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Autore: Crilu_98    07/09/2015    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se ai due personaggi più tragici e controversi dei Miserabili fosse stata data una seconda possibilità?
Se Javert non si fosse buttato nella Senna? Se Eponine fosse sopravvissuta alle barricate?
Una storia un po' inverosimile in cui si intrecciano amore, rimorso e desiderio di riscatto. Perché anche i miserabili hanno il diritto di essere felici.
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eponine, Javert, Jean Valjean, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Javert camminava per le strade di Parigi come un automa, senza rendersi conto delle vie che imboccava; la sua mente era rimasta nelle fogne, come un pezzo di sé. Le fogne. Valjean. La sua inspiegabile esitazione. Perché non aveva sparato? Perché non lo aveva arrestato? Lo inseguiva da tutta una vita con ostinata determinazione, forte della sua fede nella Legge.
"Un ladro sarà sempre un ladro. Un uomo pericoloso. Un uomo senza Dio."
Fino al giorno prima, questo era stato il suo credo. Ma Valjean... Dannazione, Valjean era tutto tranne che un uomo senza Dio. Non aveva avuto paura della sua pistola, non aveva avuto paura di lui: tutto ciò che voleva era portare in salvo quel ragazzo. E d'improvviso Javert si era reso conto di ciò che il suo nemico aveva compiuto nel corso degli anni: da quando si faceva chiamare Monsieur Madeleine alla sera prima alle barricate, l'operato di Valjean era sempre stato volto a far del bene. E poi l'aveva risparmiato! Aveva risparmiato lui, Javert, il mastino che da anni gli dava la caccia! L'aveva lasciato andare, perfettamente consapevole che il giorno dopo l'avrebbe avuto di nuovo alle calcagna.
Era cambiato, non era più l'uomo disperato e rancoroso che era uscito dalla prigione con una condanna alla miseria sopra la testa.
Valjean era diventato un altro uomo, un uomo migliore, doveva prenderne atto. Ma la cosa lo sconvolgeva, vanificava i suoi sforzi come servitore della giustizia, riduceva la sua esistenza a una manciate di severe regole vuote. Non voleva vivere così. Non poteva.
D'improvviso si riscosse, fermo nella sua nuova decisione: in un mondo in cui anche i delinquenti potevano riscattarsi non c'era più posto per lui. Guardandosi attorno però, scoprì con stupore di essere tornato alla barricata. Per terra c'erano solo macerie, pezzi di legno e metallo distrutti dai cannoni, e tanto sangue. I corpi erano ancora lì, come poche ore prima: ancora nessuno si era azzardato ad avvicinarsi a quei giovani trucidati. Passò in rassegna ogni faccia: visi pallidi, freddi, privi della luce idealista e rivoluzionaria che li aveva animati e li aveva spinti a quella follia. Vide il ragazzo biondo che era a capo di tutti, Enjolras gli pare si chiamasse, stringere ancora la sua amata bandiera francese con le dita contratte dal gelo della morte. Lo avevano falcidiato con i colpi di baionetta, e ora diversi fiori rossi si allargavano sul suo petto. Eppure il suo viso aveva mantenuto quell'espressione di forza e fermezza che lo aveva caratterizzato in vita. Javert continuò il suo macabro catalogo e pochi passi più in là vide un corpo che sperava di non trovare: quello del piccolo marmocchio che lo aveva riconosciuto e quasi fatto uccidere. Anche lui era disteso in mezzo alla piazza, con la coccarda tricolore fieramente appuntata sul petto, i suoi calzoni troppo corti e una macchia scarlatta sul maglione consunto. Gli sarebbe piaciuto conoscere il suo nome.
"Ma in fondo che importanza ha?" si chiese "E' morto, anche lui, come gli altri. Non c'è più e nessuno se ne accorgerà perché tutti i suoi amici sono morti con lui. E anche io presto morirò. Che senso avrebbe conoscere il suo nome per ricordarlo solo qualche altra ora?"
Solo allora si accorse che nessuno aveva chiuso gli occhi al giovane eroe. Erano ancora spalancati, fissi nel vuoto, azzurrissimi. Javert glieli chiuse e gli appoggiò sul petto una delle sue medaglie.
-Tanto non mi serve più. E tu te la sei meritata molto più di me.- sussurrò. Quel corpo era l'ultimo e l'ispettore fece per andarsene. Con la coda dell'occhio, però, vide una cosa che lo incuriosì. Sembrava un fagotto di stracci e solo avvicinandosi capì che in realtà era un ragazzo: sembrava molto giovane e aveva le mani e il ventre sporchi di sangue. Javert pensò di avere di fronte un altro cadavere e si voltò di nuovo. E fu allora che lo sentì. Debolissimo, quasi impercettibile. Un soffio, no, un respiro. Il ragazzo era vivo! E aprì le labbra per sussurrare una parola:
-Marius...- aveva la voce roca e impastata di chi sta per morire.
Javert non era mai stato un uomo compassionevole. Non si era mai trovato ad aiutare il prossimo in una maniera diversa dal suo lavoro e di certo non si era mai posto il problema di salvare o no un'altra vita.
"Io stavo andando a buttarmi nella Senna..." pensò incerto, guardando quel ragazzo rantolante come un inaspettato ritardo. E prepotentemente nella sua testa si fece strada l'immagine di Valjean che attraversava le fogne con un giovane ferito in spalla, per salvarlo da morte certa.
"Se c'è qualcosa che posso fare per rimediare, almeno in parte, forse... Forse è aiutare questo ragazzo!" si disse. Lo prese in braccio e si stupì di quanto fosse magro e leggero: doveva patire la fame da molto tempo. Aveva un visetto piccolo e delicato e lunghe ciglia nere. L'ispettore si rese conto di essersi appena imbarcato in un'impresa con ben poche probabilità di riuscita: il giovane aveva perso molto sangue ed entro pochi minuti sarebbe morto. Anzi, c'era da chiedersi perché non fosse già a far compagnia agli altri ribelli in Paradiso. Javert iniziò a correre per i vicoli di Parigi, senza curarsi della gente che lo osservava stupita, alla disperata ricerca della casa di un medico. Ne conosceva uno abbastanza vicino e sperava di fare in tempo; pregava di ricordare bene la strada e chiedeva al Signore solo qualche altro minuto di pazienza prima di chiamare a sé quell'anima. Finalmente giunse in vista dell'edificio e proprio allora accadde l'ennesima cosa inaspettata di quella notte straordinaria: il berretto che il ragazzo indossava scivolò via, liberando una lunga chioma fluente e nera. Javert quasi inciampò e si fermò inebetito. Una donna! Era una ragazza.
"Cosa ci faceva alla barricata vestita da maschio?" Questo fu il primo pensiero che gli attraversò la mente. Poi si soffermò un attimo a fissare quel viso che incorniciato dai capelli aveva ripreso la sua bellezza femminile. Javert era convinto di averla già vista... Ma dove?
La ragazza si agitò debolmente e boccheggiò. Senza più indugi l'uomo bussò freneticamente alla porta del medico.
-Ispettore Javert! Che sorpresa!-
-Monsieur, non ho tempo per questo. Questa ragazza sta per morire, dovete aiutarla.-
Il profondo cambiamento in atto nel suo animo non aveva certo mitigato i suoi modi bruschi. Il dottore afferrò la ragazza senza fare commenti o domande e chiamando a gran voce la moglie e l'assistente che viveva con loro si diresse verso il suo studio. Javert rimase sulla porta aperta, ancora una volta indeciso su cosa fare. Si sentì improvvisamente molto stanco: la rivoluzione, la cattura, la presa di coscienza su Valjan, quell'acuto desiderio di morire e ora... Questo. Era troppo, troppo anche per l'inflessibile, incrollabile Ispettore Javert. Avrebbe potuto portare a termine il suo proposito, annegarsi nel fiume, ma si sentiva troppo debole per fare un passo in una qualsiasi direzione; e poi, voleva capire chi gli ricordasse quella ragazza. Sperava si salvasse per chiederglielo e per domandargli anche come le fosse venuto in mente di travestirsi da ragazzo e intrufolarsi in una barricata!
Perciò Javert si trascinò stancamente all'interno dell'abitazione del dottore e chiuse il pesante portone dietro di sé.
 
 
 
 
Zaoooo,
allora questa prima ff è piuttosto astrusa anche per la accesa fantasia: solo che da quando ho scoperto su Internet i Japonine ne sono rimasta incantata, anche perché Javert è il mio personaggio preferito (solo perché nel film del 2012 è Russell Crowe ad impersonarlo, sia chiaro xD). Non so quanto durerà ne quando aggiornerò, però non dovrebbe venire tanto lunga.
Prima di tutto alcuni chiarimenti: ho voluto raccontare ciò che sarebbe potuto accadere se a questi due personaggi fosse stata data una "seconda possibilità" di vita. Per Eponine in senso letterale, per Javert è più un cambiamento spirituale e mentale. Ero tentata, tentatissima di scrivere questa storia in prima persona alternando i punti di vista (cosa che comunque farò, il prossimo capitolo sarà scritto dalla parte di Eponine) ma non ho osato perché l'Ispettore è una personalità troppo complessa per essere interpretata da me... Ho modificato un po' la successione degli eventi, nel film Javert che passa in rassegna i caduti della rivoluzione viene prima del suo incontro con Valjan nelle fogne e sia nel libro che nella versione cinematografica Eponine è bella che spacciata xD  Cooomunque, i personaggi non sono miei e quindi non ne detengo i diritti, a parte qualche comparsa marginale come il dottore di questo capitolo. Mi scuso per eventuali errori ortografici, ho ricontrollato il testo ma potrebbero sempre sfuggire.
Se non siete ancora fuggiti per la noia, ecco qualche anticipazione per il prossimo capitolo: Eponine si sveglia - viva! - anche se ha la precisa impressione di essere spirata tra le braccia del suo amato Marius; Javert ha modo di soddisfare la sua curiosità e scoprire di avere un modo per incastrare Thernardier gli farà accantonare per un po' il progetto suicidio. Probabile comparsa di Jean Valjan... Ma è ancora un po' da definire!
Se volete tirarmi pomodori sono bene accetti perché ne sono golosissima, ma se vi va lasciate una recensione che è molto meglio!
Alla prossima
   
 
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