Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    31/08/2015    3 recensioni
“È che... io non ce la faccio senza di lei. Mi sembra di impazzire, non riesco a dormire perché la sogno in fin di vita in quell’aeroporto, ma non posso stare sveglio perché qualsiasi cosa mi ricorda lei. [...] Dovevo morire io, Ben, quel proiettile era per me... per me!”.
Trovarsi da soli, di punto in bianco. Non sapere come muoversi, sentire solo dolore. Essere schiacciati dal senso di colpa.
Storia di morte, di vita, di rinascita, storia di amicizia e di amore, di rabbia e di vendetta.
Questo racconto è il seguito di “E poi tutto finì”, nonché nona e penultima storia della serie “Dieci ritagli di Cobra 11”.
È consigliabile ma non necessario aver letto la prima parte.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ben Jager, Kim Kruger, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dieci ritagli di Cobra 11'
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«Va bene, allora io vado.» aggiunse quindi, alzandosi e avviandosi verso la porta.
«Semir?».
«Sì?».
«Forza.» fece il più giovane con un sorriso.

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La sera stessa, dopo aver messo a dormire le bambine, che erano tornate a casa sua, Semir si lasciò cadere sul divano, esausto.
Chiuse gli occhi, ma il ricordo di Andrea stesa in una pozza di sangue sul pavimento dell’aeroporto gli invase la mente e il poliziotto fu costretto a risollevare immediatamente le palpebre per far sì che quell’immagine si dissolvesse.
Provò quindi a porre l’attenzione su qualsiasi cosa non riguardasse sua moglie, ma non ci riuscì nemmeno impegnandosi: quell’orologio appeso alla parete gli ricordava il trascorrere lento del tempo nel corridoio dell’ospedale di El Fahim; Mirtillo sdraiato sul tappeto gli ricordava il giorno dell’ultimo compleanno di Aida, in cui lui e Andrea erano stati così felici insieme e orgogliosi delle proprie figlie; il servizio di bicchieri sistemato sulla credenza gli ricordava le nozze per le quali era stato regalato loro da alcuni amici della moglie.
Tutto, qualsiasi cosa gli ricordava lei.
La testa cominciò a girargli, chiuse di nuovo gli occhi ma di nuovo immagini di sangue e paura si mischiarono a ricordi felici che riguardavano Andrea.
Aprì gli occhi, ancora, scosse il capo, si alzò facendo il giro della stanza, si sedette nuovamente e in un moto di rabbia scaraventò un cuscino a terra, lontano dal divano.
Poi si prese la testa tra le mani, e rimase immobile.

 

Ben raggiunse Clara, che immobile fissava un punto indefinito oltre i vetri della finestra nel salotto di casa.
«Ehi...» le sussurrò piano all’orecchio, cingendole i fianchi.
«Ben, non faccio altro che pensare ad Andrea. E a Semir, se io sto così male non oso nemmeno immaginare come possa sentirsi lui.» mormorò la donna, spostando lo sguardo sul marito e osservandolo con occhi appena lucidi.
Ben sospirò posando lo sguardo oltre i vetri, nel giardino «Sta male, sta davvero male, non l’ho mai visto così. Non so come fare ad aiutarlo, non vuole nemmeno parlare...».
«Vai da lui.» fece Clara, semplicemente.
«Cosa?».
«Vai da lui, vacci ora. Vai a vedere come sta, sono solo le dieci, non starà certo dormendo. Ben, dobbiamo fargli sentire che non è solo, che gli stiamo vicino.».
Il poliziotto la guardò ancora per un attimo, titubante.
«Non ti preoccupare per me, vai e torna quando vuoi, io sto bene.» aggiunse lei con un mezzo sorriso.
L’ispettore non se lo fece ripetere due volte.
Le stampò sulle labbra un bacio fugace e uscì quasi di corsa, con le chiavi della macchina in mano.

 

Quando Semir sentì bussare alla porta, non seppe se dare di matto definitivamente oppure no.
Si chiese chi diavolo potesse essere a quell’ora, ma la risposta possibile era una soltanto.
Aprì la porta e si trovò davanti un Ben sorridente che gli chiedeva di entrare.
Gli fece cenno, il più giovane entrò ed entrambi andarono a sedersi sul divano, senza parlare.
Semir raccolse il cuscino da terra, come se niente fosse, sperando che l’amico nemmeno lo notasse.
«Socio, non ho suonato il campanello per paura di svegliare le bambine.».
«Sì, sono andate a dormire da poco.» fece il turco evitando di guardare l’altro negli occhi.
«Semir...».
«Ben, che cosa ci fai qui? Dovresti essere con Clara, ha partorito da quindici giorni, devi stare con lei.».
«Clara sta bene, volevo passare a salutarti un attimo... a parlare un po’ con te.».
«Ben...».
«Semir, ti prego.» cominciò il più giovane protendendosi leggermente col busto in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia «Non dirmi che non hai bisogno di parlare perché non ci credo, non è possibile.».
«Te l’ho già detto, preferisco essere lasciato perdere.».
«Non puoi chiuderti in te stesso in questo modo, Semir! Con le bambine non puoi sfogarti perché sono piccole, con i tuoi suoceri non puoi perché stanno male tanto quanto te... fallo con me, sono qui apposta! Riempimi di insulti se necessario, prendimi a pugni, ma fa qualcosa! Oppure prima o poi scoppierai e farai del male a te stesso e a tutti quelli che ti stanno intorno, bambine comprese.».
Semir cominciò a scuotere il capo mentre gli occhi gli tornavano lucidi «Vattene, Ben, ti prego...».
«Dovrai buttarmi fuori di peso, socio.» fece il ragazzo mettendosi a braccia conserte.
Il turco sorrise tra le lacrime «Ben, davvero, non ce la faccio a parlare, guardami!».
«Piangere non è una debolezza Semir, né una cosa di cui vergognarsi.» affermò Ben con aria tranquilla «È solo un modo per sfogarsi e tu ne hai bisogno.».
«È che... io non ce la faccio senza di lei. Mi sembra di impazzire, non riesco a dormire perché la sogno in fin di vita in quell’aeroporto, ma non posso stare sveglio perché qualsiasi cosa mi ricorda lei. Non so come comportarmi con le bambine, non so come aiutare i genitori di Andrea, non sono in grado di fare niente!» cominciò l’ispettore come un fiume in piena «E poi non lascio in pace te, che hai una moglie e una figlia appena nata a cui pensare. Beth non ha ancora realizzato mentre Aida sì e mi odia... dovevo morire io, Ben, quel proiettile era per me... per me!».
«Devi smetterla di sentirti in colpa, tu non potevi sapere che Andrea sarebbe stata alle tue spalle.» provò a dire Ben prima di essere bruscamente interrotto dal collega.
«Ma era per me, quel porco voleva uccidere me! Io non dovrei essere qui ora, dovrebbe esserci Andrea!» gridò ancora Semir.
«Non è colpa tua, quello che è successo non è colpa tua. Devi convincertene, Semir.».
«Non so come fare... non sono in grado di fare tutto da solo.».
«Tu non sei solo, socio... questo devi ricordarlo, sempre.».
Il rumore di una porta al piano di sopra che si chiudeva interruppe improvvisamente entrambi.
I due uomini rimasero in silenzio ascoltando il rumore dei passi che titubanti si avvicinavano alle scale.
«Ecco, ora arriva Aida e mi vede così...» sussurrò Semir asciugandosi gli occhi con il dorso delle mani.
Ben gli sorrise porgendogli un fazzoletto e poi rivolse lo sguardo alla bambina che nel frattempo aveva raggiunto le scale e le stava scendendo con calma. Non appena vide il giovane poliziotto, gli occhi le si illuminarono e raggiunse in fretta il ragazzo saltandogli in braccio.
«Zio Ben!».
«Ciao principessa! Ma come siamo belle con questo pigiamino!».
«Ti piace? Me lo ha regalato la mamma.».
«Cucciolo, cosa ci fai in piedi a quest’ora?» intervenne Semir per evitare che la conversazione cadesse su quell’argomento.
«Non riesco a dormire.» fu la secca risposta della ragazzina, che tornò immediatamente a rivolgersi a Ben «E tu come mai sei qui, zio Ben?».
«Perché dovevo parlare un po’ con papà. Però ora è tardi principessa, dovresti dormire, sai?».
«Non ci riesco!».
«E se vengo su io a cantarti una ninna nanna?».
Aida sorrise e gli occhi le si illuminarono ancora.
Il poliziotto allora si alzò sempre tenendola in braccio e si avviò verso la camera delle bambine.
A Semir non restò che rimanere fermo a guardarli mentre si allontanavano su per le scale.
E sorrise.

 

Giuro che un po’ di azione arriva, prima o poi. Intanto abbiamo Ben che cerca di fare del suo meglio e di dividersi tra Semir e Clara...
Un bacione e grazie a tutti coloro che stanno recensendo, a presto!
Sophie :D

  
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