Quando non c’erano Hollow da combattere o compiti scolastici per il giorno dopo, capitava spesso che Rukia si appoggiasse alla finestra della stanza di Ichigo con un quaderno in mano e lasciasse scorrere la punta della matita sulla carta ruvida, mettendo nero su bianco tutti i suoi pensieri più reconditi. Le piaceva disegnare, pur sapendo di non essere particolarmente brava.
Quel giorno, però, i soliti scarabocchi assunsero la forma di un volto. Senza quasi accorgersene, Rukia delineò due occhi allungati e un paio di sopracciglia aggrottate. Il mento venne fuori particolarmente spigoloso, i capelli appuntiti. Quando poi la ragazza allontanò il quaderno da sé per verificare il risultato, sgranò gli occhi e arrossì come una bambina nell’accorgersi chi fosse esattamente il soggetto rappresentato.
«Che diamine sarebbe questo?!».
Rukia avvertì una folata di vento e, rendendosi conto che le sue mani erano vuote, voltò di scatto la testa. Ichigo, in piedi di fronte a lei, le aveva sfilato il quaderno alla velocità della luce ed ora guardava il disegno da varie angolazioni con aria visibilmente confusa.
«Non sono affari tuoi!», sbottò lei riprendendoselo con la forza e stringendoselo al petto.
Ichigo scrollò le spalle e si allontanò, così Rukia potè tirare un sospiro di sollievo ringraziando la sua scarsa abilità nel disegno.
Sarebbe morta di vergogna se Ichigo avesse capito che...
«Comunque quello sgorbio non mi somiglia per niente».
....come non detto.