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Autore: LoryLex    05/09/2015    2 recensioni
Mary Collins è una giovane Chef inglese che ha deciso di trasferirsi a Milano per aprire un ristorante. Ha un carattere arduo e determinato e niente e nessuno la potrà fermare nella sua difficoltosa impresa che consiste nel riuscire a preparare una pietanza "straordinaria" in vista dell'EXPO. Ce la farà? E i suoi colleghi riusciranno a resistere sotto alle sue continue minacce? xD
Salve a tutti! E' la mia prima storia che scrivo in questo fandom e sono un po' emozionata *-* Conto molto sui vostri pareri -che spero di ricevere tramite le recensioni- e chissà, magari grazie ad essi ne faccio un seguito! XD
Accetto anche critiche, ovviamente u.u
ecco, non sono molto brava con le introduzioni, quindiii... ci si vede dentro, mh?
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                          Straordinaria.
 
 
 
 
-Avanti con quelle cipolle!- la direttrice di quel ristorante lussuoso, nonchè prima Chef, quella sera, era in vena di minacciare qualcuno persino con un mestolo, pur di farlo lavorare adeguatamente.
Sembravano tutti più stanchi e agitati del solito, lei si limitava ad essere solo esasperata.
Quell'anno a Milano, si sarebbe tenuto l'EXPO e come minimo avrebbero partecipato anche loro.
Mary Collins, giovane donna inglese che si era trasferita in Italia per finire i suoi studi culinari, aveva aperto in centro il suo ristornate, il suo sogno, che in pochi anni era diventato famoso.
La donna sapeva di essere abbastanza capace tra i fornelli, per cui nessuno si stupiva più di tanto quando si innervosiva se uno dei suoi addetti metteva un pizzico di sale di troppo in una pietanza. Doveva essere tutto perfetto per lei.
A 30 anni ancora non aveva trovato "quello" giusto, e la gente che la conosceva non poteva capacitarsi di ciò, dato che aveva un visino estremamente bello e curato. Certo, il carattere non era uno dei migliori, per cui si rassegnarono all'idea di dover vedere quei poveri malcapitati che le facevano la corte, piangere disperati mentre fuggivano scandalizzati dal suo ristorante.
Il fatidico giorno dell'apertura dell'EXPO si stava avvicinando: mancava solo una settimana, e Mary, nonostante avesse abbastanza fantasia da far invidia persino ad un insegnante d’Arte, non aveva la minima idea di ciò che avrebbe potuto presentare come cerimonia d'inizio.
Aveva letto, sperimentato e assaggiato milioni di piatti e ricette, ma nessuno di questi le dava l'ispirazione giusta.
Le strade di Milano erano già abbastanza piene e affollate per via dei banconi e padiglioni provenienti da tutte le nazioni.
Quell'evento, per gente come lei, era abbastanza stancante, ma non negava di certo che le faceva comunque piacere partecipare.
L'EXPO era un misto di colori, suoni, sapori che ti stravolgevano l'anima, trasportandoti nei posti più remoti di tutto il mondo che il tuo cuore avesse mai desiderato di visitare.
 
-Chef, non crede che ci siano già abbastanza cipolle tagliate?- domandò esitante un suo addetto, mentre la guardava spaventato.
A Mary era sempre piaciuto tagliare le cipolle.
Il motivo?
Poteva piangere senza che nessuno sospettasse nulla.
-Sta zitto e cucina. Oggi verrai con me, anzi, adesso. Preparati- sibilato ciò, facendo prontamente accapponare la pelle al ragazzo per i suoi modi lunatici e per i suoi toni aggressivi, si tolse in un attimo cappello e divisa da Chef, trascinando con se quel povero malcapitato che si era sistemato in fretta e furia alla bell'e meglio.
Si diressero in strada, e subito vennero investiti da un'ondata piacevole di odori.
-S-signora?- balbettò il giovane, che non ci stava capendo nulla.
-Fabio, oggi mi accompagnerai. Ho intenzione di fare una visitina "amichevole" ai nostri ospiti che provengono da tutto il mondo-.
E Fabio non poteva fare niente per controbattere, ne valeva del suo stato fisico e mentale.
 
Svoltarono l'angolo e la cucina messicana si presentò davanti ai loro occhi.
Mary si diresse decisa verso il proprietario che era intento a sistemare alcuni souvenir accanto alle pietanze.
Sperò ardentemente che sapesse parlare l'inglese, e le sue preghiere furono esaudite.
Gli chiese se poteva avere un assaggio della sua pietanza principale e lui, sorridendole luminoso, le porse un piatto con su delle crocchette di pollo che, all'apparenza, sembravano normali.
-Thanks!- esclamò la donna, preparandosi ad assaggiare la ricetta.
Ne diede una anche a Fabio che doveva sopportarsi tutto quello che il suo capo gli ordinava di fare.
Dopo che ebbero masticato per un po’, entrambi si tinsero di un rosso scarlatto, fumanti, come due peperoni incandescenti.
Rigettarono, rumorosamente, al suolo tutto ciò che avevano masticato un minuto prima, come due psicopatici, soffocando sempre di più per quel cibo "un po’" troppo piccante per i loro gusti.
Prima che Mary cominciasse a sparare insulti a destra e a manca all'uomo dietro al bancone che li guardava perplesso, Fabio, ancora mezzo agonizzante, trascinò via il suo capo per evitare di fare una figuraccia.
Dopo quell'evento spiacevole ne passarono di tutti i colori.
Assaggiarono il cibo americano e lì, Mary, si ripromise di andare a fare jogging tutti i giorni, o sarebbe diventata una balena che per spronare i suoi addetti a dare sempre il meglio, non avrebbe più usato il mestolo, ma direttamente il suo peso.
Dopo vollero assaggiare una pietanza francese, e la donna stava per rimettere in faccia all'anziana signora che l'aveva servita, osservando ciò che aveva sul piatto dinnanzi a se. "Escargots" le aveva chiamate la signora sorridendole. Lumache.
Come pretendevano che lei le avrebbe mangiate?
Fabio invece si complimentò, ma si zittì sotto lo sguardo assassino che scintillava negli occhi di Mary.
Passarono al cinese, e per poco Mary non si strozzava con le bacchette.
Poi al Giapponese, che piacque molto alla donna, soprattutto quando vide che Fabio stava per morire soffocato dal tofu.
Videro passarsi davanti torte al cioccolato, mele caramellate, ciambelle ripiene di glassa, opere di frutta, lasagne un po’ troppo cotte, cassate siciliane e altre pietanze di cui non si ricordavano più il nome.
Arrivarono a casa distrutti, dopo essersi divisi per strada, salutandosi con un flebile "ciao".
Mary si gettò, a tuffo d'angelo, letteralmente, sul proprio letto, immergendo la testa nel candido cuscino.
Aveva ancora tutti quei sapori che le attraversavano le papille gustative e l'indomani ne avrebbe dovuto assaggiarne altri.
Sorrise pensando alla faccia che avrebbe fatto Fabio sentendo che avrebbe dovuto di nuovo accompagnarla, si divertiva con quel ragazzo dal corpo esile e minuto, ma dal cuore d'oro.
Infine si addormentò con mille pensieri che le vorticavano in testa, sul come o sul che cosa avrebbe preparato per l'EXPO.
Sarebbe stata una pietanza straordinaria.
 
 
 
 
-Attenta a quanto sale metti, Martina!- esclamò puntandole la forchetta contro, la povera ragazza sussultò e, scusandosi si apprestò a preparare nuovamente la salsa.
-Matteo, che diavolo combini? Mescola più lentamente, quella zuppa non vuole fare la centrifuga!-.
Dire che stava dando di matto era poco.
A due giorni dall'inizio dell'EXPO, non aveva la minima idea di cosa preparare.
Fabio, che non aveva intenzione di guardare, si spiaccicò una mano in piena fronte, l'eco di quel gesto si fece sentire nei dintorni.
-Hey, tu! Non battere la fiacca e cerca di darti da fare!- gli disse Mary che quel giorno aveva lo stesso sguardo di Medusa, pietrificava chiunque.
-Perchè non cerca di far assaggiare un suo piatto ad una persona che non è mai entrata qua dentro? Magari una di periferia!- le consigliò una cameriera, con tanto di sorriso isterico e sopracciglio tremante, si era capito perfettamente che non ne potevano più del suo nervosismo.
Mary si illuminò all'istante per quell'idea grandiosa e, alla velocità della luce, preparò uno dei suoi piatti migliori, impacchettandolo come solo lei sapeva fare.
 
 
Scese dal treno dopo che la voce metallica e fastidiosa ebbe avvisato lei e i passeggeri dell'arrivo in stazione.
Non era mai stata in periferia e non immaginava fosse così affollata.
Quel posto, però, sembrava così triste. Privo di colori.
Le grigie panchine, le povere insegne, le colonne stantie che sostenevano la pensilina.
Sospirò e, armandosi di una buona dose di pazienza, cominciò a cercare qualcuno che le sembrasse poco criticabile per assaggiare il suo piatto.
Dopo un'ora di ricerche, aveva quasi perso le speranze quando, seduto su una panchina isolata, lo vide.
Era un uomo molto affascinante e, dalla postura, abbastanza elegante.
I capelli corvini gli ricadevano ai lati del viso sposandosi con gli occhi dello stesso colore.
Si accorse che la stava fissando, così si diresse da lui.
Tossì e si schiarì la gola per far ritornare di nuovo l'attenzione su di se.
-Ehm, mi scusi, posso chiederle un favore?-.
L'uomo la scrutò da cima a fondo, facendola irritare, poi annuì.
-Potrebbe assaggiare il piatto che ho preparato? So che è una richiesta assurda ma, vede, devo cercare di sapere cosa ne pensa uno che non è mai entrato nel mio ristorante delle mie pietanze, potrebbe accontentarmi?- chiese spiccia, quel tipo la infastidiva, nonostante non riuscisse a staccare gli occhi verdi dal suo viso angelico.
-E lei mi ha disturbato per una sciocchezza simile?- la sua voce sarcastica era bassa e suadente, ma non ci fece molto caso, impegnata com'era ad incenerirlo con lo sguardo.
Ringhiò e si apprestò a voltarsi per andarsene, quando la voce dell'uomo non la fece fermare.
-Non ho detto, però, che non ho intenzione di  assaggiarla-.
Sbuffando e colta in fallo, porse il piatto impacchettato all'uomo, che la guardava con un sorriso beffardo sul volto.
-Marco Cieli, piacere- disse poi, porgendole la mano molto lentamente.
-Mary Collins, il piacere è tutto suo*- replicò piccata, stringendogliela un po’ troppo forte.
L'uomo sorrise divertito, pensando, prima di assaggiare la pietanza della donna, che si era appena interessato ad ella.
Gli erano sempre piaciute le donne complicate.
E quando assaggiò il primo boccone di quel piatto, sgranò gli occhi, stupito, per poi voltarsi verso Mary che lo guardava curiosa.
-E'... straordinaria- sussurrò, facendosi sentire dalla donna, ignara, che quell'aggettivo era dedicato a lei.
 
 

Angolo autrice:
Allora cosa ne pensate? E’ uno schifo vero? xD Ma proprio, la mia autostima supera i limiti della fantasia umana :’) E poi vi starete chiedendo perchè la storia è finita così, e forse avete ragione che magari ha una fine che confonde un pò... o forse è solo una mia impressione, ma comunque l'ho voluta io così xD si, sono strana xD
Avete presente l’espressione: “Il piacere è tutto suo” usata da Mary? Beh, non è un errore, si usa alle volte quando una persona nona ha il “piacere di conoscerti” ecco xD
Che caratterino neh? xD Ahahah, mi sono divertita a scrivere questa piccola storiella, e spero vivamente che vi piaccia e, come ho detto nell’introduzione, magari farò un seguito… magari eh >.>
Vabeh vi saluto miei cari, un bacio a tutti coloro che leggeranno questa storia!
Lorylex;
 
   
 
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