THE PROMISE
If you
can make a promise If it's one that you can keep,
I vow to
come for you
If you wait for me and say you'll hold
A place for me in your heart.
T. Chapman ‘The promise’
L’attesa.
Che strano, stupefacente
animale.
Se ne sta lì, immobile a
fissarti, piantandoti quegli occhi scuri di non consapevolezza addosso, facendo
quasi paura.
Bee sospirò, socchiudendo
brevemente gli occhi.
Erano passate già due ore,
eppure le sembravano appena pochi minuti. Una manciata di attimi che non
potevano certamente, cambiare quel bizzarro stato d’animo.
Due ore, come dire, un
sospiro.
Un sospiro lungo e
sofferente, annegato nell’amore e nella paura di vedersi sfilare dalle mani
quel diamante che, dopo tanto lottare, aveva finalmente conquistato.
Poteva accadere?
Dopo tutto quello che era
successo, poteva davvero perderlo?
Perderlo per sempre?
Sbuffò, quindi si passò
una mano sugli occhi.
Eppure sapeva, dentro di
se, che niente avrebbe potuto spezzare quello che la univa ad Orlando. Non
c’erano riusciti quindici anni di negazione, poteva riuscirci una donna
qualsiasi, pescata nel marasma del mondo?
Ma sapeva che Miranda non
era una qualsiasi. Sapeva che lei, in un modo o nell’altro, aveva contato per
lui.
Sapeva, altresì, che lo
amava. Di un amore strano e incomprensibile, ma sempre amore era.
E allora, si disse, chi è
che decide qual è l’amore che deve vincere?
Qual è l’amore che deve
prevalere su un altro?
Si girò sul letto,
incapace di stare ferma.
Tutti si riempivano la
bocca di belle parole, quando si parlava d’amore, ma nessuno aveva mai spiegato
qual è l’amore che vince.
Omnia vincit amor, giusto?
E lei amava Orlando.
Quindi il suo amore doveva
essere salvo.
Ma anche Miranda amava
Orlando.
Dunque?
Era saggio credere nel
profondo dell’anima che il suo amore, e non un altro, avrebbe avuto la meglio?
Sospirando si mise seduta,
sbirciando fuori dalla finestra.
Il sole stava calando,
un’altra notte si stava facendo largo tra le pieghe di un mondo che,
inconsapevolmente, avrebbe potuto assumere mille colori e mille direzioni
diverse.
Un mondo sospeso, dove
qualunque cosa poteva succedere da un momento all’altro.
Lo stesso mondo che fino
alla notte prima, non le era mai sembrato così bello, così vivo, così pieno di
colori….
Si alzò dal letto,
camminando lentamente verso il salotto.
Rimase in silenzio a
fissare il telefono muto, finché una foto non catturò la sua attenzione.
Lei e Orlando.
Orlando e lei.
Due anime che si erano
incontrate e che avevano resistito alle intemperie del mondo. Due anime che avevano
resistito anche ai propri dubbi.
Sorrise, istintivamente.
Questo, in qualsiasi mondo
esistente o fantastico, doveva pur significare qualcosa.
Non sembrava
particolarmente stupita da quanto le aveva detto, anzi, sembrava semplicemente
infastidita.
Quel particolare così
stonato, gli provocò un brivido lungo la schiena.
“Cosa conti di fare?”, gli
domandò lei, senza alzare gli occhi dal bicchiere.
“Lo sai cosa conto di
fare”, rispose lui, fissandola.
“Mi lasci, dunque”,
ridacchiò. E ad Orlando sembrò un suono decisamente inappropriato alla
situazione, “Mi lasci a venti giorni dal matrimonio”, alzò lo sguardo,
fissandolo in quello di lui, “Un matrimonio che volevi più te di me”.
“Mi dispiace”, soffiò,
“Non volevo arrivare a questo punto. Spero che tu lo capisca”.
Lei scosse la testa, “Non
te la cavi così a buon mercato”, sputò.
“Cioè?”
Miranda si alzò e prese a
camminare lentamente per la stanza, “Hai idea di quello che la gente riuscirà a
dire sul mio conto? Hai idea delle chiacchiere? Delle supposizioni? Sarò la
cornuta d’America”.
Lui si massaggiò una
tempia, improvvisamente esausto.
“Per quel che vale,
cercherò di evitarti pubblicità negativa”.
Lei rise ironica, “E come?
Come pensi di riuscirci?”
Repentinamente, l’umore di
Orlando mutò. Gli occhi si strinsero in due fessure, il sangue prese a girargli
vorticosamente nelle vene.
“Miranda, ascoltami bene.
Saranno momenti brutti per tutti, non lo metto in dubbio. E mi dispiace di aver
trascinato questa cosa fino ad oggi, mi spiace di non averlo capito prima. Ma
non posso preoccuparmi di tutti i pensieri che faranno i giornalisti o i
semplici fans. Posso solo assicurarti che, per quanto potrò, cercherò di
tutelarti”.
“Non dire stronzate,
Orlando. Appena varcherai quella soglia, ti dimenticherai di me all’istante”.
Lui sospirò profondamente,
“Questo non è vero e lo sai anche tu”.
“Dici?”, Miranda fece una
smorfia, “E dovrei crederti? Ti sei dimenticato di me mentre eravamo insieme,
come pensi che farai a ricordartene dopo avermi lasciata?”
“Preferisci che rimanga
qui pur sapendo che amo un’altra donna?”
Lei rise di nuovo,
“Chiamala col suo nome. Dì pure Abaigeal”, sillabò con odio quel nome, “La
stessa Abaigeal che avrebbe dovuto fare da damigella al nostro matrimonio”.
“Si la stessa”, confermò
lui, innervosito, “Esattamente quella”.
“Potresti continuare a
vederla”, mormorò lei.
“Cosa??”, domandò Orlando
allibito.
“Potremmo sposarci lo
stesso e tu potresti continuare a vederla. Manteniamo in piedi la storia del
matrimonio per un anno e poi potrai fare come meglio credi”.
“Stai scherzando?”,
domandò lui sconvolto.
Lei lo fissò con rancore,
“No”.
“Scordatelo”.
“Perché? Ne usciremmo
entrambi puliti”, osservò lei.
Orlando si alzò di scatto
dalla sedia, camminando verso di lei, “Che cosa cazzo stai dicendo Mir? Ti
ascolti quando parli? Vuoi sposarmi per non essere al centro delle chiacchiere?
Oppure proprio perché non vuoi rinunciare alla notorietà che deriverebbe da un
matrimonio con me?”
Improvvisamente, tutto gli
sembrò dolorosamente chiaro. Perché non l’aveva capito prima?
“Voglio solo evitarci un
tracollo”, spiegò lei, indietreggiando, “Questa storia non farà bene né a te né
a me”.
Lui scosse la testa
contrariato, “Questa storia mi fa bene,
Mir. Te lo assicuro. E sono disposto a gettarmi in una piscina piena di squali
pur di avere quello che voglio”.
Lei lo fissò con
disprezzo, “Anche io”.
“Cosa intendi?”
“Che non ti mollo”.
Lui la fissò senza capire,
“Ti sto mollando io, infatti. Non ti amo più, non posso trascorrere il mio
tempo con te pensando costantemente ad un’altra persona. Non posso farle
questo”.
“A lei?”
“Neanche a te”, incamerò
aria, “E neanche a me. Non sarebbe giusto nei confronti di nessuno”.
Miranda annuì decisa,
senza nemmeno un cedimento nell’espressione del volto. Orlando la osservò con
attenzione, domandandosi dove fosse finito quell’amore che tante volte gli
aveva dichiarato.
“Penso io a dare
l’annuncio stampa. Cercherò di tutelarti il più possibile”.
Lei non disse nulla, si
limitò a guardarsi la punta delle scarpe.
“Mi dispiace”, mormorò,
prendendo la giacca.
Lei annuì, quindi si
sforzò di sorridergli.
“Buona fortuna”.
Lui le sorrise, quindi,
dopo averle baciato una guancia s’incamminò verso la porta d’ingresso.
Miranda lo guardò uscire,
quindi scosse la testa pensando, tra sé e sé, che non sarebbe neanche riuscita
a piangere. Ma avrebbe potuto fare qualcos’altro.
Un buio che, stranamente,
le sembrava quasi rassicurante. Silente. Fermo. Immoto.
Un buio nel quale si
sentiva protetta. Dove tutto quello che provava era al sicuro, chiuso negli
angoli e impossibilitato ad uscire.
Chi vince? Si domandò per
l’ennesima volta.
Quale amore vince?
Non aveva smesso di
chiederselo in quelle ore. Neanche per un momento.
Chi avrebbe vinto? Quale
amore sarebbe stato più forte?
Sentì la serratura
dell’appartamento scattare, quindi si voltò immediatamente.
Lo vide in piedi sulla
porta, la guardava sorridendo.
“Ehy”, sussurrò appena.
Senza neanche pensarci,
scattò in piedi, raggiungendolo con passi veloci. Orlando l’abbracciò,
baciandola sulla testa, stringendola forte, sorridendo tranquillo.
“Com’è andata?”, mormorò
lei, senza staccarsi di un millimetro. Mai, come in quel momento, aveva la
necessità di sentirlo tra le sue braccia. Di sentirlo suo.
“Sono qui”, disse lui,
semplicemente.
E Bee annuì, sorridendo
impercettibilmente.
Non servivano altre
parole, non servivano i dettagli né i racconti.
Serviva solo la sua
presenza. Serviva solo essere insieme. Di nuovo insieme. Ancora insieme. Sempre
insieme. A qualunque costo.
Alzò la testa per
permettersi di guardarlo in viso. E come un’esplosione violenta, la mente le
rimandò tutte le immagini degli ultimi giorni che avevano trascorso insieme. Le
canzoni, le parole, le lettere, le citazioni. Gli umori, i timori, i dubbi
e…l’amore.
Tutto quell’amore…che sembrava
davvero troppo per essere in grado di tenerlo tutto tra le mani.
Gli sorrise, quindi si
sporse a baciarlo.
Orlando ricambiò
lentamente, teneramente, guidandola con dolcezza verso la camera da letto.
Bisognoso di sentirla sua, bisognoso di navigare nelle acque calme di
quell’amore che adesso sembrava l’unica cosa reale in quel mondo bizzarro.
Inciamparono sullo stipite
della porta e Bee scoppiò a ridere.
Lui la guardò e pensò che
fosse la cosa più bella che aveva mai visto. Sentire qualcuno che ami mentre
ride, equivale a mettere la melodia ai pensieri che accompagnano la sua
immagine.
“Ti ho fatto male?”, le
domandò, parlandole sulle labbra.
Lei scosse la testa senza
rispondergli, spingendolo sul letto e saltandogli letteralmente sopra.
Orlando ridacchiò, “Calma,
gringo!”
Lei, per tutta risposta,
gli morse un labbro, sorridendo, “Ho voglia di te”, mugolò.
Con un agile scatto di
fianchi, Orlando la ribaltò sulla schiena, sovrastandola.
“Ti amo”, disse solo,
mentre le alzava il bordo della camicia da notte che indossava.
Bee socchiuse gli occhi,
sospirando a quel tocco che conosceva così bene e di cui non era mai sazia.
Orlando si tolse quello
che restava della sua biancheria, quindi entrò in lei lentamente, senza
smettere di fissarla negli occhi.
E ad ogni dolce spinta le
sussurrava un ‘ti amo’, baciandole gli occhi, le tempie, le mani, i
polpastrelli, i polsi, le guance, le labbra…esplorando quel corpo che conosceva
ormai così bene, centimetro dopo centimetro. Emozionandosi nel vederla
sorridere, sospirare, stringerlo forte tra le sue braccia.
La sua resistenza non durò
a lungo, ma non se ne preoccupò.
Per la prima volta da che
era con lei, si rese conto che avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per dimostrarle
quanto l’amava.
Erano stesi nel letto, la
finestra spalancata per permettere alla dolce brezza californiana di avvolgerli
tra le sue braccia.
Bee mise il viso
nell’incavo del suo collo, sospirando.
“Sono una stupida”,
mormorò.
Orlando si voltò a
guardarla, “Perché?”
Lei fece una buffa
smorfia, imbarazzata per quello che stava per dire, “Avevo paura di perderti”.
Lui le sorrise, quindi le
baciò la punta del naso, “Non è possibile”.
Finalmente anche Bee
sorrise, baciandolo a sua volta, “Adesso lo so”, mormorò.
“Bee mi fai una
promessa?”, domandò lui, d’un tratto.
Lei annuì, sistemandosi
per guardarlo meglio in viso.
“Prometti che ti
ricorderai sempre questa notte?”
Senza capire lei sbatté
gli occhi, “Perché?”
“Perché stanotte è
l’inizio di sempre. E’ la ricompensa per aver perseverato negli anni…per aver
sempre creduto in noi. Per aver dato all’amore la possibilità di farsi largo,
di farsi vero”.
Lei sorrise, “Prometti una
cosa anche tu?”
Orlando annuì.
“Prometti che considererai
questa notte come un patto che lega due anime, sciogliendo tutti i legami del
passato. Come se fosse una sorta di celebrazione di tutte le scelte che abbiamo
preso e di tutte le sfide che queste scelte comporteranno. Prometti che saremo
sempre in due, perché in due siamo più forti. Perché insieme siamo una squadra,
e solo insieme saremo in grado di resistere alle tempeste del mondo, là fuori.
Prometti che stasera è si, l’inizio di sempre, ma è solo una semplice formalità
per il mondo là fuori. Un annuncio nuovo per loro, ma antico per noi. Prometti
che stasera la ricorderai come il momento in cui entrambi, pur con tutti i
timori del mondo, abbiamo mantenuto le promesse che ci siamo fatti secoli fa,
nel segreto dei nostri cuori”.
Orlando la baciò a fior di
labbra, “Promesso”, sussurrò.
“Promesso”, sussurrò lei,
di rimando.
E in quel momento capì che
era stata una sciocca a domandarsi quale amore avrebbe vinto.
Erano due tipi d’amore
perfetto che, perfettamente, s’incastravano nel puzzle del mondo.
E un amore così, non poteva non vincere.
RIECCOCI!!!!!
Ragà, io sono
scontata come i prodotti alla Coop, me ne rendo conto, ma voi siete ME RA VI
GLIO SE!!! E se potessi vi manderei un dat con la mia voce che continua a
ripetervi “grazie. Grazie. Grazie. Grazie. Grazie”.
Grazie per il
vostro entusiasmo, per esserci sempre, perché mi capite e perché amate quello
che scrivo! Posso solo regalarvi queste parole. Una per una. Tutte per voi…che
non c’è nessuno che se le merita tanto quanto voi!
BEBE: Eh si,
tesoro! Il vespaio c’è, si intravede ma… com’è che dice Bee all’inizio?? OMNIA
VINCIT AMOR!!
LIZ:
ehehe…per fortuna ho scampato il pestaggio!!! Comunque sono veramente
emozionata per quello che hai scritto…sono davvero davvero contenta! Grazie
tesoro! Di tutto!!
DOD…tu non
hai parole per me, ma io non ho parole per te!! Sei qualcosa di assolutamente
eccezionale! Davvero! E non sai che gioia è stata per me, incontrarti in mezzo
a queste ciliegie! GRAZIE TESORO!
NIAHM: La tua
polpetta ha imparato tutti i virtuosismi di ‘Girls just wanna have fan’…adesso
manchi solo tu. Il karaoke è già pronto e il pubblico esultante!
Quella canzone…un giorno la canteremo. Però
non al karaoke. Parola di scout! Ti adoro tesoro mio!
NAR: Grazie!!
Sono contenta che tu mi abbia seguito e sono ancora più contenta che, alla
fine, abbia deciso di lasciare un impronta! Grazie! Spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto!!
SUMMER: Non
smetto. Promesso! Croce sul cuore! Anche solo per farti sorridere, prometto di
dare sempre il meglio!! Grazie, Gioia!
ROXY: Sono
tornata abbastanza presto??? Spero di si! E spero che questo nuovo capitolo sia
riuscito ad emozionarti come gli altri! Grazie per le tue parole, sono davvero
importanti per me!!!
KLOOD: che ne
dici?? Il fronte Miranda pare sistemato no?? Ti mando un bacio grande, Stella.
E grazie di passare sempre da qui! Sul serio!
E voglio
ringraziare anche
1 - Alessiuccia
2 - anemone333
3 - aya chan
4 - birri
5 - doddola93
6 - evol
7 - Ithil
8 - kiki91
9 - Lady_Eowyn
10 - miky 483
11 - sara chan 92
12 - Star Petal
13 - strowberry_sin
14 - summer89
Che mi hanno
messo tra le storie preferite.
E anche tutte
le ragazze che leggono e anche quelle che mi scrivono in privato!
GRAZIE GRAZIE
GRAZIE!!!
Adesso,
siccome sono stata ripetitiva come il pling-pling della goccia che cade
impertinente dal lavandino della cucina, vi lascio. E vi ringrazio un’altra
volta. E vi dico che vi voglio bene…siete strepitose, donne. Ricordatevelo.
Però…mmm…siccome
la laurea è imminente, il prossimo capitolo potrebbe tardare. Ci sto lavorando
adesso, cosicchè magari riesco a postarlo presto ma sono puntigliosa. Sta storia
va plasmata a dovere! Perciò vi prego di perdonarmi in anticipo!!
Vi abbraccio
tutte!!
Am