Crossover
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Autore: Shinji Kakaroth    05/02/2009    2 recensioni
I personaggi di Evangelion fanno la gita scolastica in Inghilterra. Shinji separato dal gruppo, finisce quasi divorato da un vampiro, ma salvato da una giovane agente, Seras Victoria.
Genere: Sovrannaturale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Erano già due anni che gli angeli non si facevano vedere.
Neo Tokyo 3 e la Nerv avevano finito per abituarsi alla calma e anche i test e i controlli degli Eva erano diminuiti, così da permettere ai ragazzi maggiore autonomia di spostamento.
Al secondo anno del liceo la classe 2-A dell'Istituto superiore di Neo Tokyo 3, che nel tempo di pace s'era riempito di facce nuove e di gente trasferita per il lavoro dei propri genitori, aveva deciso che per la gita invernale sarebbero andati a Londra.

Nel corso di quegli anni le cose tra i ragazzi erano cambiate.
Shinji e Rei erano diventati più intimi, mentre Asuka ancora cercava di ficcarsi in mezzo ai due e a complicare le cose.
Il classico triangolo lui, lei, l'altra.
Touji compativa l'amico perché non riusciva a decidersi e scollarsi una delle due da quella relazione così complessa.

"Credo che la gita ti aiuterà a schiarirti le idee." sorrise Kensuke.
"Dici?" rispose Shinji.
"Ovvio! Durante le gite si sta fuori a lungo e poi si dorme in albergo. E poi nella notte, tra un ragazzo e una ragazza, potrebbe scapparci qualcosa, non so se hai capito." ridacchiò in maniera lasciva.
"Ma che vuoi che succeda? Il professor Ikeda non ci darà tragua." fece Shinji rassegnato "Hai sentito il suo motto? Mente sano in corpo sano. A letto presto e nessun colpo di testa."
"NOn ti preoccupare. Ci pensiamo noi a darti una mano." sorrise Kensuke, sporgendosi sul banco dell'amico e tendendogli la mano con il gomito sul tavolo.
"Ci sto!" disse Touji afferrandogli la mano "E tu?" chiese rivolto al ragazzo, imbarazzato. Non voleva sentirsi escluso, ma l'idea di passare una notte con Rei lo atterriva e lo mandava al settimo cielo.
"Ok!" prese le mani dei suoi amici tra le sue "Siamo d'accordo!"
"Uno per tutti..." tuonò Touji.
"...e tutti per uno!" risposero gli altri due.
"Il trio degli stupidi è qui!" fece in eco Asuka, sbeffeggiandoli.
"La finisci con quello stupido soprannome?" disse irritato Suzuhara "Capoclasse, dille qualcosa."
"Non sono affari miei." disse Kaworu Nagisa "Però vorrei partecipare anch'io alle riunioni del trio degli stupidi."
"No! No! Con te, diverrebbe un quartetto. Non è bene cambiare le cose come ci sono state date dalla natura." rispose a tono Asuka, ridacchiando all'espressione adirata di Touji.
Rei fissava la scena, seduta al suo banco, in disparte.
In quegli anni aveva fatto passi da gigante grazie a Shinji, ma ancora non s'era abituata al disagio che provava in certe situazioni confuse come quella.
Quando Shinji si voltò verso di lei, incurante degli altri, lei gli sorrise.
Quella risposta era più eloquente di tante altre parole.

Erano a Londra.
La capitale dell'Impero Britannico.
Era fantastico girare per le strade, ammirare i palazzi, i monumenti storici, i parchi e1 i musei.
Il ponte di Londra, il Big Ben, la Torre di Londra, Piccadilly, Soho, la City.
Sembrava un altro mondo, completamente diverso dalla futuristica Neo Tokyo 3 dove vivevano.
Quella era la prima volta per Shinji.
Non era mai uscito dal Giappone per recarsi in un'altra nazione.
L'aria era ricca di una strana magia o forse era solo l'eccitazione che gli faceva sembrare che fosse così.
Quella sera, quando sarebbero stati soli, avrebbero messo in azione il piano anti-Ikeda.
Touji non aveva raccontato a Shinji i particolari, altrimenti di certo si sarebbe opposto.
Avevano preparato una bottiglia di succo di frutta atamente alcolico da far bere al professore, in modo da poterlo far sbronzare in fretta e metterlo a nanna.
Era risaputo che Ikeda non era un gran bevitore e di certo l'avrebbero passata liscia, facendo poi i
finti tonti l'indomani mattina.

Il pomeriggio stava volgendo alla sera.
Erano ancora in giro per negozi prima di cena, quando Shinji venne attirato da qualcosa.
In un vicolo scorse un uomo riverso per terra che borbottava qualcosa, emettendo dei suoni incomprensibili, come lamenti.
"Signore, sta bene?" chiese in inglese.
L'altro non rispose e continuò finché non gli fu abbastanza vicino da lanciarglisi contro.
Il suo viso sembrava tutto fuorché umano.
Gli prese la testa e lo spinse contro il muro, tenendogli serrato il polso con l'altra mano.
Il puzzo che emanava era terribile.
Odore di morte e putrescenza.
Non sembrava qualcosa di umano.
Gli occhi scavati e le pupille spente.
Quell'essere era morto ne era certo.
E fra breve lo sarebbe stato anche lui.
Le zanne dell'uomo s'avvicinarono al suo collo.
"NO!" strillò e gli sembrò di vedere un angelo scendere dal cielo.
Qualcosa saettò rapidamente facendo dei rumori impercettibili e poco dopo il mostro andò in mille pezzi, sporcandolo di sangue.
"Tutto bene?" fece una ragazza sorridendo di fronte a lui.
Pochi secondi prima non c'era nessuno in quel vicolo, ne era certo e adesso da dov'era venuta quella ragazza dai capelli biondi?
Era forse un angelo?
Poi vide la sua camicia bianca, lorda del sangue del mostro che gli era stato ucciso addosso e non riuscì a trattenersi.
"UAAAAAAAAAAAAAARGH!" e svenne, preso subito dalla ragazza.
"Ehi! Che ti prende?" gli fece, strattonandolo "Su, ripdenditi." nulla.
Il viso del giovane aveva i tipici tratti giapponesi.
Ma forse non era a quelli che gli occhi rossi della ragazza vestita di giallo stava prestando maggiore attenzione.
Era alla linea del collo, all'affusolatezza sotto cui era nascosta la giugulare.
Qualcosa le diceva di lasciarsi andare.
Un intimo desiderio dentro di sé.
Poi si scosse, sentì che qualcuno si stava avvicinando.
Come avrebbe fatto a dare spiegazioni?
"Meglio fuggire." ridacchiò imbarazzata, spruzzando acqua santa sul cadavere, che immediatamente si trasformò in polvere.

Il tettuccio di un letto a baldacchino.
Un soffitto sconosciuto.
Cos'era successo?
Credeva d'aver avuto un brutto sogno.
C'era un mostro che l'aveva attaccato e un angelo disceso dal cielo per salvarlo.
Non era uno di quegli angeli che aveva combattuto fino a quel momento, apostoli forieri della fine del mondo.
Era un vero angelo custode.
Si guardò attorno. Gli sembrava di essere in una grande sala da letto.
I fregi e i quadri che arricchivano la stanza erano di fattura nobile e sembravano tutti reperti abbastanza antichi.
Si alzò dal letto, accorgendosi di avere indosso un pigiama azzurro.
Ma com'era arrivato lì? Dov'era?
Forse era stato rapito?
Aveva avuto un'allucinazione il giorno prima?
Scese dal letto, dove ad attenderlo lo aspettavano un paio di pantofole bianche.
Il pavimento era di puro marmo rosa, roba da ricchi.
Aprì la porta e si guardò attorno.
Un lungo corridoio e tante porte.
Si chiuse la sua alle spalle e si incamminò verso destra, da qualche parte doveva pur cominciare.
Arrivato alla fine, il corridioio si aprì su un grande atrio sottostante, con due rampe di scale che portavano a quello che pareva il piano terra.
Scese le scale.
Non c'era un'anima viva.
Continuò a vagare quando sentì un cigolio.
Una porta che conduceva probabilmente ad un piano interrato.
Si avvicinò e trovò un'interruttore.
Stava per chiudere la porta quando gli sembrò di sentire un lamento.
Accese la luce e scese.
Ancora un corridoio e diverse porte mentre tutto attorno la struttura era completamente cambiata.
Nei piani superiori c'era un'eleganza quasi regale nell'arredo, mentre lì era spartano, costituito di pietre grezze sia per mura, che per pavimento e soffitto.
Probabilmente quelle cantine non erano state pensate a scopo abitativo.
Sembrava quasi una prigione.
Ancora quel lamento.
Shinji continuò a camminare finché la luce non si spense.
Si maledisse per aver creduto che quella fosse una luce fissa e non a tempo.
Fermo nel buio non potè far altro che avanzare radente al muro, mentre i suoi occhi si abituavano all'oscurità.
Dopo un po' riuscì a scorgere una luce fuoriuscire da sotto una delle porte.
Poi si riaccese la luce e sentì la porta più in alto cigolare nuovamente sui cardini e dei passi cadenzati scendere.
Preso dal panico si fiondò verso la porta da cui poco prima aveva visto uscire la luce ed entrò, chiudendosela dietro.
Quando si guardò intorno notò che la stanza era abbastanza spoglia.
C'era un tavolo, quattro sedie e una bara.
Roba da tutti i giorni.
Chi non ha una bara in camera?
"AAAAAAH!" strillò, sentendo mugugnare da dentro la bara.
Probabilmente quello che c'era dentro la bara l'aveva sentito, visto che si stava aprendo lentamente.
"Chi c'è?" dalla bara spuntò fuori la ragazza del giorno prima con indosso un pigiama azzurro con dei pipistrellini "Tu?"
"Io... perché ti trovi in una bara?" chiese alla ragazza.
"Non dirlo a me!" disse con aria depressa "Anch'io preferirei un bel lettone."
Poi qualcuno bussò alla porta.
"Signorina Seras, posso entrare?" era la voce di un uomo anziano "Le ho portato la colazione."
"W-W-WAlter-san! A-A-Aspetti un solo..." nonostante la ragazza l'avesse pregato di non entrare, tartagliando un po' nel tentativo, il vecchio vestito da maggiordomo fece il suo ingresso nella stanza.
Reggeva un piatto su cui si trovata un cesto di ghiaccio e dentro il ghiaccio c'era qualcosa.
Shinji non capì immediatamente cosa fosse, ma gli sembrò una sacchetta o qualcosa di simile.
"Oh, ma il nostro giovane ospite è venuto direttamente a ringraziarti?" posò il secchiello sul tavolo e si mise il piatto sottobraccio "Se vuole seguirmi, ho preparato anche la sua colazione."
"I-Io..." Shinji non sapeva che dire. Era imbarazzato, confuso, spaesato.
Si trovava in un posto di cui non conosceva niente, con della gente strana di cui non sapeva niente e parlava in inglese.
Certo, riusciva a capire più o meno quel che dicevano, ma non era sicuro di riuscirsi ad esprimere al meglio.
"Che ci faccio qui?" chiese alla ragazza.
"Ehm... che ne dici se ne parliamo dopo colazione?" gli fece la ragazza "Segui pure Walter-san, io vi raggiungo fra un qualche minuto." anche la ragazza era piuttosto imbarazzata.
I loro sguardi si incrociarono e per un attimo Shinji comprese che era meglio fare come diceva lei.
Provava una specie di attrazione nei confronti di quella giovane donna.
"S-Sì." disse Shinji, girandosi e seguendo il maggiordomo lungo il corridoio.
Prima di chiudersi la porta alle spalle si voltò verso la ragazza "Io mi chiamo Shinji Ikari, e tu?"
Venne presa un po' di soprassalto alla presentazione così fulminea "Ah! Io? Seras Victoria!" quasi s'era messa sull'attenti.
"Piacere di conoscerti." si inchinò lievemente.
"P-Piacere mio." disse Seras, abbozzando anch'essa un inchino, poi il ragazzo chiuse la porta e rimase sola, con la sua colazione. Una sacca di sangue medico bella fresca.
Non c'è niente di meglio per dare quella carica in più alla mattina per un vampiro.

"D-Dove mi trovo?" chiese Shinji, mentre seguiva il maggiordomo.
"Si trova alla periferia di Londra, nel castello della famiglia Hellsing, un nobile casato inglese." sorrise, salendo lentamente le scale "Il mio nome è Walter C. Dorneaz e sono l'umile maggiordomo e factotum della famiglia da più di cinquant'anni."
Shinji non disse altro e continuò a seguire il vecchietto.
"Le ho preparato una magnifica colazione londinese. The, latte, uova sode, bacon e muffin." aprì la porta e si diresse a una sala del piano terra.
"Prego." aprì una porta che dava su una lunga tavolata." seduto ad un seggio c'era un uomo con degli occhiali inforcati sul viso.
Shinji, seguì il maggiordomo che gli faceva strada e lo condusse ad un posto apparecchiato a qualche metro alla persona già seduta.
"Walter, e questo cosa significa?" sedendosi, rimase stupito da quella voce.
Era una donna.
Ora che le era più vicino riusciva a scorgere il rigonfiamento dei seni sotto la camicia e il gilet.
Un fazzoletto attorno al colletto e su di esso appuntata una croce.
"Le chiedo umilmente scusa, mia signora, ma pensavo che fare colazione assieme a qualcuno potrebbe rallegrarle la giorata." disse con tono umile.
"Che sciocchezza!" rise "Tu, qual'è il tuo nome?" disse rivolta a Shinji, con tono imperioso.
"S-Shinji Ikari." disse incrociando timodamente lo sguardo con quella donna.
"Ikari... Mi sembra di aver già sentito un simile cognome." fece pensierosa "Walter?"
"Dovrebbe essere il cognome del Comandante Supremo di un organo Para-Militare denominato Agenzia Speciale Nerv." fece il maggiordomo, pulendosi il monocolo e rimettendolo a posto "Come noi difendono la propria nazione e il mondo da entià extraterrene conosciute con lo pseudonimo 'angeli'."
"Dei cacciatori di angeli?" sorrise "Sei un cacciatore di angeli?" chiese rivolta al ragazzino.
"S-Sì." disse titubante. Non aveva capito bene cosa avesse detto la donna, ma aveva detto di certo 'Angeli', forse intendeva il suo lavoro alla Nerv.
"Dall'aspetto non mi sembri un granché." commentò senza peli sulla lingua "Ma non bisogna mai fidarsi delle apparenze, non è vero Walter?"
"E' come dice lei, mia signora." rispose facendo un inchino "Del the?" e al cenno affermativo del ragazzo, gli versò il the contenuto in una teiera d'argento, posta su uno scaldavivante in modo che non si raffreddasse.
"Vi ringrazio." rispose Shinji "Ma che ci faccio qui?"
La donna sorrise, s'alzò dalla sedia e si sfilò dalla tasca un sigaro, mentre Shinji sorseggiava il the e piluccava l'uvetta dal suo muffin.
"Sei stato attaccato e una mia agente ti ha salvato." disse la donna, porgendo il sigaro in avanti.
Se avesse osservato bene, avrebbe visto che la testa del sigaro veniva tagliata a mezz'aria come se niente fosse, ma in quel momento stava sorbendo dalla tazza.
"Il mio nome è Integral Fairbrook Wingates Hellsing e sono il capofamiglia dell'Hellsing, nonché comandante dell'Agenzia Hellsing dei Royal Protestant Knight." il maggiordomo le si avvicinò e facendo uscire da una delle tasche un fiammifero, lo accese tra le dita e poi lo porse verso l'estremità tagliata del sigaro.
Integra aprì la finestra del balcone e uscì in terrazza.
"La mia agenzia salva la gente dai non morti. Sterminiamo mostri, demoni, proprio come l'agenzia Nerv stermina gli angeli." sorrise fissando Shinji, seduto e inconsapevole.
"La ragazza che ti ha salvato, fa parte della mia Task Force anti-freak." sorrise "Sei stato fortunato che ti abbia trovato in tempo."
Come evocata dalle parole della donna, nella stanza fece la sua comparsa Seras, questa volta vestita proprio come l'altro giorno con la divisa gialla.
"Che ha avuto la geniale idea di portarti qui." le lanciò una frecciatina.
"Lady Integra, non era mia intenzione..." abbassò il capo, contrita.
"Non ti preoccupare, sono già abituata alle frivolezze del tuo Master." ritornò nella stanza "Ora dovete scusarmi, ma ho altri impegni che mi attendono." lanciò su Shinji e Seras uno sguardo malizioso "Ci potrebbe servire un ammazza angeli in futuro. Stai attenta a dove metti i tuoi denti agente."
"M-Ma... che dice Lady Intregra?! Non potrei mai..." era visibilmente arrossita e imbarazzata, nonostante fosse una non morta.
Una vampira.
Una draculina, come la chiamava il suo Master.
Lord Alucard.

Continua...

  
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