Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: OfeliaMontgomery    10/09/2015    0 recensioni
|| Claribel Ravenstorm frequenta il secondo anno all'accademia Ravenstorm, scuola gestita dal padre adottivo. Claribel è una mezza-demone ed è costantemente presa in giro per il suo aspetto e il suo sangue demoniaco e, secondo ai suoi compagni simile a Samara di The Ring. Claribel, in realtà è una ragazza molto timida e molto sensibile, infatti più volte si ritrova a piangere nella sua stanza. All'accademia Ravenstorm vi sono anche altre razze miste, tra cui: mezzi-vampiri, mezzi-licantropi, mezze-streghe e stregoni, mezze-fate, mezzi-elfi e mezze-sirene. Infatti la sua unica amica si chiama Aqua ed è una mezza-sirena.
Ma un giorno l'arrivo di un nuovo alunno sconvolgerà la vita di Claribel. Scoprirà da lui la verità sul suo vero padre che la sconvolgerà tremendamente. Persone che ha sempre pensato la odiassero, si avvicineranno a lei per aiutarla nella sua battaglia contro al suo stesso padre, ovvero Lucifero in persona. ||
[AGGIORNAMENTI SETTIMANALI]
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sebastian accettò di venire con me, quindi riportammo le sue valige in segreteria, beccandoci una sfuriata da Jenny, la segretaria, che si era incavolata con noi perché non voleva che le lasciassimo lì un'altra volta.
Non demmo ascolto a quello che disse perché erano tutte balle e lasciammo lì le valige, dicendole anche di curarcele.
Uscimmo di corsa dall'accademia, beccandoci una seconda ramanzina da Andy, uno dei bidelli più anziani, perché avevamo lasciato impronte sul pavimento appena lavato.
Sebastian ed io ci stavamo dirigendo verso il cancello d'entrata e di ferro grigio, per poter creare il portale che ci avrebbe portati dall'altra parte, oltre il lago.
Sentivo il cuore battere a mille sentendo la sua presenza così vicina. Perché mi faceva questo effetto?
Il cielo era sereno, anche se ogni tanto veniva accompagnato da qualche nuvola bianca e passeggera, che sembravano tanto dei batuffoli di ovatta.
Il sole, nonostante fosse settembre inoltrato, era ancora caldo e riscaldava l'ambiente. L'aria, però, era già più fresca e ti costringeva a coprirti con qualcosa di più pensate di una semplice maglietta a maniche corte e pantaloncini corti.
«Come facciamo a trovare il portale?» domandò Sebastian guardandosi in giro spaesato.
La sua voce roca e melodiosa, mi risvegliò dal mio trance. Le gote incominciarono a saldarsi e a prendere colore.
Girai la testa verso di lui e ridacchiai timidamente, «Il portale è il cancello della Ravenstorm Academy» risposi, accennandogli un sorriso.
Lui spalancò gli occhi poi ridacchiò anche lui. «Non ci avevo nemmeno pensato» replicò grattandosi la nuca.
La ghiaia sotto ai nostri piedi scricchiolava ad ogni nostro passo. Il venticello fresco si infrangeva contro al mio viso e mi faceva svolazzare nell'aria i capelli. E purtroppo anche alzare la gonna, facendomi emettere gridolini imbarazzanti. In tutto ciò, Sebastian se la rideva beato.
Arrivati davanti al cancello di ferro, ci fermammo. Tirai fuori la chiave e la infilai nella serratura del cancello. Girai verso destra e il cancello per pochi secondi si illuminò di un bagliore tenue e biancastro.
«O-ora dobbiamo aprirlo insieme» dissi, stringendo le dita intorno alle sbarre fredde e grigie del cancello.
Sebastian annuì, poi anche lui strinse le dita intorno alle sbarre ed infine, insieme spingemmo il cancello in avanti.
Lo oltrepassammo e una folata di aria gelida si infranse contro il mio viso e mi penetrò fin dentro alle ossa. Tremai per il freddo improvviso e iniziai a battere i denti tra loro, mentre Sebastian non fece una smorfia, ne disse una parola. Venimmo risucchiati dal portale, trasportati in un luogo buio e senza via di fuga. Poi all'improvviso una forte luce bianca mi costrinse a chiudere gli occhi, mentre il terreno sotto ai miei piedi scomparve ed iniziai a fluttuare nel vuoto. Lo stesso successe a Sebastian che si teneva un braccio davanti al viso.
Mi sembrava di precipitare nel nuovo e la sensazione di non avere il terreno sotto ai piedi, mi fece venire il voltastomaco. Odiavo questa parte del viaggiare con il portale. Usare il portale implicava, per me, forte nausee e gran mal di testa, ma ehi, era più veloce e comodo, dopotutto.
La luce pian piano si affievolì, diventando quasi impercettibile e finalmente i miei piedi toccarono nuovamente il terreno. Sebastian, al mio fianco, si risistemò i capelli e la giacca di pelle, come se il viaggio con il portale fosse una cosa normalissima per lui e che non lo toccava minimamente, poi posò i suoi occhi penetranti su di me «Tutto okay?» domandò facendo un passo verso la mia figura.
Annuii incerta.
Eravamo nuovamente al buio, ma davanti a noi si trovava un cancello semi aperto con incise dentro a dei cerchi di metallo, incastonati nella parte superiore di esso, fra le sbarre, le iniziali della piccola cittadina. RT; Roseline Town.
«Siamo arrivati» esclamai, facendo dei piccoli passi verso il cancello.
Sebastian con due lunghe falcate mi raggiunse e mi affiancò.
«Pronto?» domandai più a me stessa che a Sebastian, che annuì deciso poi scrollò le spalle con nonchalance.
Appoggiai la mano destra e tremante sulla piccola maniglia nera che aveva il cancello e lo aprii, spingendolo in avanti.
Oltrepassammo il cancello e ci ritrovammo nel cimitero di Roseline Town. Era tetro e cupo, e mi metteva i brividi, con tutte quelle lapidi grigie con su incisi nomi, date di nascita e morte e nome e cognome, sparse ovunque.
Avevo paura che ovunque mettessi i piedi, sotto al terreno ci fossero delle bare e quindi ossa o cadaveri, ancora in decomposizione. A pensarci mi venivano i brividi.
Ricordo quando io, papà e Aqua avevamo usato insieme e per la prima volta il portale. Il portale ci aveva portati in un magazzino abbandonato e per poco la polizia locale non ci beccava e arrestava. Mi veniva ancora da ridere a pensarci, ma mi trattenni per non sembrare ancora più cretina davanti a Sebastian.
Un rumore alquanto sospetto, mi fece accapponare la pelle. Sobbalzai in aria con il cuore in gola e con una mano davanti alla bocca per soffocate le urla. Da dietro dei cespugli uscì un cane abbastanza grande che iniziò ad abbaiare rumorosamente.
Emisi un sospiro di sollievo, non era nulla di cui preoccuparsi.
Sebastian scoppiò a ridere poi afferrò un pezzo di legno da terra, lo fece vedere al cane che iniziò a muovere la coda, ed infine lo lanciò lontano da noi. Il cane prese a rincorrere il bastone. Sebastian mi prese per mano ed io sentii la pelle andare a fuoco sotto al suo tocco, poi iniziammo a correre verso l'uscita del cimitero.
«Se ci dirigiamo di qua, arriviamo in città, se andiamo dall'altra parte dovrebbe portarci verso una piccola fattoria» lessi i cartelli, quello che indicava a destra diceva: "200 metri Roseline Town" e quello che indicava a sinistra diceva: "300 metri Fattoria Greene".
Sebastian ero appoggiato alla staccionata che divideva la strada dal bosco, e si stava fumando una sigaretta. Lo guardai incantata. Era davvero troppo sexy.
Scossi la testa per scacciare via quei pensieri poi presi un profondo respiro, «A-andiamo?».
Sebastian alzò il viso da terra e mi fissò con i suoi occhi penetranti poi buttò il mozzicone a terra ed infine mi raggiunse, circondandomi le spalle con braccio muscoloso, da cui partirono scariche di scosse che mi fecero tremare.
«La prima cosa da comprare qual è?» domandò Sebastian sorridendomi allegro.
Stavamo girovagando tra i negozietti di Roseline Town per cercare un set di coltelli in ceramica per quello scellerato di mio padre. A che cosa gli servissero lo sapeva solo lui...che poi mio padre nemmeno cucinava, a quello ci pensava Sheena.
Avevamo già comprato metà di quello che mio padre aveva scritto sulla lista, ed era da dieci minuti che girovagavamo in giro in cerca del set di coltelli.
«Clari, io vado a cercare in questo negozio, tu vai in quello di fronte» Sebastian indicò un negozio al angolo della strada, dove di fronte ce n'era un'altro di cianfrusaglie.
«V-va bene. A dopo».
Dopo una mezz'oretta, sprecata alla ricerca del set di coltelli, uscii dal negozio,
ovviamente senza averli trovati. Di Sebastian nemmeno l'ombra.
Emisi un sospiro esasperato poi mi passai una mano tra i capelli ed infine mi sedetti sul bordo del marciapiede, in attesa dell'arrivo di Sebastian.
Guardai il grande orologio che spiccava nell'alta torre al centro della piazza di Roseline Town. Alto quasi venti metri, in stile gotico, dalle vetrate colorate e dalle pareti scure, alte e slanciate verso il cielo cupo, l'orologio segnava le due e mezza del pomeriggio.
Sospirai nuovamente mentre spostai il mio sguardo verso il cielo dapprima sereno, ma che pian piano si stava scurendo e riempiendo di nuvoloni grigi, portatori di pioggia.
La via si stava liberando da bancarelle e ceste di frutta e verdura, che erano state lasciate davanti ai negozi dai loro proprietari.
Le grida di donne e uomini e le risate dei bambini pian piano si affievolirono e nell'aria ritornò il fastidioso rumore di auto e motociclette che sfrecciavano a tutta velocità per le vie.
Stanca di stare ad aspettare, mi alzai da terra, raccolsi le borse di plastica ed infine iniziai ad allontanarmi da quella via, passando per un piccolo e sporco vicolo di fianco al negozietto di cianfrusaglie.
Iniziò a mancarmi l'aria, quando passai vicino ad un cassonetto della spazzatura mezzo spaccato, da cui usciva di tutto e dalla puzza insopportabile e irrespirabile. L'odore nauseabondo di marcio mi penetrò con forza le narici, facendomi venire il vomito. Lo stomaco mi si girò sotto sopra e dagli occhi, iniziarono ad uscire lacrime per la troppa puzza.
Mi coprii con una mano il naso e la bocca ed infine presi a correre il più veloce possibile (anche se con un po' di difficoltà per via delle borse) verso la fine di quel sudicio vicolo.
Quando finalmente vidi la luce e la fine del vicolo, presi a correre più velocemente per uscire il più in fretta possibile da quello schifo.
Mi mancavano pochi passi e sarei uscita da quel vicolo, quando inciampai nei miei stessi piedi e finii con le gambe all'aria sopra ad un petto duro come il marmo e muscoloso come un lottatore di wrestling.
«Frank!» esclamò una voce potente e maschile davanti alla fine del vicolo.
Emisi un verso di dolore poi alzai la testa dal petto di marmo che mi aveva fracassato il naso, massaggiandomelo e vidi che si trattava di un mezzo licantropo, perché i suoi occhi da color cioccolato divennero gialli, dalla sua bocca spuntarono lunghi e appuntiti canini e le unghie si allungarono e si incurvarono leggermente in avanti.
Mi alzai di scatto ed indietreggiai spaventata, finendo con la schiena contro al muro freddo e umido di quel vicolo sudicio.
«Tu lurida mezza demone! Come hai osato venirmi addosso» ringhiò il mezzo licantropo, facendo un passo verso di me.
Iniziai a tremare come una foglia, spaventata da quel orso a due ante, alto almeno un metro e ottanta che si stava avvicinando pericolosamente a me.
Non potevo nemmeno indietreggiare perché ero arrivata al capolinea. Se iniziavo a correre verso la parte da cui ero arrivata, sapevo che non avrei avuto possibilità di vincere contro a dei licantropi e in più ero una imbranata cronica quindi sarei sicuramente caduta al suolo, dando loro la possibilità di braccarmi.
«M-mi d-dispiace» balbettai terrorizzata con il cuore in gola. Ero fottuta. Mi avrebbero picchiata a sangue e chissà cos'altro mi farà. Perché proprio a me?!
Ricacciai indietro le lacrime che cercavano prepotentemente di uscire.
I tre mezzi licantropi scoppiarono in un grossolana risata, forzata e carica di odio.
«Frank, falla fuori» disse uno dei due seguaci di quel Frank con voce carica di odio, mentre mi fulminava con i suoi occhi giallastri.
Avevo il corpo scosso da brividi di paura, riuscivo a stento a trattenete le lacrime e respiravo a fatica.
Magari Ciuuin poteva aiutarmi, ma come? Da quello che aveva detto la professoressa Hill, gli zurkoi erano pacifici, quindi Ciuuin era innocuo e sinceramente non penso che farebbe del male a qualcuno. Ero spacciata. Ero un mezzo demone incapace di usare i propri poteri ed ero debole.
Il mezzo licantropo mi ringhiò davanti al viso ed io iniziai a piangere. Le lacrime scesero senza il mio consenso; erano calde contro alle mie guance arrossate e, di certo non avevano intenzione di fermarsi.
Cominciai a singhiozzare rumorosamente e mentre il mio corpo veniva scosso da spasmi, tirai su con il naso e tremai fortemente contro al muro di quel vicolo.
Il cuore mi martellava fortemente nel petto, sembrava essere sul punto di esplodere talmente batteva ad un ritmo disumano.
Il mezzo demone portò le sue enormi mani al mio collo, mi sorrise malignamente, poi le strinse fortemente intorno ad esso, togliendomi il fiato e facendomi dimenare come un anguilla sotto al suo malvagio tocco. Sentivo le sue mani bollenti stringersi sempre più fortemente intorno al mio collo mentre i miei polmoni incominciarono a necessitare di aria.
«N-non r-resp-...» il fiato mi spezzò in gola e sentii le forze incominciare ad abbandonarmi.
Il licantropo stringeva con maggior pressione le sue mani intorno al mio collo mentre sorrideva divertito da tutto ciò.
La vista iniziò ad appannarsi sia per le lacrime appena versate e che tutt'ora stavo versando e sia per la mancanza di aria, che mi rese sempre più debole. Il licantropo mi stava strappando via la vita ed io non riuscivo a muovere un dito per fermarlo e riprendermela.
«Uccidi 'sta spazzatura, capo!» gridò con tono divertito e allo stesso tempo malvagio uno dei suoi scagnozzi.
Il mezzo licantropo che mi impediva di respirare, strinse ancora di più le mani intorno al mio collo. Sentii le forze abbandonarmi del tutto.
Poi all'improvviso una scintilla rossa sfrecciò verso il petto dello scagnozzo, che aveva parlato poco prima, e gli trafisse il cuore. Il suo cadavere scivolò a terra in una pozza di sangue.
Vidi il licantropo tentennare appena e in quel pochissimo lasso di tempo, presi aria, poi ritornò a stringere, con maggior forza, le sue mani intorno al mio collo.
«Togli le tue dannate mani dal suo collo se non vuoi fare la fine del tuo amico» la voce di Sebastian era diversa, più tetra e cupa e mi fece venire i brividi. I suoi occhi erano rosso fuoco e dalla bocca gli spuntavano dei lunghi e affilati canini. Era completamente diverso, faceva quasi paura, ma allo stesso tempo era stupendo e affascinante e mi stava salvando la vita.
Sebastian gli aveva puntato una spada dalla lama rossa scarlatta, che fuoriusciva dalla sua mano destra. Stava usando il suo stesso sangue demoniaco come arma. Il sangue demoniaco era come un acido per le altre specie.
Il mezzo licantropo emise una grossolana risata, poi fece scivolare le sue mani lungo le mie spalle poi sempre più in basso, intrufolandosi sotto alla mia maglia della divisa scolastica. Tremai impaurita e disgustata. Le sue mani erano ruvide contro alla pelle liscia e pallida della mia pancia.
Emisi un verso di disgusto, mentre le lacrime continuavano a scendere copiose e calde lungo le mie guance. Il mio cuore aveva aumentato di intensità e velocità, era sul punto di scoppiare.
«Quindi va bene se porto le mie mani qui?» domandò con voce strafottente il mezzo licantropo, portando le sue mani lungo le mie cosce lasciate scoperte dalle lunghe calze.
Guardai Sebastian con uno sguardo supplichevole «A-aiutami» balbettai a corto di fiato e con le lacrime a distorcermi e ad appannarmi la vista.
Sebastian digrignò i denti poi con un colpo svelto della mano, mosse la spada in aria e diede un taglio netto al braccio del licantropo, tagliandoglielo via.
Il licantropo balzò indietro urlando come un pazzo e facendo schizzare sangue ovunque.
«Ti avevo avvisato, bastardo» disse furioso Sebastian mentre colpiva con delle gocce di sangue anche l'altro mezzo licantropo rimasto.
I mezzi licantropi continuavano a gridare mentre il sangue di Sebastian iniziava a fare il suo lavoro, cioè sciogliere i loro corpi sia dall'interno che dall'esterno, partendo dalle ferite inflitte dalla spada e dal sangue di demone.
Io sentii le forze mancarmi del tutto. Lentamente mi accasciai contro al muro freddo del vicolo e il cuore riprese a battermi in modo decente nel petto e non più veloce come pochi attimi prima.
L'aria ricominciò ad entrare nei miei polmoni e finalmente mi sentii meglio.
«Stai bene?» domandò preoccupato Sebastian, dopo aver depositato i cadaveri dei tre licantropi sul lato di fronte al mio, uno sopra all'altro, formando un'unica pozza di sangue.
Annuii incerta, «G-grazie per avermi salvata» fu l'ultima cosa che dissi prima di fare un passo in avanti e svenire fra le braccia possenti di Sebastian. Poi vidi tutto nero e in sottofondo sentii Sebastian gridare il mio nome preoccupato.
 
«Claribel! Clari! Oh la mia piccola» la voce preoccupata e al contempo soave di Aqua mi arrivò ovattata alle orecchie.
Aprii di scatto gli occhi e mi ritrovai quelli color malva di Aqua, contornati dal trucco sbavato, puntati addosso. Il suo viso era deformato dalla preoccupazione e aveva gli occhi spenti e pieni di lacrime.
Mi guardai in giro e notai che non eravamo nella mia camera, bensì nell'infermeria dell'Accademia. Le pareti bianche, i quattro lettini messi in fila dalle lenzuola azzurrine, le finestre con le tapparelle costantemente chiuse che lasciavano filtrare un filo di luce e le luci a neon (un po' vecchiotte) appese al soffitto. Quella era la terza volta che finivo in infermeria. Le prima volta che fui portata in infermeria fu perché nell'ora di educazione fisica caddi sul terreno della palestra esterna, sbucciandomi ginocchia e gomiti e la seconda volta perché dei miei compagni mi spinsero giù dalle scale, facendomi rompere un braccio.
«La spesa! Sebastian! I mezzi licantropi!» gridai dopo essermi ricordata gli avvenimenti avvenuti precedentemente, tirandomi su di scatto con la schiena e facendo sobbalzare dalla paura Aqua.
Vidi Sebastian e mio padre, fuori dall'infermiera, fermare di colpo la loro discussione per poi puntare i loro occhi preoccupati su di me. Entrambi mi sorrisero appena poi chiusero la porta davanti a loro ed infine sparirono dalla mia visuale.
«Clari...dovresti preoccuparti un po' di più di te stessa e meno della spesa, a cui tra l'altro ci ha pensato Sebastian» disse Aqua con un velo di tristezza nella voce, mentre mi accarezzava il braccio destro a cui c'era attaccata una flebo.
Arrossii vistosamente. Tingendo di un bel rosso acceso le mie guance.
«Io sto bene...sono solo un po' stanca» accennai un timido sorriso poi mi lasciai andare con la schiena contro al materasso morbido del lettino. Appoggiai le testa contro al soffice cuscino, chiusi gli occhi ed inspirai una boccata d'aria al sapore disgustoso di disinfettante e medicine poi la lasciai uscire e mi rilassai un po'.
Chissà se Sebastian stava bene...usare il proprio sangue implicava più forza fisica e mentale che purtroppo veniva risucchiata più in fretta e ti poteva rendere molto debole e anemico.
«Vedo che la mia dolce bestiolina si è svegliata» il dottor. Sahal, un elfo completo, entrò nella stanza con in mano la mia cartella clinica e con il suo solito sorriso stampato sulle sottili labbra.
Indossava il solito camice bianco che lui aveva decisamente decorato con piccole greche colorate che si intravedevano da un chilometro di distanza.
I capelli bianchissimi e lunghi fino a metà schiena era legati in un'alta coda. E i suoi magnetici occhi dal colore del metallo erano nascosti da un paio di occhiali dalla montatura in ferro, che gli donava un'aria da intellettuale e che cambiava in continuazione, dicendo di avere un fissazione per gli occhiali.
«Dottor Zhael Sahal!» sbraitò Aqua «Non è una bestia! È una persona, una sua paziente!» replicò furibonda la mia migliore amica, fulminando con lo sguardo il dottore.
Quest'ultimo fece spallucce poi con una delle sue enormi mani, andò a spettinare i capelli di Aqua, ridacchiando allegramente. La mia migliore amica sbraitò di finirla, lanciandogli occhiatacce di fuoco.
«Suvvia signorina Ao, stavo ovviamente scherzando. La sua dolce amica, la dolce figlia del signor Ravenstorm sta bene. È svenuta per la mancanza di ossigeno e molto probabilmente per lo spavento. Uno sano riposo le farà passare tutto» disse il dottore, sorridendo prima a me poi ad Aqua, che in risposta gli fece una smorfia.
Ridacchiai, «La ringrazio dottore» sorrisi a mia volta, lasciandomi scappare un sospiro di sollievo.
«Ora vado ad avvisare vostro padre» il dottor. Sahal appoggiò la mia cartella clinica sul tavolino al fianco del mio letto, poi puntò i suoi occhi color metallo fuso su Aqua «Lei veda di riportare in camera la sua amica sana e salva».
Aqua scoccò la lingua contro al palato poi schioccò seccata due dita, «Ovviamente» replicò velenosa.
Il dottor. Sahal uscì dall'infermiera ed io scoppiai a ridere in faccia ad Aqua.
«Non ti è ancora passata la cotta amore-odio verso il dottore, eh?» domandai retoricamente, ridendo sotto ai baffi.
Aqua mi diede un pugno sulla gamba che mi fece sobbalzare nel lettino, «Perché non torni a fare la malata e stai zitta! Forza ti porto nella tua stanza» esclamò con tono aspro ma con accenno di divertimento.
Le feci la linguaccia. Aqua in cambio mi diede un pizzicotto sul braccio che mi fece un po'  male, «Muoviti! Non voglio incontrare nuovamente occhi incandescenti» borbottò alzandosi dallo sgabello vicino al mio lettino e lanciandomi addosso le mie scarpe.
«Ti piace ancora!»
«Stai zitta!» strillò poi ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere come due sceme.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: OfeliaMontgomery