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Autore: Nidalhaidis    10/09/2015    4 recensioni
[STORIA IN COLLABORAZIONE TRA ADALHAIDIS E NIDAFJOLLLL]
Sin dall'antichità si distinguono due grandi Regni, in costante conflitto tra loro: il Regno di Alisalus, dominato da luce eterna; e il Regno di Alisdesperationis, dove le tenebre regnano sovrane.
Cordelia e Amelia sono le due principesse del Regno Alisalus; due gemelle dal carattere molto simile. Il venir costantemente rimproverate dalla madre per il loro comportamento poco maturo e infantile, non è fatto raro: infatti le due ragazze non riescono ad accettare l'idea che un giorno diventeranno due Regine.
Una serata in particolare decidono di infrangere le regole e recarsi alla cosidetta "Città Fantasma", ma un improvviso incontro cambierà per sempre la loro destinazione.
Strani personaggi s'isedieranno nelle loro bizzarre avventure, e all'esercito del Regno Alisalus verrà assegnato il compito di ritrovare le due pricipesse.
...
Tenetevi pronti... l'avventura assieme alle nostre principesse ha inizo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Castiel, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo







Quel giorno non avrebbe dovuto piovere. Nei mesi estivi ad Alisalus il cielo non aveva mai neppure una nuvola e la grande stella, il Sole, illuminava così forte il Regno da renderlo tanto accogliente e vivace. Perfino in inverno tempi come la pioggia erano rari, e invece oggi il suo rumore si sentiva un sacco, come se da un momento all'altro stesse per scoppiare un temporale.

Nei miei quindici anni di vita mi era capitato di vederlo soltanto una volta, da bambina, quando intravidi un enorme fulmine violaceo in lontananza che sicuramente apparteneva al Regno nemico, quello delle Tenebre.
Lì, al contrario, era la luce del Sole ad essere rara!
Chissà se sapevano cosa fosse il buon tempo, quelli là.

Il frastuono andava a peggiorare ogni secondo di più, ma c'era qualcosa in quel momento che non riusciva a superare, seppure il suo suono minaccioso riusciva a penetrare da tutte le parti: le nostre risate!

Esattamente, in quel momento, io e la mia gemella, Cordelia, stavamo scappando dalla nostra cara mamma, la Regina del Regno della Luce. Non era mai stata una donna molto calma, si infastidiva per poco, e si vedeva: mentre ci rincorreva sembrava una pazza strega! E nel frattempo le nostre risate aumentavano.

Mia sorella sapeva sempre come farmi divertire, di solito era lei che decideva di scappare furtivamente fuori per andare a immischiarsi tra i cittadini dei vari paesini centrali. Peccato però che ormai tutti al Castello sapevano dove eravamo solite dirigerci. In famiglia invece no, non sapevano mai nulla, si sorprendevano sempre di vedere che ce ne inventavamo di tutti i colori! E tutto questo per fuggire dalla grinfie di colei che voleva addomesticarci in modo tale da farci diventare delle perfette Regine, in futuro.

Che ingiustizia però, a nessuna delle due piacevano quelle cose. Entrambe non desideravamo affatto diventare delle Reginette da grandi, e pur sapendo che purtroppo ne saremmo state costrette, decidevamo di fare quel che ci piaceva per davvero: ovvero fare nuove esperienze avventurose!
Come il recarsi in una città che prendeva vita soltanto di notte, difatti veniva spesso chiamata, da chi ci abitava vicino, "Città fantasma".

Sia io che Cordelia ieri sera avevamo sognato di andare proprio lì e per questo, proprio oggi, saremmo scappate non appena tutti avrebbero abbassato la guardia!
Il problema era però che nessuna delle due aveva mai avuto un ottimo senso dell'orientamento, quindi ci sarebbe servita per forza una mano. Fortunatamente sapevamo già a chi chiedere.

La nostra risata sembrava emettere un unico suono, dato che anche la nostra voce era molto simile.
Ciò che ci differenziava era il colore degli occhi: io li avevo ereditati da nostro padre, mentre lei da nostra madre. I suoi erano di un profondo verde che ricordava il prato fiorito del Castello in piena primavera e allo stesso tempo un'oscura e misteriosa foresta.
Li adoravo!

Proprio adesso le sue lunghe ciglia venivano bagnate dalle gocce di pioggia, mentre entrambe iniziavamo a sporcarci di fango. Peccato però che il divertimento cessò poco dopo che fummo tutte piene zeppe d'acqua sporca: Zaira, la nostra mamma che ci voleva sicuramente molto bene, ci aveva preso con una delle sue abili tecniche.

Ora eravamo costrette a subirci i suoi rimproveri prima di andarci a dare una bella sciacquata, ma non ci importava. Dopotutto ci eravamo divertente tantissimo!

Insomma, quando vi deciderete a essere pronte per un Regno che in futuro dovrete dirigere?! - Ci urlò contro chiaramente spanzientita.
Le sue parole ci entravano da un orecchio e ci uscivano dall'altro, sempre. Non era così difficile il compito di Regina, dopotutto!
- Presto sarete responsabili di tutte quelle vite là fuori, proprio come i vostri fratelli, che si impegnano ogni giorno, e voi invece continuate a comportarvi come delle bambine! -

I nostri fratelli... anche loro erano due gemelli. Due gemelli bizzarri quanto noi, ma che preferivano essere rinchiusi in gabbia per diventare degli ottimi Re, un giorno.
Si chiamavano Alexy e Armin, due nomi in perfetta sintonia tra loro, come quello mio con quello di mia sorella.

- Mamma, guarda che anche loro ne combinano tante! - Buttò fuori Cordelia, che a quanto pare la pensava come me: anche se loro erano sempre disposti a farsi addomesticare, perchè quando ne combinavano qualcuna non venivano rimproverati?
Loro non avevano mai dovuto sorbirsi le ramanzine di mamma, a differenza nostra!
Eppure alle volte causavano guai molto più grandi.

Chinai la testa e la rialzai in segno di approvazione per ciò che aveva detto mia sorella, ma ovviamente nostra madre se ne usciva sempre con la scusa che "almeno loro sapevano cosa significasse prendersi le proprie responsabilità", come no!

E, mentre si parlava del Diavolo, ecco che rientravano tutti bagnati da una missione, quella di acciuffare alcuni tizi di Alisdesperationis che erano riusciti a intrufolarsi nel nostro Regno con l'intento di far del male a qualcuno.

Le gocce di pioggia, adesso che ci facevo caso, somigliavano al colore degli occhi di Armin, un azzurro molto chiaro che amavo.
Sia lui che Alexy avevano ereditato gli occhi del nonno, ma qualcuno li nascondeva costantemente sotto due lenti a contatto rosee per non essere "uguali".

Entrambe ci voltammo verso loro ed emettemmo un verso con la bocca, serrata. Un qualcosa simile a un saluto, insomma.

- Ragazzi, mi hanno detto che quei delinquenti sono stati presi! Ottimo lavoro, come sempre! Si congratulò nostra madre cambiando improvvisamente, e magicamente, tono di voce che riservava unicamente a loro. Erano sicuramente i preferiti dell'intera famiglia, perché obbedivano ai loro genitori, ma non per questo non li volevamo bene, anche se spesso e volentieri i nostri scherzi erano riservati a loro.
In fondo sapevano farci ridere ogni tanto, e questo ci bastava!

Credo che Cordelia e Amelia possano andare adesso, no? Altrimenti rischierebbero di sporcare il nuovo tappeto che tanto adori, mamma! - Le si rivolse Alexy non appena riuscì a liberarsi dall'abbraccio soffocante di quella donna e aver aiutato suo fratello a fare lo stesso.

Gli lanciammo subito un'occhiata truce, ma lui ricambiò con un raggiante sorriso.
Armin ci fece segno di "ok" e ci diede l'occhiolino.

La mamma si girò immediatamente verso noi e ci lanciò la stessa occhiataccia che fino a qualche secondo fa avevamo lanciato noi due.
Ci puntò un dito all'altezza del petto e ci diede il permesso di andare FACENDO ATTENZIONE a non sporcare nulla.

Avevo capito per quale motivo Alexy aveva detto quelle cose: semplicemente voleva salvarci da tutto il resto del rimprovero.
Ecco perché li volevamo bene, a quei due! Erano pur sempre i nostri fratelli, no?

Prima di girare l'angolo per dirigerci verso il nostro bagno personale, ci aiutammo per formare delle lettere con le braccia e per dire "Grazie, pagliaccio!", visto che per essere diverso dal suo gemello si era tinto i capelli di azzurro. E poi era sempre di ottimo umore, quindi perché non dargli quell'affettuoso nomignolo?
Anche se a lui dava leggermente fastidio.

Sia ringraziato il Signore della Luce, le mie orecchie non ne potevano più! - Commentai all'istante io, mentre richiudevo la porta del bagno dietro le mie spalle e buttavo un grosso sospiro di sollievo.

Sentii una piccola risata di fronte a me, quella di mia sorella. - Mi chiedo come faccia ad avere ancora voce, ci rimprovera praticamente ogni giorno! Fu questa volta lei, curandosi di non alzare troppo la voce per non farsi sentire da nessuno.
Uno dei nostri fratelli avrebbe sfruttanto quelle parole sicuramente a suo vantaggio, mentre, la morte sarebbe stata certa per noi se le avesse sentite nostra madre.

Ridacchiai per quello che disse, e intanto iniziai a togliermi la mia piccola coda di cavallo e gli indumenti sporchi. Mia sorella era già sotto la doccia, intenta a non fare uscire troppo shampoo dalla bottiglietta per non creare ancora del casino.
...E invece ci mise troppa forza.

- Ma che fai? Non riesci a far uscire un po' di shampoo che già fai guai? Aspetta! - Ridacchiai nuovamente e presi parte dello shampoo ormai cosparso su tutta la testa di Cordelia; subito dopo mi infilai dentro la doccia.

Finimmo in fretta e uscimmo dal bagno con i nostri personali accappatoi, in sintonia pure quelli.
Da una parte non sopportavo di vivere in un Castello, perchè i corridoi sembravano quelli dei film horror: infiniti!
Per fortuna che lo scambio di battute tra me e mia sorella a riguardo della giornata non li fece apparire così chilometrici.

Entrammo in stanza e io non persi tempo a buttarmi sul nostro letto, mentre lei si toglieva l'asciugamano e iniziava a prendere le cose da indossare.
Fuori pioveva ancora a raffica ma all'interno non c'era freddo, perché il Castello era riscaldato di continuo.

Vuoi addormentarti nuda per caso? - Mi chiese mia sorella con una risata di sottofondo, lanciandomi intimo e pigiama.

Stavo per addormentarmi sul serio, in effetti!
Entrambe, per via di quel sogno ci eravamo alzate presto e anche se non lo dava a vedere anche lei stava crepando dal sonno. Questo però poteva essere un vantaggio, perché saremmo andate a letto presto, e la sveglia alle tre del mattino non ci avrebbe dato così fastidio.
Forse...

Appena finimmo di vestirci le nostre dame da compagnia bussarono alla porta di camera nostra per avvisarci che la cena era pronta.
Iris e Rosalya, ecco come si chiamavano.
Erano veramente simpatiche, loro! Ma siccome avevamo il vizio di dare a chiunque dei soprannomi, ogni tanto chiamavamo Iris "Tenera Carota", per via dei suoi capelli rossi-arancioni e del suo viso sempre adorabile; mentre "Gatta Elegante" Rosalya, per via dei suoi gusti raffinati e dei suoi occhi di quel giallo dorato che solitamente hanno i felini.

Cordelia aprì la porta alle due e subito le arrivò un'occhiataccia proprio da parte di quell'ultima.
Faceva sempre così quando vedeva che non ci tenevamo ad essere eleganti e a tenere i nostri amati capelli poco ordinati come lei.

In pigiama? Volete seriamente scendere conciate in questa maniera? Disse a entrambe, incrociando le braccia e diventando serissima in viso. Iris sorrise come se si sentisse a disagio, visto che era sempre dalla parte di tutte e tre.

Arrivai al bordo dell'entrata e sorrisi, in una maniera diversa dalla Tenera Carota, alla nostra dama dai capelli argentati.
Mia sorella nel frattempo sgattaiolò fuori dalla stanza passando direttamente dalle gambe semi aperte di Iris, facendole prendere un colpo.

Non è una cena tra persone di alto rango, ma una semplice cena in famiglia! Le risposi pur sapendo di stare dicendo una cavolata da una parte, dal momento che la mia era una famiglia d'alto rango.
Dall'altra parte però avevo ragione, perché essendo figlia del Re e della Regina di Alisalus, per me era unicamente una cena per riunire tutti i membri della nostra famiglia che spesso si evitavano o che comunque non si vedevano pur abitando sotto lo stesso tetto.

Io e la mia gemella facemmo una gara per vedere chi era diventata negli ultimi mesi la più veloce, e la destinazione era naturalmente la sala dove si estendeva un immenso tavolo.
Inutile dire che a vincere fu Cordelia: non ero mai riuscita a batterla in quanto a velocità.

Scoppiammo a ridere quando vidimo gli sguardi dei nostri genitori che sembravano volerci buttare fuori casa, e riuscimmo a contagiare sia le ragazze che i nostri fratelli.
Armin per poco non rischiava di soffocare con l'acqua che stava bevendo.

Ci sedemmo belle sorridenti tra i mille posti, ignorando le occhiate omicide che continuava a lanciarci nostra madre, stavolta accompagnata da papà.
Dovevamo finire in fretta di mangiare per andare a parlare con Rosalya e Iris e farci aiutare in qualche modo a fuggire di casa questa notte senza che nessuno se ne accorgesse, ma questa scelta ci costava l'indigestione. Ci mancava solo che durante la notte una delle due si fosse sentita male!

- Fossi in te non mangerei così tanti cibi diversi in un solo boccone, nocciolina-
ODIAVO quel nomignolo.
A darmelo era stato Armin, uno dei pochi a non avere ancora un soprannome da parte delle due principesse gemelle.
Si divertiva a chiamarmi in quel modo per via del colore dei miei occhi, che non sopportavo e che speravo ogni giorno diventassero verdi come quelli di mia sorella.
Non so come, ma ci speravo.

Lanciai uno sguardo fulmineo a quel ragazzo che adesso se la stava ridendo sotto i baffi, probabilmente per la mia espressione infastidita.
Un giorno gli avrei trovato un nomignolo ancora più insopportabile, giuro!

Pur avendo voglia di strozzarlo con le mie stesse mani, o con le salsicce che avevo proprio davanti, decisi di ignorarlo e di continuare a mangiare.
In realtà aveva ragione, probabilmente l'indomani mi sarei sentita malissimo, ma non me ne importava, perché questa notte avrei potuto vedere quella famosa città fantasma! E lo stesso pensava mia sorella, dallo sguardo che mi lanciò. Come a volermi dire "Non badarci, questa sera ci divertiremo!" per incoraggiarmi a non diventare una potenziale omicida.

Non si parlò molto. I nostri genitori, Zaira e Alastor, non fiatavano mai quando si pranzava o si cenava, mentre noi qualche volta ci divertivamo a fare battute sui nostri fratelli e/o viceversa.

Perlomeno finimmo prima di quanto pensassimo; subito ci alzammo e ognuna di noi prese per un braccio le due dame. Non ci girammo per vedere i possibili visi sconvolti dei nostri familiari, ma udimmo una piccola risata di coro: quella dei nostri cari fratelli.
Non avevamo tempo per queste cose però, dovevamo preparare tutto prima che fosse troppo tardi!
Nessuno ci avrebbe fermate questa volta.

Rangiungemmo presto la nostra camera e Cordelia si scomodò di chiuderla a chiave non appena fossimo entrate tutte. Era chiaro che le nostre dame da compagnia, nonchè amiche, in quel momento si stavano chiedendo se avevamo tutte le rotelle a posto.

Iris non riusciva a decidere chi guardare per prima, i suoi occhi continuavano a fare destra-sinistra.
Rosalya invece ci stava uccidendo con il pensiero, visto che per via della corsa improvvisa le si erano scompagliati tutti i capelli, e lei odiava con tutto il cuore quando ciò accadeva.
Mi chiedo se ci avesse aiutate...

A parlare per prima fu proprio lei: - Ragazze, siete per caso impazzite?! -

In risposta mia sorella prese subito una spazzola per aggiustare i capelli alla povera Gatta, mentre io presi parola e in contemporanea bloccavo gli occhi impazziti di Iris mettendomi direttamente di fronte a lei, quasi attaccata al suo viso.
Dunque, io e mia sorella questa notte vogliamo andare a vedere la Città Fantasma, perchè ieri sera entrambe avev... -

Rosalya e Iris si alzarono come due molle e Cordelia rischiò di beccarsi la spazzola in faccia. E in quel caso la colpa non sarebbe stata sua!

La Città Fantasma?! - Urlò Iris, che subito venne zittita dalla sottoscritta.
La sua voce era squillante, urlando in quel modo rischiava di farsi sentire per tutto il palazzo!
Cordelia ed io facemmo segno di silenzio e le sussurrammo: "shhh".

- Fatemi spiegare! Ieri sera praticamente sia io che mia sorella Cordelia abbiamo sognato di andare in quella città, e questa cosa ci ha stranite non poco! Perciò vorremmo che voi due ci aiutaste a fuggire... in seguito ce la caveremo da sole! - Conclusi prima di venire interrotta da Rosalya, o da un altro urlo di quella Tenera Carota.

Vorreste scappare nel cuore della notte per andare a vedere una città di cui tutti gli abitanti hanno paura, perché? Per un sogno!? - Domandó Rosalya, ancora con quel tono fin troppo serio.
Mi ricordava quello di mia madre quando, ormai con l'ultimo filo di voce, rimproverava senza alzare il proprio tono. E' pericoloso! E pretendete anche il nostro aiuto? Continuò.
Nessuna di noi però voleva arrendersi!

Insieme a mia sorella mi misi davanti alla porta chiusa di camera nostra per creare una specie di muraglia.
Nessuno sarebbe uscito da questa stanza!

Per favore! - Supplicammo in coro noi, cercando di non dare troppo caso alla sua occhiata pesante e tagliante.

Il tempo scorreva, e in qualche modo dovevamo pur convincerle! Iris tuttavia era ancora confusa e non aveva ancora aperto bocca.
- Non possiamo. Potrebbe succedervi qualcosa! - Esclamó infine l'albina con un piccolo sospiro.

E se ti promettiamo di vestirci decentemente? - Propose mia sorella, non ottenendo alcun risultato. Si girò e mi lanciò un'occhiata supplichevole dandomi un leggero colpo di gomito ad un fianco; anche se per mia sfortuna ci mise un'altra volta un po' troppa potenza.
Sapevo cosa dire, ed anche lei, ed entrambe sapevamo che non saremmo più potute tornare indietro, ma ci tenevamo!

Presi un lungo respiro. - E se ci comporteremo come delle vere principesse? -
Non resistetti a chiudere gli occhi. Non potevo credere a ciò che stavo promettendo!
Se Iris e Rosalya avessero accettato di aiutarci, addio libertà. Il fatto di aver sognato durante la stessa notte qualcosa di uguale, però, rendeva il tutto troppo curioso!

Ci fu un momento di totale silenzio.
Un silenzio che sembrò non cessare mai, per nessuna delle quattro.
Alla fine, con grande sorpresa, fu Iris a spezzarlo: Se vi porterete gli anelli ricercatori, allora vi aiuterò! -
Quegli anelli che mai indossavamo perchè inutili, quindi? Tutto qui? Forse la nostra libertà sarebbe rimasta, meno male!
Anche se per la verità quegli anelli non erano del tutto inutili, o almeno, non lo erano quando qualcuno si trovava lontano da casa sua. Poteva contattare tutte le persone di cui conosceva il viso e il nome, bastava cliccare la gemma sull'anello.

Rosalya aspettò ancora un po' prima di rispondere con sicurezza, ma alla fine anche lei accettò.
Grandioso!

Dovevamo soltanto capire come non farci notare dalle guardie che restavano sveglie per tutta la notte a sorvegliare il Castello. Iniziammo quindi a tirare delle possibili idee e dei possibili piani.
Alla fine riuscimmo a trovare quello perfetto! Bastava solo che nessuna sbagliasse, altrimenti sarebbero stati guai seri per tutte.

Salutammo così le nostre, da adesso, alleate di fuga e subito ci infilammo sotto le leggere coperte.
Prima però ci vestimmo per bene, così da non perdere altro tempo per quando ci saremo alzate.

La luce biancastra della Luna cominciò a entrare dai vetri della finestra pieni di piccole e grandi gocciole, che ancora continuavano a cadere dal cielo scuro.
Questa pioggia era sorprendente! Ma sicuramente domani sarebbe tornato a risplendere il Sole.

Ad un certo punto mia sorella mi fece cenno di girarmi verso lei soffiandomi sul collo.
Ebbi immediatamente un brivido lungo tutta quella zona e senza pensarci per due volte mi girai. 
Non potevi chiamarmi semplicemente? - Le sussurrai un po' infastidita, ma lei continuò a guardarmi con quei suoi occhioni di un verde meraviglioso.

Secondo te mamma e papà ci vogliono bene? Mi domandò, così, di punto in bianco.
Inizialmente non seppi nemmeno cosa risponderle. Aveva qualcosa di strano, come se la sua energia si fosse improvvisamente spenta.

Le sorrisi. - Ma che mi chiedi a fare queste cose? Certo che ce ne vogliono! Solo che non lo ammettono. Risposi alla fine, credendo nelle mie parole.
Fui sollevata nel vedere che ricambiò il sorriso e che chiuse tranquillamente gli occhi per addormentarsi.

Anch'io avrei dovuto coricarmi: mi sarei dovuta alzare tra non molto, però continuavo a chiedermi per quale motivo  Cordelia mi avesse fatto quella domanda. Prima di risponderle mi ero soffermata sulla luce che emanavano i suoi occhi, solitamente facevo così per capire cosa stesse provando: era tristezza, la sua? Pochissime volte avevo visto il suo viso non sorridente, pochissime.

Forse però era normale che qualche volta si chiedesse quel genere di cose, anche a me era capitato. I nostri genitori sembravano non considerarci per davvero figlie loro, ma sapevo che in fondo tenevano a noi. Qui la gente senza dei sentimenti non era accettata, il nostro Regno era diverso da quello delle Tenebre.
Qui regnava l'amore... lì l'odio.







 

- Angolo angoluccio -

Hey!

Premessa: questa è una collaborazione tra Nidafjollll e me, Adalhaidis.
Entrambe speriamo che questa Fa Fiction possa incuriosirvi a ogni capitolo e che vi piaccia fino alla fine! ^__^

La ringrazio infinitamente della proposta! Penso sia divertente creare insieme qualcosa. Detto ciò, non penso di avere nient'altro da aggiungere, per cui mi dileguo!

Al prossimo capitolo ~

   
 
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