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Autore: lexasmikey    05/09/2015    3 recensioni
Olivia è una giovane ragazza di diciotto anni, nata e cresciuta tra le strade affollate della capitale. Considerata da tutti come una ragazza goffa, impacciata e irrimediabilmente sciatta, la giovane è costretta ogni giorno a imbattersi in una madre strampalata, una sorella che sembra accogliere ogni sera un uomo diverso tra le sue gambe, tre migliori amici che la portano a compiere follie e il migliore amico di suo fratello, nonché ragazzo di cui è sfrenatamente innamorata da quando egli mise piede per la prima volta in casa sua. Ma se fosse proprio lo stesso Enrico, colui che non riuscì mai a considerare Olivia più di una semplice amica, a travolgerle e scombussolarle l'ultimo anno di liceo?
Premetto che scrivo questa storia per esperienza personale.
Non aspettatevi una delle classiche storielle che avrete letto in cui la protagonista si innamora del migliore amico di suo fratello; io qua scriverò e vi racconterò le stesse emozioni che io stessa sento dentro di me, con l'aggiunta di un pizzico di senso dell'umorismo (tipicamente giovanile). Premetto anche che riscontrerete un linguaggio al quanto 'terra terra' considerata l'età dei protagonisti principali. Se ciò non vi convince, siete liberi di non aprire questa storia :)
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Laila salì con passo deciso le scale fino a raggiungere la porta ornata di insegne e poster rock. -Olivia!!- strillò nevrastenica. -Sono già le sette e un quarto, devo per caso ricordarti di andare a scuola?-
Olivia detestava quando la riportavano nella realtà, ma detestava ancora di più essere riportata nella realtà dalle grida di sua madre.
-Santo Cielo, perché mi fai sgolare così tutte le mattine?- domandò insistente sua madre.
La giovane ragazza si alzò di malavoglia, trasportandosi dietro pure le coperte, e girò la chiave della porta una doppia volta. 
-Ma che bel faccino- cantilenò sua madre, una volta che Olivia aprì la porta.
-Ti diverti a staccarmi a suon di strilli dal bellissimo mondo dei sogni?-
Laila abbozzò un mezzo sorriso indulgente e guardò con occhi meravigliati quella figlia che le sembrava diventare ogni giorno più bella.
-Certo che no topolina, ma sei in ritardo per la scuola- le ricordò. -E ora vai a prepararti, poi vieni a fare colazione. Ho sfornato le brioche-
Olivia osservò sua madre scomparire pian piano giù per le scale e si trascinò  insieme a quell'accozzaglia di coperte -che non si era neanche accorta di avere avvolta attorno al suo corpo- di fronte allo specchio che ornava l'armadio in legno.
I capelli abitualmente mossi erano sciattamente legati in qualcosa che non aveva assolutamente l'aria di essere una coda. Due profonde occhiaie contornavano i suoi occhi marroni, contrastando la pelle candida e chiara, e l'atmosfera che la circondava ispirava tutto fuorché allegria. 
Ma d'altronde tutte le mattine si ripeteva la solita e monotona, ma soprattutto snervante, impresa a cui andava incontro: affrontare le urla di sua madre, che in tutti i modi possibili e immaginabili cercava di svegliarla, guardarsi allo specchio e domandare a tutti i santi cosa mai avesse fatto di male, e pensare che tutto sommato era normale essere ostili con la propria vita di prima mattina.
-Olivia- richiamò la propria attenzione davanti allo specchio. -Tieniti pronta ad un'altra giornata di merda- 
Detto ciò, rilasciò un sospiro e fece scivolare le coperte per terra. 
-Olivia, sei pronta?!?- 
La voce di sua madre le giunse chiara fin dal piano terra. -Ma mamma, mi sono app..- si girò quel minimo che le servì per adocchiare l'orologio che segnava le...sette e trentacinque? -Oh cazzo sono già passati venti minuti!!??- strillò. 
Si fiondò in bagno, rischiando un paio di volte di scivolare sui tappetini rosa che sua madre aveva galantemente ritenuto "deliziosi", dimenticandosi che il rosa era uno dei colori più odiati da sua figlia. 
Si lavò rapidamente il viso e si scrutò allo specchio. -Queste occhiaie devo sparire- constatò fermamente. 
Si diresse di corsa in camera di sua sorella Rosie, disturbando una sessione di sana attività sessuale alla quale la giovane donna era più che presa. -Olivia!!- le sbraitò quest'ultima. 
-Scusa Rosie, giuro che non ho visto niente! Ma io ora ti devo rubare questo- mostrò il correttore e avanzò verso la porta, ma qualcosa la fermò. Indietreggiò e cercò di studiare il viso dell'uomo a letto con sua sorella. -Sarebbe questo Andrea?- domandò.
-No- sbuffò Rosie. -Lui è Giulio, Andrea era solo uno stronzo-
Olivia aprì la bocca e annuì per mostrare interesse, poi tornò in camera sua. 
Sparse il correttore sotto agli occhi e finì il suo trucco sempre molto leggero. Tirò fuori dall'armadio un paio di jeans chiari a vita alta e una camicia rossa e nera che avrebbe indossato con una canottiera dello stesso colore. Per quella mattina rimase fedele alle sue solite scarpe basse e afferrò lo zaino preparato la sera precedente. 
-Tempi da record- mormorò soddisfatta; erano le sette e quarantuno.
Percorse le scale a lunghe falcate da cavallo e si fece trovare subito in cucina da sua madre, la quale non esitò a farle la solita ramanzina. -Figlia mia, non sarebbe male sai vederti ogni tanto con qualcosa di elegante addosso- 
Olivia abbassò lo sguardo sui suoi vestiti e inarcò le sopracciglia. -Senti, madre, io sto andando a scuola, non ad assistere ad una sfilata di Victoria's Secret-
-Lo so, è solo che non ti ho mai vista elegante..femminile- 
Era vero, Olivia in diciotto anni di sopravvivenza tra le strade di Roma, non si era mai nemmeno provata un vestito addosso. Il problema non era di certo la sua taglia trentotto che molte ragazze avrebbero invidiato, e che lei, molto caparbia, continuava a nascondere, ma erano i suoi gusti influenzati dalla musica heavy che ascoltava che la portavano a scegliere uno stile diverso.
Scacciò i suoi numerosi pensieri dalla testa. -Posso riempire il mio stomaco prima di andare in quella sottospecie di carcere?- domandò-
-E tu hai intenzione di andare a scuola con quei capelli?-
La ragazza si portò una mano davanti alla bocca. -Oh cazzo, hai ragione!-
-Come prego?-
Olivia sorrise e si scusò mormorando.
Sua madre alzò gli occhi al cielo e le indicò il tavolo della cucina, da cui la figlia non esitò ad acciuffare un saccottino ripieno di crema e un bicchiere di succo all'ananas, il suo preferito.
Laila continuava a guardare la figlia mangiare di fretta e furia , quasi ignara delle regole che le aveva insegnato a tavola. Era evidente, e lei lo sapeva, lo stacco che separava Olivia dall'altra figlia, Rosie. Olivia era identica a Adam, il suo primo figlio maschio; e sapeva anche che entrambi, il primo figlio, e la figlia più giovane, erano tali e quali a loro padre.
-Mamma ci sei?- Olivia le schioccò due dita sotto al naso.
-Come prego?- scosse la testa e tornò con i piedi per terra.
-Ho detto che oggi Federica mi da un passaggio, i suoi le hanno comprato la nuova macchina e non vede l'ora di farmela provare- annunciò tra un boccone e l'altro.
-Ok, perfetto. Metto a posto la tavola e vado a svegliare tua sorella, prima che non faccia tardi al suo primo giorno di lavoro-
Olivia annuì, dimenticandosi completamente dell'orribile scena a cui dovette assistere pochi istanti prima- 
Si lavò i denti e cercò di rendere presentabili i suoi capelli; tutto sommato le piaceva quella cascata color cera di mossi, seppur un po' più voluminosa del solito. 
-Oddio Rosie!!- gridò sua madre dal piano di sopra.
-Mamma!!-
-OLIVIAAAA- gridarono all'unisono le due donne.
Olivia si schiaffeggiò la fronte e afferrò rapidamente il telefono e lo zaino prima che la sua ora giungesse fin troppo presto.

Nel vicolo di casa trovò, molto fortunatamente, una berlina nera ad attenderla. 
-Muoviamoci prima che quelle due mi uccidano- disse a una delle sue migliori amiche, non appena occupò il sedile del passeggero.
Federica abbracciò Olivia al primo semaforo che trovarono per strada.
-Oli sei ridotta una straccio- scherzò la sua amica. 
Olivia abbassò lo specchietto. -E dire che ho anche messo il correttore- mormorò spalmandosi meglio la cremina colorata. -Non ho chiuso occhio; ho studiato fino a tardi per il compito di Filosofia e mia madre ha i suoi metodi per svegliarmi-
Federica si allungò per afferrare lo zaino dai sedili posteriori e ne sfilò un piccolo astuccio. -Sei bellissima Olivia, ma sei completamente cadaverica- 
Olivia iniziò pian piano a truccarsi, calcando maggiormente il nero sugli occhi, fino a quando non arrivarono a scuola. 
-Olivia non farti prendere dal panico, ma Enrico sta passando per di qua-
-Come?-  Nel momento in cui la giovane ragazza si girò per controllare se il ragazzo di cui era pazzamente innamorata fosse davvero nei paraggi, lo spazzolino del mascara le premette contro la guancia lasciando un segno nero, molto più che evidente. -Cazzo!- 
-Merda sta venendo da questa parte! Svelta mettiti la mia felpa e alza il cappuccio- si affrettò a dire Federica.
 E così Olivia fece nell'arco di cinque secondi, attimo in cui il bel volto di Enrico Meotti giunse al suo finestrino. La salutò con un cenno della mano e lei sentì di poter davvero svenire in quel momento. Aprì la portiera e scese, sentendosi ancora più insignificante del solito. Enrico, nonché la sua cotta fin dal primo giorno che che il ragazzo mise piede in casa sua, era un giocatore di basket, tra l'altro migliore amico di suo fratello, che con il suo affascinante metro e novanta la incantava fino a non vederci più. 
Lei invece non riusciva ad alzarsi oltre il metro e sessantanove.
-Ehi Olivia- le sorrise. 
-Ciao- ricambiò, ma si ricordò all'improvviso di avere un enorme emblema di mascara sulla guancia destra, così si tirò ancora di più il cappuccio. -Enrico, ehi. Che si dice?- cercò di sembrare amichevole e per niente a disagio da quella cosa che le si increspava sul viso.
-Hai così tanto freddo?- le domandò preoccupato. 
-Eh?- spalancò lo sguardo.
-No è che- rise -Intendo, hai la felpa sulla camicia, e siamo appena a inizio Ottobre, con poco meno di venti gradi- 
Olivia scoppiò in una risata isterica e si guardò attorno alla ricerca di chissà quale ancora di salvezza. -Ma noo, cioè si, ho freddo. Non sto molto bene stamattina, e..si ho la felpa addosso- si schiarì la voce. -Avevi bisogno di qualcosa?- 
La guardò preoccupato, ma cercò di passare oltre. -Si, potresti dire ad Adam che da oggi inizieremo ad allenarci nella vostra palestra?-
COSA? 
-Nella nostra palestra?- domandò scossa.
-Esattamente-
-Ehm, si certo- mormorò, scossa da quella notizia scioccante.
-Perfetto, digli che ci alleneremo gli stessi giorni, ma appena finiscono le vostre lezioni- annunciò. -Ora devo scappare Olivia, l'autobus che porta all'università deve passare tra pochi attimi. Ci vediamo eh!- 
E scomparii dalla sua vista. La ragazza sentì lo sportello dell'auto aprirsi e chiudersi, e in men che non si dica Federica la affiancò. -Riprenditi sorella. Non hai visto come ti sorrideva?- 
Scosse il capo. -Faccio sempre delle gran figure del cavolo con lui. Andiamo in bagno ora, devo levarmi questo coso dalla faccia-



La sede liceale 'Copernico', situata al centro della capitale, aveva metodi ben più che diversi rispetto alle altre scuole. Gli alunni erano tenuti a cambiare classe ad ogni cambio d'ora, e ciò li seccava, soprattutto ad Olivia Ramirez. Ma ciò che la seccava di più era il fatto che non poteva frequentare tutte le lezioni con le sue migliori amiche, poiché le tre ragazze scelsero due indirizzi di studio differenti. Olivia frequentava il quinto anno all'indirizzo 'Scientifico Internazionale', mentre le sue due amiche, Federica e Maria, scelsero un linguistico tradizionale. 
-Buongiorno signorine!- esclamò Maria, afferrando saldamente le due amiche.
-Ehilà- ricambiò Federica.
Olivia aveva lo sguardo fisso nel vuoto. 
Perché faccio solo figure di merda in presenza di Enrico? continuava a pensare.
-Lasciala perdere, stamattina Enrico le ha parlato- sentì Federica mormorare.
-Non solo mi ha parlato, ma ho anche fatto una figuraccia- completò la locuzione.
Maria si guardò attorno prima di afferrare le due amiche per le loro braccia e trascinarle con sé in bagno. 
-Fuori di qui- ordinò la ragazza a due secondine che si truccavano davanti allo specchio, poi rivolse la propria attenzione a Olivia. -Stammi a sentire Oli, non potrai mai uscire da questa situazione sentimentale se non ti decidi a fare due cose. Primo, dichiararti a quell'imbecille di Enrico; oppure, secondo, trovarti qualcun altro-
Olivia sbuffò divertita. -Io non mi dichiarerò mai al migliore amico di mio fratello, e, due, non mi voglio trovare nessuno. E' solo una cotta, passerà-
-Sono due anni e mezzo che lo dici, secondo me è un po' più di una semplice cotta- affermò Federica. 
Olivia rivolse uno sguardo agghiacciante alla propria amica. -Okay, scusate tanto se vi infastidisco tutte le volte che parlo di Enrico. E' che non ci posso fare niente se tutte le volte che mi parla o mi sorride io vado completamente in tilt e divento incapace di intendere e volere come tutti i comuni mortali. E vogliamo parlare poi dei suoi capelli scuri morbidi, il suo sguardo tetro, ma allo stesso tempo accogliente, il suo stile stravagante...-
-Ci risiamo- mormorarono all'unisono Federica e Maria.
-Il modo in cui mi sorride..io, io sono solo cotta-
-Si, e io sarò eletta Miss Castità dell'anno. Non mentire neanche a te stessa Oli, è bello amare una persona- la interruppe Maria
-Ma non è più così bello quando si tratta di una persona dannatamente irraggiungibile- 
Olivia si fronteggiò allo specchio e studiò il suo volto. Sapeva di essere accettabile, anche più che accettabile, ma qualcosa la tirava sempre indietro alle sue convinzioni.
-Ehi tesoro- le si avvicinò Federica.  -Sei una ragazza magnifica, se la gente non riesce a capirlo non è un problema tuo. Ma noi- indicò se stessa e Maria- ti adoriamo per quello che sei. Arriverà il giorno in cui Enrico si accorgerà di te, e tu gli mollerai un bel due di picche. Ma non abbatterti proprio ora. Noi ti vogliamo tanto bene- le sorrise emozionata.
Olivia sentì il naso pruderle, tipico di quando le lacrime combattono per scendere. -Vi voglio tanto bene anche io- rispose.
Le tre amiche si unirono in un unico abbraccio, ma ben presto furono interrotte da un via e via di gente che necessitava del bagno.

L'intervallo sarebbe durato per altri dieci minuti, così le ragazze decisero di uscire al bar della scuola e prendersi qualcosa da bere. 
-Uh a proposito Oli, com'è andata Filosofia?- domandò Maria una volta sedute al tavolo.
Maria era la classica ragazza che adorava dare ordini e si faceva sempre rispettare da tutti. Era alta, snella con la pelle più ambrata rispetto alle sue amiche; tutto ciò grazie alle sue origini siciliane di cui andava più che fiera. I suoi genitori si separarono quanto lei aveva dieci anni, così decise di seguire suo padre a Roma. Appena arrivata nella capitale fece amicizia con Federica e Olivia, al tempo tutte e tre compagne di classe alle medie. Ha sempre avuto un carattere forte e deciso, qualità che, insieme ai ricci ribelli biondi e gli occhi azzurri, ha sempre attratto molti ragazzi. 
Federica invece era un po' più riservata. E' sempre stata definita da tutti come una ragazza casa-chiesa, ma in pochi sapevano che nell'ultimo anno Federica decise di dare una svolta decisiva alla sua vita e il suo guscio si stava pian piano schiudendo. Anch'ella mora, i capelli erano tagliati a caschetto e con i suoi occhioni verdi ispirava tutta la dolcezza del mondo; ma in particolare a una persona facevano impazzire, il suo fidanzato Tommaso. Stavano insieme da poco meno di un anno e già sembravano una perfetta coppia sposata tutta rose e fiori. 
Ma Olivia aveva anche un amico, che considerava più di tutti come un fratello, Alessandro. Si conobbero la prima volta alla scuola materna, più che altro grazie alle loro madri, e il loro rapporto ogni anno diventò più saldo. Olivia si fidava ciecamente di lui, e lui di lei; potevano confidarsi tutto senza rischiare di rimanerne imbarazzati. Alessandro era un bel ragazzo, di perfetta statura. Teneva i capelli ricci ammassati sulla nuca e ammiccava con gli occhi azzurri ad ogni ragazza che avesse un grosso paio di.. avete capito, no?
Si parla del diavolo e...?
-Mie belle donzelle! Ma soprattutto tu, mia unica vera donzella!- avanzò in direzione del loro tavolo con il dito puntato su Olivia.
-Di che ti sei fatto stamattina, invece?-  domandò quest'ultima divertita.
-Di Diritto. Magnifico, vero?-
Olivia scoppiò a ridere e ricambiò l'abbraccio del suo amico. -Grandioso! Che lezioni avete adesso?- 
Maria sbatté la testa contro il tavolo. -Latino e fisica-
-Idem-
-Inglese e Letteratura- rispose Alessandro.
-Perfetto, il mio stesso orario!- esclamò Olivia. -Super Mario e patatine?-
-Yes baby!- ammiccò il suo amico.


L'ora di inglese sembrò volare, ma il peggio doveva ancora arrivare. Nessuno è mai riuscito a stare particolarmente simpatico alla Professoressa Nizzoli, docente di Letteratura Italiana. Anzi, sembrava addirittura che la donna di mezz'età avesse una mira ben precisa, Alessandro Giovinchi. 
La lezione era ormai cominciata da una ventina di minuti, Olivia e Alessandro facevano di tutto pur di non seguire la lezione, ma anche pur di non farsi beccare a giocare con l'Iphone. Ma il loro momento di serenità durò ben poco.
-Ramirez e Giovinchi- scandì i loro nomi quell'esile figura dietro la cattedra.
-Oh merda- sussurrò Alessandro. 
-Non avete seguito un piffero della mia lezione, e vedo che vi divertite. Rendeteci partecipi ai vostri giochi-
Nessuno dei due si azzardò a ribattere.
-Sai Giovinchi, ti stai giocando l'espulsione e un'ulteriore punizione potrebbe cacciarti definitivamente dall'istituto, lo sai vero?-
Olivia si schiarì la voce. -In realtà Professoressa è tutta colpa mia- 
Tutti gli sguardi si puntarono su di lei. -Già, vede, ho scaricato un gioco mitico sul cellulare e non vedevo l'ora di farlo provare a Giovinchi. Lui in realtà non voleva, ma l'ho convinto io. E' tutta colpa mia-
-Ma che fai Oli?- domandò a bassa voce il ragazzo. 
-Shh- lo mise a tacere.
-Conferma Signor Giovinchi?- domandò la Nizzoli.
Alessandro soffermò lo sguardo sulla sua migliore amica, che lo incitò ad annuire. -Si, professoressa, Ramirez ha detto la verità-
La Professoressa staccò un foglio dal suo blocchetto e ci scarabocchio la richiesta di punizione post-orario scolastico. -Al termine della lezione venga a ritirare questo avviso Signorina Ramirez. E ora separatevi, ti voglio qui davanti Giovinchi-
Prima di alzarsi Alessandro incrociò le dita con quelle di Olivia, in segno di gratitudine, poi si spostò al banco attaccato alla cattedra.

-Si lo so mamma, ma adesso sono in punizione e lo sarò per le prossime due settimane, quindi non posso farci niente. Okay a dopo- staccò la chiamata e infilò il telefono in tasca. -Magnifico, ore extra-scolastiche-
Sentì due braccia circondarle la vita da dietro. -Grazie piccola-
Si girò e abbracciò di slancio il suo amico. -Non potevo permettere che il mio migliore amico venisse espulso- rispose. -E poi sono solo due settimane, passeranno in fretta. O almeno lo spero- rise.
-Se hai bisogno mi chiami, okay?-
-Per ogni cosa-
Le lasciò un rapido bacio sulla guancia e corse verso la stazione dei treni. Olivia incrociò per il corridoio Federica e Maria e spiegò loro il motivo per cui non sarebbe tornata a casa insieme a loro. 
Aveva mezz'ora a disposizione per pranzare e prepararsi psicologicamente per le due lunghe e noiosissime ore che l'aspettavano. Era stata in punizione un paio di volte, e sapeva come funzionava; entrava un professore di sostegno e l'unica cosa che faceva per due ore era scaldare la sedia maneggiando con il cellulare. 
E fu così che accadde, entrò un professore di sostegno delle classi del biennio. -Se non avete dei compiti da svolgere, ve li assegno io- fu l'unica cosa che disse. 
Dio, che simpatico 
E in effetti Olivia se ne approfittò per svolgere i compiti che le furono assegnati quel giorno, l'unico problema fu che li fece nell'arco di tre quarti d'ora e nell'ora e un quarto restanti non sapeva come poter trascorrere il tempo. Ad un certo punto si sentì bussare alla porta dell'aula e a fare capolino fu una giovane donna ben tenuta esteticamente che echeggiò con un dominante tacco dodici fino alla cattedra. E fu così che iniziò una snervante sessione di chiacchiere e pettegolezzi sul personale scolastico.
Più che chiacchierare, quella ci sta provando!
A quel punto nella mente di Olivia balenò un'idea, la ragazza nascose il romanzo che divorava da un paio di giorni dietro alla camicia e si avvicinò ai docenti, chiedendo il permesso di andare in bagno. Sapeva che il docente di sostegno non avrebbe voluto risultare antipatico e inviso di fronte alla nuova insegnante, così concesse alla giovane Olivia di uscire.
Olivia ne approfittò per andare in giardino e posizionarsi sotto ad un albero per leggere. Il sole stava già iniziando a fare capolino dopo una mattinata nuvolosa. Piegò le ginocchia e si immerse nella lettura del primo romanzo di Pirandello. 
Quello fu uno dei pochi libri che fece ponderare interiormente la giovincella. 
Io non la capisco questa Marta. Hai un marito che viaggerebbe in cielo e in terra, che farebbe di tutto e che si fa in quattro pur di non farti mancare niente, e tu che fai? Lo tradisci con un altro. Be', in realtà 'tradire' non sarebbe il verbo giusto da usare. Ma sta di fatto che non riesco a capire. Trovarne di uomini come Rocco! Però chissà cosa avrai provato, Marta, l'adrenalina che hai sentito quando ti accorgesti di vivere dentro un amore impossibile; l'eccitazione che provasti aspettando la prossima lettera del tuo amante. Forse eravate molto innamorati, d'altronde l'amore ti fa perdere il senso della ragione; ti fa compiere follie. Sai, un po' di invidio, ma non dirlo a nessuno mi raccomando. 
-Vedo che qualcuno sta meditando- 
Olivia alzò gli occhi dalle pagine del romanzo, di cui tra l'altro si accorse di aver divorato una trentina di pagine nell'arco di un quarto d'ora. Poi si domandò se il professore stesse iniziando a insospettirsi. 
Ma quella, si disse ben presto, era l'ultima delle sue preoccupazioni.
 Lui era lì, in piedi di fronte a lei. Lei riuscì a trovarlo sfrenatamente bellissimo e affascinante anche solo con un paio di pantaloncini blu da basket e la maglietta bianca della squadra. Si portò una mano sui capelli mossicci castano scuro e le rivolse il classico sorriso che mandava a quel paese il cervello di Olivia. -Enrico- mormorò.
-Eh già, da quanto tempo eh- scherzò lui. 
Olivia chiuse il libro. -Che ci fai qua?- gli domandò
-Inizio ad allenarmi nella vostra palestra, non ti ricordi?-
La ragazza sbatté la testa contro il tronco dell'albero e serrò gli occhi. -Dio, mi sono dimenticata di avvisare Adam!- 
Enrico avanzò verso di lei. -Non ti preoccupare piccola Olivia, avevo avvisato anche gli altri ragazzi e la voce è arrivata anche a lui- le disse prima di prendere posto accanto a lei. 
Aspettate un attimo..piccola Olivia?
-Tu invece?- continuò.
-Diciamo che la sorella del tuo migliore amico sta scontando delle ore extra scolastiche come punizione- ammise ironicamente.
Il ragazzo rise di gusto e piegò le ginocchia, proprio come lei. -Ma non l'avrei mai detto! Questa sì che è una novità, pft Olivia nei guai?-
Olivia guardò il ragazzo di sottecchi prima di tirargli un pugno amichevole. -Non sono una combinaguai! E poi l'ho fatto per evitare che il mio migliore amico venisse espulso dall'istituto!- si giustificò. 
Enrico rise. -Si scherza piccola Olivia- 
Di nuovo?
-Okay, non sono poi così piccola- mormorò Olivia, a metà tra il divertimento e il lamento. 
-Ci sto prendendo gusto, penso che inizierò a chiamarti così più spesso- 
Olivia notò la vicinanza tra i due volti. Gli occhi scuri di Enrico erano fissi sui suoi, le davano un tale senso di pace e armonia. 
-Comunque vedo che ti senti meglio- notò lui.
-Prego?-
-Stamattina stavi male, o sbaglio?- domandò confuso.
Okay Olivia cerca di calmarti, sei brava a mentire no?
-Ah, si..pft, ovvio!- balbettò. -No è che..ho rimediato un'aspirina e ora sto decisamente meglio. Pf, come dimenticare una tale disgrazia!-
Okay ritiro tutto quello che ho detto riguardo al tuo modo di mentire. Sei una schiappa Olivia.
Enrico inarcò un sopracciglio e la guardò divertito. La ragazza scattò poi in piedi. -Sai, ora penso proprio di dover rientrare, non si sa mai che mi venga assegnata una seconda punizione, cosa che io eviterei più che volentieri- 
Raccolse il suo libro e si fermò davanti a Enrico. -Be', ciao allora. E grazie per la chiacchierata- disse dolcemente.
-Grazie a te piccola Olivia- le sorrise galantemente. 
Olivia gli rivolse un ultimo cenno prima di incamminarsi verso la struttura scolastica. Serrò gli occhi e assunse un passo deciso.
-Olivia aspetta!- 
La ragazza si voltò e vide Enrico scattare in piedi e avanzare verso di lei. -Senti, sabato alcuni miei amici organizzano una festicciola. Mi chiedevo se ti andasse di farci un salto- 
Aspettate tutti. No okay, COSA?
Olivia si accorse di aver spalancato lo sguardo, forse anche la bocca. Doveva riprendersi. -Ehm, sì certo..no cioè, mi farebbe piacere, ma vorrei prima assicurarmi di non aver nessun impegno in programma per sabato sera- balbettò. Ancora non ci credeva.
Enrico portò una mano ad accarezzargli i capelli. -Ma si certo, poi fammi sapere magari- 
-Sisi certo- si affrettò a rispondere Olivia.
-Enrico torna ad allenarti!!- gridò da dentro l'edificio l'allenatore della squadra.
Le sorrise dolcemente. -Perfetto, non mi deludere piccola Olivia- disse, poi le rivolse le spalle larghe e avanzò in direzione della palestra.
-Oh mio Dio- sospirò Olivia non appena Enrico svanì dalla sua visuale. Sembrò che avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo.
Enrico mi ha appena invitato ad una festa? Fu il pensiero che le invase la mente nelle ore successive.
  
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