Cole e Zeke era amicizia, che poi è andata a farsi "macerare" con il tradimento di quest'ultimo nel primo gioco... Cioé, mi piace l'affetto tra Delsin e Reggie e come quest'ultimo abbia accettato il fratello minore per quello che era, con i poteri e tutto. ("No, tu sei mio fratello, capito?!"; frase della prima parte di "Infamous: Second Son", quando Delsin usa i poteri del fumo per liberare Reggie dall'auto) Vi rendete conto che ho pianto alla scena della sua morte? Ci sono rimasta troppo male per Delsin, rimasto solo al mondo (come Wanda Maximoff di "The Avengers: Age of Ultron"), escludendo gli Akomish (o come cacchio si scrive). Guardando quella scena in lingua originale ho letto commenti del tipo: "No, Reggie è ancora vivo. Perché anche lui è un Conduit, vero?". Ebbene, ho intenzione di far resuscitare Reggie, per il bene di Delsin e per tutti i fans della coppia fraterna Delsin/Reggie. Non avendo fratelli, posso solo idealizzare il rapporto/amore fraterno. Ancora non riesco a capire (più o meno) perché certa gente vorrebbe rimanere figlio/a unico/a... rimani solo come un cane, soprattutto se non hai nemmeno cugini coetanei!
Ora passiamo alla storia, ho perso troppo tempo con queste castronerie...
 
Prologo: Ancora vivo
 

"Delsin, guardami. Devi lasciarmi!"
"No, no! Ce la faccio! Ce la faccio!"
"Ascolta, non devi beccare questo schifo! Cazzo... sono orgoglioso di te. Lo sono sempre stato."
"No, Reggie, no!"
"Ti voglio bene, fratello."
"NOOOOO!!!"

Era passato solo un giorno, ma sembrava esser passata un'eternità da quella tragedia.
Il giorno in cui Delsin Rowe, teppista di strada diventato Conduit per caso, aveva perso suo fratello, per mano di Brooke Augustine, capo del D.U.P.
Quell'evento lo aveva segnato profondamente.
Era rimasto solo.
Prima i genitori, poi il fratello.
Da quel giorno, Delsin non fu più lo stesso. L'ira lo aveva completamente accecato.
L'urlo che emise, prima di affrontare Augustine, determinò l'inizio del suo cambiamento psicologico.
Nessuna squadra di recupero, dopo quello scontro, si era preoccupata di controllare le macerie cadute nel mare.
In mezzo ad esse vi si poteva scorgere un pezzo irregolare di cemento.
Non era piatto e nemmeno liscio.
Sembravano vari pezzi di ghiaccio messi insieme.
Nessuno avrebbe mai pensato che ivi si celasse una persona.
Un uomo sulla trentina, corporatura robusta, pelle olivastra, capelli corvini con un distintivo da sceriffo sulla giacca.
Reggie Rowe, il fratello maggiore di Delsin.
Appariva svenuto, a causa dello scarso ossigeno.
L'acqua del mare non lo aveva nemmeno tocccato.
Ma dentro di lui, qualcosa stava crescendo. Un potere che non sapeva nemmeno di possedere. Un potere venuto da lui, forse per aiutarlo a liberarsi da quella prigione di cemento.
Quella strana sensazione lo svegliò di soprassalto. Non poteva muovere nemmeno la testa. Poteva solo muovere gli occhi, per vedere ciò che lo circondava.
"Ma... cosa...?" mormorò, sorpreso "Sono ancora vivo? Ma come è possibile? Cosa succede? Dove mi trovo? E cos'è questa strana sensazione?"
Improvvisamente, sentì qualcosa come spingere dai palmi delle mani, come se volesse uscire.
"Ma cosa mi sta succedendo?!" Reggie cominciava ad agitarsi e il fastidio sulle mani si faceva sempre più forte.
"Devo uscire da qui... Ma dove mi trovo? Delsin... ricordo che mi teneva, mentre questa merda mi stava circondando... Oddio... sono nell'abisso del mare, quindi... Devo liberarmi. Devo liberarmi... Ma come?!"
Da semplice fastidio, ciò che sentì in particolare sulla mano sinistra divenne un vero e proprio dolore. Qualcosa voleva uscire da lì.
"E Delsin? Oh, no... e se Augustine lo avesse...? No, no, no,no... Devo... Devo trovarlo... Devo trovarlo!"
L'ultima frase garantì la sua libertà.
Qualcosa uscì dalla mano di Reggie, una forte onda d'urto che distrusse la sua "corazza" di cemento.
E non solo.
Si accorse di essere in mezzo ad una zona asciutta.
All'inizio, pensò che si trovasse su una spiaggia, ma poi guardò in alto e si stupì: l'onda d'urto aveva creato una specie di conca d'acqua e lui era proprio lì in mezzo.
Non ebbe nemmeno il tempo di pensare, che le acque si richiusero su di lui. La corrente gli fece fare due capriole in acqua. Sentì come mille pugni sullo stomaco a causa della pressione. L'aria quasi gli mancava, ma era troppo lontano dalla superficie.
Non poteva sopravvivere semplicemente nuotando.
Quella sensazione che aveva sulle mani... lo sentiva in tutto il suo corpo. Un potere che aspettava di uscire per salvare colui che lo deteneva.
Reggie doveva aggrapparsi ad esso, per salvarsi.
Concentrandosi, aprì le mani verso il basso e di nuovo l'onda d'urto che prima lo aveva liberato dal cemento di Augustine si scatenò, spingendolo verso l'alto, come un missile.
Uscì dall'acqua, eseguendo un salto di circa venti metri.
Forse si era dato troppa spinta, mentre cercava di salvarsi.
Cercò di restare a galla, mentre si guardava intorno.
"Già... sono a Seattle." mormorò, serio "Devo trovare Delsin. Ma come diavolo ho fatto a sopravvivere lì dentro senza ossigeno? Nessun umano ci riuscirebbe. Nessun umano... nessun umano... ma io... oh, no..."
Si osservò le mani, confuso e quasi impaurito.
Gli bastò puntare la mano destra in avanti, che si scatenò una breve tromba d'aria, che mosse le acque del mare.
Reggie guerdò la sua mano, spaventato, con il cuore che gli batteva a mille.
"Anch'io sono un Conduit!"
 
   
 
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