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Autore: Adrienne    05/02/2009    10 recensioni
Adrienne e Alex sono migliori amici da una vita. Hanno un'amicizia profonda e sincera: si vogliono bene, si dicono tutto, passano la maggior parte del loro tempo insieme. Ma cosa succede se all'improvviso l'arrivo di una nuova ragazza sembra cambiare quel sentimento che li lega, e diventare più forte - almeno per uno dei due? E cosa succede se un semplice bacio diventa il fattore di un cambiamento sconvolgente nelle loro vite..? Il mio primo romanzo, vincitore di un concorso di scrittura (: Leggete e recensite, grazie!
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21

Capitolo 21.

Arrivammo
di fronte casa mia. Era l'una. Il viaggio in macchina era stato silenziosissimo e molto, molto teso. Scesi velocemente dall'auto. Lui fece lo stesso, e mi raggiunse. Individuai il suo sguardo, e misi le mani avanti. "Eric, ti prego, non insistere. Non ti dirò niente." Eric perse la pazienza. "Quando, allora? Quando me lo dirai?" esclamò, a voce piuttosto alta. "Adesso non posso." dissi, seria. "Ma.."
"Ma..?" incalzò lui, alzando un sopracciglio. Riflettei velocemente. "Domani, all'ora di pranzo.. vieni a casa mia. Mangiamo qualcosa assieme, e ti racconterò tutto." dissi. L'indomani i miei genitori non ci sarebbero stati, andavano a fare un breve gita in campagna. Mio fratello sarebbe stato in casa, ma non era un problema, e non si sarebbe lamentato se gli avessi chiesto di sparire dalla circolazione per qualche ora. Lui mi guardò, e annuì. "D'accordo, verrò. Adrienne, ti avverto. Non me ne andrò prima che tu non mi abbia detto tutto quello che sai su Melissa, su quel ragazzo, e.." deglutì, "..su quel che provi per me."
Annuii. "Non preoccuparti. Sarò sincera e ti dirò tutto." dissi.
"Okay. Verso l'una sono da te."
"Perfetto." Calò il silenzio per un attimo. "Buonanotte, Adrienne." e si chinò, come se volesse baciarmi. Lo fermai, e scossi la testa.  "Buonanotte." dissi soltanto. Lui sospirò e si allontanò velocemente, tornando in auto. Altrettanto velocemente presi le chiavi e le infilai nella toppa, ed entrai in casa senza guardarlo. Quella notte non avrei dormito, lo sapevo. Ero agitata, e mi chiesi dove fossi finita. E solo in quel momento, mi resi conto di non aver neanche preso lo stipendio.

***

Come avevo pensato, la mia notte fu quasi insonne. Non sognai, e continuavo a pensare a tutto quello che era successo la sera precedente. Mi svegliai di buon' ora, alle otto; avevo dormito sì e no quattro ore. In casa c'eravamo solo io e mio fratello, i miei erano andavi via verso lei sei: li avevo sentiti prepararsi e scambiarsi qualche parola mentre si preparavano. Mi alzai dal letto, senza neanche una briciola di stanchezza o di sonno. Passai davanti la stanza di mio fratello: la porta era socchiusa; sicuramente stava ancora dormendo. Camminai il più piano possibile, per evitare di fare rumore e di svegliarlo. Scesi le scale, la casa era vuota e naturalmente silenziosissima. Entrai in cucina, per preparare la colazione a me e ad Edoardo. Alzai un po' la tapparella della finestra della cucina e notai un cielo plumbeo e minaccioso, pieno di nuvole grigie. Ciò mi mise un po' di cattivo umore, ma cercai di non pensarci. Così cominciai a preparare il latte e il caffè e ad apparecchiare la tavola.
Il mio pensiero era rivolto al pranzo di quel giorno, quando Eric sarebbe venuto a casa mia per sapere la verità. La verità, già. Qual era?
Ero perdutamente innamorata del mio migliore amico, che però aveva deciso di lasciarmi per poter avere l'amore di un'altra ragazza, la qualche era una mia cara amica. Dopo di che, mi ero infatuata del mio collega di lavoro, il quale diceva di amarmi e il quale era l'ex ragazzo della mia cara amica; quindi lui aveva ben due motivi per poter odiare il mio migliore amico. Però adesso non ero più sicura che mi piacesse il mio collega di lavoro, perché l'amore per il mio migliore amico cresceva ogni giorno di più. Bel casino, veramente.
Avevo promesso a Eric di dirgli tutta la verità. Questo implicava raccontargli tutto quello che mi era successo negli ultimi mesi: persino che avevo tentato di suicidarmi. Era imbarazzante, terribilmente. Ma del resto non potevo neanche mentirgli.. non ero capace di dire bugie. E in più, cosa provavo per Eric? Nelle ultime settimane mi ero affezionata tantissimo a lui; e sì, mi piaceva. Ma non mi ero innamorata di lui, non l'amavo. E quindi, di conseguenza, non avremmo potuto stare assieme, l'avrei solamente illuso. Speravo solo che la prendesse bene, anche se ne dubitavo. Mi sembrava ancora stranissimo il fatto che piacessi così tanto ad una persona: sicuramente mi dava piacere e soddisfazione, anche perché non mi era mai successo prima. Ma Eric non era quello che volevo; io volevo Alex. Dubitavo che l'avrei ottenuto, ormai era troppo tardi, ma non volevo più fingere o mentire, specialmente ad Eric, era pur sempre un mio caro amico. Dovevo stare bene attenta ad avere tatto e diplomazia, e ad usare le parole giuste. Non volevo ferire Eric, e sperai che poi lui non mi odiasse.
I miei pensieri vennero interrotti dal rumore di alcuni passi, che provenivano dalle scale. Dopo qualche minuto Edoardo entrò in cucina, con una faccia stravolta, i capelli arruffatissimi. Però, non appena mi vide, sorrise. Si trascinò fino al suo posto e si sedette. Nel frattempo il latte e il caffè erano pronti. Li versai entrambi in due tazze, ne diedi una ad Edoardo, poi presi la mia e mi sedetti di fronte a lui.
"Buongiorno." dissi, prendendo un biscotto dalla scatola di latta accanto a me. Lui bevve, poi posò la tazza davanti a sé e mi guardò. "Buongiorno. Come stai?" "Bene." risposi automaticamente.
Mentre sgranocchiavo il biscotto, mi chiesi se quella fosse la verità o solamente una bugia. "Edo, ascolta, devo chiederti una cosa.."
"Dimmi."
"Oggi a pranzo viene Eric. E' un problema?" Fece una pausa, guardandomi.
"Certo che no. Vedrò di stare fuori."
"No, no, no. Rimani in casa." Lo dicevo anche perché non volevo stare completamente sola in casa, con Eric. "Solo che.. devo parlargli di una cosa importante, e.." Edoardo sorrise. "Non preoccuparti, per me va bene."
Gli sorrisi di rimando, per ringraziarlo. Ci furono degli attimi di silenzio in cui facemmo tranquillamente colazione. Quando le nostre tazze erano quasi vuote, parlò di nuovo. "State insieme?" chiese.
Mi venne un groppo in gola. "Assolutamente no." risposi.
"Hm." commentò. "Mi nascondi qualcosa."
Sorrisi con aria innocente e deglutii. "Ti spiegherò quando le cose si sistemeranno."
"D'accordo, d'accordo." disse lui, alzandosi dal tavolo e posando la sua tazza nel lavello. Fui contenta che non s'impicciasse troppo e che rispettasse le mie scelte, e continuai a sorridergli. In fondo, dovevo solamente stare tranquilla, e tutto sarebbe andato a meraviglia.

***

Dopo colazione, feci una lunga doccia bollente e mi lavai i capelli. M'infilai un paio di jeans e una larga felpa blu col cappuccio, e poi lasciai i capelli sciolti, un po' bagnati. Non volevo prendermi una polmonite, ma l'ora X si stava avvicinando e io cominciavo ad agitarmi. Mi sembrava di non avere più pazienza per le altre cose, e continuavo a lanciare occhiate nervose all'orologio.
L'una arrivò. Rimasi seduta sul divano ad aspettare che il citofono suonasse, mentre mio fratello si era chiuso in camera sua, in compagnia di un panino che gli sarebbe servito da pranzo. All'una e dieci, il citofonò suonò ed io scattai in aria come un grillo. Mi fiondai all'ingesso, col cuore che andava a quattordici mila, e risposi.
"Sì..?"
"Adrienne, sono Eric."
Deglutii e schiacciai il pulsante. Il solito rumore metallico mi disse che il portone era stato aperto, così aprii la porta d'ingresso, e aspettai che salisse. Dopo cinque minuti, fece capolino dalle scale. Sorrideva. Portava un pantalone nero, e sotto il giubbotto potevo vedere un maglione grigio e bianco. Entrò in casa, e non appena mi fu di fronte mi prese una mano e mi baciò delicatamente sulla guancia. Io lasciai che lo facesse, poi senza dire una parola, ma sorridendogli, chiusi la porta d'ingresso. Si tolse il giubbotto e lo appese nell'appendiabiti. Si guardò intorno, ispezionando la stanza, poi tornò a guardarmi e mi sorrise. "Casa tua è più bella della mia."
Risi, e lo guardai. "Ma figurati. Almeno tu vivi da solo, puoi fare quel che vuoi." Alzò le spalle. "Ogni tanto una compagnia non guasterebbe." Sorrisi, e cercai di pensare a qualcosa da dire, per prendere tempo. Lui s'avvicinò a me, e mi passò una mano fra i capelli mezzi bagnati, guardandomi negli occhi.
"Quando
sei bella.." sussurrò. Arrossii in maniera assurda, e lo spinsi via, allontanandolo da me. "Eric, finiscila.." gli dissi. Sospirò, rimanendo immobile. Decisi di cambiare discorso.
"Vuoi mangiare?" chiesi.
"Devo essere sincero?" chiese lui a sua volta. Lo guardai, e annuii. "Non ho neanche una briciola di fame.." disse. Sospirai. Pensavo che volesse dirmi chissà cosa, e quasi quasi mi sentii sollevata. Del resto, neanch'io avevo fame, ero troppo agitata. Riflettei un attimo. "Neanch'io. Andiamo in salotto, vieni, così stiamo tranquilli.." Lui annuì, quindi io gli feci strada per il salotto, e lui mi seguì a ruota. Entrammo nella stanza, e gli dissi di accomodarsi dove preferiva. Lui sprofondò nel divano di pelle, e mi sedetti anch'io, poco distante da lui. Lo guardai negli occhi, e lui fece lo stesso.
"Allora.." iniziò lui, guardandosi le mani e appoggiandosi meglio allo schienale del divano.
"Già, allora." Sospirai. Le parole mi mancavano, e quasi tremavo. Nessuno sapeva quel che mi era successo negli ultimi mesi, ed ero sul punto di rivelare tutto al ragazzo che diceva di amarmi, e che probabilmente si sarebbe aspettato che sarei rimasta con lui. Ma la verità era un'altra - ed avevo una paura terribile di fargli del male. Cercai di trovare il coraggio necessario, e mi schiarii la voce, brevemente.
"Sta tranquilla, Adrienne. Non ti mangio mica." disse Eric, sorridendomi in maniera rassicurante.
"Lo so." dissi, irritata da quella affermazione. Ci fu un'altra pausa, poi socchiusi gli occhi e parlai.
"Tutto iniziò a dicembre, quasi due mesi fa. Era la metà di dicembre, prima di Natale. Io avevo ancora quindici anni. E c'era lui, che era già entrato nella mia vita due anni prima, quando ne avevo tredici.." dissi, d'un fiato. Ci fu silenzio, Eric non si mosse. Riaprii un po' gli occhi, guardandolo.
"..era il mio migliore amico. Era perfetto, era tutto ciò che volevo in una persona da definire amica," mi fermai. "..ma allo stesso tempo, era tutto ciò che volevo in una persona da amare, nel senso stretto della parola." Eric mi guardò, serissimo. "Come si chiama..?" Deglutii e mi inumidii le labbra. Non pronunciavo il suo nome da un mese, ormai. "Il suo nome è.."
Il citofono mi interruppe bruscamente. Spalancai gli occhi, con aria stupita. "Ma.." balbettai.
"Aspetti qualcuno?" chiese Eric, alzando un sopracciglio.
"Assolutamente no." risposi.
Mi alzai dal divano e uscii dal salotto, dirigendomi verso l'ingresso. Mi chiesi chi potesse essere, incuriosita, e anche un po' irritata per l'interruzione. Alzai la cornetta del citofono, mentre Eric usciva dal salotto e mi raggiungeva.
"Sì, chi è?" chiesi.
"Sono Elena." mi rispose la voce di una donna. Elena? Non conoscevo nessuna Elena.
"Mi scusi, credo che lei abbia sba.." iniziai.
Eric avanzò, rosso in volto, e mi strappò la cornetta dalle mani.
"Sono io, Eric. Puoi salire." disse, non guardandomi, e schiacciò il pulsante della cornetta. Non appena bloccò, m'infiammai. "Che diavolo stai facendo? E' casa mia!" esclamai, lanciandogli un'occhiata di fuoco.
Lui rise alla mia reazione, e questo m'irritò ancora di più. "Ma che cosa ridi?" Eric si avviò verso la porta d'ingresso, aprendola. Mi arrabbiai ancora. "Ma la vuoi smettere?" esclamai, afferrandogli un braccio.
Lui continuò a ridere, poi mi guardò sorridendo. "Chi è quella donna?" chiesi.
Mi guardò. "Adrienne, stai calma."
"No che non sto calma! Hai invitato un'estranea a salire a casa mia!" Mi sentivo rossa in viso.
Rise di nuovo. "Adrienne.. quella donna.."
"Chi è?"
"..sua madre." disse una terza voce.
Mi voltai di scatto. Davanti la porta d'ingresso stava in piedi una bella donna, sulla quarantina, con dei lunghi capelli tra il biondo e il castano, come quelli di Eric, e un paio di occhi marroni. Aveva un bel portamento, e indossava un completo formato da una giacca e da un pantalone di un grigio scuro. Diventai rossa per l'imbarazzo, e lasciai il braccio di Eric. La donna, Elena, mi guardò e sorrise.
"Tu devi essere la famosa Adrienne." disse, avanzando.
"Sì.. sono io.." balbettai, cercando di riprendere un minimo di contegno.
Le strinsi la mano che mi offrì.
"Elena, la madre di Eric."
Fissai il viso della donna, che era davvero molto bella. All'improvviso mi sembrò familiare, e mi sforzai per ricordare dove o quando l'avevo già visto, ma immaginai che fosse solo un'impressione.
"Piacere." dissi, e le lasciai la mano. Mi chiesi che ci facesse lì, poi si rivolse ad Eric.
"Eric, perché non devi dirmi mai niente? Lo sai che oggi dovevamo pranzare dalla nonna.."
Fissai Eric, e mi sentii in colpa. Lui abbassò lo sguardo, poi lo rialzò su Elena.
"Ma avevo già preso un impegno con lei.."
"Meno male che almeno mi hai lasciato quel biglietto, scrivendomi dove andavi!"
Eric sospirò.  Poco dopo vidi Edoardo scendere dalle scale, con un'espressione veramente confusa sul volto. Spostò lo sguardo da Eric a Elena, poi lo posò su di me. Io gli sorrisi cercando di essere incoraggiante e ci raggiunse.
"Edoardo, questi sono Eric.." glielo indicai, "..e sua madre, Elena. Eric, Elena, questo è mio fratello Edoardo."
Ci fu
un breve giro di strette di mano. Mio fratello fece un ghigno e si chinò verso di me, sussurrandomi in maniera impercettibile. "Facciamo le cose in maniera seria, eh?" chiese, in tono sarcastico. Io gli diedi una botta sullo stinco col piede, arrossendo.
"Eric, dobbiamo andare." disse Elena. Eric fece segno di diniego. "No, scusa mamma, ma per una volta la nonna farà a meno della mia presenza." disse, con tono deciso, e si avvicinò a me.
"E' veramente così tanto importante?" chiese lei, sbuffando.
"Sì, lo è." affermò Eric.
Io avevo la gola secchissima. Eric mi sfiorò la mano con la sua, e io guardai sua madre. Non sapevo se ero felice oppure no. Certo, se Eric sarebbe andato a pranzo da sua nonna io avrei rimandato tutto; ma era davvero meglio rimandare?
"Per favore, signora." dissi alla fine.
Elena si sciolse in un sorriso di comprensione. "E va bene, e va bene." disse, rassegnata, e stringendosi meglio la cinghia della borsa che teneva sottobraccio. Eric sorrise, raggiante. Io deglutii e cercai di sorridere. Edoardo stava in silenzio, guardando la scena.
"Allora, io.."
Il citofono suonò ancora. Scattai nuovamente in aria. Ancora? Chi altro poteva essere? Feci per andare a rispondere, ma Edoardo mi precedette. "Pronto?" chiese. Non ci fu nessuna risposta. Mio fratello insistette per qualche minuto, poi richiuse la cornetta. Fece spallucce, guardandoci.
"E' meglio che io vada." disse Elena, sembrava piuttosto di fretta. Fece un altro giro di strette di mano, poi strinse la mia per più tempo, guardandomi. "Mi spiace per questa intromissione. E sta attenta a mio figlio."
Mi fece l'occhiolino, sorridendomi, o almeno così mi sembrò. Io risposi facendo un sorriso incerto, poi dissi: "Si figuri." La madre di Eric si voltò per andarsene, e all'improvviso vidi i miei genitori fare capolino sul pianerottolo.
Mi sentii morire. Cercai di pensare a qualcosa, ma era troppo tardi, ormai i miei genitori avevano individuato Elena che stava uscendo dall'appartamento. Arrivarono sull'uscio, inchiodando la donna, che li fissava. Mio padre lanciò un'occhiata a me e a mio fratello, poi a Eric e ad Elena. Mia madre rimaneva accanto a mio padre, osservando anche lei la scena. Deglutii, aspettando una reazione furiosa. Poi vidi mio padre fissare intensamente la donna, e quest'ultima che lo ricambiava. Il viso di mio padre si tinse di rosso, e sgranò gli occhi, socchiudendo un po' la bocca.
All'improvviso, come in preda ad un'improvvisa genialata, realizzai. Elena, era lei. Era lei la donna che tre anni fa avevo beccato insieme a mio padre, nel parco. Era lei la donna bionda che stava distesa sul prato ad aggiustarsi la camicetta, e che mi guardò per un instante con uno sguardo sprezzante, mentre piangevo. Elena era l'amante di mio padre, e ora si trovavano nella stessa stanza, e solo io lo sapevo.
Sentii delle ondate di rabbia invadermi, e tremai leggermente.
"Adrienne?" chiese interrogativa mia madre, ma con delicatezza. La reazione di mio padre fu diversa, decisamente. "Adrienne, che ci fanno questi due estranei a casa nostra?" sbottò.
La rabbia aumentò. "Lui è un mio amico.." dissi con voce un po' tremante, indicando verso Eric e guardando fisso mio padre. Eric, Edoardo, Elena e mia madre stavano immobili, in silenzio.
"E questa donna?" chiese ancora mio padre, riferendosi ad Elena.
Un sorriso malvagio mi attraversò il viso. "Ma come, papà, non ti ricordi? Dovresti saperlo." dissi, senza pensarci.
Non m'importava più niente, sentivo una sorta di gioia vendicativa insinuarsi in me, e continuavo a sorridere in quella maniera, e continuando a fissare mio padre. Avevo sopportato per tutto quel tempo, avevo sofferto; ed ero veramente stanca. Volevo fargliela pagare, a tutti i costi.
Il viso di quest'ultimo si trasformò, venne invaso dal terrore puro.
"Io non la conosco, che dici?" esclamò nuovamente mio padre, con un tono per niente convincente.
Continuai a sorridere, e mi spostai, girando intorno alla donna e squadrandola. Quest'ultima mi guardava, sembrava impaurita.
"Questa donna.." iniziai, guardando mio padre, "..è colei che mi ha rovinato la vita, tre anni fa, insieme a te."
Il silenzio riempì la stanza, e c'era un aria molto tesa. Ma io non volevo più soffrire, avevo sopportato tutto per troppo tempo. Era l'ora della verità.
Mio padre lanciò un'occhiata a mia madre.
"Perché non glielo racconti, eh?" sbottai contro mio padre, avanzando, "..perché non le racconti che lei è la donna che tre anni fa ti facevi sul prato di quel parco, quando invece avresti dovuto essere in giro per il lavoro"?
Mio padre ed Elena spalancarono entrambi la bocca per la sorpresa. Non era da me usare quelle parole, ma quando ero arrabbiata ero capace di tutto.
"Perché non le racconti che andare in giro per il Paese era solo una viscida scusa per andare da lei?"
Ero davanti a mio padre, sempre col sorriso sulle labbra. Gli altri erano lontani mille miglia, m'interessava soltanto restituire a mio padre tutto il dolore che aveva dato a me, e magari pagargli anche gli interessi. E sapevo che ormai non avrei più potuto tirarmi indietro, la frittata era fatta. Lo vidi deglutire sonoramente, ma continuava a rimanere immobile. Continuai ad urlargli contro, mentre nel frattempo sentii le lacrime farmi capolino agli occhi.
"Perché non le racconti che le hai mentito per tutto il tempo? Perché non le racconti che hai minacciato di uccidermi se lo avessi detto a qualcuno? Che volevi andartene da casa?" continuai, la voce che mi diventava un pochino stridula.
Mio padre guardò prima me, poi spostò lo sguardo altrove. Io lo fissavo, non potevo vedere gli altri, che erano tutti alle mie spalle. Nessuno si muoveva, nessuno emetteva un fiato. Feci un'espressione schifata. "Mi fai veramente schifo, e pena anche."
Poi mi spostai, e guardai un attimo mia madre; era sconvolta, con un'espressione indefinibile sul volto, e sembrava tremare. Mi sentii un attimo in colpa per aver rivelato tutto in quel modo. Mi dispiaceva enormemente per mia madre: lei lo amava, e davvero. Ma durò un attimo, per l'appunto.
Mi rivolsi di nuovo a mio padre, con un groppo in gola.
"E pensare che la mamma si preoccupava tanto quando non ti facevi vivo per dei mesi, e invece eri chissà dove a sbatterti questa stronza tutte le volte che volevi!"
Scoppiai a piangere in maniera incontrollabile. Mi inginocchiai per terra, nascondendo il viso fra le mani, e piangendo disperatamente. Nessuno mi consolò o mi abbracciò, mi lasciarono piangere. Nella stanza c'era solo il rumore dei miei singhiozzi e gemiti di dolore. Ero sola, contro tutti.
Sentii la voce di mio padre dire: "Delira."
Stavo soffrendo in maniera esagerata, proprio come tre anni prima. Sentii altri voci - mio padre che mandava via Eric ed Elena in malo modo. Non appena sentii la porta sbattersi mi alzai in piedi, ancora in lacrime, e avanzai verso mio padre, come a volerlo aggredire. Mio fratello si mise tra me e lui e mi cinse la vita con le braccia, tenendomi stretta e fermandomi. Piangevo, tremavo, mi appoggiai alla spalla di Edoardo.
"Sparisci, sparisci dalla mia vita, vattene!" urlai contro mio padre, che mi guardava con uno sguardo serissimo e duro, senza dir nulla. Edoardo mi portò via di peso, continuando a tenermi nella stessa maniera in cui mi aveva preso, e mi accasciai su di lui mentre mi trasportava su per le scale. Arrivammo davanti la mia camera, e mi mise giù.
"Edoardo ti prego.. Aiutami.." gli sussurrai, piangendo ancora. Non rispose, soltanto mi guardò. Era sconvolto. Aprì la porta della mia camera, e praticamente mi spinse dentro, e poi richiuse la porta, senza dirmi niente. Ripresi a piangere, forte. Chiusi la porta a chiave, e mi buttai sul letto, stringendo il cuscino e inondandolo di lacrime. Singhiozzavo, e temetti di avere un attacco di panico, ma non accadde nulla.
Per calmarmi, caddi in un sonno senza sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

questo è un capitolo importante. mi dispiace se turberò la sensibilità di qualcuno..
povera, povera Adrienne u_u. vi dirò: questa scelta mi ha addolorato, ma è così che doveva andare. purtroppo.
vorrei ringraziare tutte le persone che mi stanno commentando e che hanno inserito la storia nei preferiti (58! oddìo!), ed anche chi si limita a leggermi e basta.. grazie, vi adoro!

passiamo ai commenti.


Oasis: ahaha esatto! sono collegati.. e anche un po’ sfigati =P contenta che ti sia piaciuto il capitolo!
Gingerly: è stato una sorpresa, eh? c’avrei scommesso! eheh le mie doti da scrittrice xD certo.. xD alla fine dobbiamo ringraziare Eric comunque, hai ragione. e grazie a te (:
willun10: già.. ma lo sai come si dice? il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce.
95_angy_95: grazie mille per i complimenti! (:
conci: una nuova lettrice, benvenuta! mi fa piacere che la storia di piaccia. continua a seguirmi per sapere come finirà!
apple92: devo ringraziarti per tutti i commenti che mi hai lasciato.. mi rendono davvero felice ed orgogliosa, e sono davvero lieta che la storia ti piaccia così tanto. DEVI continuare a leggere.. il bello deve arrivare XD lol
DarkAngel90: postato anche questo capitolo, olè! un’altra beniamina di alex.. ottimo! =P
Troue_xxx: ahahaha ecco un’altra che tifa adrienne/alex XD mi fate morire.. comunque ebbene sì siamo quasi alla fine! grazie per il commento!
ery_94: ciao! , mi sa che sei una delle poche a preferire Eric.. ma fa lo stesso, ahaha! XD mi fa piacere che la storia ti piaccia.. grazie mille!
Cry90: io ti adoro, e adoro i tuoi commenti lunghi.. XD mi sembra di avertelo già detto – non ricordo – comunque sia, mi piace il tuo modo di ragionare e le supposizioni che ti fai che, a proposito, scoprirai se rispondono alla verità solo alla fine di tutto.. io non ti dico niente! mi rende davvero felice che ti sei affezionata al mio piccolo mondo e che la storia t’abbia appassionato così tanto.. e sappi che Adrienne è il mio alter-ego, la pensiamo in maniera identica, quindi molte sue idee e scelte le condivido, naturalmente. è come mi sarei comportata io. Adrienne ha scelto Alex, già.. l’amore più difficile. ma come ho già scritto su: il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce. a presto, spero davvero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! (: un bacio!


stiamo finendoooo! al prossimo capitolo!


   
 
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