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Autore: AThousandSuns    14/09/2015    0 recensioni
Raccolta di flashfic su Steve/Sharon, perché questa coppia merita di essere apprezzata un po' di più. Basate su prompt lasciati sul gruppo Facebook We are out for prompt. Il rating non supera l'arancione.
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sharon Carter, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Steve essendo Cap. America sa che il dovere viene prima di qualunque altra cosa, anche dell'incomprensibile attrazione che prova per la Carter.
 
L'agente 13 ci aveva messo poco a riguadagnare la sua fiducia, dopo il disastro di Washington: era preparata, intelligente e dedita al suo lavoro. Tutte cose che il Capitano non poteva far altro che ammirare: il fatto era che, dopo un po', aveva cominciato a notare altro di lei, e in una prospettiva decisamente poco professionale. Come il modo in cui gli sorrideva quando lui faceva una delle sue gaffe da novantacinquenne che si è perso settant'anni di storia. O l'innata flessuosità dei suoi movimenti - specie quando prendeva a pugni gli scagnozzi dell'Hydra. Il suo tagliente senso dell'umorismo e la spontaneità della sua risata. E il modo in cui l'uniforme fasciava le sue curve.
Steve si azzardò a guardarla: era al suo fianco, ai comandi del Quinjet, concentrata e silenziosa. Anche questo le piaceva di lei: non c'era bisogno di riempire il silenzio tra loro con discorsi inutili, erano perfettamente a loro agio. Ma in quel momento aveva davvero bisogno di parlarle, chiederle se avesse voglia di prendere quel famoso caffè lasciato in sospeso mesi prima.
Steve strinse i pugni, quella era una pessima idea: una relazione avrebbe di certo complicato le dinamiche sul lavoro. Osservò le mani di Sharon salde sulla cloche, chiedendosi come sarebbe stato prenderle tra le sue, intrecciare le loro dita.
Chiuse gli occhi provando a liberare la mente: in fondo era la pronipote di Peggy, sarebbe stato strano. Eccetto per il fatto che si trattava di due persone completamente distinte, e Sharon non le somigliava poi molto, d'aspetto e di carattere: dei Carter c'era solo la testardaggine. Diamine, ma perché si metteva tutto quel profumo per venire a lavoro? O forse era lo shampoo, Steve non ne aveva idea, sapeva solo che gli dava alla testa, e gli faceva venire voglia di sfiorarla.
Giardò fisso davanti a sè, i muscoli contratti, come se si stesse preparando ad attaccare. Capitan America non aveva tempo per certe cose, e non poteva permettersi il lusso di una distrazione come quella.
Con la coda dell'occhio si accorse che Sharon lo guardava: lei distolse subito lo sguardo, mordendosi il labbro. Steve fu preso dal bisogno impellente di stringerla e baciarla, accarezzare la sua pelle candida e perdersi nel suo abbraccio.
Oh, al diavolo! Non aveva forse anche lui il diritto di essere felice, come una persona normale?
-Sharon?
Si voltò verso di lui, sorpresa che l'avesse chiamata per nome:-Sì, Steve?
Gli sorrideva appena, e i suoi castelli crollarono in un attimo: lui non era una persona normale, e aveva delle responsabilità. Ma cosa più importante, non poteva lasciarsi andare, con nessuno. Le persone che amava non erano altro che bersagli per i suoi nemici: se sei un soldato, l'amore è una debolezza. E cosa fanno i nemici, se non sfruttare le debolezze per colpire l'avversario? Aveva già perso Bucky, non avrebbe messo in pericolo nessun altro.
Si schiarì la voce:-Agente 13. Quanto manca all'atterraggio?
Sharon tornò a fissare il cielo di fronte a sè:-Quindici minuti, Capitano.
   
 
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