Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lait Rika Sai    05/09/2015    2 recensioni
[Song-fic su Guren no Yūmiya, sigla d'apertura dell'anime]
Eren si ritrova da solo a dover sconfiggere un grande gruppo di giganti, mettendo via le ansie e le paure e dimostrandosi più coraggioso di qualsiasi aspettativa.
* * *
[Dalla storia]
"[...] Strinse i pugni, lasciando scie nella polvere, graffiandosi le dita e sporcandosi le unghie sanguinanti: non era così che sarebbe finita. Non poteva morire così, come un fiore tremante nell’imminente inverno.
Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, urlò per far sapere al mondo che lui era vivo.
[...] Cadde a terra anche lui, ferito: una gamba dolorante, l’altra mozzata. Guardò il gigante prima di arrendersi alle braccia nere della morte.
Saltò su di esso, tendendo una mano al cielo crudele, a quel Dio che aveva deciso per lui un triste destino, assestò un colpo al nemico, uccidendolo."
Genere: Azione, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eren Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guren no Yūmiya

 
“Tu sei il cacciatore, e loro sono le prede.”

Se moriamo come fiori non verremo ricordati
Quando finirò a terra mi rifiuto di strisciare
Grida, soffri, muori dentro, tanto non verrai salvato

I titani avevano nuovamente distrutto il muro più esterno. Le macerie che cadevano generavano numerosi nuvoloni di polvere, che rendevano impossibile vedere del tutto le zone più lontane, o, comunque, vuote della città. Eren si trovava in una di queste, con una sola ultima lama e una gamba bloccata da pezzi di cemento e legno pesanti e dolorosi.
Un titano stava camminando verso di lui. Ogni passo che avanzava, era un attimo di vita in meno per Eren.
Il moro fissava quell’enorme figura avvicinarsi, con i suoi occhi color smeraldo spalancati e piangenti per il terrore e la consapevolezza dell'imminente morte.
Strinse i pugni, lasciando scie nella polvere, graffiandosi le dita e sporcandosi le unghie sanguinanti: non era così che sarebbe finita. Non poteva morire così, come un fiore tremante nell’imminente inverno.
Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, urlò per far sapere al mondo che lui era vivo.
Ciò che conta è il coraggio sei il tuo unico alleato!
E se mai strapperanno via tutto ciò che rimane della verità
sarai rinchiuso dentro una gabbia, sii tu il lupo e ulula!

Non poteva lasciarsi andare proprio in quel momento, era inaudito. Diede uno strattone alla gamba, tirandola fuori dalle macerie. Si alzò in piedi; si teneva a stento sulle gambe doloranti e tremolanti, ma lui doveva combattere. Utilizzando la manovra tridimensionale, trovò appiglio al camino crepato e cadente dell’abitazione più vicina a lui. Anche il gas stava finendo: avrebbe dovuto trovare presto una via di fuga accessibile senza sprecare troppo gas né troppe energie – date anche le condizioni della sua gamba.
Ormai il fiato iniziava a farsi pesante, mentre il gigante si avvicinava ulteriormente.
Fuggire o combattere? Cosa doveva fare?
Nessuna delle due opzioni, al momento, era la migliore scelta; eppure, una terza non c’era.
Eren deglutì: c’era poco da fare. Mise da parte le ansie e le paure e si lanciò verso il titano, infilando una spada sul retro del suo collo, facendolo cadere in terra privo di forze.
Combatti e rompi queste catene! Sei un cacciatore, stringi i denti
Oltre le mura: sopravvivenza, 
Solo il più forte risorgerà! 

Dentro il tuo cuore solo vendetta, gridi al tuo mondo che è l'inizio!
Tendi la mano al cielo crudele, sai che con te morirà!

Altri giganti si avvicinavano.
Eren aveva già deciso come procedere: li avrebbe sconfitti tutti.
Strinse i denti, avventurandosi verso il gruppo di colossi che s’avvicinava.
Prese la rincorsa, si aggrappò fermamente alle spalle di uno di essi con la manovra tridimensionale e assestò un colpo; e poi un altro, e un altro ancora, verso quel branco di bestie affamate.
Doveva far capire a tutti chi era il più forte. Doveva vendicare sua madre, i suoi amici, tutti i cittadini morti invano a causa dei titani.
«Avanti!», gridò con tutta la forza che gli restava.
Un colpo, un altro colpo.
Cadde a terra anche lui, ferito: una gamba dolorante, l’altra mozzata. Guardò il gigante prima di arrendersi alle braccia nere della morte.
Saltò su di esso, tendendo una mano al cielo crudele, a quel Dio che aveva deciso per lui un triste destino, assestò un colpo al nemico, uccidendolo.
Si ritrovò per terra, insieme a lui. Un ultimo lamento, poi silenzio.

«Sono a casa, mamma.»


__________________
Crediti:

Per la scena finale ho preso spunto da questa immagine, inviatami da un'amica.

Il testo della sigla tradotto in italiano non è mio, ma della youtuber Thymeka. [Originale qui]
Vi consiglio di ascoltarla, è davvero ben fatta!~

Grazie per la visita! 
   *:.。.:*・’(*❁´◡`❁)’  

 
   
 
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