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Autore: Darktweet    30/08/2015    1 recensioni
Spesso ci chiediamo da dove provengano tutte quelle strane leggende, collegate alla presenza della "magia" sul nostro pianeta.
Eppure, come sempre, una leggenda ha sempre un fondo di verità.
Una organizzazione segreta infatti cela al mondo la magia affinché regni l'armonia, ma durante la spedizione di una equipe, due membri scompaiono nel nulla.
Lana e Dan, loro figli, indagheranno, accompagnati da Missy e Storne...
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: Fare squadra

Missy si sedette ad una poltroncina, accanto ai tre membri dell’associazione. Miss Faraday velocemente portò della cioccolata calda.
“Bevete, farà bene” disse, distribuendo le tazze calde.
Missy guardò il liquido denso, girandolo vorticosamente col cucchiaino. Le batteva forte il cuore. Sua madre era veramente andata in Etiopia per una missione dell’associazione, con altri membri, tra cui i genitori di Lana.
E non ne avevano più fatto ritorno.
Lana camminava nervosamente per tutta la saletta, cercando di chiamare il fratello al cellulare di ultima generazione.
La saletta era accogliente: un finto caminetto dominava la sala, mentre tutt’attorno c’erano poltroncine di vari colori. Sulle pareti vi erano varie foto, a colori e in bianco e nero, dei vari membri dell’associazione.
Missy fissò in particolare una foto.
Si alzò dalla poltroncina, diretta verso la parete accanto. Era una foto che ritraeva i tre seduti in quella sala, assieme a sua madre e altri due, probabilmente i genitori di Lana. Riconobbe infatti gli stessi capelli e il neo, dominante nei due figli, della signora Baxter.
Sua madre era accanto alla signora Baxter, sorridente. Aveva al collo quel ciondolo, come tutti, e aveva tra le braccia dei libri.
“Le somigli molto.” Fece uno dalla poltroncina, quello che aveva capito si chiamasse Frost. “E’ sempre stata geniale, assieme ad Anastacia. Siamo il gruppo epsilon dell’associazione, uno dei più forti, vero?”
Fissò le due donne accanto a lui, che abbassarono lo sguardo, nervose.
Lana trasse il respiro.
“Cosa è successo, esattamente?” chiese, incrociando le braccia.
“Lavoravamo per una delle missioni dell’associazione. Eravamo stati incaricati di trovare un’antica reliquia, la croce di Ven, dai poteri estremamente curativi” disse Meganster, una donna dai capelli corvini, col caschetto simile a quello di Missy.
“Durante la missione, siamo fuggiti da un attacco degli agenti della Nex, putroppo erano in maggioranza. Cercavano anche loro la croce di Ven e qualcos’altro.” Continuò.
Miss Faraday aggrottò la fronte.
“La Nex vi ha seguiti, insomma” commentò “E cosa cercavano?”
“Abbiamo intercettato li loro discorsi. Come sappiamo, loro come noi cercano la magia per celarla, ma sfruttano l’energia negativa per loro vantaggi.” Disse Frost. “Hanno intercettato in quella zona un’altra reliquia antica, lo scettro di Axum”
“Interessante” fece Miss Faraday. “E poi…?”
“Poco dopo aver trovato in un antico pozzo la croce di Ven, fummo attaccati da una decina di agenti” disse Frost. “Durante lo scontro però, nei vari colpi magici, uno ha colpito lo scettro, e magicamente è apparso un buco nero”
“E..” mormorò Marghern, in lacrime. “Mentre il buco nero ingrandiva sempre di più, Per poco io e Frost venivamo spazzati via, ma loro… loro si sono sacrificati. Questo perché custodivo nella borsa la croce di Ven”
Lana sospirò profondamente.
Miss Faraday comparve di nuovo nella stanza.
“Ho inviato un’ologramma a tuo fratello” disse, rivolta a Lana.
“Bene” fece la ragazza. Era molto nervosa, ma non lo mostrava. Agitò i suoi capelli, come era solita fare.
“Devo andare a casa. Papà. Deve sapere.” Fece Missy, uscendo dalla stanza.
Cos’è che doveva dire? La ragazza non aveva capito nulla. Era tutto così improvviso. La madre era scomparsa, assieme ai genitori dell’amica.
Ma scomparsa dove?
Lana seguì Missy, che prese il corridoio sbagliato.
“Missy, da questa parte.” Fece. Le due percorsero in silenzio il tragitto, fino all’uscita del palazzo che dava sul vicolo.
Percorsero il vicolo fino a trovarsi nella piazzetta, adiacente alla basilica.
“Lana…” fece Missy.
“Dimmi.” Disse Lana, fissando la ragazza. Missy notò che aveva gli occhi un po’ gonfi.
“Torneranno?” continuò Missy.
Lana trasse un grande sospiro.
“Non lo so.” Mormorò. Poi scoppiò a piangere.
Missy abbracciò la ragazza. Era la prima volta in cinque anni che vedeva la snob Lana Baxter piangere. In genere aveva visto ragazzi e ragazze che piangevano a causa sua.
Ma erano nella stessa barca. Sua madre era scomparsa assieme ai suoi genitori. Ma non sapeva cosa fare.
Le ragazze si salutarono al bivio: Lana continuò avanti per il corso, mentre Missy si inoltrò il vari vicoli, fino a spuntare di fronte al palazzo di casa.
Salì le scale di casa, fino ad aprire la porta. In casa c’era qualcuno. Sentì suo padre parlare con una persona, di cui non riconobbe la voce.
“Papà, sono tornata!” esclamò Missy.
Oltrepassò il breve corridoio che portava in salotto.
Il padre era seduto sul divano con un signore, sui cinquant’anni, dai capelli brizzolati. Indossava un lungo impermeabile grigio, di cattivo gusto, secondo la ragazza.
“Missy” fece il padre, alzandosi. “Lei è mia figlia.”
“So chi è” fece l’uomo. Si alzò e si diresse verso Missy.
“Oggi  sei passata da noi, vero Starlight?” fece, mostrandole il ciondolo di cristallo. Faceva parte anche lui dell’associazione Pandora!
“Sono Xavier Lemmofen, presidente dell’associazione Pandora di questa giurisdizione”
Missy strinse la mano all’uomo.
“Sono venuto a dare la notizia… insomma…” mormorò.
“Papà…” fece Missy, abbracciandolo.
“Mi spiace.” L’uomo subito si congedò, uscendo per la porta. “Sarai degna di tua madre, Starlight”
Il padre di Missy chiuse la porta. Si grattò la guancia, era un suo vizio quando in genere era nervoso. Lui e Missy avevano lo stesso carattere , ma fisicamente lei aveva solo il suo naso. Infatti lui era biondo e robusto, mentre lei era mora e magra. Insomma, tutta sua madre.
“Sapevi…?” mormorò la ragazza.
“Siediti.” Disse l’uomo. I due si sedettero sul divano. Missy notò due tazzine di caffè vuote sul rotondo tavolino lì vicino, evidentemente avevano preso un caffè.
“So tutto, certo. E’ pur sempre mia moglie. E certe cose si condividono. Non ho mai voluto entrare in quel lato della sua vita. Anche perché non potevo. Inizialmente, ben vent’anni fa, provai ad entrare a far parte dell’associazione, per starle sempre accanto. Ma senza il dono, cosa potevo fare?”
Missy ascoltava attentamente il padre. Lui guardava il vuoto. Immaginava i vari motivi per cui non le avessero mai detto nulla, ma come lo sapeva il padre, poteva  saperlo anche lei.
“Non ho mai intralciato tua madre nel suo lavoro magico, ma sapevo che prima o poi sarebbe successa una cosa simile.” Il padre si tratteneva dal piangere. “Teneva tanto ai suoi compagni di squadra.”
Con questo, il padre si congedò, prendendo il cellulare per telefonare all’azienda farmaceutica in cui lavorava.
“Sono Dixon, mi prendo qualche giorno di ferie” disse, uscendo fuori al balcone.
Missy però non si dava per vinta. In cuor suo, la madre era ancora da qualche parte dispersa. Era il suo sesto senso a dirlo.
Missy non chiuse occhio quella notte. Pensava solo a ciò che sarebbe successo di li a poco. Pensava alla madre. E tutta quella strana faccenda.
Voleva solo che fosse tutto un brutto sogno. Eppure, quella notte non ci fu nessun sogno.
Il mattino, Missy restò incollata al suo smartphone, cercando su internet cosa fosse un buco nero.
Trovò varie definizioni, tra le più fantasiose a quelle più scientifiche.
Ma internet in quel caso non le era tanto utile.
Missy uscì di primo mattino quella Domenica, diretta verso villa Baxter. Doveva riprendere il suo zaino.
Ed era decisa a fare una proposta a Lana.
La villa non era tanto lontano da casa sua, bastava percorrere a piedi il corso principale, e un secondo viale che dava sulla zona residenziale.
“Chi è?” fece una voce femminile, una volta bussato al campanello.
Missy guardò ancora una volta il grande giardino. Notò che se il giorno prima il colore dominante era il blu, ora era il rosso. Buffo, ma non così sconvolgente. In quei due giorni aveva visto di tutto ormai.
“Sono Missy, un’amica di Lana” fece, e subito le aprirono il cancello laterale.
Missy attraversò il vialetto e si diresse al grande portone della villa. Sull’uscio la aspettava una cameriera.
“Buongiorno, la signorina è occupata, può aspettare qui?” fece, quando poi sentì dei passi scendere le scale. Era proprio Lana.
“Aspetta eccomi!” esclamò la ragazza, seguita dal fratello.
Lana indossava un vestito argentato. Si era fatta due lunghe treccine. Mentre il fratello indossava una sobria tuta azzurra.
“Missy!” esclamò Dan.
“Ecco, scusi signorina.” Fece la cameriera, poi ritornando alle sue faccende di casa.
“Lana, io voglio indagare fino in fondo. “ fece Missy, senza perdere tempo.
“Io vado a farmi una doccia, sono appena tornato dalla solita corsa mattutina” fece il ragazzo, risalendo le scale velocemente.
“Missy, mi hai anticipata. Ho intenzione di partire. Andremo fino in fondo a questa storia. Io… me lo sento. Sento che sono ancora qui!” esclamò Lana, stringendo i pugni.
 
 
   
 
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