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Autore: SuspenseChannel    31/08/2015    0 recensioni
Dopo che una terribile pandemia ha infettato e trasformato in mostri la maggior della popolazione della metropoli di Cosmopolitan, il Governo degli U.S.A. ha deciso di tagliare tutti i collegamenti con questa pensando che tutti lì fossero infettati: ha fatto quindi distruggere strade, ponti e ferrovie per non permettere alla pandemia di espandersi. Quello che non sanno è che lì dentro ci sono ancora sopravvissuti e Killian Morgan è uno di questi.
Dopo cinque anni dall'abbandono da parte del Governo, la città è divenuta un luogo desertico e apocalittico con grattacieli che si ergono imponenti su tutto mentre i mostri pazientemente attendono come cani famelici carne con cui saziarsi.
Killian ha un sogno però: portare la sua comunità fuori da quelle terre e cercherà di fare il possibile per far in modo che ciò accada, anche a costo della vita.
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DARK LIGHT – PARTE PRIMA
PROLOGO

 
Questo è un racconto di fantasia. Nomi, luoghi e avvenimenti
sono immaginari o usati in chiAve fittizia.Ogni rassomiglianza
con fatti o località reali o persone realmente esistenti/esistite
è puramente casuale. 
 
NOTE DELL'AUTORE:
Salve ragazzi, pronti a immergervi nel mondo di Dark Light? Spero di sì.
Spero vivamente che il prologo vi piaccia e vorrei sapere che ne pensate lasciando una recensione, anche piccola.
E niente, ci vediamo al prossimo capitolo
 
 
Avverto la fredda lama d'acciaio del pugnale che uso per i combattimenti corpo a corpo. Si trova sotto la manica del mio giubbotto, a contatto con la mia pelle. Nonostante il pugnale, stringo tra le mani sporche di terra e sangue il mio fucile d'assalto, un M16A2, comprato all'armeria del Rifugio-Colonia D pochi giorni fa, prima della partenza per la missione. Mi sento più al sicuro con questo.
- Killian, quanto manca al Rifugio? - mi chiede sussurrando Emilia, la mia compagna di missione, l'unica rimasta. Riesco ad avvertire la stanchezza e il dolore nella sua voce. È stata da poco reclutata nella Pattuglia e ha già passato l'inferno; non avrei mai pensato che ce l'avrebbe fatta dopo tutto quello che abbiamo passato oggi. Le hanno sparato al braccio ma non sembra demordere: è una ragazza forte, devo ammetterlo.
- Poco – rispondo, sempre sussurrando per non attirare le creature della notte – vedrai che ce la faremo.
La luce che proviene dal piccolo faro installato sopra al fucile penetra le tenebre facendo vedere a me e alla mia compagna cosa abbiamo di fronte. Al primo incrocio che troviamo, svoltiamo a destra.
Mancano solo cinquecento metri alla salvezza.
Io e Emilia camminiamo piano per non farci sentire da quei cosi ma allo stesso tempo veloci per raggiungere le nostre famiglie che ci stanno aspettando, ignare di ciò che è accaduto durante la missione. Posso ancora sentire gli urli dei caduti, divorati da quelle bestie, un tempo umane come noi. Sembra passato così tanto tempo da allora, quando tutti vivevamo senza preoccupazioni all'esterno e senza una guerra intestina che ci sta distruggendo.
Trecento metri al Rifugio. Trecento metri e potrò riabbracciare i miei genitori. Prendo in mano il walkie talkie. - Sono Killian, mi ricevete? Passo.
- Forte e chiaro. - è John, mi rincuora sentire la sua voce - Dove vi trovate? Passo.
All'improvviso sento un rumore in lontananza e Emilia sussulta. Devono essere sicuramente le creature della notte. - A trecento metri dalla porta. Aprila, credo che le creature siano vicine. E attiva le torrette, fai in fretta. Passo.
Mi volto verso Emilia. - Acceleriamo il passo. Più in fretta arriviamo, più in fretta saremo al sicuro da quei mostri. - lei annuisce col capo e acceleriamo. Duecento metri alla salvezza. Inizia la corsa per la vita.
Centocinquanta. Vedo la porta blindata che si sta aprendo, e Bird che esce e si avvicina a noi con un mitragliatore in mano.
Cento metri. Le torrette si attivano dietro di noi, significa che le creature sono più vicine di quanto pensassi. Il mio cuore scalpita nel mio petto e sia io che Emilia stiamo correndo ora.
- Dietro di te, Killian! - mi urla Bird. Mi giro di scatto, sparo subito e la creatura finisce a terra e comincia a dissolversi, tramutandosi in ombra. Subito dopo anche Bird e Emilia cominciano a sparare e riesco a notare le creature che attraversano, velocissime, i fasci di luce dei fari, prima di cadere a terra colpite dalla scarica di pallottole e diventare cenere.
Le porte dietro di noi cominciano a chiudersi e noi indietreggiamo nell'unico momento di pace che le creature sembrano concederci. Continuiamo a sparare anche da dentro il rifugio nell'attesa che la porta si chiuda del tutto. Nessuno di quei così può entrare qui. Nessuno. Sarebbe la fine.
La porta blindata si chiude, lasciando fuori quei mostri. Non si sentono più le loro grida strazianti.
Respiro e poi deglutisco. Finalmente al sicuro. Osservo Emilia, stremata. Si sta sistemando i ricci rossi, che le arrivano fino alle spalle mentre un medico le si avvicina. - Killian, – mi chiama una voce, è Bird. Mi giro verso di lui. Noto la preoccupazione nei suoi occhi. - che cosa è successo agli altri?
Fatico a deglutire. Come faccio a raccontare e soprattutto a rivivere quei momenti di puro terrore? Doveva essere solo uno scambio, ma si è trasformato presto in uno spargimento di sangue. - Sono morti. Tutti...
Bird spalanca la bocca incredulo e i suoi occhi diventano lucidi. - Cosa è accaduto?
- Andiamo da John, ti racconterò tutto lì... - Bird annuisce e ci avviamo nella sala di controllo mentre la mia compagna va in infermeria per farsi medicare le ferite che si è procurata. Saliamo una scalinata illuminata fiocamente da lampadari a neon appesi al soffitto, Bird conduce la strada mentre penso a cosa posso dire. A ogni scalino cresce l'ansia dentro di me.
Arriviamo alla sala di controllo dove incontriamo John e Lyanne, la moglie di John e esperta informatica. La donna mi abbraccia e successivamente il marito mi stringe la mano. - Perché siete tornati solo tu e Emilia? Eravate in sei... - mi chiede poi l'uomo, interrompendosi senza finire la frase.
- Allora, Killian, cosa è accaduto in superficie? - mi chiede Bird.
Respiro profondamente. - Siamo arrivati al luogo stabilito per lo scambio senza alcun problema. Pensavamo che l'affare sarebbe andato liscio come l'olio ma poi.... ci hanno traditi! Quei brutti bastardi ci hanno traditi!
- Il Rifugio-Colonia C intendi?
- Sì, loro, quegli stronzi senza onore! Brandon e Colin avevano appena consegnato le munizioni e stavano prendendo le scorte di vaccini e medicine quando gli uomini del C hanno cominciato a sparare. All'inizio erano in sei, poi sono sbucati altri figli di puttana diventando così quattordici e forse anche di più. Volevano eliminarci tutti!
- Oh mio Dio, – Lyanne si copra la bocca con le mani e trattiene le lacrime a stento – come hanno potuto fare una cosa del genere?
- Colin e Brandon sono state le prime vittime. Abbiamo cominciato a sparare anche noi e ne abbiamo uccisi due e feriti altri quattro. Ma poi Rock è stato colpito e ci siamo nascosti. Però...
- Però cosa?
Tremo solamente al pensiero. - Poi è arrivato un gruppo di Cannibali. Hanno prima attaccato quelli del C uccidendone un paio ma poi hanno scovato anche noi. Rock ci ha chiesto di lasciarlo lì perché ormai era già morto... - sto per piangere ma riesco a trattenere le lacrime – allora io, Emilia e Sam siamo scappati e siamo riusciti a raggiungere l'entrata dei sotterranei. È lì che Sam è morto. Era stato colpito da una pallottola ma aveva resistito fino a lì, non so come abbia fatto. Gli abbiamo risparmiato la trasformazione in uno di quei cosi della notte piantandogli il mio pugnale in testa.
Tutti e tre mi osservano esterrefatti. - Devi essere sconvolto, perché non vai dalla dottoressa Roland, magari può aiutarti. - mi suggerisce Lyanne. Forse ascolterò il suo consiglio.
- Ha ragione Lyanne, - dice il marito – prenditi una pausa e vai dalla Roland. Poi vai dalla tua famiglia e riprenditi.
Bird annuisce. - Sai quale è l'appartamento della Roland?
- Il 1204, no?
- Sì – conferma l'informatica sorridendo.
- Grazie ragazzi, di tutto. Ci si vede – dico mentre mi avvio fuori dalla stanza. Chiusa dietro di me la porta della sala controllo, scendo le scale e mi dirigo verso gli ascensori che collegano le "piste di lancio" – così viene chiamato il terzo sotteraneo – agli appartamenti in superficie.
Attraverso l'infermeria – Emilia è insieme ai medici che le stanno medicando la ferita da pallottola che si è beccata nel braccio durante la sparatoria – e la palestra dove vengono addestrate le reclute del nostro esercito.
Arrivo al primo ascensore e premo il pulsante di chiamata. Dopo pochi minuti l'ascensore arriva con il suo tipico rumore e le porte si aprono. Lascio scendere due uomini e poi salgo sul mezzo. Premo, tra i cinquanta pulsanti, quello con impresso sopra il dodici in rosso. E quando le porte si chiudono non sono in grado di trattenere le lacrime che, salate, cominciano a rigarmi il volto.


 
   
 
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