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Autore: Oducchan    14/09/2015    4 recensioni
"Mostro" è un termine che Satoru ha imparato a lasciarsi appiccicare addosso senza particolari rimostranze.
[Furuya - (Sawamura)]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Satoru Furuya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan
Titolo: {That boy is a} Monster
Personaggi:  Furuya Satoru (Sawamura Eijun)
Pairing: NN
Genere: introspettivo, angst
Avvisi: nn
Rating: giallo
Note:
Premessa.
Io lo so perfettamente che in questo fandom siete praticamente tutt@ ossessionat@ con Miyuki. Lo so, ne prendo atto, e lo rispetto. Il problema è che a me il ragazzo non fa nè caldo nè freddo (o quantomeno, non più. La mia fase di bollori ce l'ho avuta anche io, ma m'è scemata in fretta), mentre sono estremamente fissata con Furuya. Sarà che ci sono aspetti della sua storia con cui mi sono subito identificata, ma lo sento particolarmente "mio" e lo adoro, anche il fandom sembra non condividere molto il sentimento.
Quindi questo è solo un breve delirio su Satoru, abbinato a Eijun, perché io sono donna che da Daiya ha solo due grandi bisogni. Uno è che Satoru e Eijun vadano d'amore e d'accordo, e non arrivino MAI ad odiarsi. L'altro è che Chris si rimetta del tutto, ma questa è un'altra storia.
Indi boh, prendetela per quello che è. Non ci sono riferimenti a Haruichi perché semplicemente non ce l'ho voluto mettere (e per quanto shppi pure loro, volevo focalizzarmi sui due pitcher, punto).

 
{That boy is a}


Monster

 


"Mostro" è un termine che Satoru ha imparato a lasciarsi appiccicare addosso senza particolari rimostranze. Non gli ci è voluto poi molto; la prima volta, forse, aveva provato un dolore intenso, nell'area dove sa trovarsi il suo cuore. Forse, ne aveva avvertito il peso e anche il sapore amaro che comportava, ma era stato poco più di un bambino, all'epoca. Aveva deglutito il groppo che gli si era formato in gola, aveva stretto un po' più forte il guantone sdrucito al petto, e aveva lasciato che gli altri bambini schiamazzassero via, urlando al suo indirizzo tanti e tanti epiteti, molti dei quali nemmeno sapeva che significato avessero. La seconda volta, quella parola era arrivata più fredda, e più tagliente; e forse aveva fatto meno male per quello, perché lui era più freddo, lui era più tagliente. Aveva abbassato lo sguardo, aveva annuito, e se n'era andato via verso il portico di casa, la palla stretta nel pugno, le cuciture impresse sulle dita ancora paffute, finché sua madre non era andata a cercarlo spaventata e non l'aveva trovato intento a tirare e a tirare e a tirare al nulla.
Dalla terza in poi non ci aveva più fatto caso. Le voci erano sempre le stesse, le parole sempre le stesse, gli scalpiccii e gli schiamazzi che pian piano si allontanavano erano sempre gli stessi, e che importava (a chi importava?) se restava solo, lui e la sua palla, lui e il suo guantone.
E anche se adesso c'era Miyuki-san, con quel suo sorriso strafottente che pare saperne una più del diavolo, anche se il suo guantone fuma e non schizza via, non è che sia cambiato nulla, e non è che non se lo ripeta, sempre, quel nomignolo, quell'insulto, nella testa.
E chi lo sa se è perché alla fine ha finito per crederci pure lui, di essere un mostro, o se è solo perché è stanco e dopo cena vorrebbe solo il proprio letto, che quando Eijun lo raggiunge bofonchiando e sempre bofonchiando gli chiede
-Vieni a correre o no?-
il primo pensiero che gli si formula in testa è un confuso e allibito
"Perché non mi stai escludendo pure tu?"
   
 
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