Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: DoctorFez1988    01/09/2015    1 recensioni
La storia che state per leggere non è solo una rivisitazione del capolavoro originale di R.L. Stevenson (lo Strano del Dottor Jekyll e del Signor Hyde), ma anche della recente versione fumettistica creata dai maestri del settimanale Topolino (Lo Strano Caso del Dottor Ratkyll e Mister Hyde), insomma è quasi un insieme delle due versioni, ma con la mia aggiunta personale e i personaggi sono tutti provenienti dai più famosi classici film Disney, a cominciare da Frozen - Il regno di Ghiaccio, la Bella e La Bestia, Tarzan, Rapunzel e tanti altri. Il bello è che sarà quasi tutto al femminile, come noterete leggendo il racconto, quindi non meravigliatevi troppo se nell'epoca vittoriana di londra troverete giovani, romantiche e intriganti donne che fanno mestieri come quelo di medico, naturalista, avvocato e persino... poliziotto. Spero che questo racconto vi faccia emozionare e vi piaccia! Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La conversazione con la Signora Hyde

Per quanto il gelo e il timore stringessero l’animo di Belle, lei era più decisa che mai ad andare fino in fondo e di affrontare a faccia a faccia la fantomatica Elsa Hyde. Mentre la gelida dama si dirigeva senza indugi verso la porta, tirando fuori al contempo una chiave con il gesto abituale di chi rincasa, la signora Utterson uscì dal suo nascondiglio, entrò nel tetro cortile e si mise alle spalle della signora Hyde:
 
“La signora Hyde, suppongo!” La signora Hyde s’immobilizzò all’istante pochi attimi prima di mettere la chiave nella serratura, senza però fare sussulti ed esclamazioni. Rigida, silenziosa e imperscrutabile, come una tigre siberiana che si prepara all’agguato. Sebbene evitasse di voltarsi verso lo sguardo dell’avvocata, gli rispose con la sua gelida e sensuale voce:
 
“Sì, sono io! Che cosa volete? Ci conosciamo forse?”
 
“Vedo che siete in procinto di entrare…”  Rispose l’avvocata, con tutta la calma e la serietà che possedeva, nonostante il rovo di gelo che gli avviluppava l’animo, e continuò:
 
“Sono una cara vecchia amica della dottoressa Jekyll… la signora Utterson di Gaunt Street, un nome che non dovrebbe suonarvi nuovo. Trovandovi qui, ho pensato di approfittare dell’occasione per entrare. Devo comunque confessare che non ho potuto fare a meno di ammirare il modo in cui avete sistemato quei brutti ceffi poco fa!”
 
“Per loro è stato un bene che se ne siano andati via spontaneamente… anche per voi, signora Utterson…” L’ultima frase della signora Hyde suonava come una minaccia, anche se in maniera quasi impercettibile. Poi la signora Hyde aggiunse, assumendo un sottile tono melodrammatico, senza però sminuire il sensuale gelo della sua voce:
 
“In una città come Londra, che può sembrare sicura pulita e luminosa, ma che in realtà nasconde anche insidie, lordura e tenebre, ogni cittadino deve pur sapersi difendersi, tanto più una donna, non crede?” La signora Utterson replicò, con uno scintillio di timorosa esitazione nella voce:
 
“Purché secondo i limiti della legge…” L’avvocata ebbe la sensazione di sentire una sottile e fredda risata provenire dalla signora Hyde, che subito disse con voce impassibilmente gelida:
 
“Comunque non troverete la dottoressa Jekyll, se volevate incontrarla. Egli, infatti, è fuori di casa!” Mentre era sul punto di infilare nella serratura della rovinata porta, la signora Hyde fu colta da una domanda diretta e decisa dell’avvocata:
 
“Se non sono indiscreta, posso sapere perché mai avete la chiave della porta che porta al laboratorio privato di Anna Jekyll?” Dopo qualche secondo di freddo silenzio, la signora Hyde rispose sicura e tranquilla, senza tradire alcuna titubanza:
 
“La cara, dolce e piccola Anna… la dottoressa ed io ci frequentiamo da parecchio tempo... in campo scientifico indento dire… fin dai tempi di Oxford…” Belle assunse uno sguardo pieno di stupore:
 
“Strano! Essendo un’amica d’infanzia, pensavo di conoscere tutti i suoi…” L’altra s’intromise nel discorso come un lampo:
 
“… colleghe? Già… noi due siamo colleghe… si può dire che siamo addirittura sorelle legate dalla passione per la scienza, e, infatti, dividiamo persino il laboratorio! Ora, se volete scusarmi…” La signora Hyde infilò con gesto fulmineo la chiave, ma all’improvviso, evitando sempre di guardare Belle, domandò, senza mai tradire nessuna emozione:
 
“Come fate a conoscermi?”
 
“E voi mi fareste un favore?” Replicò la signora Utterson:
 
“A disposizione.” Rispose con fredda schiettezza l’altra.
 
“Di quale favore si tratta?”
 
“Mi lascereste vedere il vostro viso, se la cosa non vi reca disturbo?” Ci fu qualche secondo di silenzio e ogni cosa intorno alle due donne sembrava essere stata pietrificata dallo sguardo di Medusa, e il freddo sembrò divenire più spietato. Allora la signora Hyde, con un’agilità così gelida e solenne da intimorire l’avvocata, si volse di fronte a quest’ultima con aria di sfida, levandosi il cappello e la sciarpa, rivelando il suo volto di rosea porcellana e la sua chioma intrecciata e platinata cadeva con eleganza sulla sua spalla sinistra. Le due donne si fissarono per qualche secondo. Il viso di Hyde era come descritto da Rapunzel e Belle rimase colpita soprattutto dai gelidi, meravigliosi e silenziosamente spietati occhi di quella donna, come fossero zaffiri illuminati da una fredda fiamma. Per l’avvocata non erano gli occhi di un angelo, strega, fata o demone. Semplicemente ed incredibilmente, erano gli occhi di una imperscrutabile, imperiosa e sublime tempesta di ghiaccio. Liberandosi da quegli occhi quasi ipnotici, Belle disse, con una live esitazione nella voce:
 
“Ora saprò riconoscervi… e potrà essermi utile in futuro!”
 
“Certo!” Ribatté la signora Hyde:
 
“È stato un bene che ci siamo incontrate questa notte e, cogliendo quest’occasione al volo, vi lascio il mio recapito!”
 
Così dicendo l’imperscrutabile donna consegnò alla signora Utterson un biglietto da visita, sul quale era scritto l’indirizzo di una via di Soho.
 
“Grazie! In tal caso, questo il mio!” Disse l’avvocata, ricambiando il gesto della signora Hyde.
 
“Vedrò di non sciuparvelo…” Replicò la fredda dama con un sibilo di sarcasmo nella sua voce, mettendo in tasca il biglietto datogli dalla signora Utterson.
 
“Per l’amor del cielo!” Pensò la signora Utterson.
 
“Che anche lei sia corsa col pensiero al testamento?” Tenne però per sé tale supposizione.
 
“E ora torniamo a voi!” Disse l’altra.
 
“Come fate a conoscermi?”
 
“Dalla descrizione della vostra persona, inconfondibile, con rispetto parlando.” Fu la risposta della signora Utterson, la cui voce faceva fatica a rimanere calma.
 
“E chi ve la fatta?”
 
“Abbiamo amiche in comune!” Disse la signora Utterson.
 
“Amiche in comune?” Gli fece eco la signora Hyde con la voce imperscrutabile pizzicata da una stizza di curiosità.
 
“E chi sarebbe?”
 
“Anna, per esempio!” Rispose la signora Utterson.
 
“Lei non vi ha mai parlato di me!” Sbottò la signora Hyde, sostituendo la stizza di curiosità che aveva in voce con un impeto furore, smorzato dalla sua imperscrutabile e gelida eleganza.
 
“Non credevo che una donna della vostra risma fosse capace di dire menzogne!” Continuò la gelida donna, puntando il bastone verso il viso dell’avvocata!
 
“Suvvia, signora Hyde!” Replicò Belle.
 
“Volevo solo…”
 
“Silenzio!” L’altra l’aveva zittita con una voce terribilmente tagliente e gelida e la nebbia intorno alle due donne dava l’impressione di voler stritolare la signora Utterson al solo comando di Elsa Hyde. Dopo qualche secondo, nel quale la signora Hyde guardava Belle con uno sguardo di silenziosa rabbia, oppure assordante come un tuono, con una solenne e prodigiosa rapidità, aveva già fatto scattare la serratura ed era scomparsa dentro, come un fantasma, portandosi con sé il freddo e la nebbia. I lampioni della via erano ora meno opachi e soffocati di prima, il gelo nell’aria era diminuito, ma non quello che imperversava nell’animo di Belle Utterson. Dopo la scomparsa di Elsa Hyde, l’avvocata rimase attonita per un breve lasso di tempo, il ritratto vivente dell’inquietudine. Riprese poi a ritroso la via, lentamente, sostando quasi ad ogni passo e portandosi il palmo della mano sulla bocca, con il gesto di chi è avviluppato da una spietata e angosciante perplessità. L’enigma che doveva affrontare, mentre camminava, era uno di quelli cui è arduo fornire una soluzione. La signora Hyde gli era apparsa fredda e imperscrutabile: Quando poi dava sfogo a emozioni come passione o rabbia, era come se si scatenasse una violenta tempesta di neve. Aveva un sorriso quasi privo di emozione, gelido e tagliente. Verso la signora Utterson, poi, si era comportata con un miscuglio di fredda arroganza, calcolatrice enigmatica e superbia inqualificabile. La sua voce, per quando suonasse seducente e meravigliosa, era colma di Immane e fredda spietatezza da gelare persino il fuoco di un cammino. I suoi occhi di celeste zaffiro possedevano un forte e inquietante ascendente si chiunque, che faceva da complemento alla sua statuaria e solenne bellezza, sia nel corpo sia nei suoi abiti, pari a quella di una regina, la cui età era difficile da comprendere. Per non parlare del fatto che la sua sola presenza evocata freddo e nebbia, come se fosse una strega, nell’aria e nelle anime delle persone. L’insieme di tutti questi dettagli che andavano a discapito della fama già sinistra di Elsa Hyde. Eppure anche assommandoli, non rendevano completamente plausibili l’inquietudine, la repulsione e avversione disumane che la signora Utterson aveva percepito in quella misteriosa donna, venuta dal gelo.
 
“Deve esserci dell’altro!” Si disse dubbiosa Belle.
 
“C’è qualcosa di più, anche se non riesco ad attribuirgli un nome. Il cielo mi perdoni, ma quella donna non sembra possedere un’anima umana! Mia povera Anna Jekyll, se mai mi fu dato di scorgere il segno di una strega su di un volto, l’ho vista su quello della tua nuova amica!” Svoltando l’angolo della via secondaria c’era una piazza coronata da eleganti e antiche magioni, ma in gran parte rovinosamente decadute rispetto all’alto rango che ricoprivano un tempo. Erano state quasi tutte suddivise in appartamenti e camere singole e affiatate a gente d’ogni risma: Incisori, cartografi, architetti mediocri, loschi avvocati, agenti di dubbie imprese. Una di quelle dimore, tuttavia, la seconda dopo l’angolo, aveva conservato la sua lussuosa e adorabile integrità. La signora Utterson si fermò dinanzi alla dimora che ispirava un’aria di agio fastoso e accogliente, per quanto immersa tra le spire di Erebus, tranne la lunetta a raggiera sopra l’ingresso, e bussò alla porta. Gli aprì un vecchio domestico, elegantemente vestito di blu e bianco. Era un ometto basso e visibilmente rotondetto.  L'uomo aveva la pelle chiara, i pochi capelli che gli rimanevano in testa e le basette erano bianche, sopracciglia nere e folte, un simpatico naso che appariva quasi come un pomodoro, e le pupille dei suoi occhi avevano il coloro della pece. Indossava un paio d’occhiali dalle lenti piccole e rotonde dalla montatura sottile e dorata. Il domestico, Spoole, era un uomo anziano che tempo fa faceva il nostromo su molte navi per parecchi anni, poi decise di ritirarsi sulla terraferma in veste di maggiordomo, famoso per la sua squisita affabilità e la sua abilità nel preparare un tè eccellente. Aveva un carattere leale, obbediente e bonario, ma a volte un po’ goffo e distratto, senza però sminuire il suo notevole intuito e la sua tagliente perspicacia.
 
“Oh! Signora Utterson! Come mai questa inaspettata visita crepuscolare, per quanto gradita sia?” Disse l’amabile domestico con aria lieta e sorpresa allo stesso tempo.
 
“So che l’ora è inqualificabile, mio caro Spoole, ma vorrei sapere se Anna Jekyll è in casa in questo momento!” Disse l’avvocata.
 
“Vado a vedere! Intanto, signora Utterson, si accomodi!” Rispose sorridente e solerte Spoole, facendo entrare nel frattempo l’ospite in una sala d’ingresso dal basso soffitto, spaziosa, accogliente, con il pavimento di mattonelle a fiori blu e rossi, riscaldata (come si una nelle ville di campagna) dalla viva fiamma di un cammino aperto, e arredata da graziosi stipi di rovere.
 
“La signora preferisce attendere accanto al fuoco, o devo introdurla in sala da pranzo?” Chiese Spoole con adorabile gentilezza. Il domestico aveva sempre avuto un alto e dignitoso rispetto per le donne di ogni età.
 
“Attenderò qui, grazie!” Rispose la donna la quale, avvicinandosi al cammino, si sporse oltre l’alto parafuoco. L’ambiente in cui era rimasta sola era la creazione prediletta della sua amica dottoressa, e si diceva che la stessa Utterson ne parlasse come del soggiorno più accogliente di Londra. Quella sera però uno spietato brivido di gelo gli invase le vene, nonostante il calore del caminetto, giacché gli occhi di zaffiro, imperscrutabili e duri, di Elsa Hyde erano una presenza invadente nella sua memoria. Persino il riverbero delle fiamme sul rovere lustro e l’inquieto palpitare dell’ombra sul soffitto gli facevano provare, il che era raro, un senso di nausea e disgusto della vita e quella sua tetraggine, avvertendo così un’oscura minaccia. Quando rientrò Spoole per informarla che la dottoressa Jekyll era uscita per una passeggiata, assieme a dei colleghi in ambito scientifico, Belle si sentì sollevata, e ne provò una rovente vergogna.
 
“Caro Spoole, tu sei al servizio della mia amica Anna e della sua famiglia da molto tempo, giusto?” Chiese la donna, e Spoole rispose diligentemente:
 
“Da una vita, signora!”
 
“Vedete, Spoole, il fatto è che questa sera ho visto una donna entrare dalla porta che conduce al laboratorio privato di Anna sul retro di questa casa, una certa Elsa Hyde. Ti è dato a sapere che la dottoressa divida assieme a quella donna quel laboratorio e se è regolare che quest’ultima lo usi anche quando Anna è assente?” Il domestico rispose:
 
“Certamente, signora Utterson, una cosa normale per quanto mi riguarda! La signora Hyde possiede la chiave e la dottoressa Jekyll ha ordinato a me e al resto della servitù di obbedire a quella donna!” L’avvocata insistette, assumendo un’aria stranita:
 
“La vostra padrona sembra riporre una grande fiducia in quella giovane donna, Spoole!”
 
“Sì, signora, è proprio così!” Disse Spoole.
 
“Non credo di aver avuto il piacere di incontrare la signora Hyde prima di questa sera, vero?” Chiese Utterson.
 
“Oh, no di certo, signora. Non fa mai colazione qui!” Rispose il maggiordomo e continuò:
 
“In questa parte della casa lei non si fa vedere quasi mai. Per lo più entra ed esce dal laboratorio!”
 
“Ebbene, vi auguro una buonanotte, mio caro Spoole!” Disse la donna, con un lieve sorriso.
 
“Buonanotte, signora Utterson!” Replicò Spoole, che era sempre lieto di veder sorridere una graziosa donna come Belle, divenendo leggermente paonazzo, come se avesse bevuto troppi bicchierini di vermut. La donna uscì e prese la via di casa con un macigno che gli stava flagellando il cuore.
 
“Povera Anna Jekyll!” Pensava.
 
“E se il suo legame con quella gelida donna fosse il risultato di un antico peccato, successo ai tempi di Oxford, il fantasma e il tumore di un’infamia segreta, il castigo che balza ora improvvisamente, dopo anni che la memoria, per intercessione della dea Mnemosise, ha steso un velo d’oblio e l’indulgenza verso di sé ha perdonato l’errore?” E l’avvocata, cupamente, si diete a meditare su tutta quell’insolita faccenda, quando poi improvvisamente, un guizzo di speranza gli balenò davanti agli occhi.
 
“Questa signora Hyde, a pensarci bene, deve avere chissà quali segreti; torbidi a giudicare dai suoi freddi occhi, il suo modo di fare, l’atteggiamento e il freddo che la sua stessa persona sembra emenare… segreti, al cospetto del quale, anche il peggiore che può possedere la povera Anna sarebbe puro come un bianco e tenero agnello al pascolo. È deciso, le cose non possono continuare così. Mi sento raggelare l’anima in ogni suo angolo al pensiero che quella sinistra creatura del gelo possa scivolare come un’ombra alla dimora di Anna! Povera Anna, quale risveglio ti attende! E quale pericolo! Se quell’Hyde intuisce soltanto l’esistenza di quel dannato testamento, non vedrà l’ora di diventare l’erede! Sì, bisogna che corra subito ai ripari, ammesso che Jekyll me lo permetta!” Ancora una volta gli tornarono alla mente, limpidi come cristallo, le insolite disposizioni testamentarie.
 
“Da come ne ha parlato Spoole, sembra quasi che Anna consideri e ami Elsa Hyde come… se fosse sua sorella!”
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: DoctorFez1988