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Autore: rora02L    08/09/2015    9 recensioni
La storia partecipa alla sfida: vizi e virtù, indetta sul gruppo di facebook EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni. Il mio prompt era la giustizia.
Tratto dal testo: " Edmund il Giusto voleva tenere fede al suo nome, datogli da Aslan proprio per questo scopo: doveva essere rispettata la giustizia. Negli anni della sua maturità, si era spesso chiesto che cosa volesse dire la giustizia. Cos’era giusto e cosa sbagliato ? In base a che cosa si decideva ? C’erano varie risposte a questi quesiti. Ma per lui, la giustizia era punire per educare, dando una seconda possibilità per rimediare e redimersi. Com’era stata concessa a lui."
Questo è il mio primo scritto in questo fandom, siate clementi ...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edmund Pevensie, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Re Edmund, il Giusto. ​

 
"In nome dello sfavillante mare dell'Est, ecco a voi la regina Lucy, la Valorosa.
In nome del grande bosco dell'Ovest, re Edmund, il Giusto.
In nome dello splendente sole del Sud, la regina Susan, la Dolce.
In nome del limpido cielo del Nord, ecco re Peter, il Magnifico.
 
Quando si è re o regine di Narnia, si è sempre re o regine.
Possa la vostra saggezza illuminarci finché le stelle non cadranno dal cielo."



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*La giustizia (in latino iustitia) consiste nella volontà costante e ferma di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto e quindi, per mezzo di essa, intendiamo e conseguentemente operiamo ciò che è bene nei riguardi di Dio, di noi stessi e del prossimo. È la più importante tra le virtù cardinali perché "chi pratica la giustizia è giusto come Egli [Cristo] è giusto" (1Giovanni 3,7) mentre "chi non pratica la giustizia non è da Dio" (1Giovanni 3,10) come dice San Giovanni.*

Edmund ripensava alle parole della sua incoronazione. Quel nome, quel titolo che Aslan gli aveva dato … il Giusto.
Lanciò un sassolino tra le onde del mare. Passeggiava tormentandosi per la riva della spiaggia sabbiosa vicino al palazzo di Cair Paravell. Ancora faticava a rendersi conto che tutto quello che era successo era reale. Soprattutto il suo tradimento.
Il senso di colpa gli bruciava ancora nel petto, creando una voragine nel suo cuore ogni volta che ci pensava. Era difficile non pensare a ciò che aveva fatto. Come aveva potuto ? Stava per consegnare i suoi fratelli ad una perfida strega che li voleva ammazzare, per regnare indisturbata su una terra non sua. Narnia sarebbe piombata nel caos e nella distruzione, se il piano della Strega Bianca, a cui lui aveva contribuito, fosse andato a buon fine. E nessuno dei suoi fratelli sarebbe sopravvissuto. Compreso lui. Il suo tradimento era uno dei peggiori, perché aveva tradito le persone che amava, bramoso di un potere che in realtà non gli serviva. Ma che era suo di diritto, dalla nascita, per via della profezia secondo cui due figli di Adamo e due figlie di Eva avrebbero sconfitto la Strega Bianca e regnato su Narnia.
Si chiese, per l’ennesima volta, come avrebbe potuto essere lui, che aveva tradito la sua famiglia, un re giusto. Per non parlare del fatto che aveva solo dieci anni, come poteva essere un re ? Forse Aslan aveva riposto troppe speranze in loro, caricandoli di un peso che dei ragazzini non sono capaci di sopportare.
Così avrebbe pensato, qualche mese prima. Ma dei ragazzini normali non combattono né uccidono streghe malvage. Loro invece lo avevano fatto. Trovando la forza in Aslan, nel popolo di Narnia ed in loro stessi. Nessuno di loro avrebbe mai creduto di potercela fare, ma Aslan, credendo in loro, aveva risvegliato una forza ed una determinazione che non pensavano di possedere nei loro giovani cuori.
Eppure Edmund non si sentiva degno del nome che portava. Lucy era veramente valorosa, nessuna bambina di nove anni avrebbe mai avuto il coraggio e la purezza d’animo di sua sorella minore. Susan sapeva realmente essere dolce e compassionevole, come una madre premurosa. E Peter … lui era sempre stato Magnifico ai loro occhi. Un capo, nonostante il fatto che anche lui avesse delle debolezze.
Tra loro due c’erano sempre stati degli scontri, perché Peter voleva avere tutto sotto il suo comando ed Edmund non lo sopportava. Ma soprattutto non tollerava il fatto che il maggiore fosse anche di molto migliore di lui in ogni cosa.
Il giorno dell’incoronazione, avevano tutti e quattro sorriso felici, pronti a festeggiare la fine del regno della Regina Bianca. Ma solo Edmund, dopo, si era sentito indegno di quella corona e di quel titolo. Aveva compiuto un atto per cui molti erano morti ed aveva tradito la fiducia che la sua famiglia riponeva in lui, derivata dall’amore fraterno che c’era tra loro.
Ripensò alle parole che Aslan gli aveva detto quando erano rimasti soli, dopo che lui lo aveva salvato dalle grinfie della Strega Bianca. Doveva chiarire la motivazione delle sue azioni ed il modo migliore era cominciare con il parlarne con il leone.


“Io … io non … non mi ero reso conto che lei fosse cattiva … io …” Non aveva saputo nemmeno dire una frase. Il senso di colpa era troppo forte e sapeva che il suo tradimento era reso più grave dal fatto che aveva tradito la sua famiglia, i suoi fratelli. Le uniche persone al mondo che credevano davvero in lui. Teneva lo sguardo basso, non osava alzarlo per paura di vedere negli occhi del leone il disgusto che aveva visto nello sguardo dei soldati dell’accampamento. O la delusione che velava gli occhi dei suoi fratelli, soprattutto di Peter. Avrebbe preferito di gran lunga vedervi rabbia.
Avrebbe fatto meno male, si sarebbe sentito meno male. Ora invece era come ricoperto di una vergogna che mai avrebbe lasciato la sua coscienza. Aslan disse con la sua voce potente: “Alza il capo, Edmund Pevensie.”
Il giovane obbedì. Rimase sorpreso nel vedere nello sguardo del leone un sentimento che non si sarebbe mai aspettato di scorgere: compassione. Lo compativa, lo capiva e lo aveva perdonato. “Ho chiesto la ragione del tuo tradimento ai tuoi fratelli. Si sono presi la colpa delle tue azioni, affermando di essere stati troppo duri con te. Loro dunque ti hanno perdonato, perché ti amano. Ora tocca a te perdonarti … ne sarai capace, giovane figlio d’Adamo ? Saprai imparare da questo tuo errore, dettato dalla brama di potere ?”
Edmund sgranò gli occhi. Se lo chiese più volte. Sarebbe stato capace di perdonarsi ? Il suo sguardo iniziò ad annebbiarsi, ostacolato dalle lacrime. Scosse la testa, singhiozzando: “Non lo so … io … non volevo fare del male a nessuno, volevo solo … essere migliore di P-Peter … essere qualcuno, io …”
“Ma tu sei importante per qualcuno, Edmund. Sei importante per i tuoi fratelli. Sei importante per Narnia. Sei importante perché non tutti sono capaci di ritrovare la retta via, una volta persi nell’oscurità. Hai compreso la natura del tuo errore, vero ?”
Il ragazzo annuì vigorosamente, tirando su col naso. Aslan sembrò soddisfatto della risposta e disse con tono solenne: “Voglio credere in te, giovane Edmund. Come hanno fatto i tuoi fratelli. Ma non posso farlo se tu stesso non credi in te stesso. Capisci quello che intendo dire ?”
“S-sì … non voglio mai più deludere i miei fratelli …” biascicò il giovane, con la voce ancora scossa dal pianto. “Io credo in te, Edmund. I tuoi fratelli credono in te. Ora devi essere tu a credere in te stesso. D’ora in poi, saprai riconoscere il bene dal male, ciò che giusto da ciò che è sbagliato."



Edmund si disse che probabilmente era per quello che Aslan lo aveva chiamato il Giusto. Perché lui aveva conosciuto il male, aveva tradito e conosceva il senso di colpa di un pentito. Sapeva vederlo negli occhi delle persone. Ed aveva imparato la differenza tra bene e male, ciò che giusto e ciò che è sbagliato. La linea tra le due è sempre offuscata e sottile, come una nebbia o un filo fragile.

~

Con il tempo ed il passare degli anni, aveva notato che diventava sempre più saggio e che era importante quanto gli altri tre re. Spesso sopperiva alle mancanze degli altri: Lucy era sempre fin troppo ingenua, Susan troppo compassionevole e Peter invece era spesso troppo incerto. Lui invece non mostrava mai incertezze, quando prendeva una decisione. Peter si consultava spesso con lui, era il suo più fidato amico e consigliere, oltre ad essere il suo unico fratello. Il loro legame si era rafforzato e migliorato, diventando alleati e non più rivali. Si trattavano alla pari ed era bello collaborare.
Il popolo stimava i loro re sempre di più, riconoscendone le virtù e la bontà. Ed Edmund non avrebbe potuto chiedere di meglio. Ricordava un caso particolare che gli era capitato. Aveva quattordici anni, dunque regnava su Narnia coi suoi fratelli da ben quattro anni. Due donne fauno si erano presentate in lacrime ed isteriche, tenute subito a freno dalle guardie.
Gridavano e chiedevano udienza. Susan le fece entrare e solo allora si accorsero che le due si contendevano un fagotto di tessuto: dentro c’era un bambino, un piccolo fauno nato da qualche mese. Lucy, appena notò il piccino, ordinò che venisse portato del latte caldo da dare al giovane ospite, che piangeva spaventato dalle urla delle due donne. Si occupò lei stessa del neonato, amava i cuccioli di ogni specie.
Peter chiese allora il motivo di tanto trambusto: le due donne affermavano di essere la madre del bambino, accusando l’altra di essere una bugiarda. Ripresero subito a litigare, tanto che ci fu bisogno nuovamente dell’intervento delle guardie reali.
Edmund decise allora di prendere in mano la situazione. Si alzò dal suo trono con fare deciso, scese gli scalini di pietra e sfilò dalla cintura di un soldato una spada lucente. Poi si avvicinò a Lucy, guardando il bambino: era piccolo, aveva dei ciuffetti di capelli rossicci sul capo e le sue zampette da fauno non erano ancora pronte a correre e camminare. Si voltò poi verso le due donne, che lo guardavano curiose.
Spostò lo sguardo verso Peter, facendogli intendere che doveva fidarsi di lui e che sapeva ciò che stava facendo. Prese con la mano libera il neonato, strappandolo dalle cure amorevoli di Lucy ed esclamò: “C’è solo un modo per porre fine a questa lite: dividerò il bambino in due metà uguali e ne darò una a ciascuna.”
Lucy sgranò gli occhi ed urlò scioccata: “Edmund, ma cosa dici ?!” Peter scattò subito, non potevano mostrarsi in disaccordo davanti ai loro sudditi: “Lucy, per favore ! Edmund sa quello che fa ed appoggio la sua soluzione: è la cosa giusta da fare.” La minore tentò ancora di protestare, ma venne presa per mano da Susan e portata in una sala a parte.
Edmund guardò con viso truce le due ed avvicinò la lama ad il corpo del bambino. La prima disse che, se i re di Narnia ritenevano quella la migliore delle soluzioni, a lei stava bene.
Mentre la seconda iniziò a disperarsi, implorando pietà per il bambino: “Datelo a lei, ma non uccidetelo, ve ne prego ! Non fate del male al bambino, siete dei re buoni, dov’è la vostra misericordia ? Vi scongiuro, non fategli del male !”
Edmund fece cadere a terra l’arma, la cui lama a contatto con il pavimento fece un rumore metallico che riecheggiò per la stanza del trono. Consegnò allora il bambino alla donna che aveva parlato per ultima, dicendole poi con un sorriso rassicurante: “Torna a casa con tuo figlio.”
Lei abbracciò il piccino, lo cullò e con le lacrime agli occhi ringraziò il giovane re in un sussurro commosso. Edmund ne rimase molto scosso, nessun suddito lo aveva mai ringraziato. Peter si complimentò con lui per la sua strategia, commentando: “A quanto pare le lezioni di religione sono servite a qualcosa … chi avrebbe mai detto che un giorno saresti stato come re Salomone, eh Ed ?” I due risero, contenti di aver fatto il loro dovere al meglio, restituendo un bambino alla sua legittima madre.

~

“Sai, anche un traditore può riparare. Ne ho conosciuto uno.”
Queste furono le parole di Edmund, quando dovette giudicare un centauro che aveva venduto il suo fratello minore e che ora se ne pentiva amaramente. Era venuto da loro per chiedere aiuto, dato che nessun altro avrebbe mai aiutato un traditore. Ma Edmund vedeva negli occhi scuri del centauro un sincero pentimento, lo stesso che anche lui aveva provato tempo addietro. Notava il movimento delle mani, sempre vicine al cuore, a pugno.
Mea colpa, mea colpa.
Edmund il Giusto voleva tenere fede al suo nome, datogli da Aslan proprio per questo scopo: doveva essere rispettata la giustizia. Negli anni della sua maturità, si era spesso chiesto che cosa volesse dire la giustizia. Cos’era giusto e cosa sbagliato ? In base a che cosa si decideva ? C’erano varie risposte a questi quesiti. Ma per lui, la giustizia era punire per educare, dando una seconda possibilità per rimediare e redimersi. Com’era stata concessa a lui.
Alcuni erano senza speranza di redenzione, perché non riconoscevano i loro errori e non si pentivano delle loro azioni, nemmeno quando ferivano i loro cari. Altri invece si erano salvati grazie al buon giudizio di Edmund e dei suoi fratelli.
Lui dava ascolto alla propria coscienza ed alla propria moralità per distinguere il bene dal male. Si chiedeva anche come punire le persone nel modo giusto, dando loro modo di capire i loro errori fino in fondo e di porvi rimedio. A seconda dei casi, le punizioni cambiavano, ma Edmund era contrario all’uso della violenza, perché era un metodo che creava solo risentimento ulteriore e che non risolveva le cose.
Purtroppo per quelli che non capivano o che erano scesi troppo in fondo nell’oscurità, non c’era rimedio se non con la punizione capitale. Ma erano casi estremi, raramente i re davano il loro consenso per una esecuzione.
Edmund in alcuni casi si tormentava, chiedendosi se avrebbe potuto fare di più per aiutare i suoi sudditi. Quando i suoi giudizi erano sbagliati, sentiva il peso della responsabilità più degli altri, perché lui non si poteva permettere alcun errore: Aslan si fidava di lui, i suoi fratelli si fidavano di lui e l’intera popolazione di Narnia aveva fiducia in lui. Non poteva deluderli, non di nuovo. Ma per fortuna, essendo quattro i regnanti, di rado i loro giudizi erano eccessivi o sbagliati.
Il regno dei due figli di Adamo e delle due figlie di Eva fu l’epoca d’oro di Narnia, in cui vissero prosperità, pace e giustizia. In cui un ragazzo che aveva peccato, macchiandosi con il tradimento peggiore di tutti, aveva trovato redenzione ed era diventato giusto. Il Giusto.




Angolo autrice:
Spero vivamente di non essere fuori tema e di aver trattato adeguatamente il tema della giustizia. Ammetto che, quando l'ho letto, mi sono subito chiesta come avrei potuto svilupparlo in modo decente.
Le prime idee erano su un tribunale o qualcosa del genere, ma forse sarebbe finita col negare la giustizia, infatti spesso si compiono gravi ingiustizie in tribunale e vince chi è più abile, non chi è nel giusto. Così, come un lampo, mi è venuta in mente Narnia ed il suo re Edmund, il Giusto ... e così ho provato, trovandola ugualmente una idea almeno più originale (speriamo). Mi auguro anche che non solo chi conosce Narnia e la sua storia legga la mia FF, ma anche chi non sa molto di questo mondo riesca a capire cosa ho scritto ...
Per critiche, chiarimenti ed altro ... lasciate pure una recensione più che gradita ! :)
Grazie per aver letto !
A presto !
La vostra Rora-chan

  
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