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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    30/08/2015    2 recensioni
Sono passati 500 lunghi anni dalla caduta di Galbatorix.
500 anni dalla morte di Oromis, il suo più grande amico, il suo compagno di vita.
500 anni dalla fondazione di Alaira, la sede del nuovo ordine dei Cavalieri di Drago.
500 anni di pace.
Il tempo era trascorso imperterrito e veloce, gli attimi erano fuggiti via prima ancora di poterli cogliere e alla fine, dopo anni e anni, l'animo del drago dorato era lentamente sprofondato in uno stato di riflessione distratta e pacifica della vita.
Sentiva ancora la mancanza del suo compagno, eppure il seme di una nuova speranza iniziava, finalmente a risbocciare nel suo animo tormentato dagli anni e dalla solitudine...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eragon, Glaedr, Murtagh, Oromis
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Corlors of the Rainbow'
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Colors of the Rainbow: Glaedr, remembering a friend



Gli occhi del drago dorato si posarono pacati sui piccolo cuccioli di drago, che si rincorrevano giocherellando boriosi intorno a lui.
Sorrise, ricordando la propria infanzia ormai lontana.
Il giorno in cui il buio della propria solitudine si era squarciato, concedendogli uno sguardo a quel mondo tanto bramato e sognato, e facendogli posare lo sguardo per la prima volta in tutta la sua vita su quell’unica persona che gli avrebbe segnato la vita. Oromis era un elfo giovane lampante e gagliardo, sprizzante forza a vivacità da tutti i pori, e quando lo aveva visto per la prima volta non aveva potuto non associarlo ai raggi caldi e avvolgenti del sole.
Quello in cui aveva imparato a volare, e si era incastrato tra i rami dell’Albero di Menoa. Oromis si era arrampicato fino alle fronde più alte per riportarlo a terra, ma alla fine erano caduti entrambi, proprio addosso a Islanzadi che passeggiava sotto di loro.
Quando era finalmente riuscito ad acchiappare da solo la sua prima preda, ed era tornato a casa completamente sporco di fango per la lotta. Oromis ci aveva messo un pomeriggio intero per far tornare le sue bellissime squame allo splendore originale.
Si stiracchiò, assaporando soddisfatto la sensazione di possedere di nuovo un corpo, dei confini, una materia che non si limitasse alla propria coscienza imprigionata in una gemma dorata. Eragon e Saphira ci aveva messo anni di studio continuo a assiduo, ma alla fine erano riusciti a costruire per lui un involucro di legno e ottone che gli permettesse di tornare a muoversi. Non poteva percepire dolore, né gli odori o il fruscio dell’erba sulla pelle, ma perlomeno poteva tornare a volare, a lottare, a correre senza dover essere sempre seguito da qualcuno.
Un’ombra purpurea oscurò il cielo, mentre Castigo falciava le nubi, diretto al cestello di Alaria.
Glaedr alzò lo sguardo e sentì una morsa ferrea stringergli il cuore, come sempre quando vedeva i due ex traditori fendere il cielo poco lontano. Non aveva scordato ciò che avevano fatto al suo compagno, cosa avevano fatto a lui.
Il periodo più difficile erano stati i primi secoli subito dopo la perdita. Quando si svegliava la notte, perché gli era parso di sentire la risata di Oromis poco lontano. Quando per pochi istanti gli sembrava di scorgere il suo sorriso carico di tenerezza ai lati del proprio campo visivo. Quando i ricordi si facevano troppo amari per poter essere tollerati.
Passato il dolore a la rabbia, erano subentrate la solitudine e la malinconia. Lo assalivano di continuo, nei momenti più impensabili, rendendolo cupo e scontroso, impedendogli di godersi la vita che continuava a scorrere senza curarsi di lui. Come era possibile? Si era chiesto più volte. Non lo sapeva, e più di una volta si era riscoperto a chiedersi cosa avrebbe pensato Oromis della sua rassegnazione di fronte a una perdita tanto dolorosa.
La sete di vendetta tornava sempre: di notte, quando era più vulnerabile, o quando Murtagh e Castigo giungevano in visita, e lui si staccava sempre dal castello. Perché lo sapeva. Sapeva che se avesse dovuto incontrarli la sua ira sarebbe stata incontenibile.
Gli avevano però continuato a fluire, lenti, inarrestabili. La rabbia si era trasformata il calma riflessione, il dolore in trepidante contemplazione del mondo circostante, la solitudine in pacato distacco. Dopo anni e anni, la sete di vendetta si era attenuata, fino a scomparire. La speranza aveva ripreso a illuminare il suo mondo. Quand’era successo? Ah si…quando le prime uova avevano iniziato a schiudersi, e tutti quei piccoli (e spesso rompipalle) esserini squamosi avevano preso a infestare Alaria.
Uno dei cuccioli lo affiancò, chiedendogli con sguardo supplice di farlo salire sulla sua groppa.
Glaedr alzò gli occhi al cielo. Quante cose dovevano ancora imparare quei piccoletti. L’ombra di Castigo si allontanò, diretta verso il castello. Forse sarebbe passato a trovare il drago rosso…
   
 
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