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Autore: Watashiwa    12/09/2015    1 recensioni
Raccolta sui personaggi di Naruto, a che fare con le loro emozioni più intime o più esplicite, a seconda delle situazioni che si troveranno ad affrontare e a vivere senza riserve.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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July 7th
 
Hinata era l’unica persona sveglia, quella notte.
Senza dire niente ai servitori, alla sorella e al padre – uomo austero e becero come pochi – era andata dopo l’allenamento nei campi di riso vicini alla sua dimora per ricordare qualcosa di estremamente importante, visto che molti sembravano farlo in silenzio o non farlo direttamente da un paio d’anni.
Non voleva fare niente di particolarmente insolito o incomprensibile per chi l’avesse per caso scoperta, solamente ricordare una festa molto tipica della sua terra che con il trasferimento in terra cinese sembrava essere stata abolita dalle abitudini familiari.
Tanabata, una delle principali feste del Sol Levante, permetteva di lasciare dei pensieri affettuosi per qualche caro, dedicargli qualche poesia oppure chiedere agli dei una grazia per se stessi oppure per la sua famiglia.
Non potevano essere letti dai diretti interessanti pena il rischio di una valenza nulla, ma Hinata aveva sempre pensato agli altri per questo genere di festività.
Si era sempre dilettata nella scrittura e nel dare spazio ai sentimenti, mai aveva mancato alla parola di creare e comporre una parola gentile per chiunque, anche per chi la faceva soffrire con il solo respiro rivolto verso altri orizzonti, quelli lontani e che non c’è rimedio per avvicinarli a sé.
Non eccelleva nell’arte marziale ma faceva in modo di essere una ragazza rispettata quel poco dalla sua intera famiglia, ci provava e si impegnava per portare onore alla sua casata, anche in territorio straniero.
Ma lui non sarebbe mai stato rimpiazzato o eguagliato, tra i giovani talenti asiatici della nobile arte del Ba Gua Zhang.
Suo cugino maggiore Neji era veramente un enfant prodige di quella disciplina, non c’era storia ogni volta che venivano organizzati incontri interni o tra famiglie vicine per tastare le capacità dei pupilli.
Il giorno che Hiashi sentì parlare di un grande torneo mondiale di Ba Gua Zhang in Cina non ci aveva proprio pensato due volte: aveva preso le figlie, il nipote e un paio di servitori e si erano precipitati in una nuova avventura.
Neji era un tipo inflessibile, uno stacanovista assoluto, uno che cercava sempre di connettere anima e corpo con una tale energia che Hinata rimaneva senza fiato; così diverso da lei, irraggiungibile, quasi un miraggio, un esempio che si osservava da lontano e si capiva solo tramite supposizioni confuse e annebbiate, a tratti piuttosto contorte.
Aveva assistito con molta ammirazione ed interesse sugli spalti ad ogni incontro del suo gruppo ed era una delle poche donne del pubblico che osservava con gli occhi luccicanti di passione e affetto, quelli che testimoniano una cura e un interessamento profondo per quello che si parava davanti.
In men di quattro ore, si erano svolti tutti gli incontri ed erano rimasti solo due contendenti, un energumeno americano, possente e iracondo e Neji, che nonostante piccole imperfezioni di fondo nelle semifinali, era riuscito a tenere il controllo e a sovrastare l’avversario.
Hinata ne approfittò per andare verso i suoi spogliatoi e provare a parlargli, assicurarsi che tutto andasse per il meglio e fargli sapere che lo sosteneva ed ammirava davvero tanto.
Percorse la strada con il cuore in gola, sapendo che forse avrebbe impastato le parole e non sarebbe riuscita perfettamente a fare un discorso sensato ma in quel momento era veramente decisa a scambiare due chiacchere alla pari, in modo che Neji capisse.
La ragazza quasi inciampò una volta superato il lungo corridoio, quando ormai mancavano poche centinaia di metri alla porta dove Neji si riposava mezz’ora prima della finalissima.
Fu quello uno dei momenti dove Hinata sentì realmente il cuore fermarsi per la preoccupazione e lo sgomento, scoprendo una piccola confezione trasparente con delle pillole bianche al proprio interno, qualcosa che non le suggeriva nient’altro che illegalità e sporcizia.
Quando sentì aprirsi la porta bianca dello spogliatoio e incrociò lo sguardo del cugino, Hinata capì tutto incondizionatamente e si perse dolorosamente negli occhi chiari del ragazzo, dapprima stressati ed infelici, poi spazientiti e confusi, poi tesi, per la prima volta.
Hinata scappò in preda allo sconforto e alla delusione più totale e nonostante le grida disperate del suo più grande punto di riferimento, lontano da quella palestra di spettatori assonnati, di vicini bugiardi e di sogni frantumati totalmente sul terreno umido e secco delle lacrime che versava con dolore e disperata necessità di uscire da quel nefasto incubo in technicolor.
In realtà la figlia maggiore di Hiashi non seppe mai perfettamente come le cose andarono in seguito, sapeva solo che dopo quel mancato incontro non rivide più Neji condividere la stessa luce del cielo, respirare la sua stessa aria e camminare sulla terra ma semplicemente sotto, dove le radici degli alberi prendevano vita propria e donavano perfezione alla natura.
Il corpo di Neji non era sopravvissuto.

Hinata giunse mentre le stelle illuminavano placidamente i campi di riso ridenti e già pronti per la raccolta.
Quel luogo non era così speciale come i posti che aveva imparato a conoscere in Giappone ma era quello più vicino per ammirare una notte di tutta pace e vivere più con la natura a lei cara.
Rimase incantata e pensò che forse la mezzanotte non era ancora passata ed era ancora in tempo per celebrare il suo pensiero, in modo che gli dei la potessero osservare e miracolare per una volta.
Tra le mani stringeva un cartoncino perfettamente ritagliato, rettangolare e con un piccolo componimento celebrativo.
Vide una canna di bambù solitaria e pensò che quello fosse il luogo più adatto per lasciare lì il suo biglietto: quell’arbusto le ricordava la flessibilità e l’irrequietezza sportiva di Neji, una di quelle piante che difficilmente si spezzava al soffiar del vento e che perseverava in attesa che la vita le donasse un destino utile per il mondo.
Percepì una folata di vento e sorridendo di cuore, appoggiò candidamente il bigliettino in quel luogo apparentemente sperduto e dimenticato da tutti, specie la notte.
In realtà non sapeva se il padre sapesse che il suo pupillo prediletto si faceva di anfetamina per eliminare lo stress e il dolore accumulato da allenamenti extra, prove e gare effettive.
Dopo quel 7 Luglio Hinata aveva ragionato in silenzio e aveva cercato di elaborare un’idea tramite ricerche di conoscenza e iniziò a credere all’idea che forse quelle pastiglie non erano le uniche che Neji prendeva affinché fosse una macchina efficiente per essere l’orgoglio di famiglia.
Ma si era maledetta abbastanza per troppi rimpianti e non sapeva più realmente che pensare a riguardo, c’era solamente un mondo di spiegazioni che mai sarebbero state chiarite e comprese, forse.
La scelta del bianco non era stata casuale.
Rappresentava la sua innocenza macchiata poi dall’ignoto e della conoscenza di una vita tremenda e piena di stranezze, il colore dei loro occhi cresciute in esistenze parallele e mai incidente, il colore di quelle pillole maledette, era l’assenza di ogni cosa, la sua.
Fece un inchino di riverenza per collegare il suo spirito a quello del mondo divino, inspirò un po’ d’aria pungente e rivolgendo un sorriso dolceamaro al cartoncino, percorse la strada al contrario per tornare a casa nella sua camera, probabilmente a piangere già quattro anni di mancanze e risposte mai sentite, domande mai formulate per impulsività e paura.
Quel 7 Luglio però l’aveva portata a prendere una coscienza diversa rispetto agli altri anni, era tornata a celebrare la speranza e la voglia di credere nella vita nonostante tutto.
Quel bambù era Neji ed era Hinata allo stesso tempo: due entità con una forza e sogni differenti ma parte dello stesso sangue, pronto a scorrere nei loro obiettivi e nella loro crescita, che sarebbe diventata realmente incidente dopo la morte e una bella chiacchierata in paradiso.


«Pensieri sfuggenti
nello scorrere dei giorni
mi spaventano»
 
«Il bianco tuo dolore
esplodente come il mare
sempre ormai mi rinvigorisce»

 
«Piccola e sempre tua
gemma nascente e silenziosa
Hinata Hyuuga»

 
 
   
 
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