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Autore: Ornyl    02/09/2015    0 recensioni
Anno 2040: le poche risorse energetiche rimaste sono in mano ai potenti delle varie Regioni, i cosiddetti Migliori. Nella Regione Thebe il regime pare vacillare alla morte improvvisa dei governanti Oedipus e Giocasta, che hanno lasciato orfani i quattro Principi Ereditari: due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. La loro morte pare l'occasione giusta per i ribelli per instaurare la Prima Repubblica, ma si insedia al trono Kreon, fratello della defunta regina, e per i sovversivi parono complicarsi le cose. In loro soccorso però giunge, inaspettatamente, il principe Polinice, animato da ideali di libertà e giustizia per la popolazione, ma si contrappone a lui il fratello reazionario. I due muoiono durante uno scontro e Kreon concede onori funebri solo al nipote Eteocle e ordina di abbandonare all'oblio il cadavere del traditore, pena la morte. Ma una delle due Principesse, Antigone, dopo aver letto di nascosto le riflessioni del fratello e animata dall'intenzione di garantirgli giusta sepoltura, si allea ai ribelli del gruppo di lotta clandestino "Sfinge Rossa" e decide di combattere un regime che anche lei considera opprimente. Anche il suo animo però è in lotta, diviso tra famiglia e nuovi ideali di libertà.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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26


Quell'odore di fumo e di immondizia rancida la rinfrancò più del profumo del bagnoschiuma o dei biscotti con le gocce di cioccolato appena sfornati. Aveva corso a perdifiato dalla Piazzuola d'Atterraggio, senza fermarsi un secondo, scivolando accanto ai bambini che le correvano accanto e alle donne panciute, rosse come mele, che spazzavano i loro davanzali e le urlavano di non correre troppo veloce per paura di sollevare altra polvere e costringerle a riprendere scopa e paletta per l'ennesima volta; si era fermata a metà strada, sotto la tettoia malmessa di quella che pareva una fermata del tram, a pochi metri dal bordello preferito di Snakes. Si era rannicchiata sulle ginocchia, col cappuccio alzato fino agli occhi e il foulard che le sfiorava il naso, ferma ad aspettare quel tram che l'avrebbe riportata al commando e ad osservare quel mondo giallastro e lercio, fatto di vapori fetenti e di cestini della spazzatura che vanno a fuoco, di personaggi smagriti e malaticci sotto i loro vestiti sgualciti o i loro abitini di bassa fattura  in lattice sgargiante, di luci grigiastre e bianche che filtravano da quella piccola finestra che si era creata da sola tra lei e l'esterno. Antigone era scappata di nuovo, Antigone l'irriducibile, Antigone che non ascolta mai.
Antigone la ribelle.
Non sapeva se considerarsi una ribelle nel senso vero e proprio del termine. Certamente non aveva mai tenuto un'arma in mano se non davanti ad Iphigenia, e per giunta con tanto di sicura, nè aveva ancora affrontato direttamente quel muso da pitbull, nè aveva elaborato un piano per buttare fuori quei pagliacci dell'Ordine Edelweiss e i loro ridicoli programmi; ma forse era sulla buona strada, con quella seconda fuga coronata da una bella lettera d'addio. Sicuramente Iphigenia, o Big McKeane, o Amphiaraus non avevano bisogno di darsi l'appellativo di ribelli per definirsi, svegliarsi di buon mattino e riconoscere davanti allo specchio di essere ancora loro stessi: il loro sangue, la loro mente, la loro pelle, la loro intera vita erano intrise di quello spirito indefinibile e mutevole, fiammeggiante di mille sprazzi di idee e sentimenti positivi che cozzavano, per poi unirsi ad essi in un abbraccio, con le pulsioni negative che affliggevano ogni essere umano. Erano ribelli perchè non si definivano tali: a loro bastava sentirlo nel sangue.
Il tram arrivò sulle rotaie, sferragliando lamentosamente. Antigone balzò in piedi, afferrando il borsone con entrambe le braccia e facendosi avanti oltre l'uscio della porta scorrevole. Dalla sua piccola finestra di tessuto guardò prima a destra, poi a sinistra se ci fossero controllori, quindi constatò di avere il campo libero e si sedette su uno dei sedili centrali. Il tram, illuminato da una luce biancastra, con un forte tanfo di orina nell'aria, era quasi vuoto, con due ragazzine di circa sedici anni sedute accanto al conducente e un vecchio che trangugiava una brodaglia dalla propria latta di cibo. A quell'ora, in momenti del genere, forse alle Periferie preferivano star ben rintanati in casa, sicuri di non poter nuocere a nessuno o di essere scambiati per criminali.
Il vecchio stava due sedili dietro di lei. Gli aveva lanciato qualche occhiata curiosa mentre mangiava, sicura di non disturbarlo con un contatto visivo più diretto, ma questo s'era quasi accorto dei suoi occhi addosso.
-Ragazzino- per l'ennesima volta qualcuno le dava del ragazzino e per l'ennesima volta si compiacque di sè: evidentemente la felpa la copriva abbastanza da farla sembrare un ragazzetto trasandato uscito da uno di quei tuguri -Hai fame?-
Scosse la testa per evitare di parlare, temendo che la potesse riconoscere.
-Eh? Non ti vedo molto bene, non parlarmi a gesti. Hai fame sì o no?-
-No- cercò di rendere la sua voce più rauca che mai -Grazie-
Il vecchietto ridacchiò, appoggiò le labbra alla latta e bevve il contenuto. Poi si asciugò la bocca con la manica del cappotto.
-Eheh, sei fortunato, ragazzo mio. Sei la prima persona non affamata della giornata, magari per oggi lo Squadrone Edelweiss ti ha lasciato perdere ..-
Trasalì. Aveva visto l'evolversi dell'Ordine Edelweiss fin dalla sua nascita improvvisa. Conosceva il loro programma, le loro ideologie e aveva avuto modo di fare conoscenza anche con la parte giovanile di Gioventù Edelweiss, ma del loro Squadrone non ne aveva mai sentito parlare.  Avevano mentito spudoratamente a tutti. E sicuramente avrebbero continuato a farlo.
Si alzò dal sedile e sbirciò dal finestrino: le lunghe ciminiere sbuffavano da lontano un fumo grigiastro che cozzava su quel cielo irrealmente viola; per quella sera ormai nessun controllore sarebbe salito sul tram e mancavano circa due fermate. Ritornò sui propri passi, imbracciò il borsone e si avvicinò alla porta scorrevole: l'asfalto nerastro, illuminato dalle insegne kitsch dei locali e delle taverne e dai lampioni sui marciapiedi, scivolava veloce come acqua sporca alla fognatura. Stava per tornare.
Il tram sorpassò la penultima fermata e Antigone prenotò la seguente, posizionandosi davanti alla porta scorrevole. Dopo pochi secondi il tram iniziò a rallentare fino a fermarsi davanti ad un lampione, le porte si aprirono di scatto e Antigone saltò giù, spostandosi sul marciapiede. Vide allontanare il tram nell'oscurità, poi alzò gli occhi e riconobbe le ciminiere. Pochi minuti e sarebbe tornata a casa.
Camminava  con gioia e sicurezza, quasi andasse a passeggiare al Magnolia Park o ai Giardini Reali. Sapeva che in quei pochi metri che la separavano da quell'alta cancellata non avrebbe potuto accaderle nulla di spiacevole e, se le fosse successo, Iphigenia avrebbe spaccato con un calcio la testa al colpevole e Amphiaraus lo avrebbe fatto confessare con le cattive. Teneva il proprio borsone come una borsetta da passeggio, sorridendo al silenzio, e man mano che si avvicinava il suo cuore prendeva a battere sempre più velocemente e allegramente, come un tamburo che intona vittoria al termine di una battaglia.
- Hei! Laggiù!- aveva gridato di nuovo, in quello stesso punto di molti giorni prima, ma con una forza e un entusiasmo maggiore -Heilà!-
Una luce si accese di colpo al piano superiore, seguita da altre due più vicine. Riuscì ad udire un piccolo urlo di stupore e dei passi ovattati e lontani, poi un lieve brusio dal giardino. Qualcuno si avvicinava a passo svelto sull'erba secca.
-Antigone! Antigone!-
Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille.
-Andromaca, di' a Big McKeane di aprire il cancello!- urlò la voce.
Iphigenia veniva avanti nella penombra di quella notte senza luna nè stelle, con quella pelle color ebano tanto lucida da brillare nella notte e la protesi di ferro che scricchiolava timidamente. I suoi bianchissimi denti erano le stelle di quelle notti senza luce.
-Finalmente, finalmente!- era finalmente dietro il cancello, con le dita che sporgevano dall'intelaiatura metallica. Mancavano pochi secondi per riabbracciarla -Ti abbiamo pensata ogni giorno, quasi temevamo che non ritornassi più! Sono successe cose terribili alle Periferie, dobbiamo raccontarti tanto!-
La luce aranciata del cancello iniziò a lampeggiare. Iphigenia indietreggiò di qualche passo e il cancello scattò di colpo. Antigone lanciò il borsone a terra e corse verso di lei a braccia aperte, buttandosi su quel petto acerbo coperto da una canottiera biancastra. Era morbido come quello di Ismene, quando capitava che l'abbracciasse, ma trasudava un calore particolare che non sentiva da tempo. Era quello stesso calore che Polinice teneva nel petto e che ella provava quando lo stringeva.
Tra le risate persero l'equilibrio e Iphigenia cadde sul sedere, poi ritornò a ridacchiare.
-Cosetta! Che entusiasmo! Siamo mancati anche a te?-
Le ultime parole di zio Kreon rimbombarono nella sua mente, poi ricacciarono fuori i discorsi idioti di Snakes e la sua mente si riempì dei fantasmi dei volti di Noah e del vecchio padre. Voleva piangere come una fontana e quasi non riuscì a trattenersi.
Iphigenia le carezzò la testa e la strinse, poi l'aiutò ad alzarsi.
- Lo prenderò come un sì- disse quasi mormorando, poi stette qualche secondo in silenzio -Tutti sono ansiosi di rivederti. Sarò sincera con te: non ci aspettavamo che ritornassi -
Non chiese perchè. Si limitò ad imbracciare il borsone e a incamminarsi insieme ad Iphigenia lungo il vialetto di ingresso.
 
 
Big McKeane la stritolò con le sue grasse braccia tatuate e la sollevò di qualche centimetro come una bambola. Puzzava di sudore e di birra, ma abbracciarlo era piacevole. Le era mancato anche lui.
-Eh! Cosetta in nero è tornata al nido! Ci sei mancata tantissimo!-
Forse al commando quella giornata era ormai finita: molti sbadigliavano e si trascinavano per i corridoi a passi lenti, con bottiglie d'acqua o bambini per le mani, altri invece tracannavano qualcosa da lucidi thermos e si dirigevano verso l'ascensore.
-Spero di non avervi disturbato!- disse distaccandosi dall'abbraccio.
-Gli ospiti non disturbano mai!- esclamò estraendo un piccolo thermos dalla cintura -E poi io starò sveglio tutta la notte insieme ad Amphiaraus! Oh canaglia, eccoti, stavamo giusto parlando di te!-
Da lontano arriva Amphiaraus, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi. Per i primi cinque secondi non la degnò nemmeno di uno sguardo.
-Bestia, ho appena sistemato tutto alla torre di avvistamento. C'è caffè in abbondanza e ho fatto portare anche qualche galletta. Di qui all'alba sopravvivremo come al solito-
Big McKeane ridacchiò.
-Si accettano ospiti?-
-Cosa intendi?-
Amphiaraus abbassò di colpo gli occhi e la sua espressione perplessa si tramutò in un sorriso.
-Oh! Guarda chi si vede- si avvicinò a lei, l'abbracciò per pochi secondi e le diede una vigorosa pacca sulla schiena -Cosetta in nero che ritorna a Rubra Sphinx. Ti ha accolta Iphigenia?-
Annuì. Amphiaraus le prese dolcemente il borsone e se lo portò sulle spalle.
-Sarai stanca. Lo prendo io, dammi qua-
Glielo cedette senza protestare e lo ringraziò con un sorriso. Big McKeane la strinse a sè.
-Che facciamo, Amphiaraus? Può restare alla torre di avvistamento?-
Amphiaraus le lanciò un sorriso di sfida.
-Se sua Altezza reale non crolla, può stare con noi fino al mattino-
-Resisterò perfettamente, comandante Amphiaraus- gli fece il verso e Amphiaraus le lanciò l'ennesimo sorriso.
-Oh, abbiamo una principessa ribelle qui .. Coraggio, si sta facendo tardi e dobbiamo essere là prima che tutti si addormentino-
Iphigenia uscì da una stanza con in mano una coperta di pile azzurrina e gialla, con qualche macchia marrone sulla superficie, e gliela porse con fare materno.
-Tieni qui. E' la prima volta alla torre di avvistamento, questa ti servirà. Fa freddino lassù, sai .. sai com'è. Le Periferie sono un cazzo di deserto in tutto e per tutto- il viso di Iphigenia si fece improvvisamente duro- Amphiaraus, McKeane, forse i compagni che vi aiuteranno nella guardia non si ricordano di lei. Antigone è sotto la vostra protezione e non permettete a nessuno di rivolgersi a lei con tono scortese o di rivolgerle occhiatacce, okay?-
Amphiaraus e McKeane sembravano sull'attenti. Annuirono gravemente.
-Per stanotte vado alla mia branda. Spiegatele cosa è successo alle Periferie, spiegateglielo per bene. Antigone, se ci sono problemi- tirò fuori dalla tasca un cercapersone di plastica verdastra e metallo, con schermo e tasti anneriti ma funzionante -Digita 0001 sulla tastiera e poi schiaccia il tasto verde a destra. E' il mio codice per contattarmi al cercapersone, okay?-
Strinse tra le mani il piccolo aggeggio e se lo ficcò in tasca. Iphigenia la guardò e poi si avvicinò a baciarle la fronte.
-Buona osservazione, ragazzi. Domani, a mezzogiorno, riunione straordinaria. Avvertite i compagni al turno di guardia mentre io avverto gli altri. Buon lavoro-
Iphigenia si voltò e iniziò ad incamminarsi dalla parte opposta.
-Seguici- disse Amphiaraus -Dobbiamo sgobbare un po', ma la vista non è malaccio da lì-
Proseguirono in silenzio per tutto il corridoio, poi raggiunsero l'ascensore. McKeane schiacciò un pulsante e le porte si aprirono di scatto, mostrando quello stretto abitacolo che aveva visitato settimane prima. Appena furono dentro, la cabina iniziò a traballare.
-Reggerà tutti e tre?-
-Ha visto di peggio- disse Amphiaraus.
McKeane schiacciò un pulsante a forma di freccia e la cabina iniziò lentamente a salire per circa due piani, indicati dal monitor nerastro. Poi la cabina si aprì di scatto, aprendosi su un lungo e tetro corridoio illuminato da neon ronzati e lampeggianti.
-Sempre dritto fino alla scala. E poi altre due rampe e ci siamo- disse McKeane.
Procedettero lentamente, con calma, sporgendosi ogni tanto da ciò che rimaneva di una finestra, fino ad arrivare ad una grossa e sporca scala di cemento, disseminata da tappi di bottiglia e da cartacce. Antigone si strinse nel fazzoletto e cercò di non tossicchiare.
-McKeane, gliela daremo una ripulita qui?-
McKeane tossicchiò e starnutì.
-Diamine, sì. Che porcile. Tutto bene, Antigone?-
Mugolò dal suo fazzoletto e Amphiaraus sorrise.
-Sì, dobbiamo dare una ripulita. Antigone, tieniti bene al corrimano e guarda bene dove metti i piedi. Non preoccuparti delle tue cose, con me è in mani sicure-
Decisero di farla passare avanti per coprirle le spalle. Si attaccò al corrimano con foga, guardando bene dove mettesse i piedi e cercando di mettere a fuoco gli scalini. Dopo la prima rampa però i suoi occhi si abituarono alla penombra e procedette con più sicurezza, più rapidamente, e permise a Big McKeane e ad Amphiaraus di passarle oltre e di approdare per primi alla torre di avvistamento.
-Mademoiselle- disse McKeane stringendo la sua mano tra le sue grosse dita -Benvenuta alla nostra torre di avvistamento per passare una piacevole serata in compagnia-
Quello che chiamavano "torre di avvistamento" era un largo stanzone pieno di finestre dai vetri doppi, grosse scrivanie di plastica unite insieme e vecchi materassi buttati per terra. Sulle scrivanie vi erano quattro monitor, un vecchio laptop e una lampada da lettura;  su un tavolo poco più piccolo troneggiavano tre grossi thermos e un contenitore di plastica colmo fino all'orlo di gallette rugose e biancastre. Seduti alla scrivania, con binocoli alla mano e pistole attaccate alle cinture, vi erano tre uomini dalle facce assonnate e dagli occhi rossastri, con le labbra sottili che tenevano una sigaretta. Tra i presenti riconobbe come conoscente solo Jeanne, appoggiata alla parete, con una sigaretta tra le dita. I tre uomini sconosciuti guardarono Amphiaraus e McKeane perplessi, con le facce magre improvvisamente fattesi pallide. Jeane si avvicinò e diede ad uno di loro una pacca sulla spalla.
-Niente domande, calmi. E' dei nostri. Bentornata, cosetta-
-Cosetta? E' Antigone, per caso?- chiese uno degli uomini, alzatosi di scatto -Non se n'era andata?-
-E' appena tornata dopo qualche giorno di assenza. Non te la ricordi, Tideus?-
Tideus sbuffò. Era un uomo alto e magro, forse poco più anziano di Amphiaraus, con una lunga treccia d'argento che cozzava con la sua pelle scura. Indossava una tshirt porpora e dei larghi bermuda color cachi.
-Uh, sì, me la ricordo- si voltò verso Jeanne, lanciandole un sorriso -Hai vinto la scommessa, disgraziata-
Jeanne fece qualche passo avanti e si posizionò davanti ad Antigone. In poche settimane pareva essersi fatta più atletica e maestosa, con quella canottiera che lasciava intravedere degli addominali ben accennati. Antigone si aspettava la sua ennesima battuta di scherno, ma questa non arrivò.
-Ti ho monitorata per bene. Bravo uccellino, non hai cantato. Ho creduto in te!-
La guardò dall'alto in basso, poi le diede una pacca sulla spalla.
-Compagna Jeanne, hai finito con questa pagliacciata?- sbottò Amphiaraus.
Tideus alzò la mano.
-Sorry, colpa mia. Spero non te la sia presa troppo, cosetta ..- aspirò dalla sua sigaretta e sbuffò -L'altra volta, quando hai parlato della prostituzione qui alle Periferie, mi sei piaciuta. Non ti odiamo, davvero. Giusto, ragazzi?-
Gli altri due uomini diedero un mugolio di assenso. Tideus si voltò verso di loro.
-Avanti, canaglie, presentatevi almeno alla nostra ospite-
I due uomini si alzarono svogliatamente, sbuffando. Non ne poteva più di quella pagliacciata.
-Va bene, ho capito- sbottò -Antigone, per voi sono Antigone e basta. Ditemi solo i vostri nomi e non parliamone più, okay?-
Jeanne lanciò un fischio di approvazione.
-Però! Non me lo aspettavo, cosetta- e lanciò la sigaretta spenta dalla finestra.
I due uomini tornarono a sedersi.
-Heteoclis, piacere- sbuffò uno dei due, un tipo rossiccio e pallido, con un accenno di barba sul mento e  secco come un giunco, con i jeans strappati e una canottiera grigia sporca di caffè.
-Capaneus, cosetta. Chiamami Pan e ci siamo- Pan aveva una faccia giallastra e occhietti neri e allungati. Indossava un paio di occhiali sottili e una lunga salopette da operaio che pareva di tre taglie più grande. La sua faccetta tonda dimostrava di avere sì e no diciotto anni.
Amphiaraus aveva osservato l'intera scena a braccia conserte e sguardo severo, in assoluto silenzio. Poi aveva ripreso a parlare.
-Bene, dopo questi convenevoli spero abbiate chiaro di non importunarla più. Ah, Iphigenia mi ha detto di ricordarvi la riunione di domattina. Tideus, Pan, mettetevi alla finestra. Jeanne, aiutaci a raccontare cosa è successo in questi giorni alle Periferie-
Tideus e Pan si recarono alla finestra in silenzio, senza protestare. Il sorriso di scherno di Jeanne era improvvisamente sparito, lasciando il posto ad un'espressione cupa e triste. Ella si avvicinò a passi lenti, vicino ad un materasso, e li invitò ad accomodarsi. Antigone seguì McKeane e Amphiaraus e si sedette, poi si tolse la felpa.
-Ne vuoi una?- le chiese Jeanne porgendole una sigaretta -Ti servirà. Raccontare o ascoltare 'sta roba fa venire l'orticaria. Nulla di meglio di una sigaretta-
La accettò senza protestare. Jeanne l'accese dopo un tiro e gliela lasciò. Amphiaraus si lasciò scappare un sospiro.
-Bene .. chi comincia?-
-Comincio io- esclamò Jeanne -Dio, se solo avessi un sacco da boxe ..-
Fece un lungo sospiro e strinse i pugni. Era pronta per raccontare.
- Sicuramente avrai sentito alla videoradio o al telegiornale cosa è successo, eh. Ci hanno ammazzato Noah e suo padre, Vecchio Jim-
Annuì. Decise di evitare di dire di averli visti gli ultimi minuti della loro vita.
-Erano due dei nostri migliori fornitori di ricambi. Anzi, i migliori in assoluto. Barboni di giorno e rovistatori di cianfrusaglie al centro rottamazione dell'Acropoli. L'avrai presente, no?-
-Sì. Ti ascolto-
-Ottimo. Bene, adesso dobbiamo arrangiarci coi ragazzini per andare a prendere i ricambi. Quei poveracci non sanno nemmeno distinguere un motore da un radiatore, e quindi dobbiamo accompagnarli. Fortunatamente Andromaca ci sa fare, sia con i marmocchi sia con le macchine .. Comunque, ritornando al nostro discorso. Oltre ad essere nella merda per i cazzi nostri, senza fornitori e con pochissimi tecnici davvero esperti, lo Squadrone Edelweiss ci ha fatto una visita a sorpresa-
Uno strano e improvviso nervosismo si impossessò di lei di colpo.
-Maledetti. Nemmeno io sapevo che esistessero, Jeanne, mi cogli davvero impreparata-
Jeanne fecce un cenno ad Amphiaraus.
-Amphiaraus, è il tuo turno, bellezza di reporter che non sei altro-
-Bene .. Lo Squadrone Edelweiss si è presentato due volte. Ieri e due giorni fa. Alla guida c'era il tipaccio con i capelli rossi e le basette, Andreus là, come diamine si chiami ..-
-Achilleus. Hans Achilleus-
-Ecco, proprio lui. In quei giorni avevamo seguito alla radio tutti i servizi su e di Snakes e soppesato ogni singola, fottuta parola di quelle pagliacciate che chiama comizi. Devo confessare che il nostro amichetto ci ha colti impreparati. Avevamo fatto delle possibili congetture sull'istituzione di uno squadrone d'assalto, ma abbiamo considerato che fossero troppo damerini per sporcarsi quelle belle uniformi del cazzo e venire alle Periferie. E invece non è stato così. Le canaglie si sono presentati a mezzogiorno, all'orario di punta del mercato e di tutte le attività. Io ero a far provviste ed ero completamente solo, armato solo di taglierino. Sono piombati improvvisamente da un veivolo piatto e bianco, talmente lucido da accecarmi, con il loro stupido fiore stampato su. Si sono messi a sparare a caso, dall'alto, i codardi non si sono manco azzardati ad attaccarci da terra, corpo a corpo. A quell'ora il mercato era pieno di gente, uomini, donne e bambini .. Stavo cercando il mio referente dal mercato nero delle armi, avevo bisogno di munizioni, e mi sono ritrovato in mezzo a quella carneficina. Proiettili fitti come pioggia su bancarelle e negozianti. Sono vivo per miracolo e ho pagato tutto questo con la visione di quei cadaveri ricoperti di sangue, tutti buttati a terra. E' stato un caos-
-E poi ha chiamato me al cercapersone- continuò Big McKeane -E gli ho detto di trovare subito riparo da qualche parte e di nascondersi, o almeno di fingersi morto. Devo dire che la parte dell'opossum ti è riuscita bene, compagno!-
Amphiaraus lanciò un sorriso amaro.
-Grazie, compagno McKeane. Immagino che all'Acropoli non ne abbiamo parlato, quindi ..-
-Non sapevo nemmeno dell'esistenza dello Squadrone Edelweiss. Sono stata costretta a seguire alcuni comizi e non ha mai accennato a nulla di tutto questo. Solo a quella cretinata di Gioventù Edelweiss .. E' stato bello però quando avete fatto piovere i volantini su tutta l'Acropoli. Ne ho raccolto uno e zio Kreon me l'ha strappato dalle mani-
-Già, il vecchio Kreon .. -riprese Jeanne -Si sta facendo fare il lavaggio del cervello lui?-
Annuì gravemente. Big McKeane le diede una pacca paterna sulla spalla.
-Ti capisco. Qui la gente ha paura, invece. Abbiamo aiutato a ripulire, abbiamo curato i feriti e seppellito i morti. Abbiamo cercato di convincerli ad entrare a Rubra Sphinx ma alcuni hanno una paura fottuta, soprattutto gli adulti. Sono genitori che temono o di lasciare le loro famiglie o di perdere un figlio o una figlia. Moltissimi ragazzini sono rimasti orfani e vivono per strada, vorrebbero entrare ma ci sembrano troppo giovani. E' un circolo vizioso-
-Non avete provato a seguire il programma di Polinice?-
Jeanne le sorrise e le strinse la mano. Sorrideva sinceramente, senza scherno, in un sorriso che le accendeva nel cuore una luce familiare e vicina.
-Ci proviamo ogni giorno. Al mercato nero troviamo i vecchi libri di scuola dell'Acropoli e li distribuiamo alla scuola elementare, se tale si può chiamare. Almeno insegniamo loro a leggere e a scrivere. Almeno capiscono le stronzate dei manifesti di Ordine Edelweiss e ci sputano sopra come meritano-
Lei, Amphiaraus e Jeanne imasero in silenzio per qualche secondo. Big McKeane invece si mise a fischiettare un motivetto lento e malinconico, da canzone popolare, che Amphiaraus e Jeanne riconobbero subito.
-Come faceva, McKeane?- chiese Jeanne.
- Gialle colline e fumo quaggiù, i fantasmi di un tempo che fu .. Dalle case lontane e nemiche il baglior ..-
- Morte certa e cupo fulgor- continuò Jeanne- Ma sì, cantiamola! Antigone, ormai sei di famiglia ed è giusto che la conosca pure tu-
Jeanne era cambiata improvvisamente. Non v'era più traccia di scherno o di ironia in quel volto magro e appuntito, ma una malinconica dolcezza che si faceva cullare dalla melodia della canzone.
Rosso papavero sulla mia testa
Di una vita sicura, speranza non resta
Guerriero calpesta il fiore crudel
Bianco di morte, amaro di fiel
Avevano cantato in coro tutti e tre, con voci melodiose e felici, quasi avessero dimenticato gli avvenimenti dolorosi che avevano raccontato fino a pochi minuti prima.
-E poi?- si bloccò McKeane -Ragazzi, qualcuno si ricorda come continua?-
Pan si voltò di scatto, alzando il dito.
-Io la ricordo!-
Pesante è il nemico sopra il terren
mozza crudel quel sospiro fratern
o baionetta, non mi tradir
rivedremo insieme la patria fiorir!
-Ecco!- esclamò con gioia Amphiaraus -Continuiamo!-
Ripeterono il ritornello, si bloccarono per due secondi e poi ritornò loro l'ispirazione.
Rosso papavero al petto ti stringo
di lacrime e sangue la strada dipingo
o madri attendete meste alle porte
giogo di schiavitù, questa è la vera morte!
Jeanne si alzò di colpo, imitata da Amphiaraus e da McKeane. Tutti portarono la mano sul petto e sorrisero come non mai, con i volti splendenti come se avessero vinto una battaglia.
E Thebe riunita risorgerà
dolce vento di libertà!
E deporre le armi un dì noi potrem
e la man del vicin stringerem!
Conclusero la canzone con una melodiosa risata. Jeanne e Amphiaraus si abbracciarono e arrivarono a stringere anche lei. Quella melodia le era entrata nella mente con un dolce vigore, riempiendole le orecchie di quelle voci armoniose e rauche allo stesso tempo, continuando a rimbombare anche a canzone conclusa.
- E' ..bellissima, davvero- mormorò timidamente -Come si chiama?-
- Papaveri e baionette, cosetta- ridacchiò Jeanne -Hai tutto il tempo per impararla. Ora è meglio che ti metta a nanna, coraggio. Per noi è giunto il momento di lavorare con serietà-
   
 
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