Fanfic su attori > Robert Downey Jr
Ricorda la storia  |      
Autore: Lamy_    08/09/2015    0 recensioni
Sei mesi dopo la nascita del piccolo Alan Matthew Downey, Estelle desidera tornare a lavorare e sarà proprio un suo collega francese, François Martin, a darle l'opportunità di entrare in una équipe di archeologi per una scavo importante. Ma Robert non vuole assolutamente che la sua Estelle lavori a contatto con François: teme per la loro relazione. Comincia così un turbolento e stressante fine settimana che metterà a dura prova il loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La porta di casa si aprì e poi si richiuse con il solito rumore sordo. Robert era rientrato. Estelle corse in soggiorno e sorrise nel vedere che il suo Rob era tornato, le era mancato tanto anche se non lo vedeva da sole due ore.
"Bentornato, amore!" esclamò Estelle, abbracciando il suo compagno, la guancia premuta contro il suo petto, le braccia di lui attorno alla sua vita e il suo profumo.
"Ma tutta questa dolcezza è dovuta alla maternità?" le chiese Robert, ridendo di gusto nel vedere l'espressione accigliata di lei: era così buffa e dolce.
"Non ti meriti niente!" disse Estelle con un dito puntato verso di lui, poi sciolse l'abbraccio e si allontanò. Robert scosse la testa e rise, quella donna lo faceva letteralmente impazzire. Fece qualche passo e la strinse di nuovo, abbracciandola da dietro, mentre sentiva le mani di Estelle posarsi sulle sue.
"Dove scappi, bambolina?" le sussurrò Robert all'orecchio per poi lasciarle un bacio sulla spalla scoperta, dato che indossava un top senza spalline. Estelle deglutì a fatica, il modo in cui Robert la faceva sentire amata e desiderata non era mai cambiato, nemmeno dopo la nascita del bambino. Ogni volta che si sfioravano, che si toccavano o che si baciavano Estelle veniva scossa da una caterva di brividi. Estelle sentiva le mani di Robert che le accarezzavano il ventre, sentiva il suo respiro accelerato sul collo, sentiva che la stringeva come se fosse fatta di vetro e andasse preservata.
"Stai tremando. Ti faccio ancora questo effetto?"
Estelle si voltò, sempre stretta tra le braccia di lui, e abbassò lo sguardo. Il fatto era che lei ancora non si capacitava del perché un uomo come Robert, famoso, ricco, e bello da togliere il fiato, avesse scelto lei, una semplice ragazza amante della storia. Robert le sollevò il mento e la fissò dritto negli occhi: sapeva a cosa stava pensando.
"Estelle..."
"Tranquillo, Rob. Va tutto bene, davvero. E' solo che la mia insicurezza ogni tanto torna a galla."
Ma prima che lui potesse replicare Estelle lo baciò. Robert la strinse ancora di più, ora li loro corpi aderivano perfettamente. Il bacio diventò sempre più sentito, urgente e disperato. Ogni loro bacio era così, trasmetteva ogni loro singola emozione. Robert si allontanò il giusto per poterla guardare e le sorrise, un sorriso che lei ricambiò altrettanto raggiante.
"Lo sai che non sei mancato solo a me?"
Estelle gli prese la mano e lo trascinò in cucina dove, accoccolato nel seggiolino, c'era Alan che emise dei versi non appena vide suo padre e allungò le braccine verso di lui. Robert lo prese in braccio e gli stampò un bacio sulla guancia, il bimbo fece quella che sembrava una mezza risata. Estelle sorrise nel vedere quella tenera scene.
"E' bello come suo padre." esordì Robert mentre squadrava suo figlio, Estelle scosse la testa e rise.
"Questo vuol dire che è intelligente come sua madre!" replicò lei con un sorriso beffardo dipinto sulle labbra, poi si avvicinò al piccolo e gli afferrò la manina per poi lasciarvi un bacio.
"Non ho detto questo!" rise Robert, beccandosi una linguaccia dalla sua compagna.
"Devo dirti una cosa." disse Estelle, prendendo posto su una sedia e poggiando i gomiti sul tavolo. Robert assunse un'espressione preoccupata, ma decise di ascoltarla prima di pensare a qualsiasi cosa. Si sedette, tenendo ancora Alan in braccio, e annuì per darle in permesso di parlare. Estelle respirò a fondo e tirò fuori tutto il coraggio che aveva.
"Sono stata chiamata da un importante insegnate dell'Università Parigina perchè, a quanto pare, sono state ritrovate delle possibili mattonelle di epoca romana nelle campagne attorno a Parigi. Mi hanno contatta perchè stanno mettendo su un'équipe con i migliori archeologi francesi, così hanno pensato di chiedermi se volessi farne parte. Il supervisore...ecco, ehm...sarebbe François Martin."
Robert rimase zitto e fermo, come se fosse una statua. Estelle non capiva a cosa stesse pensando  ma probabilmente a nulla di buono dato che aveva un sopracciglio sollevato, la sua tipica smorfia di fastidio.
"Rob..."
"Tu non sei una dei migliori archeologi della Francia!" esclamò ad un tratto Robert, alzando le spalle.
"Come, scusa?"
"Sei una dei migliori archeologi qui, in America. Tu non vivi più in Francia."
Estelle aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse, delusa dalla risposta di Robert. Quei sei mesi senza lavorare erano stati terribili e lui lo sapeva perché lei sei era sfogata, e adesso sembrava che tutte le parole si fossero dissolte. Poi Estelle capì: il problema era la gelosia. Estelle e François avevano studiato presso la stessa facoltà a Parigi, erano molto amici e in pratica passavano ogni momento insieme. Francois era innamorato perso di Estelle e aveva deciso che si sarebbe dichiarato proprio la sera in cui lei e Robert si conobbero. I migliori studenti di Archeologia erano stati invitati ad una festa di beneficenza a cui avrebbe partecipato Robert, ossia l'ospite d'onore della serata, e Francois poté dolorosamente notare gli sguardi che Estelle e il signor Downey si scambiarono. Poi Estelle lo seguì in America e rimase lì, e adesso avevano anche avuto un figlio. Francois non avrebbe mai perdonato Robert per avergli rubato la sua amata Estelle.
"Ti dà fastidio che il progetto sia un'idea di Francois." disse Estelle, restando seria e concentrata. Rob non l'avrebbe fatta franca.
"Cosa? Perché mai dovrebbe darmi fastidio?"
"Francois chiede proprio a me, la donna di cui era innamorato, di far parte del suo team e tu, caro mio, sei geloso."
Robert scosse la testa ma qualche istante dopo, sotto lo sguardo fermo di Estelle, dovette annuire. Estelle si alzò di scatto, raggiunse l'altro capo del tavolo e si sedette sulle gambe di Robert. Alan allungò una manino verso la sua mamma e le accarezzò la guancia. Estelle diede un bacio sul nasino a suo figlio, poi lo prese in braccio e lo rimise nel seggiolino poso al centro del tavolo.
"Non sono geloso, e quel tipo é solo uno sfigato. Poteva avere una donna fantastica come te ma ha perso tempo e adesso tu sei mia. Di cosa dovrei essere geloso?" le chiese Robert, ma stava tentando solo di mascherare il fastidio: quell'uomo non avrebbe dovuto contattare Estelle e non avrebbe dovuto cercare di attirarla con la scusa di uno scavo, sapendo quanto lei fosse corruttibile su quel fronte.
"Allora possiamo partire domani mattina?"
Robert la guardò sbigottito, le sopracciglia corrugate, lo sguardo interrogativo.
"Ho prenotato un volo per due, cioè per tre, per Parigi domani alle 7.30! E non guardarmi così, sapevo che avresti ceduto." il sorriso e l'entusiasmo di Estelle scaldarono il cuore di Robert, che alla fine fu costretto ad accettare.
 
 
L'allegria e i colori parigini stupirono per l'ennesima volta Estelle, a cui era mancata tantissimo la sua città. Sentire la gente parlare in francese la fece finalmente sentire a casa, non che non lo fosse in America; ma Parigi era la sua città. Robert, Estelle e il piccolo Alan vennero accolti in aeroporto da  Adele, la sorella di Estelle che lavorava come segretaria per Francois. Non appena si videro le due sorella si strinsero in un abbraccio fortissimo, poi Adele salutò anche Robert e il piccolo Alan.
"Alloggerete nello stesso hotel di Francois e stasera siete suoi ospiti a cena, ho saputo che ci sarà il team che sta mettendo insieme per gli scavi." disse Adele mentre li accompagnava il albergo. Robert poggiò la testa sul finestrino e sospirò, sapeva che sarebbe stato un fine settimana terribile ma doveva tenere duro per la sua Estelle, che non faceva altro che sorridere e i suoi occhi erano il ritratto della felicità. Non era così entusiasta così da molto tempo, e Robert si chiese se fosse colpa sua.  Mentre era totalmente perso nei suoi pensieri udì dei rumori: erano dei versi che stava facendo Alan, attratto dalle mille luci che scorrevano e brillavano fuori dal finestrino. Robert sorrise e gli diede un bacio sulla manino paffuta. Giunsero in hotel venti minuti dopo e corsero subito a prepararsi per la cena. Estelle indossò un paio di pantaloni blu a sigaretta, una camicetta azzurra smanicata e un paio di tacchi vertiginosi, inoltre applicò un filo di trucco e decise di lasciare sciolti i capelli. Robert rimase stupito nel vederla, era stupenda come sempre ma aveva una luccichio diverso negli occhi. Estelle si sistemò un ciuffo di capelli e si voltò quando udì dei passi. Sorrise.
"E' strano non vederti vestito di tutto punto, però mi piaci. Sei perfetto, come sempre."
Robert fece un mezzo sorriso per sembrare normale, ma lei capì che qualcosa non andava. Gli si avvicinò e inclinò il capo di lato, scrutandolo.
"Che hai? E non dire 'niente', perché è chiaro. Parla."
Robert abbassò lo sguardo mentre sentiva la tensione salire tra di loro, così decise di non dirle la verità riguardo a quello che sentiva.
"Questa camicetta è troppo scollata, non va bene." disse alla fine, era un attore e recitare gli veniva piuttosto bene.
"Chi vuoi che mi noti? E poi, signor Downey, io non ho occhi che per lei!" esclamò Estelle mentre uno splendido sorriso le illuminava il viso, poi baciò Robert su una guancia e si allontanò dopo aver preso Alan.
Quando scesero diedero un'occhiata alla sala, notando qualcuno che agitava la mano nella loro direzione. Estelle fece un gesto di saluto a sua volta e si avviò, seguita da Robert.
"Estelle!"
Francois Martin stava abbracciando Estelle e la sua mano casualmente si poggiò alla base della schiena, e Robert proprio non ce la faceva più.
"Ed eccolo qui! Il grande Robert Downey Jr!"
Robert fece un sorriso, o meglio una smorfia che sembrava un sorriso, e prese posto accanto ad Estelle che stava sistemando Alan su una sedia alta e adatta ai bambini.
"Allora, come si sta in America?" chiese Francois ad Estelle.
"Oh beh, io sto molto bene lì. E poi, c'è casa dove c'è il cuore." rispose la ragazza, lanciando un'occhiata a Robert che sorrise nell'udire la sua risposta.
"Lo scavo dovrebbe iniziare tra due settimane, sei dei nostri?"
Estelle rimase interdetta, non aspettandosi quella domanda così diretta, e si guardò attorno: seduti a quel tavolo c'erano i migliori e i più importanti archeologi francesi, e lei veniva ritenuta tale. Abbozzò un sorriso imbarazzato.
"Beh...prima voglio vedere cosa avete tra le mani, poi deciderò."
"Cosa ti frena?" domandò il francese mentre allungava una mano per afferrare quella di lei, e Robert fissò il punto in cui le loro mani si incrociarono e sentì la gelosia corrergli nelle vene.
"Franc..."
"Con me puoi confidarti, Elle."
L'aveva davvero chiamata 'Elle'? Robert strabuzzò gli occhi e scosse la testa, voleva prendere a pugni quell'idiota. Nessuno la chiamava Elle, eccetto la sua famiglia. Estelle balbettò qualcosa di incomprensibile e le sue guance si colorarono di un rosa acceso.
"Forse la tua vita in America non ti piace?" insistette Francois con un certo tono di voce persuasivo, stringendo la mano di Estelle.
"Forse non le interessa lavorare con te!" esclamò Robert, alzando le spalle noncurante e sorridendo falsamente. La tensione era la massimo.
"Davvero, Robert? Secondo me non le piace fare da babysitter a tuo figlio!"
Estelle alzò un sopracciglio e aprì la bocca per parlare ma fu interrotta dalla risata di Robert.
"Mio figlio? Davvero sei così idiota? Alan non è solo mio figlio, è nostro figlio. Estelle è sua madre!"
Francois assunse la tipica espressione di uno a cui era appena stato detto che il cielo è viola e gli unicorni esistono.
"Tu ti sei lasciata mettere incinta da lui? Estelle, dimmi che non è vero! Ha cinquanta anni e tu venticinque!" esclamò il francese con gli occhi spalancati e la voce alta di tue toni.
"Non è stato difficile metterla incinta, sai. Vuoi sapere come ho fatto?" rispose Robert con calma, beccandosi uno sguardo incredulo dalla sua compagna. Gli altri ospiti stavano guardando la scena in silenzio, chi troppo imbarazzato, chi troppo divertito.
"Adesso bas..." iniziò a dire Estelle, ma Francois si alzò in piedi e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro sotto lo sguardo di tutti i presenti.
"Tu davvero vuoi stare con questa testa di cazzo?"
"Che brutta cosa l'invidia, Francois. Ho saputo che fa venire le rughe! E poi quale sarebbe il problema? Vuole stare con me, a te non deve interessare."
Anche Robert era in piedi, lo sguardo serio, le mani che stringevano lo schienale della sedia.
"Mi stupisce di come tu sia riuscito ad avere un figlio alla tua età." la voce di Francois era fredda, ferma e il suo unico scopo era quello di irritare Robert.
"Francois, questi sono argomenti adatti agli adulti. Chiedi a mamma e a papà come nascono i bambini!"
"Basta! Avete dato spettacolo, adesso siete contenti?"
Estelle prese in braccio Alan e, dopo aver salutato gli altri archeologi, senza guardare né Robert nè Francois, si recò nella piscina dell'hotel. Aveva bisogno di piangere.
 
 
Verso le due di notte Estelle tornò in camera. Aprì la porta con la chiave magnetica e trovò Robert, con due maglie in mano, intento a preparare le valige. Lasciò Alan nella culla, ormai dormiva da due ore, e si sedette.
"Che..."
"Torno a casa." disse Robert, chiudendo la valigia per poi sedersi sul letto. Rimasero in silenzio. La situazione era precipitata. Estelle si maledisse per aver voluto intraprendere quel viaggio, avrebbe dovuto immaginare che le cose sarebbero andate male. Già, avrebbe, ma non ci aveva pensato perchè era troppo presa dalla possibilità di tornare a lavorare. Scoppiò a piangere di nuovo, i suoi singhiozzi risuonarono in tutta la stanza e cercava di soffocarli in tutti i modi. Robert si avvicinò a lei, seduta su una poltrona accanto alla porta del bagno, e si inginocchiò per poi prenderle le mani, posandovi un bacio. Lei continuò a piangere e le lacrime le bagnarono la camicetta in alcuni punti, come se fossero pois.
"Estelle, non piangere." le disse Robert, asciugandole le lacrime. Estelle alzò gli occhi e incrociò quelli di Robert, tristi e preoccupati.
"Mi dispiace, non avrei dovuto accettare l'invito di Francois...ci ha portato solo a..."
"Ti amo." esordì Robert, interrompendo il discorso di scuse che lei aveva a lungo pensato.
Estelle lo fissò dritto negli occhi. Amava quell'uomo più di ogni altra cosa al mondo e non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno al suo lavoro, di dividerli. Voleva che le cose funzionassero al meglio, voleva la consapevolezza che si sarebbero ritrovati anche dopo essersi persi, voleva che lui e Alan fossero i raggi di sole della sua vita. Non disse nulla, anzi lo baciò. In quel bacio si riversarono la dolcezza e l'amore che volevano trasmettersi, che volevano vivere.
"Ho un'idea: possiamo restare qui, a Parigi, e goderci il fine settimana." le propose Robert, sorridendo e dandole un  bacio a stampo.
"Come siamo romantici, signor Downey. Comunque la trovo un'idea fantastica!"
Estelle si alzò e si distese sul letto, poi fece segno a Robert di raggiungerla. Lui non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver messo da parte la valigia, si stese accanto a lei.
"Che stai cerc..."
Robert non terminò la frase perché Estelle lo stava baciando, le mani di lui sulla sua schiena, i loro respiri mozzati, la voglia di viversi. Estelle si staccò dal bacio e sorrise maliziosa, poi si sedette a cavalcioni su di lui. Robert le accarezzò le cosce coperte dai pantaloni, salì verso il bordo della camicetta e la sfilò, ammirando il reggiseno bianco con i ricami di pizzo che coprivano il suo seno.
"Ho una richiesta, signor Downey!" esordì Estelle mentre lasciava che le sue dita scorressero lungo il petto di lui, togliendogli in fine la maglia.
"Sarebbe?"
"Mi mostra come nascono i bambini?" chiese lei con fare innocente, facendo ridere Robert che cominciò a baciarle lentamente il collo. Si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò con voce roca:
"Non vedo l'ora, bambolina."
 
 
Il mattino successivo, una voce che canticchiava svegliò Robert. Aprì gli occhi e, tastando l'altra parte del letto, notò che non c'era nessuno. Puntellò i gomiti e diede un'occhiata alla stanza: i vestiti erano sparsi ovunque, la coperta era caduta e lui era avvolto solo tra le lenzuola. Poi si voltò a guardare verso la finestra e sorrise: Estelle, seduta su una sedia a dondolo, stava allattando Alan e gli stava cantando a bassa voce una canzoncina in francese.
"Svegliarsi così è una delle cose che preferisco della mia vita."
Estelle si voltò e sorrise nel vedere Robert calmo, come la mani incrociate dietro alla nuca, e con un luccichio negli occhi. Si tirò su e si sedette sul letto, tenendo ancora tra le braccia il piccolo Alan che era alquanto affamato.
"Non l'ho sentito piangere." asserì lui, facendo riferimento al fatto che non avesse udito Alan piangere, segno che si era svegliato e aveva fame.
"Ovvio, stavi dormendo come un ghiro!" lo canzonò Estelle, ridendo e facendogli l'occhiolino.
"Ero stanco. Stanotte mi hai sfinito!" esclamò  lui, cercando di difendersi in tutti i modi. Estelle lo guardò allibita e poi scoppiò a ridere.
"Oh Robert, non dirmi che non hai più le forze!"
Robert la fissò incredulo e poi scoppiò a ridere. Non avrebbe mai immaginato di poter stare con una donna tanto più giovane di lui e quando aveva saputo che Estelle era incinta aveva temuto che lei non lo volesse più, ma le cose erano andate in modo del tutto diverso: erano rimasti insieme e avevano formato una famiglia. Però mancava una cosa: il matrimonio. Robert le aveva comprato l'anello, un diamante blu (il colore preferito di Estelle), e tante volte aveva pensato alla proposta ma non aveva mai trovato il momento giusto per farsi avanti e così ebbe la brillante idea di restare a Parigi, la nota città dell'amore, e di chiederle la mano proprio nella sua patria.
"Alan non è nato solo grazie a te, ma soprattutto grazie a me!"
"Devo dartene atto!"
Estelle poggiò il bambino sul letto e si risistemò il reggiseno, coprendosi poi con la maglia di Robert, mentre Alan rideva per le facce buffe del suo papà.
"Come sono carini i due uomini della mia vita!" esclamò lei estremamente incantata da quella scena che le scaldò il cuore e la fece sorridere. Robert prese il braccio Alan e cominciò a fargli il solletico e il piccolo rideva in maniera così stridula e particolare che risero con lui anche i suoi genitori.
"Voglio portarvi in un posto." disse Robert, sollevando gli occhi e concentrandosi per cercare di decifrare l'espressione di Estelle.
"Dove ci porti?"
"Sorpresa! E adesso andatevi a preparare."
Estelle prese tra le braccia il piccolo Alan e si chiuse in bagno con un sorriso a trentadue denti, sembrava una bambina a Natale. Questo viaggio le ha fatto bene, pensò Robert.
 
 
Estelle si trovava presso il bar dell'hotel, seduta ad un tavolino, con Alan e aspettava che Robert scendesse. Stava giocando insieme a suo figlio con un peluche a forma di rana quando si sedette Francois di fronte a lei. Estelle alzò gli occhi e il suo sorriso si tramutò in una smorfia di fastidio.
"Sono qui solo per parlarti di ieri sera." disse Francois con voce calma, gli occhi fissi su di lei, i gomiti sul tavolino. Estelle annuì e si mise in ascolto.
"Voglio solo farti capire che stai facendo un errore a stare con Robert perché c'è qualcuno che può darti molto di più. Questo qualcuno sono io. Sei andata via da tre anni e io non ti ho ancora dimenticata, anzi ti amo sempre di più e voglio chiederti di restare qui. Resta con me e dammi una possibilità. Crescerò Alan come se fosse mio figlio e avremo altri bambini, saremo una famiglia! Tu non puoi stare con lui, Elle! Pensi che stare con un tossico sia un bene per te e per il bambino? Pensaci bene, io potrei renderti felice."
Estelle era rimasta in silenzio ad ascoltare Francois e decise che doveva dargli una risposta con i fiocchi, poi si accorse che a poca distanza da loro c'era Robert che, data la sua espressione, aveva ascoltato tutto. Si alzò in piedi, sorrise a suo figlio, e si schiarì la voce.
"Francois, sei stato davvero chiaro e mi hai fatto capire cosa voglio davvero. Io voglio Robert. E sai cosa? Anche se non avessi conosciuto lui e non fossi andata a vivere in America, io e te non saremmo mai stati insieme perché non ho mai provato nulla per te se non una semplice amicizia. E Alan un padre ce l'ha, ed è un padre eccezionale. E tra l'altro, tirare fuori la storia della dipendenze di Robert quando ormai sono passati anni da quel periodo è squallido e dimostra la persona penosa e misera che sei. Eri, sei e rimarrai sempre un perdente."
Estelle sorrise alla fine del suo discorso e si fermò un attimo per godersi la reazione di Francois: volto pallido, bocca semi aperta, occhi sbarrati e colmi di vergogna. Gli altri clienti del bar, dopo qualche risata sommessa e qualche chiacchiera, tornò a fare colazione tranquillamente. Estelle allora prese la borsa e, spingendo il carrozzino, si avviò verso Robert ma si bloccò e si voltò verso Francois.
"Ah e per la cronaca, Dottor Martin, le sue idee sono infondate: quelle mattonelle sono di epoca bizantina, vada a ripetere l'esame."
Detto questo lasciò l'albergo insieme a Robert ed Alan.
 
 
"Sei stata grande prima, nel bar." disse all'improvviso Robert mentre stavano attraversando il centro di Parigi.
"Ho solo detto la verità. Francois mi ha attirata qui solo perché voleva convincermi a restare, ma ripeto che c'è casa dove c'è il cuore. E amo te e Alan più di tutto e tutti, non vi lascerei per nessuna ragione al mondo."
Robert smise di camminare e costrinse Estelle a fare lo stesso.
"Va tutto bene?"
-Chiedile di sposarti, muoviti!- disse il suo cuore.
-Non ora, non è il momento giusto.- replicò il cervello.
Decise di seguire la testa e, invece di farle la fatidica domanda, l'attirò a sé e la baciò. Le avrebbe fatto quella domanda quella sera a cena, aveva organizzato una serata speciale e forse sarebbe stato quello il momento giusto.
"Sì, adesso va tutto bene."
Estelle sorrise e gli diede un bacio sonoro sulla guancia mentre le mani di lui le stringevano i fianchi, poi si voltarono verso Alan che stava battendo le manine felicemente.
"Anche lui è contento per noi!" disse Robert. Estelle rise e riprese a camminare.
"Sei senza speranza, Rob!"
Dopo un'oretta giunsero nella zona Sud di Parigi, area residenziale e del tutto modesta. Estelle si guardò attorno confusa.
"Che ci facciamo qui?"
Robert non rispose e continuò a camminare, spingendo il passeggino, ed Estelle lo seguì con le sopracciglia corrugate. Si fermarono dinnanzi ad un negozio e l'insegna proclamava 'UN SIGNE SUR LA PEAU', ossia 'un segno sulla pelle'.
"Che significa...?"
"Voglio fare un tatuaggio, anzi due. Adesso entriamo e vedrai."
Robert spinse la porta e un uomo anziano, gilet e pantaloni di pelle, braccia e petto totalmente ricoperti di tatuaggi, li accolse con un sorriso.
"Robert! Che piacere rivederti!" esclamò il signore, abbracciando Robert e rivolgendo un'occhiata maliziosa ad Estelle.
"Ah no, Michael, lei è mia! Tesoro, ti presento il miglior tatuatore d'Europa."
Estelle allungò una mano e l'uomo dalle braccia colorate le lasciò un bacio sulla mano.
"Piacere, io sono Michael Lewis." Michael le sorrise di nuovo e lei poté notare che alcuni denti erano d'oro.
"Estelle Renaud."
"Michael, voglie due tatuaggi. Entrambi sul braccio destro." disse Robert, poi seguì Michael nello stanzino adeguato alla pratica. Estelle prese in braccio Alan e, lasciato il passeggino dove non avrebbe recato fastidio, raggiunse i due uomini nella piccola stanza. Robert era sdraiato sul lettino senza maglia e Michael gli stava mostrando dei cataloghi.
"Queste andranno benissimo!"
"Rob, che hai in mente?" gli chiese Estelle, lo sguardo confuso, l'aria un po' spaventata. Robert le afferrò una mano e le sorrise per cercare di farla tranquillizzare.
"E' tutto ok, bambolina. Questa è la sorpresa: voglio tatuarmi il nome di Alan e il tuo sul braccio."
Estelle sgranò gli occhi e provo a parlare, invano. Non poteva credere che Robert volesse davvero compiere un tale gesto: un tatuaggio si presuppone sia per sempre, ma anche loro sarebbero stati per sempre?
"No, non devi far..."
"Voglio farlo. Ora siediti e sta zitta."
Michael fece una mezza risata raccapricciante e si mise all'opera. L'ago scorreva sulla pelle di Robert, macchiandola di nero, e alcune piccole gocce di sangue risaltavano. Estelle era totalmente impaurita e ogni tanto Robert si voltava verso di lei e le sorrideva o le faceva l'occhiolino. Dopo un'ora abbondante, Michael spense il macchinario e fissò sorridente e compiaciuto il suo lavoro. Estelle si avvicinò e finalmente sorrise, commossa da quel gesto. Il primo tatuaggio, quello sulla spalla, consisteva nel nome 'Alan' scritto in un corsivo elegante a doppia linea e il tutto terminava con un piccolo diamante accanto alla 'n' poiché, secondo la tradizione bretone, quel nome significa 'pietra luminosa'. Mentre il secondo tatuaggio, quello all'interno dell'avambraccio, era una 'E' in stampatello che si intrecciava con una stella: era un tatuaggio dalle linee delicate, raffinate e semplici proprio come Estelle. Michael stese una crema sulla pelle arrossata e la coprì con una garza. Robert indossò la maglia e tirò fuori un paio di banconote per pagare il suo amico.
"E' stato un piacere!" disse Michael prima che Robert e la sua compagna uscissero.
"Ti piacciono?"
Estelle non riusciva a parlare e cominciò a piangere, ma erano lacrime di gioia ovviamente.
"Bambolina, non fare così!"
Robert l'abbracciò, baciandole il capo, e poi si allontanò il giusto per poterla guardare negli occhi.
"Rob...quello che hai fatto...è....è stata una cosa magnifica! Ti amo tanto."
Robert sorrise e la strinse a sé per baciarla. Le mani di lui le stringevano dolcemente i fianchi mentre quelle di lei erano premute contro la sua nuca, sorrisero entrambi nel bacio e quando si staccarono avevano il fiato corto.
"Stasera ceniamo in camera e poi vi porto sulla Torre!" esordì Robert ed Estelle non fece altro che sorridere raggiante e baciarlo un'altra volta.
 
 
"Rob, secondo te questi jeans mi fanno i fianchi larghi?"
Estelle aveva provato tre paia di jeans in soli cinque minuti e continuava a specchiarsi incerta di come apparisse. Robert, seduto sul letto, era già pronto e la stava osservando: la trovava bellissima con quei capelli biondi e gli occhi chiari, le labbra rosee e piene, le gambe magre e i fianchi un po' larghi, e pensava che la perfezione non potesse essere altro che lei.
"Stai benissimo! Smettila di farti tutti questi complessi."
Estelle continuava a guardarsi in ogni minimo particolare, come stava la maglietta, come le calzavano i sandali, come le donava la leggera passata di ombretto e matita, come le cadevano i capelli sulle spalle. Robert l'abbracciò da dietro, poggiando il mento sulla spalla, e guardò la loro immagine riflessa nello specchio.
"Credevo che dopo la maternità avrei potuto recuperare il fisico di prima, ma non è stato così." disse la francese con gli occhi spenti e la voce triste.
"Bambolina, sei perfetta. Hai solo un chilo in più di prima, e poi avere un figlio comporta qualche cambiamento."
"Disse quello che a cinquanta anni ha un fisico da fare invidia!"
Robert rise e scoccò un bacio sulla guancia di Estelle, la quale sbuffava e scuoteva la testa in segno di disapprovazione.
"Io sono Robert Downey Jr, faccio eccezione!" esclamò lui con una scrollata di spalle e quella tipica smorfia che fa arricciando le labbra. Estelle scoppiò a ridere e smise di fissarsi allo specchio, spostò lo sguardo alle loro mani intrecciate sul suo ventre.
"A me vai benissimo così come sei, anzi sei ancora meglio." le sussurrò Robert all'orecchio per poi cominciare a lasciarle una scia di baci sul collo. Estelle prese a tremare e le venne la pelle d'oca.
"Che fai, tremi ancora?"
Robert le fece quella domanda con voce incredibilmente sexy ed Estelle fu travolta da una serie di brividi, lui sapeva sempre come metterla in quella situazione.
"Oh piccola Estelle, mi fai impazzire..."
Estelle si sentì stringere ancora di più, ora la sua schiena combaciava perfettamente col petto di lui, sentiva le mani di Robert accarezzarle le spalle, la schiena e i fianchi. Avrebbero ceduto presto a quella dolce  tortura per lasciarsi travolgere dalla passione, ma Robert doveva farle quella fatidica domanda.
"Usciamo da questa stanza prima di combinare qualche pasticcio."
Quando si allontanarono entrambi avevano brividi, Robert si schiarì la voce ed Estelle mise Alan nel passeggino ma era ancora scossa.
Due ore dopo erano in cima alla Tour Eiffel: Parigi brillava sotto di loro, la città pulsava di vita e allegria, e un'aria di magia abbracciava quella magnifica vista. Estelle stringeva le mani attorno al parapetto, sorridendo, e aveva gli occhi lucidi. Le luci della città si riflettevano nei suoi occhi creando un bellissimo gioco di colori e sfumature. Robert, che teneva Alan in braccio, era concentrato totalmente su di lei ed era compiaciuto del fatto che lei fosse così felice. Estelle si voltò e aveva le lacrime agli occhi e un sorriso stupendo e vero dipinto sulle labbra, si avvicinò ai suoi due uomini.
"Ti piace? Io ed Alan ci siamo davvero impegnati per farti questo regalo."
Lei non disse niente e lo baciò con tutto l'amore che aveva e provava, poi diede un bacino sulla guancia di suo figlio che le regalò un adorabile sorrisino. Robert le cinse un fianco, lei gli strinse e poggiò una mano sul suo petto. Rimasero ad ammirare quella meravigliosa vista fino a quando Alan tenne gli occhi aperti e, una volta addormentatosi, lo rimisero nel passeggino e Robert capì che quello era il momento giusto devo chiedere una cosa.
"Ti devo chiedere un cosa."
Estelle lo guardò di sbieco e la preoccupazione ebbe a meglio su di lei. Robert cominciò a camminare su e giù nervosamente, si toccava spesso la fronte, si sfregava le mani e respirava a fondo.
"Robert...."
"Ci sono, ecco. Ci siamo conosciuti proprio qui, a Parigi, tre anni fa e quella sera non avevo proprio la forza di fingere che tutto andasse bene. Io e Susan avevamo divorziato da un anno scarso, anche se il nostro amore è finito molto prima, e quella sera litigai con lei perché Indio le aveva confessato che io ero un padre assente. E poi in mezzo a tutta quella gente ho visto te con quel meraviglioso abito rosso e due occhi insicuri e...oddio, mi hai colpito dritto al cuore. Mi hai spiazzato, piccola impertinente! E mi ricordo quando cominciammo a vederci ed io temevo che tu ti saresti fatta indietro a causa della mia età, invece eccoti, anzi eccoci, qui insieme dove tutto è cominciato. Estelle, tu hai migliorato tutto: sei riuscita ad avvicinare me ed Indio, hai fatto sì che io parlassi di nuovo con mia madre e mio zio, mi hai fatto mettere la testa a posto, e mi hai dato tutto quello che avevi. E poi, beh, mi hai dato questa meraviglia di nome Alan che amo senza riserve. Io ti ho voluta quella sera, ti voglio adesso e ti voglio per il resto della mia vita."
Robert tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una scatolina di velluto rosso e si inginocchiò, aprì la scatola e Estelle si portò le mani alle bocca: un meraviglioso diamante blu era custodito al suo interno.
"Estelle Marie Renaud, vorresti farmi l'onore di diventare mia moglie?"
Estelle rimase immobile per qualche istante, tremava e le girava la testa. Robert l'aveva portata nella sua, o meglio nella loro città, e le stava chiedendo di sposarlo sulla Torre mentre tutto intorno le luci splendevano. Lei amava quell'uomo oltre l'immaginazione e voleva essere sua per sempre, come lei lo voleva suo.
"Sì."
"Non ho capito."
"Sì, voglio diventare tua moglie!"
Robert le infilò l'anello all'anulare e la baciò. Estelle, dal canto suo, era al settimo cielo e lo strinse forte a sé. Cominciava per loro una nuova avventura.
Beh è vero quel che si dice di Parigi: è una città magica.
 
 
(Estelle Renaud as Amanda Seyfried)
 
Salve bella gente! :)

Ho scritto la seconda parte di "We are waiting for you" e spero che vi piaccia.
Ho intenzione di scrivere una terza parte, che ne pensate?
Un bacio.
Alla prossima xxx

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Downey Jr / Vai alla pagina dell'autore: Lamy_