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Autore: metaldolphin    01/09/2015    1 recensioni
Le persone che ci circondano siamo solite classificarle tramite il livello di confidenza ed intimità che abbiamo con loro.
Ci sono i semplici conoscenti, ci sono gli amici e gli Amici, di solito pochi, ma veri.
Questi ultimi, quelli con la "A" maiuscola ti conoscono bene e sanno come aiutarti, nonostante i tuoi difetti e i tuoi problemi.
Sousuke Sagara ne ha uno molto particolare...
Genere: Generale, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati un paio di giorni e mentre Kaname studia col solito impegno, torni dalla quotidiana sessione di allenamenti dalla caserma con un paio di borse della spesa. Ormai ti sei adattato alla vita da civile: gli AS e le armi restano al reparto, ogni giorno, assieme agli studi tattici e tecnici; non ne porti più addosso, anche se è difficile non mantenere comunque i sensi all’erta perché così sei sempre vissuto.
Sistemi gli acquisti fatti e mentre stai andando in camera a cambiarti senti squillare il telefono.
Il suo viso si illumina e si fionda a rispondere e anche se la cosa ti insospettisce, non dici nulla. Non sai cosa pensare, ma qualcosa ti trattiene al tuo posto, perché era da tempo che non le vedevi quella luce negli occhi. Ascoltando solo la parte di conversazione che si svolge davanti a te, non capisci molto, però hai l’impressione che lei faccia di tutto per non facilitarti il compito… cosa avrà mai da nascondere?
Parla e sorride e la trovi bella, come sempre. Ma una stretta allo stomaco sorge ad inquietarti e non è data dalla ferita: è qualcosa che parte dal profondo e non riesci a definirla, anche se l’hai provata tante volte... la prima quando Leonard le ha instillato la paura di te, rivelandole ciò che eri, te lo ricordi bene. Allo stesso modo ricordi la seconda e poi tutte le altre, quando è riuscito a portartela via e ad ogni pensiero che facevi su loro due insieme.
Leonard è morto e non dovresti più sentirti minacciato, ma la tua certezza scivola via all’aumentare dell’espressione gioiosa  di lei mentre parla con non sai nemmeno chi.Non è la prima chiamata del genere che riceve ultimamente.
Allora ti volti di scatto e vai rapido in camera, preso da un’inquietudine difficile da mascherare. Ti spogli e indossi  un paio di comodi pantaloni di tuta. Mentre ti allunghi a prendere la maglietta lei arriva di corsa e ti abbraccia da dietro, ridendo. Fissi i suoi avambracci e le sue mani che ti stringono il torace e buona parte della tua perplessità scivola via, con il suo entusiasmo che ti travolge come un uragano.
Quando si stacca da te ti punta un indice contro, poi mette su la migliore espressione marziale che riesce a fare e dice, in una maldestra imitazione del tenente colonnello Mardukas: - Sergente! Prepara le valigie, si va in missione stasera stessa!
Sgrani gli occhi per la sorpresa, ma ha davvero pensato a tutto: ha fatto sì che il suo periodo di studio non fosse intaccato, grazie alle imminenti vacanze e porterà con sé le fotocopie che le serviranno per ripassare; ha contattato la caserma, reclamando i giorni di ferie che non hai mai preso e ha stretto accordi, anche se non sai con chi e non ti rivela nemmeno dove andrete.
-È una sorpresa!- esclama felice, poi aggiunge: -Ti posso soltanto dire che andiamo a trovare un vecchio amico.
Il suggerimento non ti aiuta… Kurz e Mao hanno proseguito la loro carriera tra Europa ed USA, ancora insieme, sempre più affiatati; con i vecchi compagni di scuola c’erano state un paio di rimpatriate, ma non abitavano così lontano da giustificare un viaggio per rivederli. Tessa era in Francia con Lemon e sconfinava di tanto in tanto in Italia alla scoperta delle proprie origini, mentre Mardukas non poteva definirlo propriamente un “amico”.
All’orario prestabilito, a tarda sera, era giunto un taxi a prelevare voi e i vostri bagagli, dirigendosi subito verso l’aeroporto, dove speravi di conoscere almeno la vostra destinazione, ma un piccolo jet vi attendeva ad un gate secondario e il mistero era rimasto irrisolto.
Adesso Kaname ti dorme sulla spalla e volate già da un paio d’ore; essendo notte non è facile orientarsi per capire, così resti impotente a guardare dall’oblò il buio misterioso del volo notturno.
Abbassi il capo a guardare l’espressione soddisfatta di Kaname e pensi che sembra quasi una sua rivincita per quella volta, ormai tanto tempo fa, in cui la portasti sul Tuatha De Danann quando invece le avevi promesso una vacanza su un’isola dei mari del sud, la base della Mithril, Merida. Adesso la base e il TDD non c’erano più, spazzati dalla testata atomica che era esplosa anche sulla tua testa. Sei riuscito a salvarti solo grazie ad AR, quell’AS che faceva strane domande e che era riuscito ad attivare da solo il Lambda Driver, quando ogni speranza era perduta.
Era lì che avevi imparato a piangere e a desiderare davvero di poter continuare a vivere: l’esplosione di oltre cinque megatoni aveva rischiarato il cielo e la tua vita.
 
L’aeroporto su cui il jet si abbassa è immerso nella notte che volge al termine: sono passate poche ore, quindi avete volato verso est, andando incontro al nuovo giorno e per la seconda volta, dopo la prima ad alta quota, ammirate lo spettacolo dell’alba che sorge dal mare. Il sole schiarisce il cielo mentre siete ancora a rullare sulla pista e scorgi il suo bagliore che si riflette in milioni di minuscoli frammenti sulle onde
Mettete piede a terra dopo aver sceso la scaletta. Il pilota, un uomo sulla quarantina, occidentale vi sorride calorosamente quando vi saluta in inglese.
Vi aspetta già una jeep scoperta dall’aspetto militare, ma senza insegne identificative; alla guida una giovane ragazza in uniforme anonima vi informa che giungerete a destinazione in pochi minuti, con una voce così dolce da essere quasi fuori luogo in questo contesto marziale.
Kaname annuisce entusiasta e vi avviate verso l’esterno dell’aeroporto, per immettervi lungo il nero nastro di asfalto che taglia la rigogliosa foresta tropicale che copre l’isola. L’umidità è quasi palpabile e sai bene che finchè il sole non sarà più alto, graverà pesante nell’aria. Una volta superati i cancelli della doppia recinzione, capisci che la base in cui state accedendo riveste una certa importanza.
Vi fanno accomodare in un appartamentino ricavato dal primo basso edificio in cui vi imbattete, non lontano dalla piazza d’armi, dove potrete darvi una rinfrescata e mettere qualcosa di più comodo. Tenti per l’ennesima volta di estorcere qualche informazione alla tua compagna, ma è irremovibile quanto testarda. Si limita a sorridere un po’ più dolcemente di quanto fatto sin ad ora e ti posa una mano sulla guancia, carezzando piano la cicatrice che la increspa.
-Abbi pazienza, ci siamo quasi.- afferma.
Non ti resta che andare a fare una doccia, mentre lei risponde al telefono. Hai provato a farlo tu, ma alla tua voce hanno riattaccato, è chiaro che vogliono parlare con lei e il mistero si infittisce nella tua mente confusa.
Il getto dell’acqua non riesce a schiarirti le idee, ma ti rigenera. Mentre ti stai risciacquando lei ti raggiunge con un sorriso soddisfatto in viso e si alza sulla punta dei piedi nudi a chiederti un bacio. Non ti sei mai abituato del tutto alla sua bellezza e anche se vorresti essere arrabbiato con lei, non puoi fare a meno di stringerla a te e ricambiarla. Non avete più l’imbarazzo delle prime volte, in questi mesi di convivenza tutto è diventato man mano più spontaneo e naturale, ma stavolta dovete staccarvi a malincuore: avete un orario da rispettare e non dovete far tardi.

Venite guidati da un soldato semplice fino ad un’enorme sala mensa deserta, ad eccezione di una persona che siede controluce ad un tavolo vicino alla grande finestra panoramica. Vi avvicinate a quella sagoma che si rivela essere una donna dall’aspetto familiare. Mentre si alza e porge la mano a Kaname la riconosci d’improvviso: è Mila, Mila Kudan, la prima whispered che salvasti  tra le nevi della Siberia, troppo tempo fa, ormai.
-Ciao, Sousuke!- ti saluta cordiale, riportandoti al presente da quei ricordi passati. Stringi la mano che ti tende e ti accorgi che in questi mesi passati dall’ultima volta che l’hai vista non è cambiata molto. Le sorridi: grazie a lei AR aveva avuto un nuovo corpo e grazie a lei in quei minuti  in cui avevi dato tutto perduto, hai trovato la forza: aveva trovato in rete e ti aveva passato una memory card con il video dei vostri compagni ed era anche quello che ti aveva spinto alla vita, mentre lo visionavi tra i rottami del Laevatein, in attesa di quella che sarebbe dovuta essere l’ultima detonazione della tua vita.
-Ciao, Mila. Ti trovo bene.- le dici, poi guardi Kaname: -Era lei che dovevamo incontrare?
Entrambe scoppiano a ridere, poi lei scuote il capo e con aria di rimprovero ribatte: -Sousuke! Sei uno screanzato! Io ti ho parlato di un vecchio amico e lei è una splendida giovane ragazza!
Mortificato porgi le tue scuse ad entrambe, ma Mila è comprensiva e spiega: -Adesso faremo colazione. Il tuo amico ti aspetterà ancora qualche minuto.
-Perché non si unisce a noi?- dici ingenuo e le fai ridere ancora.
È Kaname a dirti: -Diciamo che non può… ma adesso basta domande, ho una fame da lupi!
La colazione si svolge tranquillamente nella sala che si popola di nuovi arrivati, animata da un’amichevole conversazione, anche se le due ragazze non si sbilanciano su nulla e sembrano conoscersi da una vita. Ridono e scherzano come due vecchie amiche e comprendi che al telefono è sempre stata lei.
   
 
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