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Autore: Smoking    07/09/2015    0 recensioni
Cos'è che rende una favola una Favola?
Ovviamente un castello incantato, una Principessa in cerca del lieto fine ed un Principe coraggioso che farebbe di tutto per salvarla dal malvagio di turno.
Se cercate tutto questo, se cercate una favola di amore eterno, se cercate il trionfo del bene sul male, non aprite questa storia!
Nella mia, le principesse si salvano da sole e il principe... il Principe????
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Ecco il primissimo capitolo di questa favoletta, spero che vi piaccia più del prologo che, poverino, ha ricevuto poche recensioni xD
Comunque, per gli appassionati dei prestavolto, annuncio che Shailene Woodley sarà Mia e Jennifer non può essere altri che Jennifer Lawrence!
So che queste povere ragazze sono state usate e riusate nelle storie, ma nella mia mente potevano essere solo loro due le protagoniste **
In fondo vi lascio le immagini degli altri personaggi che conoscerete leggendo ;)
Se vi va lasciate un commentino che fa sempre piacere ^^
Buona lettura!
Smoking

***






Lo scorrere del tempo nella valle era visibile se si osservava la crescita dei bambini: i maschi si erano alzati ed irrobustiti, mostrandosi fieri del fatto che sul loro petto fosse spuntata una rada peluria; le ragazze, invece, erano diventate più belle che mai: sempre curate nei minimi dettagli, portavano fiori tra i lunghi capelli ed abiti dalle elaborate rifiniture.

L’unica fanciulla che appariva differente rispetto alle altre donnicciole della valle era Mia: lei odiava quegli abiti così ingombranti e ad essi preferiva indossare un bel paio di pantaloni, che le permettevano di muoversi più liberamente ovunque andasse; i capelli li portava sempre tagliati corti come quelli di un uomo, anche se quella capigliatura le dava l’impressione di attirare gli sguardi degli altri Umili, incuriositi da quella ragazza così diversa dalle altre. Molto spesso, Mia sentiva anche delle note di derisione nella loro voce, come quella volta che la madre si era rifiutata di tagliarle i capelli ancora più corti di come li portasse di solito: Mia aveva dovuto fare da sola con la conclusione che ogni ciocca di capelli aveva una lunghezza diversa, facendola somigliare ad una gallina spennata. Per giorni la ragazza aveva poi supplicato la madre per aggiustare quel pasticcio, ma quando acconsentì tutta la valle aveva già visto Mia e la sua capigliatura.

A parte quell’episodio che le aveva provocato un certo imbarazzo, a Mia non importava di essere derisa dagli altri quando passeggiava: lei era esattamente come voleva essere e nulla le avrebbe fatto cambiare idea.
Altro fatto che metteva Mia sotto una luce diversa dagli altri era l’occupazione che si era scelta: mentre le altre ragazze erano diventate lavandaie, domestiche e tessitrici, Mia era entrata a far parte dei Guardiani che, oltre a preoccuparsi del tunnel che conduceva al di fuori della valle, si occupavano della sicurezza degli Umili in genere; se un albero era caduto durante una tempesta, essi accorrevano per spostarlo e, se qualche animale selvatico si avvicinava troppo alla valle, i Guardiani lo scacciavano verso le montagne (ma senza mai usare la violenza su di loro).

Mia era riuscita ad entrare in quel gruppo con non poche fatiche: i Guardiani erano stati riluttanti a far entrare una donna tra di loro, ma, quando si accorsero delle buone abilità fisiche di Mia, la accettarono con entusiasmo. Lei era agile e scattante, non aveva timori a sporcarsi e a fare lavori pesanti come le altre donne; benché fosse muscolosa, la sua corporatura era minuta e ciò le permetteva di infilarsi negli anfratti più stretti ed in luoghi che mai avrebbero potuto raggiungere i suoi colleghi più robusti.

Alla fine dell’addestramento, nessuno ebbe da ridire qualcosa sulla scelta del suo lavoro, anzi! Quella carica le aveva anche fatto guadagnare un po’ più di rispetto da parte della comunità.
L’unico che ancora nutriva dei dubbi su Mia era il Generale Einar: entrato in carica appena un anno prima che Mia compisse diciotto anni e subito dopo la prematura morte del precedente Generale, Einar si occupava di coordinare le attività di tutti i Guardiani, anche se nell’ultimo periodo sembrava avesse preso particolarmente a cuore il fatto di rimbeccare Mia ogni volta che ne aveva l’occasione, dicendole che essa mostrasse quello che definiva “uno scarso impegno nel lavoro”. Infatti, nell’ultimo anno, mentre il resto dei Guardiani svolgeva imprese quasi eroiche, a Mia toccavano sempre i lavori più umili.

Un esempio lampante si verificò nei giorni in cui cadde l’ottavo anniversario della scomparsa di Hans: già da tempo gli agricoltori si erano lamentati della presenza di una talpa nel loro campo di patate e, dopo falliti tentativi di cattura, si erano rivolti ai Guardiani.
Mia fu molto sorpresa quando il Generale Einar le affidò l’incarico: sarebbe stata al comando dell’intera operazione ed avrebbe anche avuto al suo fianco dei compagni a cui impartire qualche ordine. La ragazza era al settimo cielo perché pensava che, finalmente, il Generale stesse iniziando a riporre un po’ di fiducia in lei.

Così, all’alba del giorno seguente, Mia si presentò raggiante davanti alla grotta che veniva utilizzata come centro di ritrovo dei Guardiani.
Poco le mancò dallo svenire, quando Einar le disse che sarebbe stata accompagnata solamente da Markus, un ragazzetto di tredici anni rachitico e dalla salute cagionevole; alla fine, Mia lo considerava una persona piacevole, un bravo ragazzo, ma su come fosse riuscito a farsi accettare tra i Guardiani rimaneva un mistero.

Einar disse a Mia che, una volta catturata la talpa, avrebbe dovuto portarla sui monti, dove avrebbe continuato a vivere senza danneggiare il raccolto. Detto questo, congedò i due ragazzi, che si avviarono verso la pianura costeggiando le rive del lago.
Mentre Mia aveva perso parte dell’entusiasmo per quella missione, nulla sembrava disturbare l’emozione di Markus, che tra gli Umili era conosciuto come Manzo: quel soprannome gli era stato dato per il fatto che, alla sua nascita, pesasse talmente tanto da somigliare ad un cucciolo di bue; tutti erano convinti che crescendo sarebbe diventato il ragazzo più forte di tutta la valle ma, alla fine, rimasero tutti spiazzati quando si rivelò malaticcio e divenne rinsecchito come una spiga di grano al sole.

Sicuramente, Markus aveva risentito di tutto ciò, quando ebbe l’età per capire che razza di delusione fosse stato, e, in parte, era anche per quello che era riuscito ad entrare nelle grazie di Mia, che dopo la partenza di Jennifer non aveva più dato molta confidenza agli altri Umili.
Discutendo del modo in cui avrebbero catturato la talpa, i due raggiunsero la pianura ed un agricoltore con dei baffoni da tricheco si avvicinò a loro, con un gran sorriso.

<< Siete i due Guardiani che hanno mandato per la talpa? >> chiese, asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte.
I due giovani annuirono e lui gli fece segno di seguirlo; i due ragazzi gli trotterellarono dietro.
<< Avete già pensato ad un modo per catturarla? >> domandò l’uomo mentre superava un campo di zucche e li conduceva in quello di patate, per mostrargli i danni.

<< Metteremo dei lombrichi con una mistura soporifera nel tunnel principale >> iniziò Mia, con tono professionale << e quando si addormenterà la prenderemo. >>.
L’agricoltore si grattò il mento, dubbioso << Non sono sicuro che funzionerà. È furba quella talpa, ve lo dico io, e non è neanche una di quelle normale. Io dico … quale razza di talpa mangia patate? >>.
<< Le talpe si nutrono solo di insetti. >> fece notare Markus.

<< Eh, appunto! È quello che dico io! Ma questa talpa qui esce di notte e va a rosicchiarsi il nostro raccolto. Guardate! >> disse l’agricoltore, puntando l’indice contro una pianta che era stata dissotterrata: tra le foglie cadute vi erano parecchie patate morsicate.
<< Forse in questo periodo scarseggiano gli insetti? >> tentò Mia, mostrando una certa titubanza.
Neanche l’agricoltore sembrò convinto, ma non disse nulla e se ne andò, lasciando soli i due ragazzi che già si erano messi all’opera.

Ci misero non poco a trovare l’ingresso del tunnel centrale, che era stato scavato proprio sotto le fronde di una pianta di patate parecchio voluminosa; al suo interno vi posizionarono dei lombrichi morti a cui Markus aggiunse una modesta quantità di mistura soporifera preparata con delle piante da sua madre, una delle Guaritrici.
<< Ed ora aspettiamo >> disse Mia, sdraiandosi a pancia in sotto sulla terra e mettendosi una grande foglia sopra la testa a mo’ di copricapo << e ci confondiamo con l’orto. >>.





Il sole si fece alto nel cielo, segnando il mezzodì, e nulla sembrava muoversi sotto la terra. Mia era demoralizzata perché era crollata la sua convinzione di riuscire nell’impresa e, al suo fianco, Markus sembrava star poco bene, forse per il fatto di esser stato sotto il sole cocente per tutto quel tempo.
Forse l’agricoltore aveva ragione a dire che la talpa si mostrava di notte e che, forse, quella non era una comunissima talpa.
Mia stava quasi per gettare la spugna, quando un trambusto improvviso fece tremare la terra; i due ragazzi si scambiarono uno sguardo complice perché entrambi sapevano che l’ora era finalmente giunta.

Ma poi sentirono le urla e capirono che non era la talpa a provocare quei rumori, ma gli agricoltori che correvano e gettavano i loro arnesi a terra, impazziti.
<< La Regina! >> urlò qualcuno << La Regina e la Principessa Jennifer stanno tornando! >>.
A Mia quasi si fermò il cuore quando udì quelle parole: dopo tutto quel tempo avrebbe finalmente rivisto la sua amica, l’unica che era riuscita ad apprezzarla per come era. Chissà se si sarebbero riconosciute …

Il tocco di Markus la riportò sulla terraferma.
<< Che c’è? >> chiese Mia un po’ brusca, osservando l’orizzonte per vedere se riusciva a scorgere Jennifer anche da lontano.
<< Laggiù >> sussurrò Markus all’erta << Guarda laggiù. >>.
Mia osservò il punto indicatole dal ragazzo: una zolla di terra si stava sollevando vicino ad una pianta, segno che la talpa stava scavando lì sotto.

Mia fu tentata di abbandonare la missione per correre da Jennifer, ma poi pensò al Generale Einar, che disprezzò profondamente: egli era il primo a sapere tutte le novità importanti nella valle e, sicuramente, era già al corrente del ritorno della Famiglia Reale quando le aveva affidato quel compito. Pensava forse che la presenza di Mia e di Markus avrebbe messo in cattiva luce tutti i Guardiani?

Mordendosi la lingua per la scelta che fece, decise che mai avrebbe dato al Generale anche la soddisfazione di non aver portato a compimento quella missione, così fece un segno a Markus ed i due ragazzi si avvicinarono lentamente alla zolla di terra, decisi a catturare l’animale anche se non nel modo che avevano progettato all’inizio.
Stavano quasi per raggiungere la talpa, quando si udì un verso acuto e soffocato e, prima che uno dei due ragazzi potesse fare o pensare qualcosa, la terra sotto i loro piedi franò; presi alla sprovvista si divincolarono: Markus colpì Mia al labbro con un pugno mentre cercava un appiglio e Mia, per non franare più in giù, colpì con un piede qualcosa di duro, che gemette sotto di lei e fuggì.

I due ragazzi sprofondarono fino alla vita, insieme ad una buona parte del campo di patate. Tossendo a causa della nuvola di terra che si era alzata nell’aria, Mia e Markus uscirono dal buco che si era formato nel terreno ed osservarono la loro opera allibiti, domandandosi quale sarebbe stata la loro sorte quando avessero detto al Generale quello che era accaduto.
Mia si chiese da quanto tempo la talpa stesse creando tunnel sotto quel campo, ma poi pensò che fosse più probabile che la talpa avesse iniziato a scavare quando si era accorta della loro presenza, oppure il campo sarebbe crollato molto prima sotto l’azione delle zappe degli agricoltori. Ma che razza di talpa era in grado di costruire dei tunnel così grandi in così poco tempo?

La risposta arrivò ovvia da Markus.
<< Per me >> iniziò, disperato e più pallido che mai << quella non era una talpa.>>.
Ma se non era una talpa, allora che diavolo di animale era?

Confusa e tramortita per il pugno che si era beccata nel labbro, Mia si tirò in piedi, scrollandosi di dosso zolle di terriccio secche, ed osservò Markus che non sembrava avesse intenzione di tirarsi su così in fretta.
Mia osservò che aveva i pantaloni strappati all’altezza del ginocchio, sotto cui si intravedeva il rosso del sangue.
<< Sei ferito. >> disse Mia, tirandolo in piedi a forza << Meglio se ti porto dalle Guaritrici, potrebbe infettarsi. >>.

<< Non fa così male … >> borbottò con gli occhi sgranati, prima di mettersi le mani tra i capelli << Se mi cacciano dai Guardiani cosa andrò a fare? Io non so fare niente >>.
<< Non ti cacceranno, tranquillo. >> disse Mia, che pensò fosse più probabile che l’intera responsabilità di quel disastro sarebbe caduta sulle sue spalle << Ora andiamocene. Non possiamo sistemare nulla ora che tutti sono andati a vedere la Principessa … >>.

I due ragazzi rifecero la strada al contrario, dirigendosi verso la grotta della Famiglia Reale; Mia, che non vedeva l’ora di incontrare di nuovo Jennifer, ogni tanto provò ad accelerare il passo, prima di rendersi conto che Markus non poteva muoversi molto velocemente per la ferita al ginocchio.
Quando furono in prossimità della grotta, videro che tutta la comunità si era riunita attorno ad essa per porgere il saluto alla Famiglia Reale.

Mia fece appena in tempo ad osservare il suo riflesso devastato sulla superficie del lago quando urla ed esclamazioni di gioia si levarono nella valle; la ragazza corse verso la folla, lasciandosi indietro Markus, e si infiltrò tra la massa di persone accalcate.
Tutti spingevano e si alzavano sulle punte per riuscire a vedere la Regina e la Principessa, ma per fortuna Mia, che era abituata ad anfratti ben peggiori, riuscì a sgattaiolare in prima fila, proprio nel momento in cui due Guardiani, tra cui il Generale Einar, aprivano il corteo per far passare la Regina e Jennifer.

Quando Einar vide Mia tra la folla, il suo sguardo le si posò addosso ed ella vide un bagliore rossastro nei suoi occhi, per l’ira; il Generale la superò senza dire nulla, ma Mia era sicura che una volta finito il corteo si sarebbe trovata in un bel guaio.
Mia vide i due Guardiani posizionarsi all’entrata della grotta, per fare da sentinelle, mentre un applauso generale percosse la folla; la ragazza voltò lo sguardo, osservando con attenzione le nuove venute.

La prima a mostrarsi fu la Regina: era vestita con un lungo abito turchese decorato con un ricamo floreale in pizzo che scendeva come una cascata fino alle caviglie e, indossando quell’indumento, sembrava che per lei gli anni non fossero trascorsi; di certo non aveva perso il suo portamento elegante negli otto anni trascorsi sulla montagna: si muoveva sinuosa come una lince, ma il collo era rigido e Dora sembrava volesse estenderlo sempre più in alto per mostrare a tutti la sua troneggiante figura. Benché quella posizione dovesse provocarle non pochi fastidi, la Regina aveva un’espressione rilassata e gioiosa, gli occhi lucidi per essersi finalmente ricongiunta alla sua amata comunità.

Ma mentre la Regina mostrava su di sé la bellezza di un tempo passato, Jennifer era il ritratto della freschezza della gioventù e, benché fosse cresciuta, sui suoi lineamenti era ancora possibile scorgere l’innocenza dell’infanzia, che la rendeva ancor più incantevole. Sembrava che fosse stata vestita dalla primavera stessa, tanto il suo abito era verde, e tra i capelli le spuntavano dozzine di margherite colorate appena sbocciate, a incorniciarle il volto su cui era dipinto un timido sorriso.

Mia, per la prima volta nella sua vita, desiderò di aver avuto addosso uno di quegli abiti che sua madre tanto l’aveva pregata di indossare, invece di quella logora casacca da lavoro sporca di terriccio; la consapevolezza di come potesse apparire disastrata, con i capelli in disordine ed il labbro gonfio che pulsava dolorosamente, non migliorò il suo umore.
Tutti quei pensieri negativi, tuttavia, svanirono mentre vide Jennifer avvicinarsi: a lei di certo non sarebbe importato vederla in quello stato, lei che da sempre vedeva la diversità come qualcosa da cui imparare e non come qualcosa da temere.

Mia non aveva idea di come avrebbe reagito vedendola, ma sapeva che sarebbe bastato un solo sguardo per cancellare quegli otto anni di lontananza.
Ma nessuno sguardo arrivò: Jennifer passò davanti a lei come se fosse stata invisibile, gli occhi che scrutavano da una parte all’altra della folla ma senza osservare nessuno in particolare.
Possibile che non l’avesse riconosciuta?

Promettendosi che quando la folla si fosse dispersa avrebbe trovato il modo per parlarle, Mia osservò Jennifer e la Regina mentre salivano dei gradini che conducevano alla loro grotta e, quando Dora si trovò davanti ad essa, si voltò verso gli Umili, su cui troneggiava imperiosa.
<< Otto anni sono passati da quando io e mia nipote ci siamo ritirate sulla montagna. >> iniziò la Regina, in tono solenne << e per otto anni ho aspettato che gli Dei mi parlassero di nuovo, che mi dicessero quando i tempi sarebbero stati più favorevoli per tornare tra la mia gente, per la cui serenità offrirei la mia stessa vita. >>.

Applausi e lodi alla Regina si levarono dalla folla, dopo aver udito quelle parole, ed ella, compiaciuta, continuò il suo discorso:
<< In questi anni, la Famiglia Reale non ha dimenticato nessuno di voi, ma, al contrario, ha continuato a lavorare tramite i Guardiani per riportare in questo luogo la pace e l’armonia che vi era un tempo. >>.
Mia digrignò i denti: le sue teorie riguardo al Generale Einar erano esatte, allora!

<< Ora, dopo tutto questo tempo, gli Dei hanno finalmente stabilito che i cuori di tutti gli Umili sono ritornati alla loro purezza originaria e che mia nipote >> disse Dora, indicando Jennifer, lo sguardo puntato vacuo verso l’orizzonte ed appena l’ombra di un sorriso nel viso << sia finalmente pronta a prendere marito e portare avanti la nostra dinastia.>>.
L’intera folla trattenne il fiato all’unanimità: quando avevano saputo che la Regina e la Principessa stavano tornando, non potevano immaginare che fosse per far maritare la giovane Jennifer. Nessuno proferì parola, ma tutti si stavano chiedendo chi sarebbe stato il fortunato che avrebbe avuto l’onore di entrare a far parte della Famiglia Reale.

Mia rimase allibita: sarà stato il fatto che ancora vedeva Jennifer come la bambina che era stata e non come una donna in età da marito, oppure il fatto che, in ogni caso, sposarsi e mettere su famiglia non era una realtà che le fosse mai appartenuta, ma Mia trovò intollerabile quella decisione che, ne era sicura, non era venuta dagli Dei, ma dalla Regina stessa.
Ogni sguardo di ogni singolo Umile era puntato su Jennifer e, Mia non riuscì a non notarlo, quello del Generale Einar: lo stesso sguardo che poco prima aveva destinato a Mia, ora era rivolto verso la Principessa, ma all’interno delle sue iridi vi era una luce differente che Mia non aveva mai visto in nessun Umile e di cui non ne capiva il significato. Sapeva solo che, se non aveva mai provato simpatia per quell’uomo, ora ne provava ancora di meno.

<< Ci sarà una competizione. >> annunciò la Regina << Domani mattina verranno annunciate le prove che dovranno affrontare i contendenti. Al vincitore verrà data la mano di mia nipote. >>.
Concluso il discorso, la folla iniziò ad acclamare la Famiglia Reale e tutti iniziarono a darsi da fare per allestire una grande festa in onore degli Dei che si sarebbe svolta la sera.

Vi fu talmente tanto trambusto che Mia non riuscì a raggiungere la grotta della Famiglia Reale prima che questa si chiudesse alle spalle della Regina e di Jennifer, che erano andate a riposarsi dopo la lunga camminata dalla montagna alla valle.
Mia non provò nemmeno a chiedere “un’udienza” ai due Guardiani: se il Generale Einar non voleva che fosse presente al ritorno della Famiglia Reale, dubitava che le avrebbe concesso di vedere Jennifer. E se anche fosse riuscita a convincerlo non poteva di certo superare quell’ostacolo invalicabile che era la nonna.
Decise che la sera avrebbe trovato il modo di parlare con Jennifer durante la festa e si avviò verso la grotta che era casa sua per darsi una sistemata. Più tardi avrebbe anche parlato con il Generale su ciò che era successo al campo di patate: già temeva la sua reazione.

Durante il tragitto ripensò a quello che aveva detto la Regina riguardo al fatto che i cuori di tutti gli Umili erano ritornati alla purezza originaria.
Mia non sapeva se quello fosse vero, ma di una cosa era certa: se si chiamava purezza quello che aveva visto nello sguardo del Generale Einar, allora non riusciva a capire quanto una persona dovesse essere sporca per non esserlo.
Forse alla fine gli Dei si erano sbagliati pensando che la valle fosse ritornata quella di un tempo.
Sempre che gli Dei esistessero, era ovvio.





***

Come promesso, ecco i presta volto degli altri personaggi :D

Dora

Markus

Einar

Spero vi piacciano! Al prossimo capitolo! :D
Smoking


  
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