CAPITOLO 1

è giunto il momento, quel giorno che tanto temevo è arrivato. Ancora non riuscivo ad accettare il fatto che io e la mia famiglia ci saremmo trasferiti in California e l'idea di abbandonare per sempre le mie abitudini, i miei amici e la mia scuola mi angosciava non poco. Ma purtroppo così doveva essere, papà aveva trovato un nuovo lavoro e inoltre, là saremmo stati accolti da mia zia Amelie, la cui casa è adiacente a quella dove andremo a vivere.

Avevo costruito il mio mondo qui, a Orlando, una ruota quotidiana a cui mi aggrappavo: la mattina scuola, il pomeriggio tennis e la sera amici. So che è strano, ma per una ragazza insicura e timida come me costruirsi una routine e avere una salda vita sociale è tanto…ma sarei dovuta ripartire da zero, ad Huntington Beach. Inutile esprimere la mia frustrazione per tutto ciò. 

Ero completamente assorta nei miei pensieri, quando le urla di Chris, il mio fratellino, mi fecero tornare sulla Terra.

Decisi di alzarmi dal letto, sbuffando, e mi precipitai in bagno. Dopo essermi data una sistemata, scesi in cucina per la colazione, dove mamma era intenta a rivestire le tazze da tè con il giornale, per poi metterle in uno scatolone con meticolosa attenzione. 

<< Buongiorno tesoro. Hai dormito bene?>>

<< Buongiorno, si ho dormito bene. >> Mentii. Io e i miei avevamo avuto una lite piuttosto accesa mesi fa, proprio il giorno in cui mi annunciarono la "straordinaria" notizia del trasferimento. Io ovviamente non ero per nulla contenta e questo loro non lo accettarono; così decisi di non ribattere più e assecondare le loro scelte.

<< Mi raccomando, fai colazione e prepara le tue cose in fretta, papà sta già caricando le valigie. >>

<< Tranquilla, mi rimangono poche cose da mettere a posto >>.

Uscì ripetendomi di sbrigarmi e io annuii.

Finii di impacchettare tutto e finalmente fummo pronti a partire…definitivamente. Avevo salutato i miei amici ieri sera e l'ultima cosa che volevo era vederli pochi istanti prima di partire, o avrei fatto uscire il mio lato schifosamente emotivo che spesso e volentieri mi portava a versare litri di lacrime nel giro di cinque secondi.

Non so se si fosse capito, ma odio il mio carattere, non finisco mai di ripetermi quanto io sia fottutamente sbagliata in ogni cosa. Cercavo di essere dura, ma in realtà mi lasciavo emotivamente trasportare in ogni occasione, brutta o bella che fosse. Avevo la costante paura di essere inappropriata, goffa, una "di troppo". Ma questa è un'altra storia, la mia infanzia purtroppo è sempre stata segnata da burla e prese in giro nei miei confronti da parte di coetanei, tanto da avermi portata a diventare una ragazza così timida da fare schifo.

Per questo l'idea di ripartire da zero e costruirsi una nuova vita mi terrorizzava.

E se non fossi stata in grado di rifarmi degli amici?

Se mi fossi trovata male in quella città?

Intanto il viaggio era ancora a lungo e io, tra i miei pensieri e le tracce dei Misfits, mi assopii, incosciente di ciò che sarebbe accaduto all'arrivo.