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Autore: SuperGoat    06/09/2015    4 recensioni
Camelot, otto anni prima dell'arrivo di Merlino. Un sogno profetico mostra a re Uther Pendragon una spada conficcata in una roccia. Colui che la estrarrà dalla roccia, viene rivelato al re, sarà destinato ad unificare i regni d'Inghilterra e regnare su tutto il mondo conosciuto, accompagnato però da un maledizione.
Solo un Pendragon può estrarre la spada dalla roccia, non avendo altri parenti se non due figli piccoli, Uther si convince di essere lui il prescelto.
Una storia dedicata a quelli che, come me, sono rimasti leggermente interdetti nel vedere Excalibur, la mitica spada dalla leggenda. ridotta dalla serie "Merlin" ad un inutile trucchetto di magia. In occasione della messa in onda della puntata 4x12, indignata per la poca importanza data a questa parte della leggenda, creai questa storia ambientata nella Camelot del passato che conferirà ad Artù l'opportunità di estrarre, per conto suo, la spada dalla roccia, pur senza creare contraddizioni con la trama della serie TV (o almeno si spera).
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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"So che non sono stato un buon padre" disse Uther al figlio, guardandolo negli occhi bagnati di lacrime "ho sempre messo Camelot al primo posto" disse "ma ti ho sempre voluto bene, Artù" era vero, aveva voluto bene a quel bambino nel giorno stesso in cui Gaius glielo aveva messo tra le braccia, mentre lui piangeva ancora accasciato al capezzale di Ygraine. Sua moglie, la sua amatissima moglie, gli veniva portata via dalla magia ma ecco che arrivava Artù, quel neonato dagli occhi azzurri e spalancati che Uther aveva amato fin da subito. Erano state poche le persone a cui aveva voluto bene, prima i suoi genitori, morti quando era bambino, poi Bruta, la sua tutrice, anche lei lo aveva lasciato fin troppo presto, aveva avuto degli amici da ragazzino, Herbert, Gorlois, Tristan, Vivian, tutti morti. Ygraine era tutto per lui, morendo gli aveva lasciato il suo unico figlio legittimo che lui aveva cresciuto insieme alla figlia illegittima Morgana, aveva amato entrambi allo stesso modo, sangue del suo sangue tutti e due, il primo simile in tutto e per tutto alla defunta moglie e la seconda una copia di lui. Dopo il tradimento di Morgana solo Artù era rimasto al suo fianco, Artù era tutto ciò che aveva, Artù era il bambino che lui, Uther, per dovere verso Camelot e verso la missione che Bruta gli aveva affidato, aveva trasformato in un guerriero, in un comandante e poi in un re. Aveva dovuto essere duro ma era sempre stato orgoglioso di suo figlio e specialmente negli ultimi anni, quando la follia infine lo aveva colto insieme al rimorso di tutto ciò che aveva fatto in passato, se ne era sempre più convinto. 

Erano passati venticinque anni dalla nascita di Artù, a venticinque anni esatti dalla morte di Ygraine che aveva dato la vita per darla a suo figlio, Uther moriva per salvargliela, il futuro re di Camelot lo stringeva tra le braccia, piangendo e chiamando aiuto, ma Uther non temeva il fatto che il suo tempo era finalmente arrivato voleva solo dargli il suo ultimo addio, l'epoca di Uther finiva e quella di Artù iniziava. 

Il volto piangente di suo figlio fu l'ultima cosa che vide poi dinnanzi ai suoi occhi non rimase che il cielo e Uther pensò di trovarsi in alta montagna, era disteso su un prato che si estendeva sconfinato, attorno a lui regnava la pace, non un rumore se non il soffio del vento e il cinguettare degli uccelli. 

"Sono in paradiso?" chiese ad alta voce, era certo di non meritare tale sorte "Sono..." Uther si bloccò, quella non era la sua voce, era una voce da bambino, si guardò il corpo, era piccolo, magro, basso, poteva avere nove o dieci anni, l'età che aveva quando aveva perso i suoi genitori, un rumore alle sue spalle lo colse, Uther si voltò di scatto e rimase senza parole, davanti a lui, in carne ed ossa, c'era Bruta. 

Uther non sapeva cosa gli stesse prendendo, era felice, felicissimo, ma era un re di cinquantasei anni che avrebbe dovuto sapersi controllare e invece, per istinto, fece un salto e si aggrappò al collo di Bruta, che riuscì a sostenerlo vista la sua gracile corporatura, risero entrambi, erano 43 anni che non si vedevano ed entrambi si erano voluti bene. 


Bruta si sedette accanto a lui sul prato, a suo dire non c'era fretta, avrebbero potuto parlare "Ho fatto delle cose orribili" disse lui "questo non può essere il paradiso" sentenziò "d'altro canto tu hai fatto solo cose buone nella vita, come..." "anche io ho ucciso" lo interruppe lei "certo, non nello stesso tuo modo" Uther se ne vergognò "sono stato gravemente depresso negli ultimi due anni" raccontò "e ho capito..." "lo so" intervenne Bruta "tu sei pentito di ciò che hai fatto" Uther annuì "questo non è il paradiso" spiegò Bruta "noi avevamo una missione..." Uther scosse la testa "noi siamo morti, adesso è tutto nelle mani di Artù" disse "e lui è molto meglio di me come re, molto più simile a te" spiegò, Bruta annuì, lo sapeva già "per come hai cresciuto tuo figlio hai fatto molto più tu per la missione che io" Uther stava per negare "fondare una nuova Alba Longa, Albione" disse "restituire al mondo una società basta sui giusti valori, Artù farà tutto ciò" Uther ne era convinto "ma hai fatto un errore, Uther" "Lo sterminio...dei maghi?" chiese lui "hai governato il tuo regno con terrore" spiegò Bruta "questo non lo negherai" il re scosse la testa "per le circostanze della tua morte Artù sarà molto scosso, starà incolpando se stesso, rimpiangerà la tua durezza contro la stregoneria e cercherà di imitarti, questo sarebbe deleterio, lo sai" era così "negli ultimi anni non ho avuto modo di dire ad Artù nè a nessuno di avere cambiato idea sullo sterminio dei maghi" ammise Uther "hai ragione" disse con amarezza "quando ero in vita non  aveva paura a sfidarmi ma lui è un uomo d'onore, non vorrà offendere la mia memoria e si colpevolizzerà, è vero" Bruta annuì, con tranquillità come faceva quando aveva un piano "sarà dura" disse "qualunque cosa" rispose lui senza editazione, Bruta lo fissò "più volte tu hai rischiato la vita per salvare quella altrui, quella di Artù in particolare" Uther annuì, era vero "ora devo chiederti un sacrificio ben più grave" sospirò "sappi che dopo andrai in paradiso..." Bruta esitava "ho fatto molto male a molte persone" fece Uther deciso "sono pronto a qualunque sacrificio" Bruta tacque ancora "quali atti di ribellione" disse infine "ha commesso tuo figlio quando eri in vita?" Uther ne poteva elencare parecchi "ha rischiato la vita per salvare quella del suo servo, Merlino" "lui è un mago" lo interruppe Bruta "lo sospettavo" fece lui e riprese ad elencare "si era innamorato di una serva, Ginevra e da reggente ha fatto diversi cavalieri ignorando il primo codice di Camelot che stabilisce che questi debbano essere nobili" Bruta ci penso "Merlino, Ginevra, i cavalieri...immagino che Artù tenga a tutte queste persone e non cambierà idea su di loro anche dopo la tua morte" Uther non potè che confermare "dovrai fare leva su questo" solo allora Uther si accorse che Bruta aveva tra le mani un corno "Cosa mi stai chiedendo?" chiese sospettoso "devi farti odiare da Artù, devi attaccare ciò che ama e fargli capire che tu eri diverso" "e se gli facessi capire che ho cambiato idea sui cavalieri, su Ginevra..." Bruta tacque e Uther capì che era impossibile "mio figlio è tutto ciò che mi era rimasto" "la scelta è tua..." disse esitante Bruta "qualunque sacrificio" sentenziò infine Uther "per Camelot" Bruta sorrise e il suo corpo si tramutò in quello di una donna vecchissima, più anziana anche di quanto Bruta sarebbe stata se fosse rimasta in vita, Uther tornò ad essere l'uomo che era, Bruta legò il corno alla cintura "Tu aspetta che Artù ti richiami con questo" disse "E' il momento di tornare a Camelot".
   
 
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