Disclaimer: La mia Maya
Tutti i personaggi di Garasu no Kamen, il grande sono di Maya sono di proprietà
di Suzue Miuchi e degli aventi diritto. Non li uso a fini di lucro ma soltanto a
scopo ludico.
Buona lettura
Maya non era riuscita a dormire nemmeno quella notte, era uscita di casa la
mattina molto presto, aveva deciso di recarsi alla Daito per parlare con il
Signor Hayami.
“Non riesco a vivere con questo peso, devo dirgli quello che provo, non mi
interessa se lui non mi ama, devo farlo per me stessa.”
La mattina era insolitamente buia e fredda, pesanti nuvole nere cariche di
pioggia si apprestavano a scaricare sulla terra tutto il loro contenuto.
A Maya guardando il cielo venne in mente il suo stato d’animo, il suo cuore disperato,
il suo amore impossibile.
Masumi Hayami quella mattina si era svegliato molto presto, il bel viso tirato e
le occhiaie bluastre, denotavano la nottata in bianco appena passata; l’orologio
d’oro al polso segnava le 05.30, scese dalla macchina e guardò il cielo plumbeo
sopra di lui.
Sospirò a fondo.
Ormai la sua unica consolazione era il lavoro, il
matrimonio impostogli non gli dava alcuna soddisfazione, pensò per un momento a
Maya, i suoi occhi verdi diventarono ancora più tristi.
Salì gli scalini della Daito Art Production ed ebbe un tuffo al cuore; se la trovò davanti rannicchiata
sulle ginocchia accanto all’entrata principale, il viso basso triste.
Nello stesso momento Maya alzò lo sguardo e se lo trovò davanti.
Si alzò in piedi ed iniziò a tremare, portandosi le mani alla bocca, iniziò a piangere.
Lui la guardò stupito, poi non si rese nemmeno conto di quello che stava succedendo, se
la ritrovò tra le braccia, tremante e piangente.
Si guardò in giro e la trascinò all’interno del palazzo, a quell’ora c’erano
soltanto gli inservienti e le guardie, che lo osservarono un po’stupiti nel
vederlo entrare con quella ragazza.
Nell’ascensore Maya continuava a piangere sorretta da Masumi.
Arrivati nell’ufficio, il presidente la fece sedere su un divano e andò a prenderle
dell’acqua.
Che cosa ci faceva lì a quest’ora? Si chiese.
“Che cosa c’è Maya?” Le porse il bicchiere e lei lo guardò negli occhi e lo trovava così bello.
“Io, ecco.” Arrossì, ma decise di continuare.
”Non ce la faccio più, non riesco più a dormire, a mangiare, le prove sono un disastro. Io non riesco più a vivere, in
questo modo.” Masumi spalancò gli occhi, capi subito che le sue pene erano
causate da un amore infelice.
“Maya, chi ti sta facendo questo?” le chiese, lei lo guardava con gli occhi lucidi, le lacrime iniziarono a scendere copiose.
Fuori la tempesta imperversava. Lui ebbe un’esitazione poi aggiunse:
“Se si tratta di Sakurakoji, io…”
“No, lui non c’entra.” Maya sembrava titubante, ancora una volta non riusciva a
dire quello che provava, non aveva il coraggio di affrontarlo, eppure quella
mattina era stata così risoluta, si era decisa a compiere l’impossibile.
Anche se aveva paura doveva dirglielo:
“Ecco, signor Hayami, io amo lei.” Maya arrossì, ma non volse lo sguardo dagli
occhi di Masumi.
Lui impallidì e rimase a bocca aperta, il bicchiere che teneva
ancora in mano andò in mille pezzi.
“Mi perdoni, gli e lo dovevo dire, non ce la facevo più. Io amo lei, il presidente della Daito Art Production.” In un
sussurro
“E mio ammiratore di rose.”
Masumi deglutì, non riusciva a stare in
piedi gli tremavano le gambe, si accasciò a terra davanti a lei.
“Maya tu ami me? E sai che sono il tuo ammiratore, Come è possibile?” disse pallido.
Maya non capiva perché fosse così pallido, ma continuò: “L’ho scoperto, tanto tempo fa.
Da Lande dimenticate.”
Lui sospirò, si passò una mano tra i capelli come a volersi calmare.
Sentì Maya andare avanti a voce bassa:
“Era da tanto che gli e lo volevo dire, ma ogni volta c’era qualcuno che mi impediva di parlarle, o la sua fidanzata o
Sakurakoji, o altre persone.” Masumi la guardò stupito.
”Anche nella valle dei Susini, quella notte che rimanemmo insieme avrei voluto tanto dirle quanto l’amavo, ma
non ne ebbi il coraggio.”
Maya si tormentava le mani, gli occhi bassi, un
leggero rossore sulle guance. Masumi guardava quella piccola ragazzina così
determinata e le chiese:
“Tu non mi odi?” Maya spalancò gli occhi, guardandolo
“No, ma come potrei odiarla, dopo che mi ha aiutata così tanto.”
Lui sorrise stanco,
“Allora è solo questo. Tu confondi la gratitudine con l’amore,
ragazzina.”
Maya, si inginocchiò davanti a lui, lo prese per una manica,
“Non è vero, io la amo perché lei mi ha mostrato il suo vero essere, lei è un uomo
buono, generoso e gentile, non è l’affarista senza scrupoli che tutti credono.
Mi ha mostrato com’è realmente quando siamo andati al planetario, ed anche
quella notte al tempio.”
Si avvicinò ancora più vicino a lui entrambe le mani
sul suo petto, iniziò a singhiozzare:
“Lo so, che per lei sono soltanto una ragazzina, che non potrà mai amarmi, ma per me era importante dirle tutto
questo, perché anche se il mio è un amore impossibile, almeno ho provato a
dirglielo e non a nascondermi, non avrei potuto vivere con questo peso.“
Deglutì, e si rese conto delle parole appena pronunciate, e che lui era di
un’altra e non le sarebbe mai appartenuto, il suo sarebbe stato per sempre un
amore a senso unico.
Lo guardò negli occhi disperata ed aggiunse:
“E poi lei si sposerà con una donna bellissima e condividerà con lei la sua vita.” Inizio a
tremare:
“Io sono stata proprio una stupida, sciocca ragazzina.”
Così dicendo Maya si staccò da lui, si alzò e uscì di corsa fuori dall’ufficio.
La signorina Mizuki la vide uscire sorpresa, non si aspettava di vederla alla Daito così
presto, per poco non si rovesciò il caffè bollente che stava per portarsi alle
labbra.
Maya prese l’ascensore di corsa, quando si trovò fuori un violento temporale si
stava abbattendo sulla città, una folata di vento mista a pioggia le colpì il
volto ed il corpo, ormai aveva tentato il tutto per tutto e si sentiva svuotata,
iniziò a camminare lentamente verso una meta sconosciuta, sotto la pioggia
torrenziale.
Masumi non aveva perso tempo, era uscito dall’ufficio come una furia e le era
corso dietro, questa volta non l’avrebbe fatta scappare, prese di corsa l’altro
ascensore.
La Signorina Mitsuki stava per bere il suo caffè tranquilla quando
per poco non le andò di traverso il liquido bollente, vide il presidente uscire
dall’ufficio di corsa dicendole di annullare tutti gli appuntamenti della
giornata che non ci sarebbe stato per nessuno.
La giovane segretaria si sedette sulla sedia dietro la scrivania, sospirando
strabuzzò gli occhi al cielo e disse:
“Speriamo che vada tutto bene.”, un altro sorso di caffè bollente le scaldò il cuore, faceva il tifo per quei due, da
sempre ormai.
Per i dipendenti della Daito fu strano vedere il presidente uscire
dall’ascensore di corsa e dirigersi verso l’esterno del palazzo.
Appena uscito dalla compagnia vide che Maya aveva svoltato l’angolo, camminava a
testa china nella via principale. Le persone per la strada erano impegnate a
tenersi l’ombrello o il bavero per cercare di non bagnarsi troppo.
Le corse dietro e la chiamò fino ad avvicinarsi a lei, erano a pochi passi di distanza
ora.
“Maya” lei si girò, gli occhi pieni di lacrime, lo sguardo triste.
Masumi era davanti a lei i capelli gocciolanti bagnavano il suo viso come lacrime, l’abito
blu scuro attaccato al corpo, Gli occhi verdi avevano un’espressione dolce come
il sul viso, allargò le braccia e le disse:
“Ragazzina, ti amo.”
Un lampo squarciò il cielo, le due figure furono rischiarate dalla luce
bluastra.
Maya percorse i pochi passi che li dividevano, abbracciandolo a sua volta, Masumi la strinse
in un caldo abbraccio e si sentì pervaso da una calma profonda, la stessa
sensazione che provò nella valle dei Susini.
“Basta menzogne, basta farsi male reciprocamente.” Le disse, si chinò verso di
lei, Le diede un bacio dolce e appassionato, che diventava sempre più languido
con il passare del tempo.
Lei rispose a quel bacio, il suo primo bacio, poi si staccò da lui a malincuore, ansimando, arrossì violentemente, si era ricordata
che erano in mezzo alla strada e la gente cominciava ad osservarli.
Lui le sorrise, aveva uno sguardo negli occhi sereno e dolce, il viso rilassato, si
tolse la giacca e la usò per coprire la ragazza.
Lei lo abbracciò per la vita per sentire il suo tepore.
Si incamminarono nella pioggia verso i garage della
Daito.
Quando l’autista vide il suo capo bagnato dalla testa ai piedi senza la
giacca, si stupì notevolmente, ma poi vide la ragazza abbracciata a lui e
sorrise tra se.
Maya sollevò lo sguardo e stupita si staccò da Masumi,
portandosi le mani alla bocca.
“Tranquilla signorina Kitajima, so mantenere molto bene i segreti", le sorrise.
Maya guardò Masumi e lo abbracciò. Hijiri
come aveva chiesto Maya li portò a casa di Rei.
Maya sapeva che l’amica lavorava quella mattina, in questo modo avrebbero potuto parlare e asciugare i loro
vestiti.
Hijiri posteggiò la macchina in una zona adiacente al piccolo palazzo
di due piani e aspettò paziente la giovane donna e il suo capo.
La casa di Maya e Rei era piccola e accogliente.
Maya entrò e corse in bagno per prendere degli
asciugamani e ne porse uno a Masumi che iniziò a spogliarsi.
Maya andò nella piccola camera da letto, si cambiò i jeans e la maglietta
bagnati e cercò di tamponarsi i capelli, indossò una comoda tuta color bordeaux.
Masumi era rimasto a torso nudo con addosso i pantaloni e l’aspettava seduto su
una sedia accanto al tavolo, asciugarsi i capelli bagnati.
Maya entrò nella piccola sala, per la prima volta lo guardava con gli occhi di una donna
innamorata, doveva ammettere che era veramente un bell’uomo.
Masumi sentì sulle spalle un morbido asciugamano di spugna, vide Maya che gli sorrideva:
“Non ho nulla che ti vada bene, nemmeno le camice più abbondanti di Rei ti andrebbero.”
Lui le sorrise e se la trascinò contro, abbracciandola, lei potè sentire il
calore della sua pelle ed il suo profumo, stava così bene tra le sue braccia,
era la stessa sensazione di calore provata nella valle dei susini.
Lui le prese il volto tra le mani e la baciò.
“Maya”
Masumi la guardò dolcemente, era così contento di avere saputo che il suo non era un sogno effimero.
“Etcììì”, il primo starnuto di Masumi li colse alla sprovvista, seguito da un secondo e da un
terzo.
Maya, si staccò da lui preoccupata e si diresse verso la piccola cucina
per preparare un tea.
“Ti preparo qualcosa di caldo, non voglio che tu ti prenda un raffreddore.”
Masumi le sorrise e le andò dietro.
Maya sentì la sua presenza e non fece in tempo a girarsi che lui l’abbracciò da dietro, le diede un piccolo
bacio sul collo scostandole i capelli, poi la fece girare e le aprì le labbra
con un altro bacio.
Maya, riaprì gli occhi, si staccò da lui a malincuore e gli
accarezzò il viso.
“Ora che so che mi ami, potrò andare avanti più serena, anche
se mi costa tanto sapere che tu…”
Masumi le sorrise tenendola per le spalle:
“Sarai tu la donna con cui condividerò tutto, nessun altra.”
Maya lo guardò esterrefatta.
“Masumi, amore mio.”
Si sentì svenire per la forte emozione, per la stanchezza accumulata in tutti quei mesi di ansie e dubbi.
Subito Masumi fu pronto per sostenerla e prenderla tra le braccia.
Si sedette con lei sulla sedia.
Maya riaprì gli occhi e gli accarezzò il viso.
Fu proprio in quel momento che Rei entrò nella piccola casa e rimase sorpresa da ciò che vide.
Il presidente della Daito Art Production, mezzo nudo, teneva sulle ginocchia Maya e
lei lo abbracciava con trasporto.
Quando sentirono aprire la porta, si voltarono verso il rumore e videro Rei, bagnata come un pulcino con la bocca aperta che
tentava di spiaccicare qualche sillaba, ma non ci riusciva.
“Ciao Rei, ben arrivata.”
Maya sorrise all’amica, scese dalle ginocchia di Masumi un po’
imbarazzata.
“Maya, ma lui è..” stava per dire il tuo peggior nemico, l’uomo che
odi, poi capì vedendo la tranquillità della ragazza ed il sorriso dolce
dell’uomo che la sua amica aveva trovato la felicità.
Nella piccola casa si sentì il fischio del bollitore, Maya corse in cucina per preparare il tea.
Rei guardò il signor Hayami sospirando.
Maya arrivò con tre tazze calde.
“Scusate vado di la a cambiarmi, se no mi prendo un accidente.” Disse Rei per togliersi
dagli impicci.
Maya guardò Masumi e gli sorrise, sedendosi al tavolo di fronte a
lui iniziarono a parlare.
Quando Rei tornò nella sala, Masumi aveva indossato la
camicia ormai asciutta,senza cravatta, aveva tirato su le maniche fino ai
gomiti e stava parlando con Maya tranquillo.
Fu stupita dagli occhi dell’uomo da come guardava l’amica, c’era tanta dolcezza nel suo sguardo.
Si sedette al tavolo anche lei sorseggiando la bevanda calda, si sentiva in soggezione, non
era abituata a vedere una persona così importante nella sua piccola casa.
Masumi tolse tutti dall’imbarazzo, si alzò dalla tavola e si dovette congedare,
adducendo altri impegni improvvisi.
Maya lo salutò fuori dall’appartamento.
Masumi si voltò per guardare dal finestrino la figura che diventava sempre più
piccola.
“Ora che so che mi ama, posso affrontare Shiori e la sua famiglia e
disubbidire per la prima volta in vita mia a un ordine di mio padre.” Sussurrò a
voce bassa.
Si sentì sereno come non lo era stato da anni.
Appoggiò la testa al sedile, chiuse gli occhi sfinito per rilassarsi, un respiro profondo, un unico
pensiero fisso gli rendeva il cuore più leggero.
Hijiri sentì sussurrare
“la mia Maya.”
Vide dallo specchietto che il presidente si era addormentato, sul viso sereno
scorse l’accenno di un lieve sorriso, avrebbe guidato con molta prudenza, non
voleva certo disturbare il suo sonno tranquillo.
Fine.