CAPITOLO
33
“Brynna,
smettila di guardarti intorno. Finirai per attirare l’attenzione oltre che per
essere estremamente sconveniente”
“Selena, ci
sono almeno dieci cose in questa stanza più sconvenienti di un banale guardarsi
intorno. Quel topo mascherato, per esempio, sta corteggiando la migliore amica
di sua moglie, la quale o è molto ingenua o sta cogliendo perfettamente
l’occasione. Quell’altro laggiù, invece, è al suo terzo cordiale nel giro di
venti minuti”
“Sì, ma mi
stai mettendo tremendamente a disagio. Insomma, è una festa, dovremmo
divertirci”
“Ma ti
assicuro che lo sto facendo, mia cara. Non mi divertivo così da molto” replicò
scherzosa Brynna, prendendo un sorso dal suo calice di vino e facendo sospirare
Selena accanto a lei. “È solo che mi pare strano che manchi proprio la
festeggiata.”
“Brynna non
fare la finta tonta.” Replicò Selena. “Mi hai già detto che la festa di stasera
probabilmente serve da copertura per qualcos’altro e, dati gli eventi in cui si
è trovata implicata di recente, non c’è da stupirsi che non si sia ancora
presentata.”
Comodamente
sedute su una chaise-longue in casa Morstan, Brynna e Selena si trovavano nel
bel mezzo di una festa dedicata alla giovane Elizabeth ed ai suoi recenti
successi, festa fortemente voluta dal padre di lei, il quale danzava tra gli
invitati tessendo le lodi della figlia. In quel momento, si stava giusto
intrattenendo con Tobias, il quale annuiva e rispondeva educatamente a ciò che
gli veniva detto.
“Mi chiedo
quanto ne sappia dell’intera vicenda e quanto ci guadagni” borbottò la maggiore
dei Basil, prendendo un altro sorso e vuotando il calice mentre i suoi occhi
fissavano il topo in questione.
“Potrai
cercare di appurarlo tra poco, vengono da noi. Sorridi su” le rispose Selena,
accennando con la testa al marito e al signor Morstan che si stavano avvicinando
a loro.
“Le
presento mia moglie Selena e la sua amica Ingrid Stein ” disse Tobias all’altro
topo con un sorriso tirato. Era evidente che non ne poteva più di conversare con
lui.
“Lieto di
fare finalmente la sua conoscenza, signora Ansmauser” disse il signor Morstan,
facendole il baciamano, cui la topolina rispose con un piccolo sorriso. “Ed è un
piacere conoscere anche lei, signora Stein. Spero di poter vedere il suo vero
viso prima della fine della serata, così potrò riconoscerla anche altrove”
aggiunse poi, rivolgendosi a Brynna con fare ammiccante.
“Scopo di
feste in maschera è mantenere segveta la propria identità, ja? Almeno, in Gvande
Cermania si fa così” gli rispose la topolina, parlando con un forte accento
tedesco e costringendo Tobias a bere un sorso di vino per mascherare una risata
e Selena a fare appello a tutto il suo autocontrollo.
Il signor
Morstan, invece, si schiarì la voce, un po’ imbarazzato.
“Sì, ehm…
ovvio, anche qui in Inghilterra funziona così in effetti. Oh, Lord Carsley!
Vogliate scusarmi, i doveri di ospite mi chiamano” disse infatti, dileguandosi
in fretta verso un altro topo che si voltò a guardarlo, sorpreso per
quell’improvvisa attenzione.
“Oh Brynna,
voleva solo adularti un po’” le disse Tobias quando il signor Morstan fu fuori
dalla portata della sua voce.
“Ho voluto
mettere subito in chiaro che non mi lascio adulare” replicò lei a denti stretti,
fissando il topo che ora si stava prodigando in sproloqui con Lord
Carsley.
“Ma non
importava che gli rispondessi in quel modo. Perché devi essere sempre così
brusca con gli altri?” le chiese Selena, notando però che l’amica stava
guardando altrove. “Brynna, mi ascolti?”
L’altra
sembrò riscuotersi, ma continuò a non guardarla.
“Certo che
ti ascolto. Senti, parlare con quel pallone gonfiato mi ha seccato la gola, vado
a prendere un altro bicchiere di vino” rispose, alzandosi in piedi ed ignorando
l’offerta di Tobias di andare al posto suo, avviandosi verso il tavolo dove
venivano serviti i calici pieni della bevanda alcolica. Il dottore sospirò,
prendendo il posto ora libero sulla chaise-longue accanto alla moglie.
“Mi sembra
in forma” le disse, cercando di smorzare la tensione.
“Anche
troppo” fu la risposta che ricevette. “Sono felice che non sia diversa dal
solito, voglio che questo sia chiaro, ma avevo dimenticato quanto potesse essere
pesante gestirla per tanto tempo”
“Non fare
la melodrammatica” replicò il topo, prendendo un sorso dal suo calice e
guardandola con un sorriso. “Non sareste amiche da così tanti anni se il suo
atteggiamento non ti divertisse almeno un po’. Anzi, sono abbastanza convinto
che, se tu non fossi ormai una seria donna sposata, ti uniresti a lei nel
criticare la sala.” Concluse con un ghigno che sua moglie, dopo qualche attimo
di finta indignazione, ricambiò sospirando.
“Ormai è
una cosa che mi concedo solo in privato.” Convenne, prendendo a sua volta un
sorso di vino.
“Ma se bevi
ancora un po’, probabilmente finirai per cominciare anche
tu.”
“Oh Tobias,
non essere sciocco. Da sola non potrei mai.”
“Ah, ma
aspetta che torni e vedrai.”
“A questo
proposito, ci sta impiegando molto. Sono già passati diversi minuti e ancora non
è tornata.” Disse ad un certo punto Selena, allungando il collo per vedere se
riusciva a scorgere la sua amica, imitata poco dopo dal marito.
“In effetti
è piuttosto strano, non la vedo da nessuna parte…” commentò, prima di voltarsi
per incrociare gli occhi di sua moglie, scorgendo in essi la stessa
preoccupazione che aveva cominciato a prendere anche lui. La topolina si alzò in
piedi, cercando un’ultima volta l’amica con lo sguardo, prima di tornare a
sedersi, sospirando.
“Avremmo
dovuto capirlo subito. Dove può essere andata?”
“Non credo
che avremo il tempo di andare a cercarla. Guarda, sta arrivando la festeggiata”
replicò Tobias, alzandosi in piedi mentre Elizabeth faceva il suo ingresso nella
stanza.
Nel
frattempo, al piano superiore, Cornelia sedeva sul letto della stanza in cui era
stata rinchiusa, torcendosi nervosamente le mani e cercando di trovare
disperatamente una soluzione. Non appena la porta si era chiusa dietro Elizabeth
ed i passi della sua amica erano svaniti del tutto lungo il corridoio e giù per
le scale, si era precipitata sulla serratura, armeggiando con una delle sue
forcine per capelli nel tentativo di scassinarla. Non aveva avuto successo date
l’obiettiva difficoltà di aprire una porta di quel genere e la sua inesperienza
nel campo. Si era allora messa a camminare per la stanza per cercare di
schiarirsi le idee, ma l’unico effetto che aveva ottenuto era stato quello di
innervosirsi di più. Alla fine si era dunque seduta sul letto riuscendo a
calmarsi un po’. Il non sapere cosa stava accadendo o cosa sarebbe accaduto
faceva sì che la sua mente si sbizzarrisse nelle ipotesi più disparate, una
peggiore dell’altra. Probabilmente Basil e gli altri si erano liberati e,
evidentemente, si stavano muovendo contro Moriarty. Il problema era che,
altrettanto evidentemente, questo era stato previsto dai loro nemici, che
avevano provveduto a spostarla e che ora, con ogni probabilità, stava per far
scattare la loro trappola. Sapeva che non avrebbe potuto farci niente, ma il
senso di colpa che aveva cominciato a provare dalla sera della morte di Brynna
non aveva fatto altro che acuirsi in quegli ultimi giorni. Cos’era lei, in
fondo? un impiccio, un ostacolo per l’investigatopo. Nel suo desiderio di
volerlo aiutare in quegli ultimi mesi aveva fatto più danni che altro. Lui aveva
dimostrato una grande pazienza nei suoi confronti e continuava a farlo, ma
quanto sarebbe potuta durare?
Il flusso
di quei pensieri così poco allegri fu interrotto da un rumore proveniente
dall’altro lato della porta. Si asciugò in fretta quelle poche lacrime che,
traditrici, erano riuscite a scivolarle lungo le guance e si avvicinò il più
silenziosamente possibile, cercando di capire cosa fosse quel suono. Sembrava
che qualcuno stesse cercando di entrare forzando la serratura, il che era
decisamente strano: era un salvataggio? O qualcosa di peggio? Chi sapeva che si
trovava lì oltre a Elizabeth, a Moriarty e a qualche altra guardia? Nessuno, il
che rendeva il tutto decisamente inquietante. Si guardò freneticamente intorno e
vide che, su uno dei comodini, c’era un candeliere di bronzo. Andò a prenderlo e
tornò alla porta, nascondendosi dietro di questa proprio mentre la serratura
scattava. Trattenne il fiato quando la porta si aprì e il nuovo arrivato, dopo
aver esitato un attimo, fece il suo ingresso. Cornelia avrebbe potuto aspettare
e vedere di chi si trattava prima di agire, ma la prospettiva di fuga, ora così
palpabile, la spinse a sollevare il candeliere sopra la testa e a balzare fuori
per cercare di colpire lo sconosciuto, solo per sentirsi serrare il braccio in
una morsa e trovarsi faccia a faccia con una topolina che aveva una maschera a
coprirle metà del viso.
“Attenta
con quell’affare, potresti farti male.” Le disse quest’ultima, senza allentare
la presa.
Quella
voce… ma non era possibile, eppure…
“Bry-Brynna?”
chiese Cornelia, attonita.
“Ah, almeno
il tuo udito funziona ancora” replicò Brynna con un ghigno, prima di lasciarle
il braccio e richiudere la porta alle sue spalle. Dopodiché si tolse la maschera
e si voltò a guardarla di nuovo.
Cornelia
ricambiò, allibita: come poteva essere? Topson aveva detto che era morta, eppure
eccola lì, davanti a lei, forse con un po’ di pelo in meno e qualche cicatrice
in più sul viso, ma con il solito atteggiamento strafottente di
sempre.
“Cosa ci
fai qui?” riuscì a chiedere alla fine, senza staccarle gli occhi di
dosso.
“Dritta al
sodo eh? Bene, stai migliorando per quanto riguarda le considerazioni inutili”
fu la risposta di Brynna, che andò a sedersi sul letto. “Da un punto di vista
puramente teorico ti sto salvando per la seconda volta nel giro di qualche
settimana.”
“E all’atto
pratico?” domandò Cornelia, abbassando il braccio che reggeva il candeliere e
fissandola. Brynna emise un lungo sospiro.
“Sto
decidendo se invece non dovrei lasciarti qui dentro” le disse, con finta aria
pensierosa.
“Cosa?
Allora perché sei entrata?” chiese l’altra, sempre più
attonita.
Brynna fece
spallucce.
“Mera
curiosità. Ti avevo intravista dalla sala del ricevimento e volevo una conferma.
Ora che l’ho avuta potrei anche tornare di sotto e richiudere la porta dietro di
me, fingendo di non averti vista.” rispose tranquillamente, alzandosi dal letto
e lisciandosi la gonna del vestito, prima di alzare gli occhi ed incontrare lo
sguardo stizzito dell’altra topolina. “Oh su, non te la prendere. Ormai dovresti
aver capito che è meglio se resti fuori dai piedi, visti i pasticci che continui
a combinare.” Aggiunse, andando poi verso la porta, venendo però afferrata per
un braccio da Cornelia.
“E pensi
davvero che non farò niente per uscire di qui?” le chiese quest’ultima,
stringendo il candeliere con ancora più forza quando vide l’espressione
divertita dell’altra.
“Sei ancora
qui, giusto? La porta era aperta, se tu te ne fossi voluta andare l’avresti già
fatto, e invece eccoti qua a chiacchierare per chissà quale ragione e a fingere
di essere minacciosa con quella sottospecie di arma di
fortuna.”
“Chiedo
venia se sono rimasta sorpresa dal vederti ancora viva e se mi sembrava scortese
lasciarti qui dopo quello che hai fatto per me.” Fu la risposta inacidita di
Cornelia.
“Però non
ti faresti remore a colpirmi se io ti impedissi di uscire e neppure a lasciarmi
qui dopo averlo fatto.” Replicò Brynna, facendo emettere un gemito esasperato
all’altra.
“Brynna,
non resterò qui dentro ad aspettare che le cose avvengano intorno a
me.”
“Potresti
farlo tanto per cambiare, visto che non fai altro che immischiarti in faccende
che non ti riguardano.” Ribatté la maggiore dei Basil, uscendo dalla stanza e
facendo per tirarsi dietro la porta, prontamente bloccata da
Cornelia.
“Che non mi
riguardano?!” esclamò quest’ultima, muovendo un passo fuori e cercando di
lottare con Brynna che, invece, tentava di chiudere la porta. “Dalla sera stessa
in cui sono tornata mi sono trovata coinvolta in tutto questo caos e tu hai il
coraggio di dire che sono faccende che non mi riguardano?”
“Mio
fratello ti ha chiesto più e più volte di restare nascosta, ma tu no, dovevi
dimostrare di essere all’altezza di lui. Le regole non esistono nel tuo mondo e
tutto deve andare come vuoi tu, altrimenti si salvi chi può.” Disse Brynna,
desistendo dal tenere la porta e lasciando che Cornelia uscisse nel corridoio
con il candeliere ancora ben stretto nella mano.
“Non
trattarmi come una bambina viziata.”
“Non è
forse ciò che sei? Oh, povera me, una minaccia incombe sulla mia famiglia, devo
assolutamente fuggire e diventare una stella dello spettacolo.”
“Ora sei
ingiusta Brynna, non è andata così!”
“Ah no?
Sarei davvero curiosa di conoscere la tua versione dei fatti se solo non fosse
piena di giustificazioni illogiche e stupide.”
“Quando fai
così…”
“Cosa, mi
uccideresti? Mi tireresti addosso quel candeliere? Lo vedi, ti stai rendendo
ridicola da sola.”
“Ora
finiscila!”
“Ehi, voi
due!”
Le due
topoline si voltarono, vedendo così un topo armato giungere dal fondo del
corridoio. Brynna sbuffò esasperata.
“Ecco,
guarda cos’hai combinato.” Disse a Cornelia, passandosi una mano sugli
occhi.
“Io? Senti
un po’ chi parla! Se qualcuno non avesse cercato di appagare la sua curiosità
ora non ci troveremmo in questo pasticcio.”
“Signore…”
fece il topo, avvicinandosi e cercando di farsi sentire.
“Se tu per
una volta avessi fatto ciò che ti dicevo, non saremmo mai state scoperte e sarei
venuta più tardi a tirarti fuori.”
“E mi
dovrei fidare? Mi avresti lasciata qui.”
“Signore,
devo chiedervi di tornare nella stanza…” provò nuovamente il
topo.
“Certo,
esattamente come l’ultima volta che ci siamo viste.”
“Vuoi
continuare a ricordarmela?”
“E perché
smettere? Credo di averne tutto il di.”
“Signore,
non lo ripeterò ancora, entrate…”
“Fa’
silenzio!” esclamarono insieme le due topoline, voltandosi a guardarlo.
Quest’ultimo, rendendosi conto del fatto che finalmente stava ricevendo
l’attenzione che voleva, non si lasciò intimorire e afferrò un braccio di
Brynna, cercando di spingerla dentro la stanza, puntandole una pistola contro.
Forse fu per istinto, per rabbia, Cornelia non lo seppe mai. Fatto sta che,
prima che il topo potesse fare qualcosa, gli abbatté il candeliere sulla testa
con forza, facendolo crollare a terra, privo di sensi. Brynna la guardò,
sorpresa.
“Bel colpo,
devo concedertelo” le disse con l’ombra di un sorriso sincero sul viso. Sorriso
che però non trovò spazio nell’espressione dell’altra.
“E ora?
Cosa facciamo ora?” chiese, stringendo convulsamente il candeliere tra le mani.
“Mhm” fece
Brynna, muovendo un po’ la faccia della guardia con la punta della scarpa.
“Credo che si possa trovare una soluzione.”
Al piano
inferiore, la festa continuava e la preoccupazione di Selena aumentava.
“Cara,
cerca di calmarti, attirerai l’attenzione in questo modo.” Le disse Tobias,
mettendole una mano sul braccio.
“Non è
ancora tornata e non oso immaginare cosa possa esserle successo.” Fu la risposta
della topolina, che continuava a scrutare freneticamente la stanza.
“Tieni
l’immaginazione a freno per un po’, arrivano il padrone di casa e la
festeggiata, sorridi.”
Selena
dovette fare uno sforzo immane per non mostrare un’emozione che non fosse una
finta gioia quando vide avvicinarsi Elizabeth al braccio di suo padre, il quale
esordì.
“Ed ecco i
signori Ansmauser. Ho conosciuto il dottore qualche mese fa, ti ricordi, mia
cara, per quel problema…”
“Oh sì,
ricordo bene, ma non avevo mai avuto il piacere di incontrare di persona l’eroe
che ha risparmiato a mio padre un certo… imbarazzo.” Si inserì la topolina,
porgendo una mano a Tobias che la baciò.
“Congratulazioni
per il raggiungimento del suo traguardo, signorina Morstan. Davvero
sorprendente.” Commentò. “Mia moglie Selena” aggiunse poi, presentandole sua
moglie, la quale le rivolse un sorriso tirato.
“Molto
piacere.” Le disse, chinando appena la testa e notando solo in quel momento che
il signor Morstan si stava guardando intorno.
“Ma… dov’è
finita la vostra amica tedesca?” chiese infatti dopo un po’, rivolgendosi a
Selena e Tobias, che si scambiarono un’occhiata. Prima che potessero rispondere,
però, Elizabeth si intromise di nuovo.
“Amica
tedesca? Non sapevo che avessimo un’ospite tedesca stasera. La conosci, papà?”
chiese, un sopracciglio inarcato.
“No, in
effetti non l’avevo mai vista prima, come ha detto che si chiamava,
dottore?
“Ehm…
Stein, Ingrid Stein, signor Morstan.” Rispose
Tobias, dopo solo un attimo di esitazione, che non passò ovviamente inosservato
a Elizabeth, la quale lo guardò, ancor più incuriosita.
“E dov’è
ora questa… signorina Stein?” chiese, avvicinandosi a Tobias.
Prima che
il dottore o Selena potessero inventarsi una qualche spiegazione, però, si
cominciarono a sentire dei colpi provenire fuori dalla sala e farsi sempre più
forti. Elizabeth si voltò di scatto, mentre la stanza si riempiva di mormorii
preoccupati. Lasciando perdere i suoi ospiti, si diresse a passo spedito verso
la porta per andare a vedere cosa stava accadendo. Dietro di lei, Tobias passò
un braccio intorno alle spalle della moglie.
“Non mi
piace.” sussurrò, cominciando a spingerla piano verso il fondo della
stanza.
“Tobias, ma
Brynna…” provò a rispondere Selena, intuendo le intenzioni del
marito.
“Avrà
sentito il rumore e si sarà messa al sicuro, non preoccuparti.” Le disse lui,
guardandosi intorno per cercare un nascondiglio e soffocando un’imprecazione tra
i denti quando ne vide poche e non molto sicure.
Selena aprì
la bocca per replicare ma non fece in tempo, perché la stanza tremò a causa di
un botto più forte degli altri e dal rumore di grida, tra le quali, a entrambi i
topi, parve di sentire una voce familiare.
“Resta qui”
le disse Tobias, prima di andare a passo sicuro verso l’uscita della stanza,
superando tutti gli altri. Sulla porta, raggiunse Elizabeth che, pallidissima,
fissava il lato sinistro del corridoio su cui si apriva la stanza. Guardò nella
stessa direzione e sgranò gli occhi: davanti a lui c’era un esercito di topi
che, addossati contro un armadio che, evidentemente, mascherava un ingresso
nascosto. I topi in questione avevano un aspetto trasandato, o almeno la maggior
parte di loro. Uno, infatti, si voltò verso di lui e, riconoscendolo, gli si
avvicinò.
“Tobias,
che diavolo ci fai qui?” gli chiese, sovrastando i gemiti degli altri
topi.
“Basil,
potrei chiederti lo stesso ma..” si fermò, interrotto da un colpo proveniente da
dietro l’armadio “ma non credo che sia il momento per le spiegazioni.” Con
orrore, vide che da dietro l’armadio fuoriusciva una zampa di ragno che, con la
forza, cercava di aprirsi la strada.
L’investigatopo
ingoiò la sua risposta, voltandosi verso Rattigan e Topson che, insieme agli
altri topi, cercavano di tenere chiuso l’armadio.
“Insomma
Basil, ti vuoi muovere?” esclamò il Napoleone del Crimine tra gli sforzi. Basil
annuì e si rivolse a Tobias, prendendolo per un braccio e guardandolo.
“Dobbiamo
far uscire gli ospiti, il più in fretta possibile. Una volta fuori, devi
riuscire a contattare Scotland Yard, l’Ispettore Laroux se possibile, e devi
farlo venire qui più in fretta che puoi.”
“Basil, c’è
Elizabeth là in sala.” Replicò il dottore, guardando ancora verso la sala, da
cui faceva capolino la topolina in questione. L’investigatopo
annuì.
“Ora
abbiamo problemi più urgenti, di lei sarà più facile occuparci in seguito.” Gli
rispose. “Mia sorella?” chiese poi, ricordandosi del fatto che Brynna gli aveva
detto che avrebbe partecipato alla festa.
Tobias
sospirò, facendo sbuffare di esasperazione Basil.
“Tobias,
maledizione, come avete fatto a perderla di vista?”
“Basil,
allora?!” la voce di Rattigan li richiamò, facendo fermare
l’investigatopo.
“Oh, e va
bene. Facciamo uscire tutti, con lei parlerò quando la troverò. Coraggio,
andiamo.” Gli disse, prendendogli di nuovo il braccio e guidandolo verso la
sala.
“Va bene
signore e signori” esordì una volta entrato nella sala. “Temo che la festa sia
finita. Vi prego di recarvi verso l’uscita il più rapidamente possibile senza
fare domande e senza porre questioni inutili.”
“Che cosa
significa questa storia?” si fece avanti il padrone di casa. “Chi è lei? Come si
è permesso di entrare? Questa è una festa privata!”
“Sono Basil
di Baker Street e…”
“E mi pare
che vi abbia detto di non porre inutili questioni” tuonò una voce proveniente da
fuori e, dopo neanche un istante, Rattigan in persona comparve sulla porta,
facendo gridare i presenti e mettendoli subito a tacere semplicemente alzando le
braccia. “Ora, deduco che tutti voi sappiate chi sono e quanta poca pazienza
posso avere. Dati gli ultimi eventi, sono già abbastanza… alterato, ragion per
cui vi concedo dieci secondi per guadagnare l’uscita senza fiatare.” Disse,
facendo cadere la sala nel silenzio più profondo. Il criminale guardò Basil,
prima di sospirare.
“Dieci…
nove…” cominciò a dire.
L’effetto
fu immediato: i topi presenti in sala cominciarono ad affrettarsi verso l’uscita
in uno scalpicciare frenetico. Una nuova occhiata tra Rattigan e l’investigatopo
e il primo tornò all’armadio che ormai dava segni evidenti di cedimento. Basil
si voltò verso Tobias.
“Tieni
d’occhio Elizabeth e contatta Scotland Yard.” Gli disse, sorvegliando gli ospiti
che stavano uscendo e incrociando lo sguardo spaventato della topolina ce aveva
appena menzionato. Selena si fece vicina ai due e prese il braccio del marito
tra le zampe, aprendo la bocca per scusarsi con Basil, ma lui la
interruppe.
“Andate,
forza!” intimò ai due, prima di sospingerli verso l’uscita. Dopo aver
controllato che tutti se ne fossero andati, chiuse l’ingresso della casa e si
voltò, giusto in tempo per vedere l’armadio che cedeva.
FINE DEL
CAPITOLO