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Autore: MercuryRain    02/09/2015    1 recensioni
Aleksandra Fedorovna, ultima Zarina di Russia, è stata secondo me una donna ammirevole. Qui ho cercato di riportare qualche pensiero e angoscia che deve aver provato dopo l'annuncio al popolo dell'emofilia del figlio. Insomma, una parte della tempesta di pensieri che si agitavano dentro di lei!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Il Novecento
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Aleksandra Fëdorovna non era adatta a regnare. La sua indole timida ed estremamente riservata la rese agli occhi del suo popolo una donna fredda e altezzosa, che si preoccupava soltanto della sua famiglia. Se le era possibile, preferiva evitare gli eventi mondani e le occasioni sociali. In realtà, la Zarina era una persona profondamente appassionata e gentile, che teneva alla sua famiglia più che ad ogni altra cosa, ma le sue difficoltà con il suo popolo la perseguitarono sempre. Non fece mai uno sforzo per conquistare l'affetto del popolo russo.”

 

“Con estremo dolore da parte dello Zar Nicola II Romanov e della Zarina Alessandra Fedorovna Romanova, e con grande rammarico da parte della Famiglia Reale di Russia, annunciamo la malattia dello Zarevic Alessio, affetto da emofilia, involontariamente e disgraziatamente ereditata dal lato materno.”

 

Alessandra Fedorovna abbassò lo sguardo. Sentiva un dolore lacerante squarciarle il petto. Non poteva piangere, ma non sarebbe riuscita a trattenere tutto il suo dispiacere.

“Tutta colpa della Tedesca...”

“Perché lo Zar ha sposato quella donna?”

“L'unico erede al trono!Malato!”

“Che bruciasse all'inferno, il nostro Paese sta andando in rovina...”

Dal popolo radunato nel giardino imperiale venivano mormorii di disprezzo. Il popolo la odiava. Tedesca, incapace di generare eredi sani, fredda, altezzosa.

Questo pensavano di lei.

Congedati i sudditi, rientrò nella sua stanza, si sedette sul letto.

Avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia, com'era possibile? Aveva sbagliato?

Si appoggiò al muro, stanca.

Le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi persi nel vuoto.

La Tedesca... il popolo la odia. Odia senza motivo una donna che ha seguito il suo cuore, sposando l'uomo che ama.

Il destino è proprio crudele a volte.

Tutto ciò che desiderava era una famiglia felice, il suo nido sicuro, la sua casa, più di qualsiasi corona, qualsiasi titolo, qualsiasi cosa!

Nonostante fosse Zarina, era solo una pecora in mezzo ai lupi.

Non partecipava mai agli eventi di corte, forse non ne aveva il coraggio, forse facevano paura.

Essere continuamente squadrate con odio, sussurri pieni di disprezzo, sputi sul suo nome:tutto ciò la faceva cadere a pezzi. E la luce dei suoi occhi, i suoi figli! Quanto avrebbe desiderato per loro di essere lontani da tutto questo! Da tutta questa sofferenza, queste responsabilità, queste aspettative impossibili!

Non riuscì a trattenere un singhiozzo al pensiero del suo bambino, Alessio.

Il suo prediletto, la sua più grande ragione di vita.

Udì il lieve accostarsi della porta.

D'istinto alzò lo sguardo.

Nicola si sedette vicino sua moglie, in silenzio.

Il suo sguardo era carico di compassione.

Portò un braccio intorno ad Alessandra, stringendola forte.

I loro occhi, colmi della stessa tristezza, si incontrarono.

Nicola non disse niente, non era un uomo di molte parole, ma nel suo piccolo voleva aiutare l'amata. Rimasero così per un po', teneramente abbracciati.

Poi Nicola le disse dolcemente:” Alessio vorrebbe che tu andassi a giocare con lui. Ha bisogno di te, Alessandra.”

La Zarina si sciolse dall'abbraccio. Nei suoi occhi era tornata la calma. Si diresse verso lo specchio, si aggiustò i capelli, si ricompose e uscì dalla stanza,sotto gli occhi tristi e innamorati del marito.

Cosa importava del resto del mondo? Il mondo che aveva scelto lei, ovvero le sue figlie, Alessio, il marito, quella era l'unica certezza che le serviva. Si diresse verso la stanza di Alessio: nei suoi occhi era ritornata la fiamma d'un tempo.

 

 

 

Essere al potere pare sempre una prospettiva allettante.

Poter decidere della sorte di milioni di persone è la migliore esca per gli avidi.

Ma chi vuole essere felice, si tenga lontano da questo potere. Esso logora lentamente gli animi delle persone, le corrompe, le rende non più umane. Prima era il potere a essere nelle mani degli uomini, ora sono gli uomini sono nelle mani del potere.”

   
 
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