Ora passiamo alla storia, ho perso troppo tempo con queste castronerie...
Prologo: Ancora vivo
"Delsin, guardami. Devi lasciarmi!"
"No, no! Ce la faccio! Ce la faccio!"
"Ascolta, non devi beccare questo schifo! Cazzo... sono orgoglioso di te. Lo sono sempre stato."
"No, Reggie, no!"
"Ti voglio bene, fratello."
"NOOOOO!!!"
Era passato solo un giorno, ma sembrava esser passata un'eternità da quella tragedia.
Il giorno in cui Delsin Rowe, teppista di strada diventato Conduit per caso, aveva perso suo fratello, per mano di Brooke Augustine, capo del D.U.P.
Quell'evento lo aveva segnato profondamente.
Prima i genitori, poi il fratello.
Da quel giorno, Delsin non fu più lo stesso. L'ira lo aveva completamente accecato.
L'urlo che emise, prima di affrontare Augustine, determinò l'inizio del suo cambiamento psicologico.
Nessuna squadra di recupero, dopo quello scontro, si era preoccupata di controllare le macerie cadute nel mare.
In mezzo ad esse vi si poteva scorgere un pezzo irregolare di cemento.
Non era piatto e nemmeno liscio.
Sembravano vari pezzi di ghiaccio messi insieme.
Nessuno avrebbe mai pensato che ivi si celasse una persona.
Un uomo sulla trentina, corporatura robusta, pelle olivastra, capelli corvini con un distintivo da sceriffo sulla giacca.
Reggie Rowe, il fratello maggiore di Delsin.
Appariva svenuto, a causa dello scarso ossigeno.
L'acqua del mare non lo aveva nemmeno tocccato.
Ma dentro di lui, qualcosa stava crescendo. Un potere che non sapeva nemmeno di possedere. Un potere venuto da lui, forse per aiutarlo a liberarsi da quella prigione di cemento.
Quella strana sensazione lo svegliò di soprassalto. Non poteva muovere nemmeno la testa. Poteva solo muovere gli occhi, per vedere ciò che lo circondava.
"Ma... cosa...?" mormorò, sorpreso "Sono ancora vivo? Ma come è possibile? Cosa succede? Dove mi trovo? E cos'è questa strana sensazione?"
Improvvisamente, sentì qualcosa come spingere dai palmi delle mani, come se volesse uscire.
"Ma cosa mi sta succedendo?!" Reggie cominciava ad agitarsi e il fastidio sulle mani si faceva sempre più forte.
"Devo uscire da qui... Ma dove mi trovo? Delsin... ricordo che mi teneva, mentre questa merda mi stava circondando... Oddio... sono nell'abisso del mare, quindi... Devo liberarmi. Devo liberarmi... Ma come?!"
Da semplice fastidio, ciò che sentì in particolare sulla mano sinistra divenne un vero e proprio dolore. Qualcosa voleva uscire da lì.
"E Delsin? Oh, no... e se Augustine lo avesse...? No, no, no,no... Devo... Devo trovarlo... Devo trovarlo!"
L'ultima frase garantì la sua libertà.
Qualcosa uscì dalla mano di Reggie, una forte onda d'urto che distrusse la sua "corazza" di cemento.
E non solo.
Si accorse di essere in mezzo ad una zona asciutta.
All'inizio, pensò che si trovasse su una spiaggia, ma poi guardò in alto e si stupì: l'onda d'urto aveva creato una specie di conca d'acqua e lui era proprio lì in mezzo.
Non ebbe nemmeno il tempo di pensare, che le acque si richiusero su di lui. La corrente gli fece fare due capriole in acqua. Sentì come mille pugni sullo stomaco a causa della pressione. L'aria quasi gli mancava, ma era troppo lontano dalla superficie.
Non poteva sopravvivere semplicemente nuotando.
Quella sensazione che aveva sulle mani... lo sentiva in tutto il suo corpo. Un potere che aspettava di uscire per salvare colui che lo deteneva.
Reggie doveva aggrapparsi ad esso, per salvarsi.
Concentrandosi, aprì le mani verso il basso e di nuovo l'onda d'urto che prima lo aveva liberato dal cemento di Augustine si scatenò, spingendolo verso l'alto, come un missile.
Uscì dall'acqua, eseguendo un salto di circa venti metri.
Forse si era dato troppa spinta, mentre cercava di salvarsi.
Cercò di restare a galla, mentre si guardava intorno.
"Già... sono a Seattle." mormorò, serio "Devo trovare Delsin. Ma come diavolo ho fatto a sopravvivere lì dentro senza ossigeno? Nessun umano ci riuscirebbe. Nessun umano... nessun umano... ma io... oh, no..."
Si osservò le mani, confuso e quasi impaurito.
Gli bastò puntare la mano destra in avanti, che si scatenò una breve tromba d'aria, che mosse le acque del mare.
Reggie guerdò la sua mano, spaventato, con il cuore che gli batteva a mille.
"Anch'io sono un Conduit!"