Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: Piuma_di_cigno    07/09/2015    0 recensioni
Scarlett è una ragazza perfettamente normale, quando tanti piccoli cambiamenti stravolgono il suo mondo: attacchi di rabbia incomprensibili, una forza disumana che improvvisamente le scorre nelle vene, il fatto di non riuscire più a sentire il freddo ... Non capisce cosa le stia succedendo, finché un ragazzo, Will, pronuncia il nome della sua nuova condizione: licantropo.
Da allora, è una corsa senza fine, per cercare di capire quello che è diventata e quello che perderà della sua vita. E, soprattutto, tra queste perdite, ci sarà anche Daniel, il misterioso ragazzo che la salva nelle notti di luna piena? E se proprio lui, il suo salvatore, il suo scoglio nell'oceano, fosse il nemico peggiore?
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 24 – Fuori

 

“Devi mettere una camicetta, più scollata è, meglio è.” sentenziò Abby con una camicetta degna di una porno star, in piedi davanti al mio armadio. La mia espressione sofferente le diede la risposta.

“Non è un appuntamento. Non voglio nemmeno pensare che lo sia.”

Non ora che alcune delle onde dell'oceano erano riuscite a superare quella scogliera di dolore. Non volevo tornare al punto di partenza.

Ero sicura che Will non avesse intenzione di farmi stare male come aveva fatto Daniel, ma il mio sistema di difesa automatico era già attivo.

Stranamente, Alexa si era dimostrata del tutto priva di entusiasmo per quella storia, a differenza di Ellie ed Abby. Quest'ultima era chiaramente sollevata grazie al fatto che finalmente stavo lasciando perdere il vampiro e stavo per uscire con qualcuno di perfetto, un fantastico licantropo, e un licantropo alfa, oltretutto. Sembrava una mamma orgogliosa.

Alexa era indignata e non mi guardava nemmeno.

“Stai tradendo Daniel!” esclamava. “Tu non capisci! Non dico che ti si ritorcerà contro, Sky, ma … Non puoi capire! E non fare quella faccia!”

Effettivamente aveva ragione: non potevo proprio capire. Non ci arrivavo e ogni volta che cercavo di arrivarci, Alexa dava praticamente di matto e riprendeva a strillare riguardo ai tradimenti. Ellie ed Abby avevano cercato di farla ragionare, ma non c'era stato verso.

Mancava meno di un'ora all'uscita con Will; mi aveva invitata più o meno alle cinque per le sette e mi ci era voluta una vita per farmi una doccia decente e togliermi di dosso tutte quelle bende. Il mio corpo aveva reagito bene ed ero già guarita. Solo la spalla faceva ancora male e scricchiolava quando la muovevo, il che era un po' inquietante.

Alexa era seduta da sola sul davanzale, senza degnarmi di un'occhiata, mentre io ero seduta sul letto con mia sorella. Abby frugava nel cassettone e nell'armadio alla ricerca di qualche vestito decente.

“Davvero … La volete smettere? Will è un ragazzo diretto. Se questo fosse stato un appuntamento, non si sarebbe preso il disturbo di fare giri di parole.”

“Ma ha lasciato posto alle ipotesi. Ha detto che potevi vederla come volevi e secondo me dovresti vederla come un appuntamento.”

Alexa fremette, ma non disse niente.

Ellie mi circondò le spalle con un braccio.

“Ha ragione. E secondo me l'ha anche fatto apposta. Sarà anche un ragazzo diretto, ma gode di una buona dose di malizia.”

“E arroganza.” bofonchiò Alexa.

Guardai la mia amica, con i capelli biondi che brillavano alla luce della luna già sorta. Sembrava profondamente afflitta; era raggomitolata sul davanzale, con le braccia che circondavano le ginocchia e il viso appoggiato sopra.

Pensai di andare a parlarle, ma lasciai perdere: tutti gli altri tentativi erano stati vani. Nonostante le cose procedessero bene e ci stessimo divertendo, sentivo lo stesso un vuoto da qualche parte dentro di me. Mi sforzavo di ignorarlo, eppure lui era sempre lì e quando una di loro pronunciava il nome di Daniel, sentivo mille spine trafiggermi.

Catturata dal morso pungente della gelosia, a volte mi chiedevo come fosse lei, se fosse più bella di me, se fosse diversa, se si conoscessero, se lui l'avesse portata al lago e poi all'oceano, come aveva fatto con me … Allora, di solito, i miei pensieri degeneravano dalla rabbia alla tristezza e ricominciavo a piangere.

Cercai di ignorare tutto questo e di concentrarmi su Abby ed Ellie, che progettavano di farmi indossare qualcosa di aderente e corto.

“E' inverno.” ricordai loro. “E andremo tra gli umani. Non credete che sia meglio qualcosa di carino, comodo e caldo?”

“Niente felpe!” esclamò Abby, seccata. Ellie ridacchiò.

“E se devo trasformarmi!? Scusate, ma come pensate che andremo in città, a piedi?”

“Vedrai che Will sarà premuroso e non ti farà trasformare in lupa.”

Alzai gli occhi al cielo, ma non replicai. Will premuroso era … Be', come un alieno sulla Terra.

Alla fine, riuscimmo a metterci tutte d'accordo: un paio di jeans neri, attillati, con un paio di comodi stivali dello stesso colore e una maglietta nera, a maniche lunghe e leggera con scollo a V. Niente di troppo appariscente, ma secondo Abby quella maglietta risaltava le mie forme piuttosto bene; era un po' stretta, però il tessuto era elasticizzato e sul davanti tirava fin troppo.

Il mio sospiro nervoso si udì per tutta la stanza. Ero … Spaventata. Continuavo a pensare che quello che stava succedendo fosse un tradimento ai danni di Daniel, anche se era evidente che non lo era e se lo era se lo meritava proprio. La nostra storia era finita ancora prima di cominciare, cosa pretendeva? O forse era già cominciata. Si soffriva così tanto, se così non era?

Guardai fuori dalla finestra e vidi le cime degli alberi rischiarate dalla luna. Quello per me era il segnale: era ora di andare da lui. E invece quella sera non l'avrei fatto, come tutte le altre sere. Non l'avrei fatto mai più. Daniel voleva un'altra, si era promesso a lei. Per conto della famiglia, forse, ma rimaneva il fatto che era a lei che era destinato.

Non avrei mai più vissuto quel silenzio complice che si creava tra noi e che chiudeva fuori l'intera foresta. Ero furiosa con me stessa, perché non avevo trovato il coraggio di fermarlo, né di strappare quella conchiglia dal mio collo nonostante lo volessi disperatamente.

Quando Will bussò alla porta, mi sentivo prossima a un crollo di nervi.

Non attese risposta e aprì subito.

“Pronta, Sky?” chiese con un sorrisetto. Chissà se in fondo ci aveva sperato, di portarmi fuori in mutande? Preferii non pensarci e abbozzai un sorriso.

“Sì.”

“Andiamo allora.”

Prima che potessi fare alcunché mi aveva già afferrato la mano e aveva chiuso la porta dietro di noi. Mi sentivo straordinariamente nervosa e in colpa, come se stessi davvero tradendo Daniel. Il fatto che vedessi di continuo nella mia mente l'immagine di Alexa che mi fissava torva, non aiutava affatto.

Per distrarmi, osservai Will, domandandomi se anche lui avesse passato le due ore precedenti in preda a un dubbio dilaniante riguardo a cosa mettersi; apparentemente no, visto che indossava il solito paio di jeans e una maglietta nera.

Il corridoio pullulava di licantropi, tutti diretti fuori, verso la foresta e verso la città. Era inspiegabile, eppure in qualche modo il buio rendeva gli umani più fiduciosi, a volte più tranquilli, e li rendeva perciò inclini ad accettare o a non notare la nostra vera natura. Passavamo inosservati, insomma, cosa rara per noi.

“Se non ti dispiace, facciamo la strada a piedi.”

Ecco. Will si stava comportando da gentiluomo, pensai. Questo avrebbe fatto saltare di gioia Abby, sorridere Ellie e grugnire Alexa. Proprio non capivo perché ce l'avesse tanto con il nostro Alfa.

“Non mi dispiace affatto.” risposi, sollevata. Spogliarmi davanti a lui e trasformarmi mi metteva un po' a disagio.

Dopo aver attraversato un labirinto di corridoi, uscimmo finalmente nell'aria fresca della sera e i nostri piedi toccarono il terreno morbido del bosco, che ci circondò nel suo abbraccio dopo pochi passi.

In breve, anche le luci e i suoni della Casa divennero remoti e distanti.

“Allora, Sky, qual era il posto in cui andavi da umana, quando eri depressa?”

Ci riflettei su un istante.

“La gelateria, credo. Sì, la gelateria. Poi veniva la libreria.” arricciai il naso. “Se ero in vena di stupidaggini, però, non si poteva mai sapere. Una volta mi sono quasi fatta un piercing in uno di quei momenti e ti garantisco che sono contenta di averne fatto a meno.”

Will ridacchiò e osservai il suo viso, delineato dalla luce della luna. Era un bel ragazzo, aveva tratti gentili, anche se induriti un po' dalla licantropia; i suoi muscoli avrebbero spaventato qualunque umano con un minimo di buonsenso.

“Allora in programma c'è sicuramente una gelateria.” rise Will. Ne fui piacevolmente sorpresa.

“Quando hai detto che volevi portarmi a divertirmi ...”

“Credevi che intendessi discoteche, fumo, alcool o derivati?” finì lui per me. “No. Cioè, per alcuni è divertente, ma ognuno ha il suo tipo di divertimento e non credo che questo sia il tuo.” mi guardò sollevando un sopracciglio. “Sbaglio?”

Scossi la testa, stupefatta.

“No, non sbagli proprio. E il tuo di divertimento, qual è?”

Lanciai un'occhiata alla foresta intorno a noi e il fantasma della mano di Daniel intrecciata alla mia comparve nella mia mente, facendomi sussultare.

Concentrati su Will, concentrati, concentrati, concentrati.

“In realtà,” rispose lui con fare pensieroso, “non ho molto tempo per divertirmi. Diciamo che essere l'Alfa di un branco di licantropi è già abbastanza divertente, ma se potessi scegliere … Forse farei semplicemente la stessa giornata che facevo da umano e tornerei addirittura a scuola. Solo così, per provare.”

Annuii a labbra strette. Dovevo smettere di pensare a Daniel. Cercai di ignorare il cuore che accelerava nel mio petto e gli occhi che pungevano per le lacrime; volevo impedirmi a tutti i costi di continuare a scrutare il bosco in cerca di un bagliore rosso, ma non ci riuscivo.

“Sky, hai il cuore che batte come un martello pneumatico. Cos'hai?”

Sussultai alla domanda di Will. Mi voltai di scatto e incontrai il suo sguardo curioso, molto vicino al mio. Il mio cuore accelerò ancora.

“Niente.” mentii. “Sono solo … Agitata, credo.”

Mi scrutò un istante soltanto, poi scoppiò di nuovo a ridere.

“Mi credi un lettore di persone così inesperto?” chiese, palesemente divertito. “Si vede lontano un miglio che ti senti in ansia perché pensi che uscire con me sia un tradimento nei suoi confronti.”

Abbassai lo sguardo e sospirai, sentendomi svuotata e sconfitta, come se fosse riuscito a vedere una parte della mia anima, ma invece di arrabbiarmi con lui riuscissi solo ad arrendermi all'evidenza.

“Hai ragione.” ammisi. Non avevo proprio la forza di discutere. “Mi fa piacere uscire con te e so che lui mi ha tradita per primo, ma ...”

“Ma è difficile.” la dolcezza nella voce di Will mi sorprese. “Lo so.”

Gli sorrisi, grata che capisse. In quel momento, volevo solo due cose: tornare indietro nel tempo e cadere in letargo finché il dolore non fosse passato. Non mi pentivo di aver conosciuto Daniel, solo … Solo non lo sapevo nemmeno io. Solo volevo che non avesse dovuto sposare un'altra. Solo volevo che avessimo avuto più tempo, che avessimo provato ad andare avanti.

Per un istante, smisi di respirare, il cuore di nuovo stretto in quella morsa che mi assediava da giorni. Non avevo mai sentito così tanto la mancanza di qualcuno. Mai. Volevo disperatamente che ci fosse lui al posto di Will, che mi abbracciasse, che intrecciasse le dita con le mie.

Mi accorsi di avere gli occhi umidi di lacrime e le ricacciai indietro.

“Hai mai provato a parlare con un lupo vero?” chiesi a Will per distrarmi. L'Alfa parve spiazzato dalla domanda.

Parlato? Cioè … Se ho avuto una conversazione con un lupo?” era decisamente sorpreso e mi sentii un po' sciocca per avergli posto una domanda tanto stupida, ma era stato il mio inconscio a farmi parlare, quell'inconscio che voleva che smettessi di vedere Daniel ovunque.

“Sì.” rispose infine Will con disinvoltura, recuperando il controllo di sé. “La mia trasformazione è stata completamente priva di assistenza.” raccontò, “Io sono rinato molti secoli fa, circa settecentocinque, a occhio e croce.” non faticai a non far trapelare la mia sorpresa: ormai, ne avevo sentite di tutti i colori, in quei giorni. “E non c'erano di certo le Case e il Clan dei Lupi era molto giovane, non riusciva a rintracciarci con facilità. Così, per un po' di tempo ho vissuto nei boschi, visto che i licantropi erano demonizzati in quel periodo, e ho conosciuto i lupi; ho pensato di stare con loro, dato che ormai eravamo parenti.”

La curiosità riuscì a distrarmi per un attimo dall'ossessiva ricerca di Daniel, e mi voltai verso Will.

“Davvero? E capivi sempre quello che dicevano? Riuscivi a farti capire?”

L'Alfa annuì.

“Più o meno. I lupi non parlano come gli umani, ma si scambiano informazioni e stati d'animo. Per esempio, se c'era un grizzly nelle vicinanze, nessuno diceva c'è un orso, ma pericolo. Poi stava agli altri annusare e capire quale fosse il pericolo, anche se di solito l'Alfa comunicava ordini anche prima e noi obbedivamo.”

Osservai il profilo del viso di Will e vidi che sulle sue labbra si era formato un vago sorriso.

“Una volta un cacciatore mi ha sparato.” disse, ma non riuscii a decifrare il tono della sua voce. Amareggiato, forse? O divertito? “E ne ho serbato il ricordo.”

Mentre mi chiedevo cosa intendesse, lo vidi infilare una mano nel colletto della maglietta ed estrarne una corda nera che reggeva una pallottola, modellata a mo' di ciondolo. La fissai sorpresa: riluceva alla luce della luna come fosse un gioiello.

“Mi ha beccato sul fianco, tra le costole.” disse Will, rimettendola sotto la maglietta.

“Ti ha fatto male?”

“Solo un po'.” mi sorrise. “Tutti noi corriamo questo rischio, anche se a così tanti chilometri dalla città è improbabile che un umano ci trovi.”

Arrivammo nei pressi del precipizio che ci separava dalla città e saltammo con agilità, un balzo che sarebbe stato un suicidio per un essere umano. Quando atterrammo dall'altra parte, colsi una sfumatura di ammirazione nello sguardo di Will, ma quando guardai meglio era sparita e io mi convinsi di essermela immaginata.

Il bosco, da lì in poi, cominciò a diradarsi e il profilo delle case comparve davanti a noi. La luna conferiva una luce spettrale a tutto, il mondo si tingeva d'argento. Solo in quei momenti, al buio, mi rendevo conto di quanto fossi stata cieca da umana e di quanta bellezza mi stessi perdendo: i tetti delle case sembravano risplendere di fronte a noi e l'erba era leggermente umida di pioggia, le sue gocce ancora brillavano come perle.

Sentii lo sguardo di Will su di me e mi voltai. Sorrise.

“Andiamo, Sky. Qui vicino c'è una bella gelateria.”

Ci inoltrammo nelle vie deserte di quella cittadina. Non c'era proprio nessuno. Sembrava una di quelle tipiche zone in cui si nascondevano i malviventi e gli spacciatori di droga e forse anni prima avrei avuto i nervi a fior di pelle, ma in quel momento riuscii solo ad inebriarmi della sensazione di libertà che mi dava il fatto di non esserne spaventata. Era come se mi avessero tagliato delle catene che mi avevano legata per tutta la vita, senza che me ne rendessi conto.

“E' incredibile quante cose si imparino nell'eternità.” disse a un tratto Will. “Quali sono le gelaterie migliori, trovare le caramelle più buone, i libri più belli ...”

Sorrisi.

“Quali sono le caramelle più buone?”

“Ah, senz'altro quelle che vendono al confine del lato est del bosco. C'è un solo negozio che le vende e sono di una bontà micidiale. Un concentrato di zucchero e fragole ...” parve quasi che Will fosse sul punto di leccarsi i baffi.

“E' strano pensare di vivere per sempre.” dissi, soprappensiero.

“Naah.” replicò Will. “E' strana solo l'idea. In realtà, tutto viene da sé e il tempo passa senza che tu te ne accorga. Poi, un bel giorno, ti guardi indietro e ti rendi conto che hai quasi settecentocinque anni e che non esiste una torta abbastanza grande per tutte quelle candeline.”

Mio malgrado, sorrisi di nuovo. Era un pensiero straordinariamente normale, quello della torta con le candeline. A quel punto, festeggiare il mio compleanno era l'ultima cosa che pensavo di fare. Mi resi conto di essermene effettivamente dimenticata quando vidi un albero di Natale nel giardino di una casa davanti a noi. E poi un altro, un altro e un altro ancora, insieme alle lucine e a tutte le decorazioni.

Mi bloccai di colpo.

Will sentì i miei passi fermarsi e si voltò con la curiosità che trapelava dai suoi occhi.

“Cosa c'è, Sky?”

“Oh. Oh!

Aggrottò le sopracciglia.

“Cos'è, un imitazione di Babbo Natale?”

“No!” esclamai, stupita. “O cavoli.” ero davvero esterrefatta. “E' Natale!?”

Le sopracciglia di Will schizzarono in alto.

“Con questo vuoi dire che non sai nemmeno che giorno siamo!?”

“Io … Voglio dire … No.” ammisi infine. L'Alfa mi fissò stralunato per un istante e quasi pensai che stesse per mettersi a ridere.

Invece, disse:”No, non è ancora Natale. Siamo il ventitré.”

“Ventitré dicembre!?”

Annuì.

“O cavolo, ho dimenticato il mio compleanno!”

Will scoppiò a ridere e, voltandosi, ricominciò a camminare con le mani in tasca, le spalle ancora scosse dalle risate. Non riuscii a trattenere un sorriso. Alexa mi avrebbe uccisa se glielo avessi detto.

Il mio compleanno era il 28 novembre … Me n'ero proprio dimenticata. Ma supponevo che non fosse importante sapere quanti anni avessi; sarei cambiata e cresciuta più o meno fino a vent'anni, poi sarei rimasta congelata nell'attimo.

Mi limitai a seguire Will, ancora sorpresa di aver perso la cognizione del tempo in quel modo. In fondo, alla Casa non c'erano calendari, cosa pretendevano tutti?

Alzai gli occhi verso il cielo e vidi che stava cominciando a nevicare. Non mi ero accorta di quanto facesse freddo. Nemmeno Will, del resto, visto che era in maniche corte.

Mi affrettai a raggiungerlo e insieme attraversammo i viali pieni di luci della cittadina, diretti alla misteriosa gelateria.

Ci arrivammo dopo diversi minuti; era abbastanza piccola, con grandi vetrate che davano sulla strada, decorate da lucine e addobbi. All'interno vedevo dei tavolini bianchi con poltroncine imbottite, poi un bancone con una marea di gusti di gelato diversi. Solo che non c'era nessuno dietro.

Perplessa, guardai l'orario sulla porta.

“Will, aspetta!” esclamai quando vidi che stava per entrare. “E' chiuso!”

Un ghigno furbo gli comparve sulle labbra, e mi chiesi se stessimo per diventare ladri di gelato.

“Vedi l'orario del mattino? Dalle nove alle undici?”

Annuii.

“Ecco. Molte gelaterie della zona e anche diversi ristoranti affiggono il cartello chiuso, ma tengono le luci accese; significa che il locale è aperto per vampiri e licantropi alle stesse ore del mattino.”

“Wow.” fu tutto quello che riuscii a dire. Ero davvero esterrefatta. Non ci avevo proprio mai pensato.

Will esibì un sorrisetto compiaciuto ed entrò. Mi guardai in giro nella strada deserta e vidi le cime degli alberi in lontananza.

Daniel.

Minuscoli aghi mi trafissero quando pensai al suo nome. Ricacciai indietro le lacrime ed entrai in gelateria.

La temperatura, ovviamente più alta di quella esterna, mi avvolse come una coperta insieme al profumo di tutti i gusti di gelato e a quelli dei coni e dei biscotti, dei frullati, del cioccolato, della panna e del caramello. E all'odore di un licantropo, comparso dal nulla dietro al bancone.

“Quali gusti volete? Abbiamo anche quelli alla carne e al sangue, nuovi ritrovati.”
Rabbrividii.

“Niente del genere, Wallie.”

Will comparve dal lato sinistro del bancone con un sorrisetto, probabilmente dovuto alla vista della mia espressione disgustata. Gelato al sangue … Quello sì che sarebbe stato terribile.

“Ma guarda chi si vede!” esclamò Wallie con un sorriso. Aveva il viso pieno di lentiggini e due fossette ai lati. “L'Alfa degli alfa! Da quanto tempo non passavi di qui!”

“Eh, già, ho avuto un po' da fare.”

“Ti sei trovato la ragazza, vedo.” constatò il gelataio, facendomi l'occhiolino.

Will mi si avvicinò.

“No, no. Fa parte del mio branco e per colpa della rinascita e di un fidanzato idiota si è dimenticata del suo compleanno. E io l'ho invitata fuori.”

Detta così, sembrava proprio che non fossi la sua ragazza, ma che ci stesse decisamente provando. Mi ritrovai ad arrossire, più per l'imbarazzo che per altro. Detestavo arrossire.

Wallie ridacchiò.

“Bene bene, diventerete la coppia dell'anno. Ai licantropi piacciono i pettegolezzi.” mi fece l'occhiolino. “Cosa vi preparo?”

Cominciai a scorrere i gusti davanti a noi, ma Will mi anticipò.

“Prepara due coppe con gelato al cioccolato, al fior di latte, Nutella e stracciatella, con panna, caramello, ciliegie e i tuoi migliori biscotti. Pago io, devo un regalo a Sky.” mi lanciò uno di quei sorrisi irresistibili per cui qualunque ragazza avrebbe fatto qualunque cosa.

“Sei davvero gentile Will, ma ti assicuro che non è necessario. Non è mica colpa tua.”

Si limitò a scrollare le spalle.

“E' sempre una questione di punti di vista. Io questo lo vedo come instaurare un rapporto di fiducia con un membro del mio branco.” sogghignò, “E tu ne sei onorata e non vuoi togliermi questo immenso onore, vero?”

Sospirai.

“E' vero.”

Decisi di andare a sedermi senza discutere; ecco, intavolare una discussione con Will era come farlo con un avvocato … O con un muro. Non c'era speranza di vincere. L'avvocato avrebbe raggirato le parole fino a ritorcerle contro al malcapitato, mentre il muro … Be', mettiamola così: potevi dirgli tutto quello che volevi, tanto non si sarebbe certo spostato, né avrebbe dato segni di vita.

Mi sedetti sulla poltroncina che avevo visto da fuori e, appoggiato il viso sul palmo della mano, guardai i primi fiocchi di neve scendere placidi, trasportati dal vento. Chissà se io e Daniel, un giorno, saremmo andati in una gelateria come me e Will. Lui avrebbe preso sicuramente il gelato al sangue, ma non ci avrei nemmeno fatto caso.

Probabilmente ci andava con lei. Erano quasi marito e moglie, ormai. Erano passati quasi cinque giorni, il che significava che al loro matrimonio mancavano tre settimane, forse meno.

Si amavano? O era stato solo per …

“Ecco qua!” esclamò Will facendomi sobbalzare. Una coppa di gelato gigante comparve davanti a me.

Per un attimo, fui spiazzata dalle sue proporzioni epiche, procurandomi un altro dei sorrisetti di Will. Poi però il mio stomaco brontolò e ricordai che non avevo cenato, anzi, che erano giorni che non mangiavo, e mi avventai sul gelato.

Oltre ai gusti scelti da Will, c'erano anche scaglie e interi pezzi di cioccolato, delizioso caramello e tantissima panna. Adoravo la panna.

Insieme, c'erano anche i waffles, impregnati di gelato. Mai mangiato niente di più buono.

Quando ebbi finito di spazzolare la mia coppa, notai che Will era ancora a metà e mi fissava esterrefatto, con un'espressione tra il divertito e il sorpreso.

“Sapevo che alcune ragazze non mangiano molto quando il ragazzo le lascia, ma non pensavo che ti fossi letteralmente ridotta alla fame ...”

Vidi la sua espressione e quasi risi. Lo stavo davvero sorprendendo.

“Tanto per precisare, l'ho lasciato io.” gli ricordai con una smorfia. Will non aggiunse altro, probabilmente perché l'argomento era delicato e non voleva andare troppo oltre.

Quando finì il gelato uscimmo. La neve era aumentata e ormai ne cadeva tanta, portata dal vento freddo. I miei capelli volarono per aria appena fuori dalla gelateria, e tanti saluti a Abby che me li aveva pettinati con tanta cura. O meglio, perfettamente spettinati, per come la vedeva lei.

Io e Will ridemmo, correndo sotto la tormenta, anche se in realtà era solo … Piacevole. Era bellissimo sentire il vento accarezzarmi la pelle. Non era gelido, né troppo forte. Era una carezza gentile e la neve non non faceva altro che bagnare i miei vestiti, ma quasi non la sentivo.

Ci mettemmo a correre lungo le strade deserte, case piene di luci e di alberi di Natale che ci scorrevano accanto. Ormai era tardi, e nelle case si sentiva solo il respiro della gente che dormiva, eppure per noi sembrava che il giorno fosse appena iniziato.

Will e io finimmo per sfidarci in una corsa pazza lungo la strada; vinse lui. Mi fece sentire più leggera, correre così, ma in realtà sapevo che il vuoto era lì ad aspettarmi e che mi avrebbe accolta a braccia aperte appena la serata fosse finita.

Io e Will camminammo a lungo, insieme, fianco a fianco, fino ad arrivare alla città vera. Le luci divennero più intense e finalmente cominciai a vedere qualcuno in giro, ma non erano le persone che vedevo da umana: solo uno su dieci era umano. Il resto era costituito da licantropi e da vampiri con gli occhi a volte abilmente mascherati da lenti a contatto.

Arrivammo a una pista ghiacciata, con una o due coppie che ancora pattinavano nonostante l'ora.

Will mi guardò.

“Sei capace?”

“Mmm … Diciamo che me la cavo abbastanza.”

Sorrise, quel suo ghigno che non prometteva niente di buono.

“Allora andiamo.”

Non ero molto contenta; io e mia sorella pattinavamo spesso sul ghiaccio, da piccole, ma probabilmente non avevo afferrato qualcosa di fondamentale, perché scivolavo sempre.

Prima che potessi ribattere, comunque, Will mi aveva già afferrata per i fianchi e issata sulla sua spalla, dirigendosi risoluto verso la pista.

“Lasciami!” strillai battendo i pugni sulla sua schiena. Sentii la sua risata vibrare dentro di me.

“Sei proprio un tipetto violento, Sky.”

Mi mise giù davanti a una commessa.

“Due biglietti.” disse sogghignando. Non avevo più scampo, pensai.

Will pagò in fretta e dovette letteralmente spingermi per portarmi a prendere i pattini e convincerli a indossarli. Alla fine, dopo mezz'ora di proteste, ero in piedi sulla pista, con quei cosi infernali ai piedi, praticamente abbarbicata su Will.

“Se avessi saputo prima che portandoti qui mi saresti stata così vicina, mi sa che l'avrei fatto prima.” commentò lui con un sorrisetto malizioso. Mi staccai di scatto, finendo quasi a faccia a terra. Per fortuna avevo sviluppato dei riflessi decenti e riuscii ad atterrare in ginocchio.

Will mi porse una mano e in quella mano rividi il fantasma di quella di Daniel. Un fremito mi scosse dalla testa ai piedi.

Concentrati, concentrati, concentrati.

Afferrai la sua mano e con sollievo mi accorsi che era calda come la mia, non fredda. Il mio cuore rallentò un po' e il fantasma fu di nuovo relegato in un angolo della mia mente.

Mi rialzai.

“Be', allora cominciamo dalle basi.” disse Will. “Primo: cerca di non cadere troppe volte o dovrò fare il gentiluomo e aiutarti troppe volte e mi farò un'idea sbagliata, pensando che tu voglia usarmi.” sogghignò vedendo la mia espressione. “Secondo: non usare il trucco di cadermi addosso, o davvero sarò costretto a pensare che tu voglia qualcosa di più di questa serata da me.”

Arrossii fino alla punta delle orecchie e mi staccai vacillando.

“Will, io non so come diavolo ti vengano in mente certe cose, ma non ho nessuna intenzione di chiederti qualcosa di più. Semmai è il contrario.”

“Come!?” si finse profondamente offeso. “Io sto solo facendo il gentiluomo!” esclamò.

“Come no, come no.” risposi divertita, tentando qualche passo in avanti con i pattini. Will decise che quello era il momento migliore di dimostrare le sue abilità come pattinatore. Mi sfilò davanti pattinando all'indietro con disinvoltura e poi mi girò attorno palesemente compiaciuto.

Lo fissai per un istante a bocca aperta e lui ridacchiò.

“Ti ho già parlato di tutte quelle cose che si imparano nell'eternità? Ecco, un po' di anni fa vivevo in Alaska, credo, e c'era una bella pista di pattinaggio ...”

Scossi la testa con rassegnazione, cercando di andare verso di lui. Era davvero bravo.

Dopo la mia ennesima caduta e trecento delle sue odiose piroette, Will decise che era ora di aiutarmi e pattinò deciso verso di me, afferrandomi le mani. Al contatto, rabbrividii ripensando a Daniel, ma cercai di non darlo a vedere e quando alzai lo sguardo gli sorrisi.

Will si avvicinò a me.

“Adesso,” sussurrò a due centimetri dal mio viso, “devi promettermi che non cadrai.”

Annuii.

“Guardami negli occhi.” riluttante, alzai lo sguardo e incontrai i suoi inconfondibili occhi dorati e luccicanti. Feci un mezzo sorriso.

“Dovrei dirti che hai dei begli occhi?”

“No.” rispose Will con un sorrisetto, “Ma ti aiuterà guardare un punto fisso e non i tuoi piedi, e con i miei occhi è più facile.” alla mia occhiata sospettosa, ridacchiò. “Ehi, me l'hai detto tu che sono belli.”

Sbuffai, a metà tra il divertito e l'esasperato, ma fissai gli occhi nei suoi.

“Bene, e adesso piede destro avanti.” ordinò andando indietro e tirando me in avanti. Per un istante temetti di andargli a sbattere contro se avessi fatto come diceva, e provai ad abbassare lo sguardo sui miei piedi, ma Will mi strinse forte le mani.

“Ah-ah, stai barando.”

“Okay.” sospirai. Cominciammo a pattinare piano, aumentando la velocità ad ogni giro, con Will che mi stringeva le mani quando stavo per cadere o abbassavo lo sguardo. Dopo un po', non me le strinse più e non sapevo nemmeno che ora fosse quando finalmente potei lasciare le sue mani e pattinare da sola.

Al primo giro della pista che feci senza cadere, mi presentai davanti a lui.

“Allora maestro,” chiesi allargando le braccia, “qual è il suo voto?”

Will inclinò la testa di lato.

“Direi un sette per il modo di pattinare, ma un nove più per l'impegno.”

Aggrottai le sopracciglia.

“Perché il più?”

“Be', è sempre interessante quando una ragazza mi casca addosso in modo così spontaneo ...”

Borbottai qualcosa e mi diressi verso l'ingresso della pista, per togliermi i pattini. Dopo un attimo, Will mi seguì.

Uscimmo dalla pista in silenzio e mi chiesi se fossimo diretti verso la Casa o se lui avesse in mente qualcos'altro. Apparentemente, no, ma con lui non si poteva mai sapere.

“Allora, Sky, tornerai a pattinare?” chiese un istante dopo.

Sorrisi e scossi la testa.

“Non credo proprio.”

“Neanche se io ti invitassi di nuovo?”

“Credo di no.”

“Credi, eh?”

Alzai gli occhi al cielo.

“Sei a dir poco esasperante.”

“Di solito mi definiscono affascinante, ma va bene anche così, sono sempre propenso ai cambiamenti.”

Scossi la testa: era proprio idiota.

“Posso chiederti una cosa?” il tono serio mi colpì.

“Dimmi.”

“Il tuo … Insomma, lo sai. Il tuo ex ragazzo … Hai intenzione di rivederlo?”

Alzai un sopracciglio, stupita.

“Stai per farmi una dichiarazione?”

Will scoppiò a ridere.

“Non molli proprio mai! No, niente dichiarazione, spiacente. Quella si fa al terzo appuntamento.” ammiccò. “No, ero solo curioso.”

Scrollai le spalle.

“No, non ho nessuna intenzione di rivederlo.”

“Non vuoi chiarire?”

Quasi fui io a ridere.

“Chiarire che cosa? I dettagli della relazione con la sua futura moglie? Soffrirei solo di più. Non ha alcun senso.”

Will esitò prima di rispondere, ma poi disse lentamente:”Forse soffri di più stando nel dubbio. Ti tormenti con cose che magari immagini soltanto.” vedendo che le mie spalle si irrigidivano, aggiunse:”Avanti Sky! Te la devi essere immaginata, una volta o due. Lo farebbe chiunque! Magari hai anche pensato che la ami davvero.”

Strinsi le labbra, il cuore di nuovo stretto in una morsa.

“Non è vero.”

“Sì che è vero.” ribatté Will. “Non sarebbe meglio parlargliene? Magari scopri che non l'ha mai amata ...”

“Non cambierebbe le cose.”

“Sì invece. Staresti meglio. Sarebbe più ingiusto, ma staresti meglio.”

Serrai le labbra fino a farle diventare bianche.

“Non ce la faccio. E non è detto che mi ami. Magari parlargli confermerebbe solo i miei sospetti.”

“E' sempre meglio che stare nel dubbio.”

“Per te, forse.”

Ero vicina alle lacrime e la mia voce tremò al forse. Avevo paura di cedere davanti a lui e scoppiare a piangere. In realtà, mi aveva già vista così: mi aveva vista cedere alla furia, ma non era la stessa cosa.

“Devi affrontarlo. Per quanto ancora pensi di poter andare avanti ignorando il dolore? Tornerà a tormentarti.”

Sapevo che aveva ragione, ma non volevo ammetterlo. Avevo un terrore folle di ammetterlo. Non volevo, non ci riuscivo, non potevo.

Chiusi gli occhi un istante, sperando di ritrovare la lucidità, e li riaprii solo dopo aver preso un bel respiro. Udivo il cuore calmo di Will accanto a me.

“Davvero, sto bene.” gli garantii. La voce non sembrò credibile neppure a me. “Sto bene.” ripetei. “E se anche non stessi bene adesso, io … Passerà.” deglutii. “Passerà.”

Will rimase in silenzio un attimo e poi annuì.

Il tragitto verso la Casa, attraverso il bosco, fu silenzioso, ma non era quel tipo di silenzio che c'era tra me e Daniel, era imbarazzante. I nostri passi a malapena si udivano sul terreno, anche se con l'udito che mi ritrovavo riuscivo a notare che quelli di Will erano un po' più forti rispetto ai miei, forse a causa del peso.

Non c'era un alito di vento, e ora la neve cadeva copiosa. Alcuni fiocchi si imperlavano tra i miei capelli o nella maglietta, ma ovviamente non avevo freddo.

Quando arrivammo davanti alla Casa, Will si voltò verso di me.

Sorrisi.

“Grazie Will, è stata una serata divertente.”

Sorrise anche lui.

“Quello che speravo. Il gelato mi è sembrato un ottimo regalo di compleanno.”

Gliene fui grata. Vidi che i suoi occhi brillavano leggermente più del solito.

“Se ti andasse di rifarlo ...”

“So dove trovarti.” finii con un sorriso. Nel suo sguardo ci fu un lampo di malizia.

“Non vale, rubarmi le battute.” ma si capiva che ne era divertito. Era surreale: noi sotto le porte della Casa, lui in maniche corte con la neve sullo sfondo e tra i capelli.

Will si chinò su di me e mi baciò sull'angolo destro della bocca, con delicatezza. Arrossii.

“A presto, Sky.”

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: Piuma_di_cigno