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Autore: Sebs    15/09/2015    0 recensioni
In The Flesh AU!
Kieren è un ragazzo comune, che lavora in una piccola libreria impolverata e ignorata di Roarton. Le sue giornate sono scandite dal lavoro, la lettura e la pittura.
Fino a quando un ragazzo con un leggero accento irlandese, un fuggitivo secondo Kieren, arriva nella piccola città.
E, come prima cosa, entra nella più piccola ed impolverata libreria di Roarton
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Amy Dyer, Kieren Walker, Simon Monroe, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La libreria era un luogo sicuro.
Non aveva mai amato come in quel periodo il silenzio e la solitudine di quel momento.
Le parole scambiate con Rick lo avevano reso confuso, quasi quanto quei due baci, quando erano ragazzini.
Simon era così sicuro di sé, e Kieren sapeva che aspettava i suoi tempi per poter fare cose semplici come tenergli la mano per strada, o portarlo a pranzo, o cose del genere.
Forse lui e Simon avevano corso un po' troppo. Non si conoscevano molto, ma avrebbero avuto tempo per farlo. Solo che ora Kieren non lo pensava più.
E se Simon si fosse annoiato del suo essere così insicuro? Se si fosse aspettato cose che Kieren non poteva dargli?
I dubbi si accalcavano nel cervello di Kieren e quasi gli veniva voglia di dare buca ad Amy e Simon per i ventinove anni di Simon.
-Si può?
-Ciao, Simon.
-Va meglio?
Kieren alzò una spalla. -Più o meno.
Stava sistemando i libri negli scaffali, e Simon gli andò incontro. Lo abbracciò, poggiando la testa sulla sua spalla, così da poter leggere i titoli dei libri sui loro dorsi mentre Kieren li sistemava.
-Amy ti ha costretto a farmi un regalo?
Kieren sorrise. -Non mi ha costretto.
Simon rise. -Sai quale sarebbe un bel regalo?
Kieren si liberò dall'abbraccio. -Sì, lo so.
-Ci vuole tempo, Kieren.
-E perché non lo capisci? Se ogni tanto pensassi che qui a Roarton le persone non sono come i tuoi amici americani, le cose andrebbero meglio.
-E questa da dove esce, adesso?
-Esce dal fatto che vuoi che dica a tutti che siamo... Che io sono...
Simon si morse la guancia. -Non voglio che tu faccia qualcosa che non vuoi. Vorrei solo che tu ti vedessi come ti vedo io, Kieren. Non hai bisogno del loro giudizio.
-E se mi piacesse? Essere visto come uno dei pochi bravi ragazzi che sono rimasti al mondo?
-Non hai bisogno di parlare come una nonnetta per essere un bravo ragazzo. Tu sei perfetto così.
-Smettila. Smettila di dire così, non è vero.
Simon si avvicinò a Kieren, e gli prese una mano. Kieren si liberò dalla presa, ma Simon ci riprovò fino a quando Kieren non ritirò la mano.
-Kieren, ci sono passato anche io, d'accordo? So quanto sia dannatamente difficile. Ma puoi farcela. Hai affrontato tante cose da solo. E io sono qui a sostenerti. Perché non vuoi che ti sia vicino?
Simon vide il labbro di Kieren tremare.
Poggiò una mano sul suo viso. -Non fare così, ora. No, Kieren, non voglio che tu...
Prese il viso tra le mani, e fece toccare le due fronti tra loro. -Devi farlo quando te la senti, va bene?
Simon lo guardava mente diventava una foglia tremante, e si pentì di aver iniziato quel discorso. Voleva il meglio per lui, e voleva che si accettasse per quello che era.
Con quello che era successo a Rick, che era stato costretto a correggersi, che era stato convinto che in realtà era qualcos'altro, Kieren si sentiva colpito anche lui.
Ma Simon era convinto che avrebbe potuto superarlo, e avrebbe potuto accettare ciò che era davvero, anche se al momento era difficile anche per Kieren stesso capirlo e accettarlo.
Se si cresce con un'idea ripetuta in testa, ci si convince che quell'idea sia giusta. Simon capiva perfettamente cosa voleva dire.
Forse per Kieren c'era ancora tempo per convincersi che amare Simon non era una malattia.
 
Amy aveva comprato quella torta quella mattina.
Era  come quelle che sua nonna aveva iniziato a comprare quando era diventata troppo vecchia e stanca per farne da sola.
Aveva tre strati, ognuno farcito di cioccolato e ricoperta di panna, con gli M&M's a pioggia per dare un po' di colore e le candeline rosse.
Aveva comprato anche della pizza, visto che Simon aveva detto che gli piaceva da matti. Non era entrato nel dettaglio, così aveva preso tre pezzi di ogni tipo disponibile.
Kieren di solito festeggiava il compleanno a casa, con la famiglia, e invitava anche lei. Lei, invece, non andava matta per il suo compleanno. Le ricordava cose lontane nel tempo, ma sempre dolorose. Comprava una torta e passavano il pomeriggio insieme, e questo bastava ad Amy. Non che ne fosse entusiasta, ma le andava bene.
Era iniziare una nuova tradizione che entusiasmava Amy.
Quando arrivarono anche i ragazzi, rimasero sorpresi da come Amy era riuscita ad organizzare tutto in un solo pomeriggio, nonostante avesse prenotato il cibo con un bel po' di anticipo.
Finirono la pizza, e Amy segnò mentalmente che a Simon piaceva di più quella con la mozzarella, e Simon spense le candeline.
Non aveva spento delle candeline su una torta da quando aveva dodici, tredici anni.
-Credevo ci avremmo messo più tempo, non ho comprato più nulla da mangiare. Se andassimo da qualche parte?
-Tipo un locale?
-Già! Tua sorella non va in quella discoteca poco fuori Roarton? Vediamo com'è, che ne pensate?
Si infilarono nell'auto che Kieren aveva preso in prestito da suo padre e arrivarono alla discoteca in poco più di dieci minuti. Non doveva esserci nessuno, perché li fecero entrare senza problemi.
La discoteca non era piena, ma comunque le persone si accalcavano le une contro le altre.
Amy si buttò nella mischia senza fare troppi complimenti, mentre Kieren rimase un po' da parte.
-Fa un po' caldo qui, -gridò, cercando di farsi sentire da Simon.
Simon lo prese per una mano e uscirono di lì.
-A gennaio non nevica già più a Roarton?
Si sedettero su una panchina, guardando le luci della discoteca che filtravano appena attraverso le vetrate oscurate.
-No, di solito no. Abbiamo avuto un inverno stranamente mite, quest'anno.
Simon si avvicinò a Kieren, che incrociò le gambe e si girò verso Simon.
-Non c'è nessuno qui.
-Lo so. Volevo solo...
Kieren frugò nelle tasche, e cacciò un foglio piegato in quattro.
-So che non volevi regali, ma questo l'ho fatto il giorno in cui sei arrivato a Roarton. Volevo che lo avessi.
Simon lo aprì, e trovò un suo ritratto fatto con, a quanto pareva, l'unica penna di cui era dotata quella libreria.
-Sei dannatamente bravo, Kieren Walker.
Kieren abbassò gli occhi, e Simon poggiò la mano tra il collo e la spalla di Kieren. -Dovresti mollare quella libreria e metterti a fare il pittore. Scappare in Francia.
-Perché non ci andiamo? Lontani da qui, da tutto.
-Perché fuggire non aiuta, Kieren. Fuggire in Francia sarebbe come fuggire da te stesso; proprio ora che stai...
-Che sto accettando di essere malvisto dalla chiesa e da tutto ciò in cui ho sempre creduto?
-Kieren, ne abbiamo già parlato.
-Lo so, e non ce l'ho con te. Ce l'ho con me stesso e con... con tutta Roarton.
Simon sorrise, amaramente. -Kieren, capiranno. E se non capiranno, andremo in Francia. O in America. Oppure ovunque tu decida di andare.
Kieren guardò Simon, che aveva il potere di renderlo più sicuro di sé. Ma ora aveva un nuovo dubbio. Perché Simon era andato in America, allora?
  
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