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Autore: Warlock_Vampire    03/09/2015    5 recensioni
Montebelluna. Una piccola città del Veneto apparentemente normale, nasconde un prezioso segreto.
I vampiri sono tornati in città per recuperare l'Antidoto. La vita di alcuni ragazzi verrà irrimediabilmente sconvolta dal soprannaturale...
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è dedicata a noi autori,
all'impegno che ci abbiamo messo nonostante
le difficoltà;
e a Ambra, per il suo aiuto semplice ma fondamentale.


PROLOGO
 
23, giugno
Era tardo pomeriggio quando Giulia e Rebecca si avviarono verso lo Stradone del Bosco, una via sterrata immersa nel verde che costeggiava le colline del Montello.
Si fermarono ad una panchina al margine della strada, restando un attimo in silenzio, ognuna preda dei propri pensieri.
«Allora» esordì Giulia dopo un po’, «la giornata a tema la potremmo fare qui, nel boschetto di fronte, no?».
«E chi viene?» domandò Rebecca, non del tutto convinta.
«Be’, i soliti!» esclamò Giulia in risposta. «Vittoria, Rachele, Marianna, Roberto… e poi anche Clara» snocciolò, contando con le dita man mano che procedeva con l’elenco.
Il cellulare di Giulia squillò e la ragazza sussultò per la sorpresa, prima di trafficare con le tasche della borsa tentando di recuperare l’apparecchio, finito in fondo ad un caos di quadernetti, penne, cartacce da buttare e qualche pennarello ormai secco.
Era sua madre.
«Sì!» sbraitò, «va bene! Adesso arrivo!, …e calmati!». Giulia riattaccò con stizza e disse a Rebecca che doveva tornare a casa. «Vieni con me?» le chiese.
«No, resto ancora un po’ qui» replicò l’altra.
«Come vuoi» ribatté Giulia con un sospiro, «vedi di non morire, eh!».
Rebecca rise della battuta stramba dell’amica e la guardò dileguarsi, i lunghi capelli dorati che le ondeggiavano sulla schiena.
 
Rebecca voltò lo sguardo verso il tramonto, senza pensare a qualcosa in particolare. I capelli castani erano scompigliati dalla brezza della sera e gli occhi marrone scuro riflettevano la luce aranciata del cielo. D’un tratto la pace e il silenzio di quel momento furono interrotti da un fruscio; Rebecca si guardò intorno senza però notare nulla di strano.
“Sarà un animale” pensò. Tuttavia tornò a voltarsi verso la strada ancora una volta. Dato che tutto sembrava tranquillo, si rivolse nuovamente al tramonto alle sue spalle e sussultò alla vista del ragazzo che era seduto, comparso quasi magicamente, al suo fianco.
Lui sorrise, divertito dalla sua sorpresa, e rise ancora di più quando notò l’espressione sempre più stupefatta della ragazza.
Aveva l’aspetto di un diciottenne, i capelli biondo cenere e gli occhi grigio ferro, che risaltavano sulla carnagione estremamente pallida. Il sorriso sulle labbra lasciava intravedere una dentatura perfetta. Era troppo bello, così disinvolto…
«Ehm… Ciao» esordì Rebecca, le sopracciglia arcuate in un’espressione stupita, il tono di voce incerto delle domande.
Il giovane rise e si morse il labbro inferiore, prima di dire: «ciao, Rebecca».
«Come sai il mio nome?» chiese lei immediatamente, mettendo su uno sguardo sospettoso. Impercettibilmente si spostò un po’ sulla panchina, in modo da allontanarsi dal ragazzo e essere pronta a scappare di corsa in qualsiasi momento.
«Io so tutto» rispose l’altro con semplicità, la bocca piegata in un sorriso bieco.
Rebecca lo fissò come se fosse pazzo.
«Sono sulla terra da molto tempo» spiegò lui in tono serio e Rebecca dovette ammettere con se stessa che il giovane era un ottimo attore.
Rebecca scoppiò a ridere, e quando riuscì a riprendersi, disse: «o-ok, tutto molto divertente, ma ora devo tornare a casa».
Il ragazzo però, proprio mentre Rebecca stava per alzarsi e andarsene, le prese la mano, invitandola a restare ferma dov’era. Per dare più forza al suo gesto ordinò:
«Resta ferma… e non urlare».
Si guardarono negli occhi e Rebecca non si spostò quando lui si protese verso di lei, stampandole qualche bacio sul collo. La ragazza era totalmente paralizzata, incapace di decidere il da farsi. Sapeva che sarebbe dovuta correre via, lontano da lui, lontano da quel luogo. Eppure non riusciva a muovere un dito perché nella sua testa risuonava forte l’ordine di lui. Fuggendo non avrebbe mai capito qualcosa che invece era proprio davanti a lei, un velo che pian piano si scostava e lasciava intravedere un nuovo mondo del quale lei, per il momento, non faceva ancora parte.
Fu quel desiderio di scoperta, misto a quel senso di obbedienza che sentiva prepotente verso il ragazzo, che la tennero ferma dov’era, anche quando lui le reclinò il collo all’indietro e affondò i canini nel suo collo.
Rebecca si scoprì sorpresa del fatto che non aveva sentito alcun dolore mentre il sangue fluiva via dalle sue vene, nessuna paura mentre la vita l’abbandonava. Poi il ragazzo la lasciò andare e Rebecca si sentì svenire. Lui però la sorresse.
«Rimarremo uniti per sempre, Rebecca» mormorò lui al suo orecchio.
«Chi sei?» chiese allora lei, in un filo di voce roca.
«Elia». Poi si morse il polso e fece cadere qualche goccia del suo sangue tra le labbra semi aperte di Rebecca. Le tappò il naso con due dita e premette l’altra mano sulla sua bocca, soffocandola.
La lasciò andare solo quando fu certo di averla uccisa.
 
 

Speriamo che il Prologo di questa storia vi piaccia!
LEGGETE, MI RACCOMANDO!!
al prossimo capitolo,
Kath&Norman




 
  
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