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Autore: FuckEdison    01/09/2015    0 recensioni
"L'uomo ha smesso di guardare alle stelle ed ha abbassato il capo per coprire i propri sogni di fango."
Nìkola Tesla, Marie Curie, Alan Turing e Albert Einstein in un mondo distopico, crudo e crudele, celato dietro il falso buonismo di un governo che ha fatto della manipolazione la sua arma silenziosa ed efficace.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gonna start the revolution from my bed
'Coz you said the brains I had went to my head
Step outside 'coz summertime's in bloom
Stand up beside the fireplace, take that look from off your face
'Coz you ain't ever gonna burn my heart out


 
Era difficile avere percezione del tempo a così tanti metri di profondità. Gli orologi fornivano indicazioni prive di valore senza il raffronto con l'oggettività del moto solare.
Nikola Tesla amava tutto ciò, si sentiva svincolato dalle incombenze dei ritmi circadiani, libero d'organizzarsi in base alle sue personalissime necessità.
Era accomodato alla sua piccola scrivania e stava disegnando per gioco lo schema dell'amplificatore ua741. Adorava quell'inutile passatempo, lo aiutava a tenere allenata logica e memoria in un colpo solo.
 D'improvviso il buzzer del suo orologio da polso suonò.
«Che c'è?»
«E' ora di muoversi.»
«Bene, arriviamo. Chiudo.»

Era la Curie che, spinta da una ferrea motivazione, chiamava il gruppo all'ordine.
«Signori, sveglia!» Nìkola amava farlo, adorava insinuarsi nei sogni dei dormienti e tirarli fuori dolorosamente da essi. Turing ci si era abituato e, con un lamento nasale, biascicò qualcosa di incomprensibile, si stiracchiò le braccia e si voltò dall'altro lato. Albert invece aprì gli occhi all'istante, ritrovandosi semisveglio e confuso, catapultato di nuovo in quella strana realtà. Non aveva riposato affatto, la tensione lo aveva portato sul limitare del mondo dei sogni senza realmente lasciarlo affondare.
Meno di quindici minuti dopo Albert Einstein, Nikola Tesla e Alan Turing, entrarono nella sala conferenze del CERN; in ordine decrescente di altezza sembravano tutt'altro che minacciosi.
Marie Curie era già lì, accomodata all'enorme tavolo circolare, che tamburellava nervosamente le dita sul piano in vetro.
«Eccovi.» Si voltò al loro arrivo e li salutò con un leggero cenno del capo. Stephen Hawking, affiancato da Neil Degrasse Tyson e da Michio Kaku, occupava il semicerchio opposto del tavolo.
I tre, senza verbo ferire, presero posto al tavolo.  
«Abbiamo. La certezza. Che un carico. Di Memento. Destinato. All'impianto idrico. Di Berlino. Partirà stanotte. Dalla Bayer. Di Leverkusen.» Spiegò Hawking mentre Tyson distribuiva un plico sigillato ad ognuno dei presenti.
«Essere scoperti. O, peggio, la distruzione. Dell'intero carico. Sarebbe un. Fallimento. E metterebbe. A rischio. La nostra. Copertura. Ciò che. A noi interessa. E' entrare. In possesso. Di un campione. Di Memento.» Il modulatore vocale di Hawking, privato di ogni inflessione vocale, lasciava ampio spazio all'interpretazione del tono con cui il fisico si stava esprimendo. Intanto Schrodinger li aveva raggiunti in sala conferenze e si era silenziosamente accoccolato sulle gambe di Stephen.  
«Il lockheed vi trasporterà fino a Colonia, non potrà andare oltre per via dei radar. Da lì procederete da soli fino a Leverkusen. Sull'aereo troverete tutta l'attrezzatura necessaria ad infiltrarvi senza essere visti.» Michio, al contrario di Stephen, parlava speditamente e con tono asciutto. Era un uomo determinato, con la decisa ed invidiabile abnegazione al dovere di ogni orientale, ma era chiaramente preoccupato.  
«Bene. Se non c'è altro noi andremo.» Marie s'infilò il plico sotto braccio, strusciò la sedia indietro e si mise in piedi. Gli altri tre fecero lo stesso.
«Buona fortuna.»

Il lockheed già rombava nel parcheggio deserto e polveroso riconvertito in pista d'atterraggio. I quattro scienziati salirono al volo mentre il pilota faceva salire di giri i quattro motori del vecchio cargo. Attese che il portellone venisse chiuso prima di dare un colpo di acceleratore e spingere l'aereo lungo la pista. Il volo sarebbe durato circa un'ora ed i quattro avrebbero avuto tutto il tempo di vestirsi ed equipaggiarsi.
«Cosa c'è scritto di bello nel plico?» Alan si accomodò sorridente di fronte ad Albert e strappò il lato lungo del fascicolo sigillato.
«Tante cose, Alan. Vorrei averne capite la metà.» Il tedesco si sentì così rincuorato dal buon umore e dalla socievolezza dell'inglese che non ebbe alcuna remore a palesare nuovamente la sua assoluta confusione.
«Non mi pare proprio tu sia l'ultimo degli stupidi, Albert. Hai solo bisogno di tempo e di qualche informazione più dettagliata.» Ancora una volta Alan sorrise.  
«No, Tesla ha ragione, non sono portato per questo lavoro. Eppure sono qui,non l'ho scelto io ma mi sento in dovere di fare del mio meglio. Avrò bisogno del tuo aiuto, Alan.» Albert stava combattendo contro quel sé stesso irrazionale che proprio non voleva arrendersi a quell'inattesa realtà. Il fisico tedesco si sentiva solo, spaventato, perso, come qualsiasi altro essere umano. La genialità non era nulla in confronto all'ancestrale paura dell'ignoto. Turing sapeva esattamente come Albert si sentisse e si limitò a stirare le labbra in un leggero sorriso che si estese anche agli occhi.
 
«Devi smetterla!» Marie era nella parte posteriore del cargo insieme a Tesla. Aveva appena indossato un tailleur molto elegante, legato i capelli in una austera crocchia ed inforcato un paio di occhiali dalla montatura di resina nera.
«Cosa?» Nìkola Tesla corrugò la fronte e storse le labbra; non capiva.
«Devi smetterla di trattare Albert in quel modo. Magari appagherà il tuo istinto di prevaricazione ma è altamente distruttivo per la nostra missione.» Gli occhi di Marie erano puntati in quelli di Tesla, armati di una forza tale da costringere il serbo a guardare altrove.
«Ti sbagli, è solo una tua impressione. Spostati per favore.» Nìkola superò Marie per dirigersi alla postazione radar, staccò il suo laptop da tutte le periferiche, inserì la modalità stand-by e lo infilò nello zaino.
«Nikola, se hai un problema con Albert risolvilo quando saremo di ritorno alla base, ma non farlo sentire un reietto mentre siamo in missione. Salvare lui e non Fermi è stato un errore, è vero, ma la colpa è solo nostra, è inutile prendersela con lui.» Marie non sembrava decisa a demordere visto che considerava ogni malumore fra i membri della squadra anche un suo problema.
«Marie, se avessimo salvato Enrico e non Albert metà dei nostri problemi non esisterebbe. Enrico non si troverebbe nella pessima situazione in cui si ritrova, il mondo non sarebbe minacciato da una apocalisse nucleare e noi avremmo un importante alleato dalla nostra parte. Invece? Invece per la stupida curiosità di Hawking ci troviamo una palla al piede e l'angoscia di un amico in pericolo.» Nikola era sollevato dal fatto che finalmente lui e Marie avessero preso l'argomento. Lei, per giorni, aveva sistematicamente evitato di palarne, sperando forse che il tempo fungesse da deterrente per la rabbia. Ma Tesla difficilmente dimenticava, anzi tendeva ad elaborare i concetti più volte così da esasperarli anche a se stesso.
«Nìkola, Stephen ha già ammesso di aver sbagliato. Era certo che Albert sarebbe stato utile a...»
«No!» Nìkola interruppe Marie  mentre la rabbia gli esplodeva in viso. «...Stephen voleva solo conoscere Einstein, nulla di più! Ha ceduto alla curiosità personale mettendo a rischio ciò che rimane della popolazione umana.»
«Basta, ti prego.» Marie scosse la testa e avvertì distintamente il bisogno di abbandonare fisicamente quella conversazione tossica. Tesla glielo impedì piazzandosi davanti al varco che conduceva alla parte anteriore dell'aereo.
«Il nostro compito è provvedere alla sopravvivenza umana e tu non ammetti che la Lega possa aver deviato da questo proposito. L'idea che Hawking stia procedendo a tentoni ti terrorizza. Vero, Marie?» Tesla aveva uno strano modo di arrabbiarsi. Non alzava mai la voce, anzi tendeva ad abbassarla fino al limite inferiore dell'udibile, impregnandola di tutta la stizza possibile, rendendola molto simile al sibilo di un mortale serpente.
«Non hai idea di come ci si senta ad essere abbandonato dai propri colleghi e ad essere ritenuto inadatto, Nikola. Quindi lascia in pace Albert.»
Il sorriso con cui il serbo rispose era più simile ad una smorfia.
«E' chiaro che non sai niente di me, allora. Mi stupisci, Curie.»
Tesla si scostò e Marie fu finalmente libera di raggiungere Alan ed Albert.
La storia si ripeteva. Tesla l'indesiderato lasciato in disparte dal gruppo poiché unico capace di fare illazioni sui poteri forti. Nìkola sorrise amaramente, tirò un lungo sospiro e tornò ad occuparsi del suo zaino.   
  
«Albert, devi vestirti e devi assolutamente liberarti di quei baffi.» Marie si accomodò accanto a Turing e cercò di mascherare la frustrazione dietro un sorriso tirato.
«Io e te entreremo alla Bayer utilizzando dei documenti falsi. Saremo due ricercatori. Alan e Nikola saranno due operai della manutenzione. Dobbiamo essere veloci, non ci metteranno molto a rilevare la presenza di intrusi.»
Albert annuì conscio del fatto che doveva prendere le cose così come venivano.   
   
 
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