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Autore: Drop_the_world    12/09/2015    1 recensioni
Un ipotetico risveglio dopo la morte, in parte ispirato a "Se questo è un uomo" di Primo Levi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Freddo. Buio. Odore malsano. Ti senti stordito. Spaesato. Non sai dove sei. Non sai chi sei. Provi a ricordarti cos'hai fatto per finire qui. Aspetta, ma qui dove? Non vedi nulla. Non senti nulla. Il silenzio è assordante. Ti tappi le orecchie ma non serve a nulla. Il silenzio aumenta. Stai impazzendo. Provi a calmarti facendo respiri profondi. Ti concentri ora sul suolo. É ruvido, duro, gelido. Forse è terra battuta, forse cemento grezzo. Ma non importa, devi concentrarti su cose più importanti. All'improvviso ti viene un dubbio. Come ti chiami? Non te lo ricordi. Non riesci a crederci. Ti sforzi e ti sembra di averlo sulla punta della lingua, ma... Nulla. Allora ti chiedi quando sei nato, dove vivi, quanti anni hai... Ma anche a queste domande non puoi dare risposta. Pensando a te stesso non ricordi nessuna informazione, come dire... Anagrafica? Si, anagrafica. Però riesci a ricordarti le tue emozioni, i tuoi modi di fare. Quelle si, ricordi tutto ciò che hai provato, non con chi, non come, ma cosa si. Ed è la prima cosa che ti da un minimo di sollievo. Adesso che ci pensi da quando sei qui? Ti accorgi per la prima volta di aver fame e sete. In bocca hai il gusto di fumo. Fai fatica a deglutire. Potresti esserti fatto una, o meglio, più canne ed essere collassato da qualche parte. Oppure qualcuno ti ha drogato e ti ha messo qui per fare chissà cosa. Basta, evita di fare certi pensieri. Ora provi ad alzarti ma non riesci. Provi allora strisciare. Dopo poco la tua mano urta una parete. Ti ci appoggi. Si accende una luce. Un neon bianco accecante. Impieghi qualche minuto prima di abituarti alla luce. 
Sei in una stanza bianca, non sarà più grande di quattro metri per quattro. Ora invece hai caldo, la sete ti sta logorando. Scruti affondo la stanza ma è vuota. Prima guardi a sinistra, nulla. Davanti a te, nulla. A destra, nulla. Di nuovo a sinistra. Rimani di stucco. C'è un rubinetto. Prima non c'era. Ne sei sicuro, l'avresti sicuramente visto. Smetti di pensarci e strisci fino a quella che ti sembra un ancora di salvezza. Giri la manopola. É ustionante. Non riesci a tenere la mano su quell'oggetto per più di tre secondi. La sete però ora è davvero insopportabile. Devi a tutti i costi aprire quel rubinetto. Ti giri nuovamente verso di esso è noti qualcosa di nuovo. Un piccolo cartello ora vi siede sopra. ACQUA NON POTABILE. Pensi sia uno scherzo. Come la manopola incandescente. Te ne freghi. Sicuramente chi lo ha fatto vuole farti soffrire facendoti vedere quel rubinetto senza farti bere. Non la avrà vinta. Nossignore. Ti prepari al dolore e inizi a girare la manopola. Il dolore è lancinante. Ma non ci fai troppo caso. Dopo un tempo che ti sembra eterno l'acqua inizia a uscire, lenta e scarsa. Come un animale ti ci butti sotto e bevi. Quella che hai in bocca non è acqua. É un liquido caldo e salmastro. Il cartello aveva ragione. Non riesci a crederci. La tua collera è alle stelle. Devi rompere qualcosa. Senza pensarci fai per tirare un pugno al rubinetto, ma quando ti accorgi  che non c'è più nulla è troppo tardi e la tua mano si schianta contro la parete. Senti un "crok". Il dolore impiega qualche secondo prima di arrivare, ma una volta arrivato si fa sentire. Eccome. Una lacrima ti solca il viso. Non sai se è per le ustioni sulle dita, per l'acqua in bevibile o per la mano rotta. Senti un improvviso blocco allo stomaco. La nausea ti assale, iniziano i giramenti di testa e i conati. Non riesci più a sopportare la sensazione che hai addosso e quindi ti metti due dita in gola. Ma nulla. Non puoi vomitare, non vuoi vomitare. 
Il tempo passa. Non sai da quanto tempo sei in quella stanza bianca e vuota. Inizi a sentirti “stretto” lì dentro. Ti sembra di soffocare. Stai diventando claustrofobico. E poi la luce… non sai da dove viene, non ci sono neon, ne lampadine. Ma ti acceca, ti fa bruciare gli occhi e la faccia. Provi a stenderti sulla pancia, mettere il volto a terra e coprirti gli occhi ma non serve a nulla. Ad un certo punto ti accorgi di stare parlando tra te e te. Ma il peggio è che non sai se lo stai facendo nella tua testa o ad alta voce. Non riesci nemmeno a sentire ciò che dici, non ti arrivano le parole, solo le vibrazioni della tua voce. Stai diventando matto, o forse lo sei già.
(Da terminare)
 
   
 
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