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Autore: JohnSlow    12/09/2015    0 recensioni
Primo capitolo della serie "Beating Heart".Strani eventi stanno per accadere ad un gruppo di ragazzi della Darksen High School. Tom si risveglia nel bosco sporco di sangue non ricordando cosa sia successo la sera precedente. I ragazzi cercano di scoprire cosa sia successo in quella notte mettendosi in grave pericolo. Anche la centrale di polizia inizia ad indagare sugli attacchi da parte di strane creature e scomparse di ragazzi. John sta per scoprire la sua vera identità.
Avete mai avuto l'impressione di stare sprecando la vostra vita? Avete mai pensato di abbandonare tutto e tutti ed andare via, iniziare una nuova vita da qualche altra parte e conoscere nuove persone? Non so voi, ma io lo penso continuamente.
Mi sembra come se non stessi prendendo io le decisioni nella mia vita, come se mi guardassi vivere e non vivessi davvero. Lo so, può sembrare pessimistico il discorso, ma effettivamente se ci pensiamo, è così. In realtà conduciamo vite che non vorremo condurre, ma lo facciamo perché siamo costretti a farlo e non abbiamo il coraggio di alzarci da questa condizione in cui ci troviamo,dare uno schiaffo alla realtà e andare via.Prima o poi, avrò il coraggio di
Genere: Mistero, Sportivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Avete mai avuto l'impressione di stare sprecando la vostra vita? Avete mai pensato di abbandonare tutto e tutti ed andare via, iniziare una nuova vita da qualche altra parte e conoscere nuove persone? Non so voi, ma io lo penso continuamente. Mi sembra come se non stessi prendendo io le decisioni nella mia vita, come se mi guardassi vivere e non vivessi davvero. Lo so, può sembrare pessimistico il discorso, ma effettivamente se ci pensiamo, è così. In realtà conduciamo vite che non vorremo condurre, ma lo facciamo perché siamo costretti a farlo e non abbiamo il coraggio di alzarci da questa condizione in cui ci troviamo,dare uno schiaffo alla realtà e andare via.Prima o poi, avrò il coraggio di fare questo, e sarò tanto fiero di me" Questo era ciò che John scrisse sul suo computer quella sera del 29 Agosto. Erano le 2 di notte, era da solo nella sua camera, non sapeva che fare e assalito dai pensieri aveva deciso di scrivere. Lo faceva spesso, perché lo vedeva come una sorta di catarsi , insomma un modo per dare forma ai suoi pensieri e alle sue preoccupazioni. Datava anche questi pensieri, scriveva la data del giorno e l’ora in cui li scriveva, in questo modo, quando li ripercorreva mi futuro, ripensava al passato e come le cose fossero cambiate fino a quel punto. Chiuse il suo macbook air, e quella leggera luminosità proveniente dalla mela mezza morsicata si dissolse. Si avviò verso il letto, alzò le coperte e si gettò di schiena, con il volto diretto verso quelle stelline di plastica,che brillano di luce soffusa, attaccate sotto il soffitto che aveva messo quando aveva solo 6 anni.Le braccia erano aperte sul letto e le mani penzolavano ai 2 bordi di esso. Immagini,colori passavo davanti ai suoi occhi spalancati;Mentre i suoi occhi piano piano si chiudevano lui pensava alle cose che avrebbe dovuto fare il giorno successivo.Dopo 5 minuti cadde in un sonno profondo. Faceva molto caldo ma l’aria condizionata accesa gli permetteva di dormire più tranquillamente. John aveva 17 anni e abitava nella California del nord, in una città chiamata Darksen. Non era poi così male come cittadina, c’era di tutto, ma a John non piaceva, c’erano molte storie legate a quella città che lui odiava. Aveva pochi amici. Distinguiamo gli amici dai conoscenti; in realtà conosceva molte persone ma era legato soprattutto e maggiormente con 2 persone: Tom e Lizzie. Tom aveva 17 anni come lui mentre Lizzie era di un anno più piccola. Erano 2 suoi compagni di scuola dalla prima elementare, con loro si trovava a suo agio e aveva trascorso bei momenti. Tom era un po’ fuori di testa, amava l’avventura e si cacciava continuamente in guai, invece, Lizzie era una brava ragazza,con i piedi per terra e non si lasciava persuadere molto semplicemente. Lizzie aveva un carattere molto duro e molte persone non la sopportavano, anche se molti ragazzi le stavano dietro, probabilmente per la sua bellezza e non per il suo carattere. Ma lei non era fidanzata, non voleva fidanzarsi, stava bene da sola e non capiva il motivo per cui i parenti continuassero a chiederle il motivo per cui lei non si impegnasse sentimentalmente. Passò la notte, aprì gli occhi,faceva molto caldo, passarono 2 minuti e poi si alzò. Andò in cucina, c'era sua mamma che stava bevendo un succo di frutta. Si salutarono, e John si avviò verso il frigorifero, lo aprì e prese il latte, lo versò in una tazza e aggiunse 3 cucchiaini di zucchero. La madre disse: -"non devi dormire con l'aria condizionata accesa tutta la notte"- -"lo so, ma fa troppo caldo, non posso non farlo"- -"che devi fare oggi?"- -"vado a casa di Tom, organizza una festa a casa stasera, vorrei aiutarlo a prepararla"- -" capito, io e tuo padre staremo fuori per un po', penso che andremo nella casa sul lago"- -"capisco"- La conversazione si interruppe. John bevve il latte freddo e salì su per fare una doccia e vestirsi. Serena, la madre di John, era una bella donna , aveva 43 anni, capelli mori molto lunghi, che le arrivavano sulla schiena. Aveva grandi occhi azzurri e amava molto il marito, Jake, gli era stata sempre fedele e i 2 stavano proprio bene insieme.John era figlio unico anche se la madre aveva provato ad avere altre figli, ma non riusciva a portare la gravidanza avanti dopo il 3º mese.Il padre di John,Jake, era un ingegnere ed era impegnato nell’ambito delle armi chimiche e aveva un patrimonio invidiabile. In tutto avevano 5 case, una principale, in cui abitavano in quel periodo: 4 piani,una piscina e una piccola casetta sulla piscina e quando John invitava a casa sua amici rimanevano a dormire in quella. Un’altra casa si trovava su Tahoe,un lago di acqua dolce delle montagne delle Sierra Nevada,localizzato tra il confine della California e del Nevada. E’ conosciuto per la chiarezza delle sue acque e per il panorama delle montagne che lo circondano da tutti i lati.Ed è proprio su questo lago che si trova la maestosa villa della famiglia Carleone nel film Il padrino. Altre case erano sparse per l’Europa:Londra,Parigi,Milano. John amava viaggiare,e molto spesso andava a trovare i suoi nonni che si trovavano in Francia,a Parigi. Parigi era una città affascinante per John, ricca di arte e cultura, probabilmente la considerava una delle città più belle in assoluto. Vi era stato 3 volte, quando aveva 10 anni, 15 e 17 anni,vi mancava da soli 2 mesi.L’ultima volta che era stato a Parigi aveva conosciuto una ragazza sotto la torre Eiffel.Si chiamava Blair, era bionda e con lei aveva passato un’intera serata, si erano scambiati i numeri, ma da allora non si erano più sentiti. John era un ragazzo timido, sopratutto con le ragazze,cioè, ,mai di sua iniziativa si sarebbe avvicinato ad una ragazza per parlarle, era insicuro ed era proprio questa insicurezza che aveva fato nascere la curiosità in Blair. Erano lì i 2 che si guardavano, ma lui dopo poco abbassò lo sguardo, fece finta di rispondere ad un messaggio sul cellulare. Lei si avvicinò: -“Scusami,faresti una foto?”- -“Si, certo”- rispose John, mentre faceva sprofondare il cellulare in tasca. John prese la macchina fotografica e indicò il pulsante per scattare, chiedendole se fosse quello giusto. -“non hai capito..”- lei iniziò a ridere, mostrando i suoi denti molto bianchi che John non riuscì a non notare. -“voglio farla con te la foto”- disse lei-“ sono da sola qui, sembro una stupida a farmi fare una foto da sola”- John, sorrise e disse-"va bene, però facciamola con il cellulare perché non saprei fare un selfie con la macchina fotografica”- I 2 continuarono a parlare e andarono a mangiare in un ristorante nelle vicinanze. Blair disse di non avere molta fame, i 2 parlarono per tutta la sera poi si salutarono, semplicemente con baci sulle guance. John si lavò, si vestì e scese in garage e prese la sua macchina, inserì le chiavi, mise in moto e andò via. Passava indisturbato tra le strade alberate della città, la strada era quasi completamente vuota,quasi tutti erano in vacanza, quei pochi che rimanevano erano tornati da poco dalle vacanze. Tom aveva organizzato quella festa a casa sua, per salutare tutti gli amici, che da li a poco avrebbe rivisto a scuola. I suoi genitori erano fuori città e lui, ogni volta che era da solo in casa, organizzava qualcosa. E’ come se lo facesse apposta per far innervosire i genitori, perché metteva la casa in disordine dalla soffitta alla piscina. John arrivò, chiuse lo stereo, scese dalla macchina e arrivò davanti alla porta di casa di Tom. Bussò, la porta era aperta: -“Tom”- disse John, mentre apriva lentamente la porta -“ c’è nessuno?”- La porta continuava ad aprirsi lentamente e John riuscì ad osservare all’interno. Continuava a chiedere se ci fosse qualcuno in casa e chiamare Tom. Entrò in casa, camminava lentamente come per non dar fastidio a nessuno. Di fronte alla porta c’era una scala di vetro che portava direttamente al piano superiore, sul quale c’era la stanza di Tom, dei genitori , e della sorella, Ashley. John non sapeva se Ashley fosse in casa o anche lei fosse fuori città. -“Ashley, Tom”-continuava. John cacciò il telefono dalla tasca e cercò velocemente il numero di Tom, chiamò, squillava ma non sentiva la suoneria del cellulare in casa. Avanzò, mentre era con il cellulare all’orecchio, vide qualcosa di strano. Una goccia rossa, su un gradino della scala lo scosse.Si avvicinò, mentre si tolse il cellulare dal volto. Sembrava sangue, ma non ne era davvero sicuro,oppure almeno non voleva esserlo.Alzò lo sguardo, sul secondo scalino c’erano altre 2 gocce, sul terzo anche. Il cuore iniziò a battere più forte. Cosa doveva fare?Chiamare la polizia?Salire sopra?Andare a chiamare aiuto? John salì il primo gradino, aveva ancora il cellulare in mano, lo sbirciò per vedere se gli fosse arrivato qualche messaggio da parte di qualcuno, salì il secondo gradino, si girò intorno, non era tranquillo, salì il terzo, aveva sentito un rumore provenire dal piano di sopra. Non era più sicuro di proseguire.
  
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