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Autore: Mel4ever    06/09/2015    1 recensioni
Jacob aveva sempre amato Renesmee. Non c'era nulla in lei che non gli piacesse.
La amò fino all'ultimo respiro.
La amò anche quando ogni parte del corpo di lei era ricoperta di sangue.
La amò anche quando lei lo distrusse.
Questa è una storia che parla di persone che credono di essere dei mostri, che si definiscono stronze, che pensano di non meritare l'amore.
Spero che essa riesca a mordere in profondità i vostri cuori. ♥
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jacob Black, Jasper Hale, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
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Il bosco era immerso in un assoluto silenzio, rotto solo dallo scricchiolio dei ramoscelli sotto le zampe del lupo. La luna era piena quella notte e proiettava sui tronchi degli alberi due ombre molto diverse fra loro, che avanzavano quasi in sincronia, perfettamente allineate.
- Sei lento, Jake! - Una risata cristallina riecheggiò per la foresta, e una delle due ombre, snella e slanciata, superò leggermente la seconda, addentrandosi fra il fitto degli alberi.
Renesmee Cullen, dodici anni compiuti da poche ore, stava andando a caccia. Era una cosa che l’aveva sempre elettrizzata: la sete, la gola che bruciava come se mille spilli la stessero pungendo, le corse a perdifiato per rincorrere la preda, e poi il senso di liberazione che provava nell’affondare i denti nel collo della vittima.
- Frena, Nessie. - Dietro di lei si materializzò il fisico muscoloso di un ragazzo di circa sedici anni dagli occhi scuri e profondi.
- Quanto sei noioso, Jake. Ora taci che individuo la preda. - La mezza vampira si accucciò come un cucciolo di lupo su di un masso, i lunghi capelli rossicci che sfioravano la pietra fredda. Le sue guance si colorarono di rosso, e Jake riuscì a scorgere le piccole vene nelle quali scorreva velocissimo sangue umano. Fu questione di pochi attimi: Renesmee balzò sul ramo più vicino e sparì nel nulla, lasciando il ragazzo fermo ad aspettarla. Nella sua mente si affollarono i ricordi risalenti a dodici anni prima, quando era venuta alla luce la più straordinaria delle creature, lei che non era né umano né vampiro, né luce né buio.
E Jacob Black se ne era perdutamente innamorato. Per lui non esistevano più altre donne che non fossero Renesmee Cullen: i suoi compagni avevano definito quel fenomeno di forte attrazione nei confronti della mezza vampira con il termine “imprinting”. Era un avvenimento importantissimo e unico nella vita di un licantropo, poiché poteva capitare una sola volta. Jacob era felice che gli fosse successo proprio con la figlia di Bella, la donna per cui aveva tanto combattuto e che era stata il suo primo amore. E poi sia lui che la giovane Renesmee non sarebbero più cresciuti, e avrebbero potuto vivere insieme per l’eternità.
Perché lui era un licantropo. Il capo del suo gruppo.
Mentre tutti questi pensieri tenevano occupato il ragazzo, un urlo terrificante lacerò l’aria tranquilla della notte. D’istinto Jacob si trasformò in lupo e rimase ad aspettare che qualcos’altro si muovesse nell’oscurità; ma tutto sembrava essere tornato esattamente come prima. Non c’era vento quella notte, e anche le foglie sui rami restavano perfettamente immobili. La scena somigliava ad un quadro, tutto era come cristallizzato, in attesa che il pittore decidesse quale altro particolare aggiungere all’immagine.
E improvvisamente, proprio come una pennellata improvvisa di colore, apparvero i capelli rossi di Renesmee. Jacob fu preso da un attimo di paura, poiché non  aveva udito la ragazza avvicinarsi nonostante le sue orecchie da lupo, ma poi rilassò i muscoli tesi delle zampe e si avvicinò alla figura scodinzolando.
Ma quando le arrivò abbastanza vicino, notò con orrore che Renesmee era completamente sporca di sangue. Goccioline rosse attraversavano le sue braccia, e cadevano ininterrottamente sull’erba; persino le punte dei suoi bei capelli erano intrise di sangue, Jacob non riusciva a capire di quale animale. Perché doveva trattarsi per forza di un animale, giusto? Non avrebbe mai potuto perdere il controllo... Non una mezza umana. Non Renesmee Cullen.
- Ehi, Nessie. Hai fatto un bel pasticcio. - Jacob si era ritrasformato in uomo, e ora allungava una mano in direzione della ragazza; questa però teneva lo sguardo fisso sui suoi piedi nudi. Soltanto avvicinandosi ancora il licantropo sentì le sue labbra sussurrare qualcosa, pareva una cantilena senza fine. E invece Renesmee stava contando. Contava le goccioline di sangue che cadevano.
- Quattrocentonovantanove. Cinquecento. - La sua voce non era mai stata così delicata. Era come se stesse accarezzando l’aria, un piccolo soffio innocente che solleticava le orecchie di Jacob. Ma non era nemmeno mai stata così fredda.
Il licantropo notò che aveva uno strano tatuaggio sul braccio destro. Mentre cercava di capire di cosa si trattasse, Renesmee sollevò improvvisamente lo sguardo e i suoi occhi rossi, iniettati di sangue, trapassarono quelli di Jacob come una saetta che illumina tutto d’un tratto il cielo estivo. E in quel frangente il ragazzo comprese che era avvenuto l’impossibile, e cioè che la figlia dei due vampiri migliori del mondo aveva perso il controllo e aveva ancora tanta sete di sangue. Troppa perché potesse essere fermata. E guardandola negli occhi capì anche che lui sarebbe stato la sua prossima preda.
Il cuore di Jacob accellerò i suoi battiti; essere mangiato dalla persona con cui avevi avuto l’imprinting. Che cosa buffa, si disse. Chissà se era successo altre volte nella storia dei licantropi.
- Renesmee... - Sussurrò il suo nome per intero, allungando anche l’altra mano, quasi come se non credesse a quello che vedeva. Sperava che cercando di toccarla l’immagine della ragazza si sarebbe dissolta come un fantasma, e che sarebbe poi riapparsa la vera Renesmee da dietro un cespuglio, con il suo solito sorriso ingenuo.
E invece no. Jacob riuscì a toccarle un braccio, ed un fremito percorse il corpo della mezza vampira. Sì, perché in quel momento era più vampira che umana.
E poi fu questione di pochi secondi. Renesmee saltò addosso a Jacob, un leone che azzanna la sua preda. Il ragazzo rise; lui era un predatore, eppure in quel momento stava per diventare cibo per vampiri. Si lasciò sbattere violentemente per terra, e sentì la pressione dei polpastrelli della ragazza sulle sue braccia. Gli facevano male, ma non voleva certo lamentarsi: quante volte aveva sognato di giacere con la sua Nessie?
- Ehi, piccola. - Le mormorò, stringendo i denti quando Renesmee gli morse una spalla e ne fuoriuscì un’onda di sangue.
- Non so cosa ti sia successo stanotte... Ma sappi che... Sono felice. - Sorrise lui, mentre una lacrima gli attraversava la guancia graffiata.
- Sono felice perché molti pensano che amore significhi sentire le farfalle nello stomaco, desiderare i baci dell’altra persona, andarci a letto, sposarsi, farsi una vita. Ma sono solo degli illusi, degli sciocchi che non capiscono cosa vuol dire davvero amare... Non comprendono che significa anche stare al fianco dell’altro, a volte odiarne i difetti ma cercare di correggerli, sopportarlo quando si arrabbia, consolarlo quando piange. Amare significa vivere per l’altro, significa essere presenti. Amore è dolore e gioia. La cosa assurda è che io amo te, Renesmee, e amo quello che mi stai facendo adesso. Mi stai mangiando, eppure il dolore che provo è piacevole, mi scalda il cuore. Spero che questo cuore caldo sia anche buono, e spero anche che possa placare la tua sete...
Almeno a qualcosa servirò... Io, inutile licantropo... - Jacob non riusciva più a muovere la bocca. Renesmee l’aveva morso in talmente tanti punti che il sangue aveva inondato il terreno circostante, e ora per il licantropo non c’era più nulla da fare, né tantomeno da dire.
E fu così che chiuse gli occhi per sempre.
- Ti amo. - Furono le sue ultime parole, prima che spirasse.
 
 
Il sole pallido illuminò timidamente la guancia di Renesmee, accarezzandole con i suoi raggi la chioma ramata. La mezza vampira aprì gli occhi stupita: cos’era successo la notte prima? Si ricordava di essere andata a caccia con Jacob come sempre, e poi di essersi allontanata per uccidere la sua preda. Da quel momento in poi i ricordi si facevano sfuocati, come se stesse guardando attraverso un vetro appannato.
Il suo sguardo cadde improvvisamente sulle sue mani: erano rosse di sangue, e così anche i suoi bei capelli e i vestiti. Si accorse che aveva la maglia a brandelli, ed era a piedi nudi come una selvaggia. Cosa aveva combinato?
Si alzò dal punto in cui era stata sdraiata, scrollandosi le foglie di dosso, e si accorse che gli abiti di Jacob erano sparsi a brandelli sul terreno, grondanti sangue.
Renesmee urlò come mai aveva fatto in vita sua.
 
 
- Nessie, tesoro, calmati adesso. - Renesmee aveva tenuto gli occhi chiusi per tutto il tragitto che dalla foresta portava a casa Cullen. Non voleva saperne di riaprirli: aveva paura di rivedere lo scempio della foresta, e soprattutto aveva paura di affrontare la realtà. Perché era stata lei a fare quelle cose a Jacob, ne era sicura.
- Mi senti? - Di nuovo la voce di Alice che la tormentava.
- Lasciami stare. - Borbottò, chiudendosi a riccio su sé stessa. E mentre calde lacrime le rigavano le guance, sentì tutto d’un colpo un calore piacevole salirle dalla pancia. Doveva essere opera di Jasper, il vampiro che controllava le emozioni.
- Jasper? - Chiese infatti Renesmee.
- Sì. - Era sempre stato un tipo chiuso e di poche parole, Jasper Hale. Forse perché era anche l’unico della famiglia Cullen ad avere ancora qualche problema con la dieta “vegetariana” che vietava di cibarsi di sangue umano.
- Lasciaci da soli, Alice. - Chiese cortesemente la mezza vampira: sperava che forse parlare con Jasper l’avrebbe aiutata, perché dopotutto lui era quello che più volte aveva perso il controllo di fronte ad una possibile preda umana.
Alice si allontanò silenziosamente, leggiadra come una ballerina. Soltanto quando udì la porta chiudersi alle sue spalle Renesmee aprì piano gli occhi e distese le gambe. Si trovava seduta su un divanetto di casa Cullen, e a poca distanza da lei c’era Jasper, con la pelle pallida e un sorriso incerto.
- In cosa posso esserti d’aiuto? - Le domandò con tono calmo e pacato.
- Jasper... Cosa è successo a Jacob? L’hanno ritrovato? - Il vampiro scosse la testa e Renesmee si sentì ancora peggio: ma del resto cosa si aspettava?
- Credo di essere stata io, Jasper. -
- Sarà soltanto scappato da qualche parte quando ti ha vista tutta sporca di sangue. Jacob non è così stupido, Nessie. Stai tranquilla. -
- Ma io non ricordo nulla dell’altra notte! Non ho la più pallida idea di che cosa sia successo, e sai bene che io posso decidere se dormire o meno, e sono sicura di non aver dormito. Ho mangiato Jacob... Oddio... Sto male. - Renesmee iniziò nuovamente a singhiozzare, e a nulla valsero gli sforzi di Jasper per farla stare meglio.
- Vuoi che ti abbracci? - Le chiese il vampiro, che non aveva ancora capito bene come funzionavano i sentimenti umani e soprattutto non era abituato a vedere persone che piangevano, siccome quelli della sua specie non ne erano in grado.
- Ma Jasper... Non hai paura del contatto fisico? -
- No, se questo può farti smettere di... Di piangere. - Jasper non attese nemmeno una risposta, le si avvicinò e la prese dolcemente fra le braccia. Renesmee, che per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva di nuovo sicura, scoppiò a piangere ancora più forte.
- Come mai non funziona? -
- Oh, Jasper, sì che sta funzionando. Mi sento solo uno schifo e sono commossa dal tuo gesto, per questo piango. Vedrai che ora la smetto. - Mormorò la ragazza, la voce ovattata per via della stretta di Jasper.
- Lascia che ti dica una cosa: io ho perso il controllo moltissime volte e ho ferito gravemente le persone che amavo. Queste cicatrici mi accompagnano ancora oggi; non voglio che succeda la stessa cosa anche a te, Renesmee, tu devi vivere una vita felice. Tu sei la persona più speciale che esista, non puoi permetterti queste lacrime. Sii forte. Jacob era innamorato di te e sono sicuro che ti perdonerebbe per quello che gli hai fatto.
Non devi nasconderti, o provare a cambiare, perché tu sei così: questo è quello che sei. -
- Ma sono un mostro! -
- No, Renesmee, no. I mostri non piangono. I mostri non amano. Non ridono. -
- E allora dimmi, dimmi cosa sono! -
- Sei solo una ragazza. - La stretta aumentò. Renesmee non sapeva cosa rispondere. Era come se in poche ore il suo mondo fosse crollato, ma non per questo era crollata anche la sua vita. Lei avrebbe vissuto per l’eternità, con o senza quel dolore. E Jasper aveva ragione, non poteva soffrire per sempre.
- Nessie, se vuoi ti accompagnerò io nelle prossime battute di caccia. Io sono un vampiro, sono già morto, e ti potrò dare una mano in caso dovessi perdere di nuovo il controllo. -
- Dio mio grazie, Jasper. Grazie. - Renesmee si liberò delicatamente dell’abbraccio e posò una mano sulla guancia del vampiro, trasmettendogli un’immagine che lo fece sorridere.
Quindi, dando retta a quello che aveva appena visto, Jasper baciò la ragazza sulla bocca, un bacio a stampo leggero che voleva soltanto dirle “Non sei sola. Non sei sola, io ci sono”.
Renesmee aveva smesso di piangere.
Il cuore di Jacob batteva nel suo petto. Il suo tatuaggio brillava.
Era la fine della vita di un licantropo, ma l’inizio di quella di una mezza vampira.
Perché ogni fine segna sempre un nuovo inizio, e quel giorno toccava a Renesmee ricominciare; da capo.

 
  
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