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Autore: solomonty    11/09/2015    1 recensioni
È un fatto personale.
È un tipo invadente, Michael.
Si prende delle libertà inaudite; per lui è un bisogno e non conosce altra via.
Martin Deeks tenterà di fermarlo in ogni modo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marty Deeks
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Deeks vince, Deeks perde
 
 
L’ha portato lì, seduto di fronte a lui e se è vero che è un bravo poliziotto ne avrà ragione.
Michael guarda il detective Deeks come se non avesse il benché minimo potere, e gli ride in faccia.
«Ridi, ridi pure… se non ti è chiaro, gioco in casa. Qui comando io: hai finito di  fare quello che vuoi. Sei un prepotente, strepiti e ti impunti finché non vinci ma la festa è finita, bello! Ti stai compiacendo della situazione e non posso farti continuare: mi dispiace per te, ma sei un approfittatore e non si può andare avanti… proprio, no!» dice serio cercando di intimidirlo.
Quello non dice una parola, distoglie lo sguardo dal detective e gira la testa.
«Ehi, guarda qui, non ti distrarre, guardami! Non fare quella faccia, non mi commuovi, non ci casco… Sei il maschio più fortunato del pianeta, te lo riconosco, ma puoi dire addio alla pacchia… Ah, ah, pensi sempre di risolvere tutto con la tua bella faccia, eh? Sai che c’è di nuovo, amico mio? Quest’uomo qui, saprà fermarti… anzi, lo farà adesso!» si batte il petto con le dita, dandosi dello scemo perché parla di sé in terza persona.
Michael si agita, si muove e sul suo viso, Martin intravede una smorfia.
«Cosa vuoi fare? Mica ti metterai a piangere» lo prende un po’ in giro mentre lo indica con un gesto svelto e l’altro, sorprendendolo, gli afferra il dito con le sue mani grassocce.
«Che fai?» chiede con voce sottile e Michael, stavolta, ride.
«Ma… mi ciucci il dito? Mickey, piccolo, hai fame?» gli occhi di Marty  da circospetti diventano preoccupati.
Prende in braccio suo figlio e gli ridà il dito da ciucciare prima che scoppi in un pianto disperato.
Il MiniDeeks sgrana gli occhioni, fa rumore con la bocca e si guarda intorno preoccupato.
«Ah, cerchi la Signora del Latte… Non sei un po’ grande per poppare?» gli chiede mentre lo dondola.
«Cosa fate?»
La voce arriva da dietro e Mickey si illumina tutto: muove svelto la testina, piena di ciuffi castani, cercando la sua mamma dietro la spalla di suo padre.
«Facciamo quattro chiacchiere, il poppante ed io… cose da uomini.»
«Rendimi partecipe: hai troppi figli maschi, mi sento un po’ esclusa.»
Cavolo - pensa Marty - adesso avrà da ridire, sicuro!
«Gli stavo spiegando che ci sono molte cose buone da mangiare» la guarda e mente spudoratamente.
Lei alza le spalle e scuote la testa; «ha il mio latte; non gli serve altro» afferma convintissima e si avvicina.
Il piccolo la vede e si muove indiavolato; la cerca con la bocca spalancata e si allunga verso di lei, mugolando smanioso.
«Tesoro, Mickey, hai fame? Hai ragione, è ora. Vieni da mamma» fa per prenderlo, muovendosi aggraziata, ma il marito glielo allontana facendo due passi indietro.
«Oh, sta sempre a poppare… È grande, perché non lo svezzi?» chiede guardandola di traverso e lei resta con le mani tese verso di loro, stupita.
«Dammi mio figlio» batte un piede a ribadire il suo ordine; Martin Deeks sa per certo che se solo volesse gli staccherebbe la testa dal collo con un unico, letale e leggiadro gesto.
«No! Basta poppare, tra un po’ va al college!»
«Ma se ha sette mesi.»
«E le pappine, eh? sono simpatiche, tutte colorate: gialle, rosse, verdi, arancioni; è abbastanza grande per le pappine e invece tu gli dai al massimo i biscotti e anche lì giù che ciuccia» parla svelto e nel momento in cui termina la frase si rende conto di essersi smascherato.
«Dammelo» comanda mentre si avvicina.
«Pappine!» insiste lui nascondendo suo figlio tra le braccia.
«Dammelo» continua e muove le dita come Morpheus in Matrix; «non ci posso credere, sei geloso, ancora?» ridacchia.
Lui scuote la testa bionda; «ma va… non è il primo figlio poppante e non sarà l’ultimo a poppare; sono abituato alle poppate, io, e non sono geloso» dice stirando le labbra, poco convinto.
«No, infatti: parli solo di poppare e poppate, non sei geloso per niente» scuote la testa all'unisono col marito. Balza in avanti e afferra suo figlio.
«Yaa!» grida il MiniDeeks, felice, finalmente tra le braccia della Signora del Latte.
 
Martin resta per un po’ in disparte, imbronciato: il poppante ha vinto di nuovo! Poi non resiste più e si avvicina a una delle sedie a dondolo della loro camera da letto, dove mamma e figlio sono accomodati. Li sbircia dall’alto e sembrano un’apparizione tanto sono belli e inondati di sole.
«È innamorato di te, ti guarda in un modo» le dice e la voce gli esce come un sussurro.
Lei tira su una mano e cerca quella di suo marito; lui gliela stringe forte.
«Certo, sono la Signora del Latte… mi ama, sì.»
«Che svergognato… guarda quella mano!»
«È un cucciolo, lui… fa come i gattini quando aprono e chiudono le zampine… Ray li chiamava i "pongi"*, ti ricordi?» gli chiede sua moglie.
Mickey stringe delicatamente la pelle morbida e rotonda del seno di sua madre e lo fa a ripetizione, con insistenza e Marty, proprio non ci sta!
Come no, altro che cucciolo; se non avessi contribuito a fartele te le staccherei quelle zampine, puoi crederci – pensa lui scambiando un’occhiata con l’altro Deeks.
Poi sospira; «sì, ma tanto non mi distrai; pappine, è ora» butta lì cercando di avere un tono tranquillo.
«Lo voglio allattare il più possibile, Martin, non mi farai cambiare idea.»
«Com’è? Per gli altri non hai insistito così tanto.»
Lei si volta a guardarlo; «per forza, ho avuto un bimbo dietro l’altro… non va bene, allattare incinta… Quindi, questo figlio me lo godo un po’.»
Con delicatezza le passa una mano sui capelli; «ah, fino al prossimo» le sussurra in un orecchio.
A quella frase, lei ha quasi un sussulto e si scosta leggermente, con un movimento quasi impercettibile; «il prossimo tra un po’… hai promesso» la sua voce è carinamente ansiosa.
«Va bene, va bene… però mettiti nei miei panni: sei proprio irresistibile tu, eh!» le spiega; «sei così bella, mi fai dei figli fantastici e mi piaci un sacco, col pancione.»
«Anche tu sei molto bello col pancione» sorride con le fossette che fanno capolino.
«Davvero? Sono bello, incinto?» chiede, anche se lei glielo ha sempre detto in tutti quegli anni.
«Sì, bellissimo: sei felice, appagato e risplendi… uh, davvero bello» mormora muovendo lentamente quelle magnifiche labbra che ha.
Martin sa bene che si incanta a guardarla, ma non può fare altro: nonostante gli anni insieme e i figli che hanno, se gli dice che le piace arrossisce come una ragazzina alla prima cotta!
«Ah, sei la mia mania» le sussurra all’orecchio e svelto si gira a rubarle un bacio; «facciamo tantissimi figli!» È entusiasta, alza la voce infervorato e si dimentica che Michael è il sesto.
Lei sospira, «dopo, però! Voglio occuparmi di questo MiniMarty, adesso… Guarda quant’è bello.»
«È bellissimo e il pigiamino rosso gli sta proprio bene… sembra un diavoletto piromane» lo guarda estasiato, orgoglioso di essere suo padre.
«Un vigile del fuoco, vuoi dire» lo incita speranzosa.
Neanche per idea: con quella tutina estiva sembra proprio un diavoletto piromane – ribadisce a se stesso, ma non se la sente d’insistere: sua moglie pensa sempre positivo ed è una delle cose che ama di lei.
«Hai ragione, bimba e… e santo cielo, si sbrodola tutto!» Cambia discorso indicando la perfezione rosso fuoco che quasi annaspa con la bocca piena di latte; «è proprio esagerato e ingordo; lo dicevo io, ha una fame da grande… da domani, pappine!»
«Niente pappine: è ancora piccolino, il mio Michael.»
«Ma se ha già i denti» è preoccupato.
«Ne ha soltando due.»
«Appunto, non ti morde? non ti fa male?»
«No, lui no!» Lo guarda strizzando gli occhi.
Marty un po’ sbuffa, poi la ignora apposta e guarda Mickey, il poppante avido che lo fissa dalla sua postazione privilegiata; «ti ho capito, manolesta… te ne stai tra le sue braccia, zitto zitto poppi e pongi… Un paradiso, bello mio!»
«Ah, sei sempre geloso dei tuoi figli, quando allatto… ma com’è?» interviene lei scuotendo la testa.
«Non sono geloso ma lui fa quello che gli pare con le mie, ehm… con le… oh, insomma» agita le mani per aria in un moto tondeggiante.
«Geloso da togliergli il cibo… indicibile» commenta lei e schiude le labbra in un sorriso fantastico e magnetico.
 
«Prendimi, papino, sono tutto tuo» la signora Deeks fa la vocina e porge il diavoletto a suo marito.
Marty lo appoggia alla propria spalla, sul panno che sistema sempre con attenzione e passeggiando per la stanza gli dà dei colpetti leggeri sulla schiena. Passa poco più di qualche secondo e il segnale che aspetta arriva.
Guarda Michael che sorride; gli pulisce le labbra tamponandole delicatamente.
«Sei felice, eh?» gli rimanda un sorriso tanto grande che si vede premiato con un pongio alla barba.
Teneramente abbraccia suo figlio e gli dà tanti baci; è morbido, profuma di talco e apprezza le attenzioni del suo papà perché fa quei rumorini che gli piacciono tanto. Il MaxiMarty conosce il MiniMarty e sa benissimo cosa sta dicendo, anche se un po’ miagola, un po’ squittisce, un po’ ulula… insomma, ancora niente di umano ma il senso è chiaro: papino, ti voglio tanto, tanto, tanto bene e scusami se mi prendo delle libertà con mamma!
«Ah, quanto mi piaci… ti amo, ti adoro» gli dice e il piccolo, neanche lo avesse capito, si aggrappa alla sua maglietta e si appoggia con la testa. Martin è conquistato, di nuovo, come ogni volta, ancora.
Gli parla all’orecchio e i loro ciuffi si mischiano; «va bene, Michael Albert Deeks, pappine dalla settimana prossima!»
 

 
 
Ancora uno spaccato di vita familiare. Mi piace molto pensare Marty completamente imbambolato e innamorato di sua moglie. Per com’è (ah, già, com’era), penso che vorrebbe farle sapere in ogni momento l’amore che prova, dimostrarle la sua “gelosia”.
Questo racconto è nato scritto in prima persona ma data la difficoltà del tipo di narrazione, che ho volutamente ignorato ne “Il cubo di Deeks”, “Regalo per Martin” e nei capitoli di “Femmine”, l’ho girata e narrata diversamente. A pensarci bene, la prima persona obbliga il narratore o a raccontare di se stesso o a raccontare quello di cui è (o è stato) testimone. Mi spiego: nel primo caso, devo considerare che nessuno si mette lì a fare la cronaca di quello che fa e di come lo fa: “questo telefilm m’ha un po’ stufato; Martin, tesoro, stella, ma come t’hanno ridotto?” dico ad alta voce. Mi giro svelta e afferro il telecomando sul tavolo e lo punto in direzione del televisore, con una voglia pazzesca di cambiare canale. Però mi fermo, passo la mano a stropicciarmi la bocca, perché, cavolo, mi piace proprio, Martin e voglio restare qui a guardarlo” ecc. ecc. Via, siamo onesti, questo tipo di narrazione è piuttosto irreale, quindi, in sostanza, se il narratore sono io posso dire quello che sento, vedo, dico ma senza descrivere nel dettaglio le mie movenze;
nel secondo caso, un soggetto esterno potrebbe raccontare “questo telefilm l’ha un po’ stufata; «Martin, tesoro, stella, ma come t’hanno ridotto?» dice ad alta voce. Si gira svelta e afferra il telecomando sul tavolo e lo punta in direzione del televisore, e sembra avere una voglia pazzesca di cambiare canale. Però si ferma, passa la mano a stropicciarsi la bocca, perché, cavolo, le piace proprio, Martin e vuole restare qui a guardarlo” ecc. ecc. Oh, così ha un senso logico e veritiero.
Ammetto che questa nuova versione non mi piace neanche la metà dell’originale, ma avevo lo stesso tanta voglia di condividerla.
A cosa corrisponde quella A. nel nome di Martin? “Albert” è una possibilità. Se fosse per me, direi la A di Anna…
Alla prox.
Monty
*non so come si chiami quel movimento che i cuccioli fanno con le zampe ma a casa mia lo abbiamo sempre chiamato così. È un modo di fare molto dolce e tenero; anche il mio gatto Bottom fa un sacco di pongi e li accompagna sempre con le fusa.
 
Disclaimer: Martin Marty Deeks, Morpheus e“Matrix” non li ho inventati io.
  
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