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Autore: Eleanor S MacNeil    15/09/2015    5 recensioni
Vol. I – La Figlia dello Scorpione
Di sangue grondano le mani. Di vendetta sono le voci che si alzano dalla terra.
Immersa nell'acqua del mare e nel sangue è riposta la corona degli scorpioni.
Posta sul capo del cervo e del lupo brilla la corona di foglie e ferro.
D'oro e sabbia è la corona dei leoni e nella terra è custodita quella dei serpenti.
Ascolta i bisbigli del silenzio, ascolta il clangore della battaglia, poiché la guerra è alle porte e il vento della vendetta soffia più forte.
Loro vogliono Sangue.
Loro vogliono Vendetta.
Loro porteranno Morte.
Quando i re cadranno nuovo sangue regnerà.
Possa il sangue di Tanaros vivere in eterno.
Revisionata.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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I Figli di Tanaros - Trailer





Prologo







«Anticamente i regni erano una terra unica, fertile e incontaminata dalla mano dell'uomo. Cinquecento anni fa, un gruppo di coloni approdò sulle coste di quello che oggi è il regno di Crùn. Fuggivano dalla devastazione della loro terra natale, morte e guerra avevano consumato la loro patria e, impauriti, avevano scelto di solcare il mare per colonizzare e trovare la pace.» era la voce della loro madre, quella nota calda e dolce che aiutava a chiudere occhio. Adoravano la storia degli antichi, soprattutto quando era Seraphi a narrarla. «L'antico impero era caduto e ai sopravvissuti non era restato altro che la speranza in una vita migliore su Dòchas. I coloni erano capitanati da quattro nobili, rappresentanti le quattro principali famiglie che, fino a quel momento, aveva fatto parte del consiglio della corona dell'antico impero. Dòchas ospitava già da tempo un piccolo gruppo di donne.»

«Erano le sacerdotesse, madre?»

«Sì, mia piccola Soraya, erano le sacerdotesse della dea Àrsaidh, giunta molti secoli prima della colonizzazione per custodire in queste terre i mistici segreti della dea, la custode del destino. I quattro clan lasciarono loro l'isola di Coltas, già da tempo loro tempio, e, ben presto, colonizzarono questa terra, dividendola in cinque regioni e quattro regni, Crùn, Logh, Keyll, Talamh e la regione di Clagh, le miniere dei regni.» Seraphi guardò sua figlia Soraya negli occhi, accarezzandole i capelli neri. La piccola di quasi cinque anni non voleva proprio saperne di dormire, mentre Erik chiudeva ed apriva gli occhietti ogni volta che sentiva la voce della gemella. «Ad est, oltre le montagne che dividevano Dòchas, sorsero i regni di Keyll e Logh, la regione dove risiede la saggezza delle sacerdotesse e dei sacerdoti e dove, nella baia di Adhar, sorge la famosa e sacra isola di Coltas.»

«Il regno dove sei nata?» stavolta fu Erik a porre la domanda, con sguardo assonnato.

Seraphi gli accarezzo i capelli biondi. «Sì piccolo mio. Poi ad ovest, fu fondata la regione di Clagh ed i regni di Talamh e Crùn. I quattro re si suddivisero i regni e Clagh, promettendosi pace e trasparenza, alleanza e sostegno l'un l'altro. Dòchas non doveva conoscere carestie o morte, tanto meno battaglie e sangue, ma molti anni dopo, sul letto di morte, la regina di Logh, Aiyana Nathair-sgiathach, pronunciò una profezia che ancora oggi aleggia nell'aria di questa terra.»

«Cosa dice la profezia, madre?» domandarono all'unisono i due bambini.

«Quando il tempo di cinque volte cento giungerà, l'ambizione ed il potere porteranno la guerra e Dòchas verrà bagnata da un'onda di sangue e morte. Una regina porterà la guerra, un'altra porterà la morte, e dal mare antichi nemici giungeranno per reclamare Dòchas. Quando i re cadranno nuovo sangue regnerà.»

«Aiyana era la tua antenata, madre?» Soraya spalancò i grandi occhi blu, sorridendo alla madre.

Seraphi le sorrise di rimando, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte e lasciandole un bacio per poi spostarsi e lasciarne uno ad Erik, ormai mezzo addormentato. «Anche la vostra, piccoli miei.» con fatica Seraphi si alzò dal letto, reggendosi il pancione di nove mesi.

«Cosa significa il tempo di cinque volte cento?»

«Non lo so, ora dormi, Soraya!»

«Buona notte, madre.»

«Buona notte, miei piccoli scorpioni.»


...Tredici anni dopo...


Sua madre era morta sul finire della primavera, subito dopo aver dato alla luce il piccolo Marek. Soraya guardò la statua raffigurante Seraphi, ricordando quell'ultima volta in cui l'aveva vista serena e in pace. Era spirata poco dopo il parto, tenendo i suoi tre figli tra le braccia. Soraya non aveva più pianto da quella notte, si era fatta forza, rifugiandosi nei ricordi e nelle favole della sua nutrice, raccontando al fratello Marek chi fosse la madre e quanto fosse dolce e protettiva. Lei ed Erik si erano presi in carico l'educazione del giovane, cercando in ogni modo di non fargli mancare la figura materna.

Dopo il funerale suo padre, re Markos an Sgairp, sovrano di Crùn, aveva fatto erigere un piccolo mausoleo nei giardini della Rocca, sul lato sud, da dove si poteva ammirare la baia di Liath ed il porto. Era un piccolo gazebo di marmo bianco circolare, con sette colonne, ognuna a rappresentare una delle dee e, al centro, la statua raffigurante l'amata regina Seraphi Nathair-sgiathach. Ogni notte il re faceva accendere le candele ai suoi piedi, talmente tante da illuminare quell'angolo del giardino e, attorno al gazebo, negli anni, erano stati piantati gigli bianchi in ricordo della defunta. Là, circondata dai fiori e gli alberi del giardino, sembrava una dea.

«Era così bella» sospirò Soraya, piegando la testa di lato. Ricordava ancora i lunghi capelli biondi come il grano e gli occhi blu di Seraphi. Da piccola si soffermava spesso a guardarla mentre si pettinava o tesseva al telaio. A differenza di molti matrimoni reali, suo padre l'aveva sposata per amore e non per politica. Ora la nuova regina, Antee, figlia del re di Talamh, era stata scelta per riempire un posto vacante e non per amare Markos. Per sua fortuna, lei aveva sposato l'uomo amato, sebbene quella scelta l'aveva portata a rompere un fidanzamento politico voluto dal padre.

«Sapevo di trovarti qui.»

La giovane si voltò, osservando la figura massiccia del fratello farsi avanti con passo pesante. Gli sorrise, riportando lo sguardo sulla statua. «Sono così prevedibile, Erik?»

«No, la tua arroganza supera la tua prevedibilità!» esclamò lui, dandole un colpo con la spalla.

«E così, la data delle nozze è stata decisa.»

«Quattro settimane da oggi.» annuì Erik, contraendo i muscoli della mandibola.

«Nostro padre vuole vederti sposato prima del tuo diciottesimo compleanno.»

«Nostro, dimentichi troppo spesso che siamo gemelli.»

«Non me lo ricordare» sospirò lei, ridendo lievemente. «Ti sopporto da fin troppo tempo.»

«Ed io no?» Erik scoppiò a ridere, porgendole un braccio per condurla verso la Rocca, il palazzo reale. «Io mi sposerò tra quattro settimane e tu, tra pochi mesi, lascerai Crùn per diventare regina di Logh.»

«Ti mancherò, fratello?»

«Ricordi cosa ci disse nostra madre, prima di morire?»

«Noi siamo gemelli, due metà della stessa anima.»

«Esattamente. Possiamo anche separarci, vivere in due regni distanti, ma saremo sempre l'uno parte dell'altra, in eterno.»

«Ed io che pensavo non ci fosse niente in quella testa da caprone che ti ritrovi!»

Erik rise, spintonandola leggermente. «Vedrai, anche se sentirai la mancanza di casa nostra, non riuscirai a dimenticarti di tutto questo» le disse, indicandole la città fuori dalle mura della Rocca, dal punto alto del giardino potevano ammirarla in tutto il suo splendore. Il fulcro nevralgico di Crùn, Rìoghachd, si estendeva lungo il fiume Uisge che la attraversava. Era un insieme caotico di case e piccoli edifici di pietra, dove i fabbri forgiavano le armi migliori di tutta Dòchas e venivano addestrati veri e propri guerrieri. Non solo gli uomini, ma anche le donne apprendevano l'arte del combattimento, gli abitanti del regno o diventavano soldati dell'esercito, oppure pescatori o fabbri.

Erik aveva ragione, ma Soraya temeva di dimenticare il volto della madre, se si fosse allontanata dal regno e dalla sua casa. Logh era così lontano, oltre le montagne, a due settimane di marcia, ma questo la rendeva più vicina alle sue origini e a quelle di sua madre Seraphi.

Dopo la sua morte la corona era passata a lei, in quanto unica discendente della casata e, suo suo zio Calder, fratello minore della madre, aveva giudiziosamente amministrato le terre di Logh in sua vece, ma ora il suo diciottesimo compleanno si stava avvicinando e, con esso, l'incoronazione.

Sovrana di un regno che conosceva poco, era questo il suo destino. Un fato che non voleva, ma necessario per evitare che altri avanzassero diritti su Logh. Diversi nobili da anni avevano posato lo sguardo sulle vaste terre del regno di sua madre, sui pascoli di pecore, sulle risaie e sui campi d'orzo e lavanda, ma più di tutto faceva gola il giacimento d'oro ai piedi della montagna di Òir, nella miniera ritenuta sacra dai sacerdoti del dio Geamhradh, il sovrano dei morti e degli inferi. Si diceva che la miniera fosse l'entrata del suo regno.

Proteggere Logh dagli sciacalli era il suo compito e doveva esserne la regina per poter ottemperare a tale incarico. Non poteva lasciare che uomini vanesi e avidi entrassero nella montagna sacra e rubassero al dio senza occhi l'oro dei morti, come ormai era stato battezzato.

Mai disturbare gli dei, diceva sempre Azar, la sua balia, si rischiava d'incorrere nella loro ira e di vedersi portare via tutto ciò che si amava.




Pronunce:

Dòchas – Dochès la H aspirata

Logh – Logh GH aspirata

Talamh – Taloch CH aspirata

Keyll – Chil

Clagh – Clagh H aspirata

Crùn – Crun, con la u chiusa

Coltas – Colter

Adhar - Aar

Àrsaidh – Aarsid

Liath – Lit

Nathair-sgiathach – Naar-sghiea la TH è quasi assente nella pronuncia di Nathair, non si sente, la H aspirata

an Sgairp – en Sgheirp

Rìoghachd – Riaach CH aspirata

Tuath - Tua

Uisge – Osghe O chiusa

Òir - Or

Geamhradh – Ghiamrad




Angolo Autrice:

Questa storia è la trasposizione originale della mia fan fiction Fire and Blood, liberamente ispirata a Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin.

É la mia prima fantasy, quindi se avete consigli, accorgimenti o quant'altro, siete i benvenuti.

I nomi dei luoghi ed i cognomi dei personaggi sono la traduzione in gaelico scozzese di nomi comuni di cose e animali.

Per qualsiasi cosa, critiche, accorgimenti, consigli, siete i benvenuti, non si cresce solo con i complimenti, ma solo grazie a critiche costruttive e ad una sana conversazione civile.

Avendo aggiunto un nuovo personaggio alla prima versione, sto revisionando i capitoli, aggiungendo e apportando modifiche varie alla trama. Quindi se troverete discrepanze tra un capitolo e l'altro è a causa di tale revisione in corso. Prevedo di riuscire a pubblicare i capitoli revisionati nel giro di una settimana, in caso...abbiate pazienza, a breve arriveranno anche gli altri.

Mappa Dòchas

Ele.

   
 
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